Bill Viola. Videoarte emozionale e mistica oltre gli effetti speciali

by Katia Catalano
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Bill Viola, Ablutions. 2005

Bill Viola con la sua videoarte è stata la mia seconda scoperta a Villa Panza, dopo il primo incontro con la sezione della collezione dedicata alle installazioni luminose di Dan Flavin. Ho visitato nel maggio del 2012 la mostra Bill Viola, Reflections, che ha portato in Italia un’antologia dei suoi lavori.

 

Bill Viola, The raft

Bill Viola. Immagine da The raft, 2004

 

Undici installazioni in tutto, realizzate tra il 1978 ed il 2008, in dialogo serrato con l’ambiente circostante, denotanti la sua celebre attenzione verso una costruzione dell’immagine illusionistica, di sospensione emozionale, interattiva con la percezione dell’osservatore. L’indimenticabile esposizione mi ha stimolato a seguire per Artscore.it alcuni aspetti della produzione dell’artista negli anni. Le sue installazioni video hanno animato moltissime gallerie, suggestivi spazi storici e museali, alcune sono parte integrante di prestigiose collezioni pubbliche, in tutto il mondo.

 

Bill Viola, Vision of Times, anatomia ed elementi naturali

Bill Viola. Vision of times, SESC di San Paolo del Brasile 2018

 

La formazione

Bill Viola nasce a New York nel 1951, va fiero delle origini italiane e per questo tiene molto alla pronuncia italiana del suo cognome. Vive e lavora a Long Beach, in California. 

Si laurea nel 1973 in Visual and Performing Art, laurea interdisciplinare in arte e musica elettronica, alla Syracuse University con un Bachelor in Fine Arts. Lavora sin da giovane con alcuni dei veri e incontestabili pionieri del video d’arte: Nam June Paik, Bruce Nauman e Peter Campus. Tra il 1974 e il 1976 lavora a Firenze, come direttore tecnico del leggendario Art/Tapes/22, gestito da Maria Gloria Bicocchi, uno dei primi studi di sperimentazione video in Europa. Qui il giovane Bill lavora con Giulio Paolini, Gino De Dominicis, Sandro Chia. 

 

Bill Viola, Emergence, 2002-3

Bill Viola, videoarte emozionale. Emergence, opera ispirata alla Deposizione di Masolino. 2002-2003. Ph. Kira Perov

 

Bill Viola, fisicità, spiritualità e tecnologia

Nei suoi lavori Viola utilizza sofisticate tecnologie, allestendo complessi set per riuscire a filmare effetti visivi che trasmettano sensazioni forti. Dagli anni ’80 espedienti espressivi importanti dei suoi video sono la centralità della figura nello spazio scenico e l’uso dell’azione rallentata

In quarant’anni di attività egli ha creato videoinstallazioni, ambienti sonori, performance di musica elettronica, , video per la televisione, i concerti, l’opera e spazi sacri. I suoi video a canale singolo sono disponibili in DVD, mentre i suoi scritti sono stati pubblicati e tradotti in molti paesi.

 

Bill Viola, Ascension, 2000

Bill Viola, una videoarte emozionale e mistica. Frame di Ascension, 2000.

 

Osservare un’installazione video di Viola significa essere percettivamente coinvolti poiché l’uomo, con la sua fisicità, è il protagonista assoluto. Le sensazioni corporee forti, l’incontro o scontro con gli elementi naturali e la logica teatrale della collocazione spaziale delle anatomie, risultano metafore senza troppa retorica di temi universali quali il senso dell’esistenza, la ciclicità e inevitabilità degli eventi in un percorso umano, le relazioni profonde tra anime, nell’illusorietà dell’io, o nella sua moltiplicazione, nel tempo e dello spazio. E’ proprio attraverso l’epifania di elementi concreti e la loro progressiva trasfigurazione in scena che si giunge ad indagare gli aspetti spirituali dell’essere. Questi elementi sono uomini e donne in un’azione fatta di gesti, in uno specifico e studiato rapporto spaziale tra loro e il quadro che li contiene.

 

Bill Viola, Three Women, 2008

Bill Viola, un’immagine della trasfigurazione di Three Women, 2008

 

Spazio simbolico e misticismo

Sarà per l’affinità con l’aspetto simbolico della prospettiva, con il suo intento antropocentrico, che Bill Viola ha un rapporto speciale e privilegiato con il Rinascimento italiano, da cui trae ispirazione per affinità visive, sebbene contestualizzato ai nostri giorni. Tuttavia l’ispirazione dell’artista multimediale non è soltanto formale ma affonda nel misticismo dei gesti, nel sottendere a visioni di una trasformazione per lo spirito dei protagonisti.

Le fonti più feconde per Viola sono certamente la tradizione figurativa dell’arte occidentale e orientale ma precipuamente si riferisce alle corrispondenti tradizioni spirituali del misticismo cristiano, del sufismo islamico e del buddismo zen. La narrazione che spesso tocca le corde della pietas, non è quella della fede cristiana, anche se ne recupera l’iconografia, ma si avvicina ad una filosofia di “puro vedere” che ha molto in comune con il pensiero buddista zen.

 

Bill Viola, The Greeting

Bill Viola, The Greeting, 1995. Un frame a confronto con la Visitazione di Pontormo, 1528-1529

 

Dubbi esistenziali interattivi

L’arte di Bill Viola, sin dal primo momento, colpisce perché  rivolta anche a chi non è incline all’arte; le opere implicano un coinvolgimento emotivo piuttosto che un’approvazione distaccata, sebbene non giochino esclusivamente sul pathos.

È un’arte che non permette allo spettatore di avere un controllo sull’immagine poiché Viola lavora suscitando meccanismi inconsci nell’uomo, piuttosto ingloba l’attenzione del pubblico nel divenire, nell’evolversi dell’azione su passaggi dei gesti o sulla trasformazione o disgregazione delle diverse componenti nella traiettoria frontale dello sguardo. E’ impossibile non sentirsi chiamati in causa perché Viola affronta ed esaspera quei grandi temi universali in quanto dubbi che l’uomo si pone quotidianamente fino alla morte.

 

Bill Viola, Visions of time

Bill Viola, installation view nella mostra Visions of Time. SESC Avenida Paulista a S. Paolo del Brasile, 2018

 

Oltre gli effetti speciali

Si ritiene che Viola si distingua dagli altri videoartisti perché desidera invitare l’uomo comune, non solo colui che sia abituato ad approcciarsi all’arte, alla riflessione formale e oggettiva sulla bellezza e la caducità della vita, portando ad una meditazione spirituale, proprio attraverso l’inevitabile rapporto interattivo, illusionistico e sensoriale. E’ proprio dalla spettacolarità degli effetti speciali che viene colpito lo stesso spettatore che potrebbe interessarsi a simili espedienti del popolare cinema di fantascienza, alla Spielberg o alla Lucas per intenderci.

 

Bill Viola, misticismo di Martyrs

Bill Viola. Uno scatto da Martyrs (Earth, Air, Fire, Water), 2014.

 

Restando fissi sull’immagine l’insistenza e l’isolamento su tali effetti spinge poi a sognare e ad avventurarsi oltre ciò che viene offerto. In Viola, infatti, l’utilizzo dovizioso di tecniche tali da suscitare le stesse reazioni di pubblico di un film di successo, non di rado realizzate dai medesimi operatori, diventa lo strumento per approfondire temi universali e valori estetici ed artistici, confrontabili con quelli pittorici del passato. Il coinvolgimento tocca corde emotive più forti nel caso del rapporto del corpo umano con i diversi elementi naturali, Martyrs ( 2014) o quando il discorso verte su una dinamica corale, The Raft (2004).

Viola non è l’unico artista della contemporaneità a confrontarsi con la videoinstallazione, ma è indiscusso per i numerosi cultori della sua arte quanto abbia creato una nuova frontiera di perfezione, in un luogo nuovo, un oltre, una tendenza allo spettacolo in rivolta contro la sua forma.

 

Bill Viola, Ablutions. 2005

Bill Viola, misticismo gestuale in Ablutions, 2005. In mostra nel 2012 a Villa Panza, ph. Kira Perov

 

Reflections a Villa Panza

È stato immediato per me cogliere le caratteristiche del percorso espositivo e del loro allestimento all’interno di uno spazio architettonico non asettico – come può essere quello di un museo secondo il modello del white cube – ma storicamente ben connotato e quindi rilevante per la fruizione delle opere stesse.  Riflessi/riflessioni, traduzione letterale del titolo della mostra, non rappresenta una scelta casuale, ma si presta ad una doppia chiave di lettura in cui l’individuo e le opere sono collocate simbioticamente nello spazio circostante, creando un profondo ed intenso dialogo percettivo. 

 

Bill Viola, Surrender in un allestimento integrato

Bill Viola, Surrender, 2001. La celebre installazione video tra alcune opere grafiche.

 

Villa Panza offriva l’opportunità di vedere undici sue opere ripensate per questi spazi. Undici videoinstallazioni che ripercorrono alcune tappe significative della sua produzione: dagli anni Settanta ai primi decenni del Duemila nelle quali si riscontra una conferma dell’idea di Bill Viola sulle molteplici potenzialità del linguaggio video. 

Con Reflections emerge perfettamente quanto osservato in tutta la sua carriera: la videocamera è un ’occhio con il quale osservare la fenomenologia della percezione e mettere a fuoco la dimensione simbolica degli elementi naturali di cui la figura umana è parte integrante. 

 

Bill Viola, The Crossing, fuoco e acqua, 1996

Bill Viola. The Crossing, 1996, installazione realizzata con il performer Phil Esposito

 

Passage Into Night

Ho trovato particolarmente interessante PASSAGE INTO NIGHT, un’ opera del 2005: un video a colori ad alta definizione su display al plasma montato su parete 121× 72.5 cm (47.6 × 28 ½ in), che ci trattiene davanti allo schermo 50: 14 minuti.

Verso la fine degli anni Settanta, Viola intraprende una serie di viaggi con la moglie nei deserti del Sahara ed in quelli del sud – ovest per “registrare i miraggi”.  In Passage into night sono proprio i fenomeni naturali che causano una perturbazione dell’immagine, condizione per cui tutto si fonda nel passaggio tra una realtà terrena ed un’altra di natura trascendentale. 

Per effetto del caldo torrido tutti gli oggetti naturali si liquefanno dando vita a forme ondulate ed astratte di luce. Assistiamo al “lento, ma costante avvicinarsi di una figura femminile che cammina nel deserto sotto la luce calda ed abbagliante del sole di mezzogiorno”.

 

Bill Viola Passage into Night 1

Bill Viola, Passage into Night, 2005. Uno tra i primi fotogrammi

Bill Viola Passage into Night 2

Bill Viola, Passage into Night, 2005. Un momento successivo

 

La minuscola sagoma, che in un primo tempo appare come un miraggio, diventa sempre più grande fino a quando risulta chiaro che si tratta di una persona che viene verso di noi attraversando uno spazio desolato, desertico. Quando i tratti della donna che si avvicina lentamente allo spettatore si fanno più distinti, diventa ancor più enigmatica la sua fisionomia fluttuante, in modo da farla avvicinare ad una presenza visionaria. Nel momento in cui la figura copre totalmente l’inquadratura ci si domanda se la nostra facoltà percettiva si sia ridotta o piuttosto acuita.

 

Bill Viola, Stations, 1994

Bill Viola, Stations, 1994, uno scatto al MoMa di New York

 

Una tavolozza sonora

A rendere il dispositivo ancor più interessante è la proiezione di quest’unica immagine, privata di effetti sonori su uno schermo a parete. La preoccupazione totalizzante di Viola si riflette proprio nella sua attenzione al dettaglio nella tavolozza sonora, fondamentale per esperire le sue opere al pari dell’immagine o delle strutture spazio – temporali dell’opera d’arte.

La fascinazione di quest’opera ha reso fertile la mia vena poetica.

Su lievità sordide

Su lievità sordide

percepisco eterno il fluire,

come un’onda carezzevole

il senso piumato rifletto,

è stasi il flutto

dell’aereo sinuoso.

Katia Catalano

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