Biennale Architettura 2023. L’astrazione del Futuro

by Sara Damascelli
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Koffi & Diabaté Architectes

Biennale Architettura di Venezia. Prestigiosa finestra sul mondo, quest’anno ha aperto i suoi battenti all’insegna del cambiamento, o meglio con l’obiettivo di volere contribuire in maniera significativa in questa direzione, proiettandosi verso un ideale futuro.

Arricchita da eventi collaterali e per la prima volta anche da un programma didattico, le partecipazioni che conta sono in totale 89, ripartite tra le sedi dei Giardini e dell’Arsenale, di uguale importanza e complementari fra loro. L’Italia è presente in Arsenale, presso le Tese delle Vergini. 

Biennale Architettura 2023. Opening- artscore.it
Biennale Architettura 2023. Ph. Andrea Avezzù, Courtesy La Biennale di Venezia
The Laboratory of the Future, questo il titolo assegnato, non ha sicuramente un’impronta didattica e rigida. 

Non è neanche la fiera delle vanità, l’esibizione di esercizi stilistici e compositivi o di nuove tecnologie costruttive. E’ invece una mostra politica, impegnata, di denuncia e rivendicazione, che invita a iniziare a cambiare prospettiva e a prendere posizione. Più etica e meno estetica, verrebbe da dire. Questo l’indirizzo curatoriale voluto da Lesley Lokko, architetto, scrittrice e attivista africana. Una figura simbolica innanzitutto.

L’edizione attuale nasce in continuità con l’impostazione dell’ultima Biennale Architettura. In un’epoca di divisioni politiche e disuguaglianze economiche crescenti, si punta alla ridefinizione dell’assetto disciplinare dell’architettura contemporanea, e alla riconsiderazione del ruolo dell’architetto. Un ruolo sempre più complesso, soprattutto anche alla luce delle cattive condizioni in cui versa il nostro pianeta, e dell’urgenza di fare cambiamenti radicali.  

Biennale Architettura 2023. Padiglione Uzbekistan. artscore.it
Biennale Architettura 2023. Padiglione Uzbekistan. Ph. Sara Damascelli
Uscire dai confini per lavorare insieme e sullo stesso piano per ripristinare gli equilibri. 

Anche la nomina di Lesley Lokko quale curatrice della 18° Mostra Internazionale di Architettura, ha spiegato il presidente in carica Roberto Cicutto, è dipesa dalla volontà di rimanere in linea con l’impostazione precedente firmata da Hashim Sarkis. L’intento è di dare la parola a chi proviene dall’esterno del mondo nord-occidentale, e soprattutto più in sintonia con  la situazione internazionale. “Lesley Lokko parte dal suo continente di origine, per raccontarne tutte le criticità storiche, economiche, climatiche e politiche che oggi stiamo sperimentando a livello globale. Confrontiamoci per capire dove si è sbagliato finora, e come vada affrontato il futuro. È un punto di partenza che invoca l’ascolto di fasce di umanità lasciate fuori dal dibattito”. 

Biennale Architettura 2023. Padiglione Cina. artscore.it
Biennale Architettura Padiglione Cina. Ph. Marco Zorzanello. Courtesy La Biennale di Venezia
Si è quindi per la prima volta deciso di dare ampio spazio a progettisti africani all’interno della Biennale Architettura, mostrandone la produzione e provando così ad allontanarci dall’immagine stereotipata di un continente, al contempo vicino e lontano, solo oggetto di problematiche e assistenza continui.

“Qui in Europa parliamo tanto di minoranze e diversità, ma la verità è che le minoranze dell’Occidente sono la maggioranza globale; la diversità è la nostra norma. C’è un luogo in cui tutte le questioni di equità, risorse, razza, speranza e paura convergono e si fondono: l’Africa. Credo che il vero laboratorio del futuro sia proprio questo. Siamo il continente più giovane al mondo e a maggiore tasso di urbanizzazione, troppo spesso non pianificata e a spese dell’ambiente e degli ecosistemi”, dichiara la curatrice. È in questo contesto che le mostre hanno un peso particolare: sono un momento unico in cui arricchire, cambiare o raccontare una nuova storia.

Curator's Special Projects. J Yolande Daniels. Biennale 2023
Curator’s Special Projects. J Yolande Daniels, Mnemonic. Ph. Andrea Avezzù. Courtesy La Biennale di Venezia

La Biennale guidata da Lesley Lokko, promuovendo in generale un modello di progettazione più sostenibile, è pensata allora come impegno collettivo inteso a ipotizzare il futuro e a essere tutti “agenti del cambiamento”. Queste le iniziali dichiarazioni ufficiali e i chiari intenti programmatici. 

Al cuore di ogni progetto c’è lo strumento principe e decisivo: l’immaginazione, continua Lokko. “È impossibile costruire un mondo migliore se prima non lo si immagina e gli architetti sono storicamente attori chiave nel tradurre le immagini in realtà”.

Biennale Architettura 2023. Padiglione Svizzera- artscore.it
Biennale Architettura 2023. Padiglione Svizzera. Ph. Matteo De Mayda, Courtesy La Biennale di Venezia

 

Adottando un simile approccio, il tema è declinato nella sua ampiezza in modo trasversale e assume forme espressive differenti: sostegno alle giovani leve e alle minoranze, pari opportunità, cambiamento climatico e sostenibilità, giustizia razziale ed equità di genere, geopolitica e comunità, diritto alla salute e alla terra.  

In una Biennale di Architettura, dove tutto è moltiplicato e amplificato, ogni singolo allestimento diventa una mostra a se stante. 

Se non c’è però una regia superiore, se la direzione artistica è insufficiente o troppo libera (anche se probabilmente in questo caso non ritenuta necessaria), l’idea di base si perde e il messaggio risulta meno efficace. Se manca un denominatore comune, anche la mostra stessa perde forza. La rappresentazione del cambiamento avrebbe dovuto rimanere nell’ambito dell’architettura, per quanto anche politico e generazionale.

Padiglione dei Libri di Demas Nwoko, 2023. artscore.it
Padiglione dei Libri di Demas Nwoko, Leone d’Oro alla carriera. Ph Matteo de Mayda

Inoltre, la sensazione è che questo “cambiamento” si sia fermato alla fase analitica, e questo vale nel complesso. Il Laboratorio del Futuro è pieno di studi, indagini sul campo e ricerche (scientifiche, ecologiche, antropologiche, sociali, politiche, ecc.), di azioni riparatorie, di manifesti ideologici, di inviti a riflettere e di esortazioni alla presa di coscienza. Ma senza fornire indicazioni, accennare a soluzioni e applicazioni pratiche, si rischia di cadere nella banalità o nella semplificazione eccessiva. 

“Un’esposizione di architettura è contemporaneamente un momento e un processo. Attinge la sua struttura e il suo formato dalle mostre d’arte, ma differisce dall’arte per aspetti cruciali che spesso passano inosservati”.
FORCE MAJEUR. Koffi & Diabaté Architectes. artscore.it
FORCE MAJEUR. Koffi & Diabaté Architectes. Ph. Sara Damascelli

E’ vero, ma per cominciare a essere “agenti del cambiamento”, forse si sarebbe dovuto parlare di esperienze tangibili. Nella maggioranza dei casi infatti, l’attenzione è quasi tutta rivolta alla scenografia e alla comunicazione. Gli allestimenti (o meglio le installazioni), per quanto diversi e creativi, giocano spesso con la multimedialità. Audio e video si inseriscono tra oggetti, complementi d’arredo, sculture, abiti, tessuti, materiali di scarto e quant’altro. E questo impiego massiccio della tecnologia stride con il principio di sostenibilità, riequilibrio ambientale e sensibilità ecologica. 

E’ significativo notare che i temi considerati, per quanto importanti e imprescindibili, non riguardano direttamente l’architettura, salvo pochissime eccezioni. Questa Biennale Architettura è priva di ingegno sperimentale, progetti, schizzi, disegni, plastici, in una parola l’architettura non c’è. E quando c’è, utilizza e combina i linguaggi tipici dell’arte, tra materialità e decorativismo sovrabbondante. 

Padiglione Turchia. Biennale 2023. artscore.it
Padiglione Turchia. Ph. Marco Zorzanello. Courtesy La Biennale di Venezia
Tra presupposti, aspettative e disillusioni, un’inversione di tendenza ancora non si è vista.

Sicuramente un cambiamento però c’è stato. Per mezzo di una ridistribuzione di pesi e opportunità più equa; dell’adozione di misure finalizzate al raggiungimento della neutralità carbonica in termini di concezione, produzione, svolgimento e dismissione della Mostra stessa; e di una campagna di sensibilizzazione del pubblico più integrata e pervasiva.

L’auspicio è che questa Biennale, priva di reali contributi legati alla determinazione, alla funzione e alla comunicazione dell’architettura oggi, abbia almeno portato a due cose: a una maggiore consapevolezza circa la gravità dei problemi relativi a sostenibilità e pianificazione controllata, e agli obblighi e alla responsabilità che abbiamo come società civile.                                                                                    

Padiglione Filippine. Biennale 2023. artscore.it
Padiglione Filippine. Ph Marco Zorzanello. Courtesy La Biennale di Venezia
Il Padiglione Italia: Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri.                        

A curare la partecipazione dell’Italia è Fosbury Architecture, responsabile del coordinamento di nove progetti distribuiti lungo tutto il territorio nazionale e sviluppati da altrettanti gruppi di progettisti. Non hanno una finalità autoreferenziale, ma di recupero di strutture già esistenti. Sono operazioni già avviate, e portati avanti in contesti non facili. Non c’è un solo protagonista e Fosbury Architecture, non si pone come curatore-autore, ma come mediatore di “agenti del cambiamento” a scala locale.

Cresciuti in una realtà costantemente in crisi (da quella economica ed energetica, a quella ambientale, pandemica e bellica) infatti, questi giovani professionisti per primi ne subiscono le conseguenze. Per questo sono consapevoli del fatto che ogni crisi abbia avuto “ripercussioni spaziali”, e che l’era dell’esuberanza architettonica sia finita. Attraverso questa esperienza collettiva, hanno concepito e realizzato qualcosa che andasse oltre la durata semestrale della manifestazione, tradotto in un investimento a lungo termine. 

Vista del Padiglione Italia. Fosbury Architecture- artscore.it
Vista del Padiglione Italia. Ph. Delfino Sisto Legnani. Courtesy of © Fosbury Architecture

Calati all’interno di un sistema di scarsità di opportunità e risorse, e sapendo di poter operare solo in termini di sostenibilità, la ricerca elaborata da queste giovani leve si è concentrata sulla revisione dei codici di intervento della disciplina (architettonica) e dei rapporti tra gli addetti ai lavori, i vari enti di riferimento, e il territorio. In questo senso quindi, a emergere sono la disorganicità e le problematiche del nostro Paese. Presentate in modo unitario ma puntuale, queste nove installazioni site-specific rappresentano la sintesi formale e concettuale delle attività di analisi svolte e dei provvedimenti presi a livello progettuale.

Lo spazio è suggestivo, risultando sovradimensionato o non sfruttato, anche se volutamente. Predominano il buio e un’illuminazione puntuale, come si usa fare per enfatizzare le opere d’arte in uno spazio monodimensionale senza barriere visive verticali. 
Installation view del Padiglione Italia. Biennale Architettura 2023
Installation view del Padiglione Italia. Belvedere, (ab)Normal. Ph. Delfino Sisto Legnani. Courtesy © Fosbury Architecture

La sovrapposizione di immagini cangianti e suoni stride con l’atmosfera silenziosa che si percepisce all’ingresso. Il tema è esplicitato, ma le proposte progettuali sono espresse in maniera essenziale, se non addirittura scarna. Basate sull’evocazione e l’astrazione dei concetti, le singole installazioni risultano di difficile comprensione. 

Mancano le informazioni e la concretezza del lavoro fatto, per quanto valido. L’allestimento complessivo è monodimensionale, ma non ha una vera e propria organicità tra le parti. La sola architettura che si vede è quella protoindustriale dell’Arsenale stesso.

Sara Damascelli

Biennale Architettura 2023 fino al 26 novembre. Per saperne di più: https://www.labiennale.org/it/architettura/2023

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