Carta Canta a Lugano, in esposizione per quattro giorni, accompagnata da incontri e approfondimenti. E’ terminata ieri la seconda edizione di WOPART – Work on Paper Art Fair, la fiera internazionale, ma con una massiva presenza di gallerie italiane, dedicata unicamente ad opere realizzate su supporto cartaceo.
Ricomincia la stagione.
Artscore che predilige opere dove sia presente ed evidente la linea del disegno, non può non amare la carta e mancare al Centro Esposizioni di Lugano per la manifestazione diretta da Luigi Belluzzi. Il comitato scientifico presieduto da Giandomenico Di Marzio e Paolo Manazza, ha selezionato 75 gallerie che in generale, già dal comunicato stampa era chiaro, non manifestano qui grande attenzione verso l’arte giovane, ma si concentrano sull’arte antica e sui grandi nomi del Novecento. Qualcosa che proviene dalla creatività viva e vegeta di artisti under 50 ci è però rimasto impresso, e ci auguriamo di sentir parlare ancora di loro dopo questo breve resoconto.
Lo sguardo attraversa in senso trasversale le epoche e le tecniche ma si possono individuare delle categorie per delineare un percorso di queste opere su carta: disegno antico (vediamo Guercino, Salvator Rosa, Giuseppe Maria Crespi con Pandora OM & Salaxa sa per fare alcuni esempi), stampa moderna (dal Vesuvio di Andy Warhol con l’italiana AICA Andrea Ingenito Contemporary Art, Karel Appel), libro d’artista (di artisti storicizzati come Enrico Baj, Giulio Paolini, Emilio Isgrò in fiera anche con l’installazione di dieci serigrafie “Storie Rosse”) dalle collezioni del Museo Pecci di Prato, fotografia d’autore (Ai Wei Wei, Mario Cresci, Edward Quinn), e quella italiana d’avanguardia della collezione Prelz, alcuni acquerelli tra ottocento e novecento da Pierre August Renoir, Fernand Leger, Francis Picabia presente anche con carte disegnate (ancora Pandora), Giorgio Morandi, presenti anche le sue più rappresentative acqueforti, stampe orientali.
Infine, quello che speravamo di vedere, l’interpretazione della carta di artisti moderni contemporanei, dai disegni preparatori di opere più complesse (Christo con Vitart Modern and Contemporary), alle carte poco note sulle quali liberamente esprimere una vena grafica alternativa alla pittorica, a chi sulla carta ha costruito la propria tecnica e poetica (Omar Galliani con Scripta Maneant di Bologna, Carol Rama); dagli inizi del novecento (Gustav Klimt con Ia galleria Il castello, Pablo Picasso, Joan Mirò sempre con Vitart), alla ricerca dagli anni sessanta di casa nostra (Bruno Munari,, Mario Merz, Francesco Clemente, Rodolfo Aricò e Giuseppe Spagnulo con la milanese Grossetti Arte), ed internazionale (Joseph Kosuth (Lia Rumma di Napoli), Alex Katz ( la svizzera e milanese Galleria Monica De Cardenas), Botero ancora con Il Castello.
Le opere d’arte su carta rappresentano una nicchia assai dinamica all’interno del mercato, stanno negli ultimi anni conquistando infatti un interesse sempre maggiore da parte del pubblico, dei critici, ma soprattutto dei collezionisti. Il motivo può stare nella relativa accessibilità, comprare un pezzo su carta di un artista acclamato costa molto meno di un dipinto, quindi ampliando il numero di persone che possono portare a casa un’opera, ma anche nella maggiore varietà dell’offerta rispetto al passato: oltre alla rivalutazione della stampa d’arte che aveva subito una forte crisi anche in relazione al concetto di autenticità, si considera parte di esse la sempre più popolare e richiesta fotografia.
L’opinione di Artscore è sarebbe bene terrebbe separata quest’ultima disciplina dal disegno o dalla grafica, perchè le aspettative e le motivazioni all’acquisizione sono diverse e il lavoro sul supporto non è ciò che fa differire molto una foto dall’altra come invece avviene nelle altre discipline artistiche. Ma questa è un’altra storia sulla quale ci soffermeremo in altra sede; qui a WOP tra i lavori su carta c’è anche la foto che non ha destato in noi un interesse tale da inserirla nei nostri highlights.
Parlando di opere d’arte su carta, escludendo per un momento l’incisione e la fotografia, un’ulteriore ragione di prezzo più basso sta nel fatto che spesso parliamo di opere preparatorie a lavori pittorici, e che quindi non hanno la stessa significativa compiutezza e dimensione, sono parziali rispetto ad un progetto e alla sua adesione ad una poetica e ad uno stile. Quello che vorremmo vedere sempre più invece sono opere nate con la carta e sulla carta, sperimentando le sue potenzialità materiche, deformando o valorizzando la sua natura per entrare a pieno titolo nella ricerca di un artista in maniera schietta, evidente. Non opere preparatorie ma opere finite sulla carta o con la carta. Qualche esempio di abitante del nostro mondo ideale lo abbiamo incontrato anche a Lugano lo scorso fine settimana.
Tra le meraviglie dei grandi artisti citiamo la Galleria d’Arte Maggiore Gam di Bologna con acqueforti e acquerelli di Giorgio Morandi, in vendita anche il volume in edizione numerata a cento con le copie di tutte le incisioni fino al 1957 e una originale di quell’anno, inoltre uno splendido disegno di un cavaliere di Marino Marini.
Un olio su carta di Luca Giordano della fine del seicento, per un valore molto basso pensando ad epoca ed artista, era in fiera con Pandora OM & Salaxa sa di New York, mentre abbiamo osservato da vicino gli acquerelli di Carol Rama grazie a De Primi Fine Art ( Lugano).
Il curatore di Vitart Modern and Contemporary sempre di Lugano ci ha istruiti su come il mercato della carta sia molto più prospero in Francia, e sulle difficoltà a rendere visibili i disegni in musei pubblici, a causa della deteriorabilità del materiale, ma soprattutto ci ha fatto spalancare gli occhi di fronte a Mirò, un preziosissimo Picasso e uno strepitoso disegno del progetto di land art per il Pont Neuf di Parigi, ovviamente di Christo.
Richard Saltoun (Londra) oltre al contemporaneo Penone, a litografie e un dipinto di Francis Picabia della serie “Le spagnole”, mostra le tecniche miste su carta delle pittrici astrattiste Bice Lazzari, Pia Pizzo, aderente alla corrente di Arte Concreta, e della purtroppo poco nota Greta Shödl; Lia Rumma (Napoli) presenta il disegni preparatori per gli stencil di un progetto romano di Kentridge. Indimenticabile Mimmo Paladino esposto da Mimmo Scognamiglio (Milano).
Lasciamo per ultime, non certo in ordine di importanza le gallerie Monica de Cardenas e Maria Livia Brunelli di Ferrara. A loro va il merito di averci presentato artisti affermati accanto ai nomi di giovani di sicuro interesse e potenziale di crescita.
Nello stand di Brunelli accanto alle foto di Mario Cresci e alla giovane fotografa Silvia Camporesi abbiamo subito notato i disegni a bic su carta e…sott’acqua di Marcello Carrà, un memento mori nella tematica, alla base dell’opera nature morte che ricordano il cesto di frutta di Caravaggio o animali, e nella materia lambita da acqua scura come inchiostro, all’interno di una teca rovesciabile che cela con il liquido una metà del disegno sempre diversa a seconda dell’inclinazione. Con ironia, la carta diventa forma e sostanza di una vera e propria installazione, unendo concettuale a figurativo.
Per Monica De Cardenas è presente il direttore Filippo Percassi che ha spiegato ai giornalisti presenti il pericoloso andamento del collezionismo verso gli aspetti valutativi dell’opera degli ultimi anni, fenomeno che si spera possa rallentare grazie alle proposte delle gallerie stesse, all’intenzione di riportare attenzione verso la qualità. Dalla carta pare aspettarsi un nuovo slancio di interesse, con la scelta coraggiosa di dare spazio non soltanto allo storicizzato, e ben quotato, Alex Katz con due disegni, ma anche ad artisti giovani come Claudia Losi e Gianluca Di Pasquale. Losi interessante per la sua necessità di manipolare la carta e comporre l’immagine attraverso diversi livelli, ancora una volta per noi apprezzabile per la possibilità dell’idea di entrare nella sfera del materiale, fagocitando e trasformando il suo supporto in componente essenziale e primaria dell’opera.
All’uscita lo sguardo si fissa su un’opera che a prima vista nulla ha a che vedere con le opere d’arte. L’auto in esposizione di Tesla, la società americana che realizza lussuosi mezzi di trasporto al 100% elettrici. Certo per pochi dato il costo, ci interessa perché i suoi due motori hanno sviluppato un’idea vecchia più di cento anni, nata dalla mente di Nikola Tesla. Dunque era possibile, ma nessuno ha mai reso concreto un concetto geniale ed ecologico. Chissà se fosse stato realizzato anni fa, oggi sarebbe democraticamente presente, anche per chi non ha grandi disponibilità economiche. Il nostro mondo sarebbe diverso se accogliessimo le idee creative, l’innovazione vera da uno sguardo profondo sul reale, esterno o interiore per l’uomo, se non si ragionasse sempre in una logica di ritorno economico immediato, e deciso dall’alto. Forse molte più case conterrebbero opere d’arte, su carta e non, meno costose ma più diffuse, e la Svizzera l’avremmo raggiunta senza benzina inquinante, con l’energia che regala la Terra.
Michela Ongaretti