Il Rinascimento nascosto dalla Storia lascia indizi sui suoi capolavori. Firenze era allora la città dalle mille voci, tra i perni imprescindibili della realtà politica, sociale e culturale del tempo. In quel via vai di genti che gremivano le sue piazze di mercato e d’incontro, che colmavano i suoi vicoli più angusti e che alimentavano il brusio di dimore affollate, più o meno prestigiose, vi erano loro: gli invisibili.
Essi sono rimasti tali finché il tempo non ha consegnato alla Storia il suo impellente desiderio di agire e raccontare, facendo emergere quella porzione di realtà mai osservata prima. In tal modo si rivive con occhi nuovi un periodo tramandatoci in tutte le sue forme, rivelato oggi come qualcosa di inedito.
Questa visione è la premessa da cui partono le ricerche evidenziate nel documentario prodotto da Sky Original. Ideato e scritto da Francesca Priori e diretto da Cristian Di Mattia, “Il Rinascimento nascosto. Presenze africane nell’arte”: un racconto che dà volto e voce a chi è sempre stato lasciato in disparte.
I suoi protagonisti sono le figure che incarnano lo spirito multiculturale del tempo, ma che la Storia dell’Arte non ha analizzato, negando ai posteri la narrazione della loro presenza nella società. L’occhio di bue è puntato su africani, afro-discendenti e la loro cultura, fusa necessariamente con quella eurocentrica. Per focalizzare questo originale spaccato storico si sceglie il medium dell’arte, che lega gli interventi di numerosi studiosi ai reenactment cinematografici. Guidati da una mappa geografica, si entra all’interno di dipinti e affreschi dei più celebri artisti del Quattrocento e Cinquecento per ritrovarsi, poi, in un “luogo altro”, una sorta di zona ombrosa, in una drammatizzazione che fa emergere l’umanità di quei volti.
Obiettivo primo è dunque la rilettura del passato, non solo per comprenderlo meglio, ma per afferrare il presente con maggiore presa.
Anche le ricerche per il Rinascimento nascosto. Presenze africane nell’arte sono state una risposta al movimento Black Lives Matter nato a seguito dell’assassinio di Floyd a Minneapolis, che ha generato un’onda d’urto bramosa di raggiungere un cambiamento sociale e ideologico. Prima di ciò, il mondo della musica stava già muovendo i propri passi verso la protesta. Nel 2018, infatti, Beyoncé e Jay-Z presentano il loro dibattuto videoclip Apeshit girato nelle sale del Louvre.
La popstar e il suo sinuoso corpo di ballo danzano davanti a capolavori, rivendicando la presenza di soggetti dalla pelle scura omessi dalla narrazione d’arte, che hanno scritto e vissuto gli eventi esattamente come tutti gli altri personaggi. Perché allora l’interesse verso di loro è emerso solo con la moda dell’esotismo? La pièce culmina con l’inquadratura su Ritratto di negra di Marie-Guillemine Benoist (del 1800). Si tratta di un dipinto realizzato sei anni dopo l’abolizione della schiavitù e rappresenta una donna nera per la prima volta non nelle vesti di subordinata, ma nella sua personale e delicata bellezza. Nel brano Beyoncé, vestita come una moderna odalisca, chiede simbolicamente “di passare la palla” per poter raccontare gli eventi da un diverso punto di vista.
Il lancio lungo è stato afferrato dalle mani di due coraggiosi registi. Hanno unito le fragilità di attori non professionisti e sensibili alla tematica, proprio perché vissuta in prima persona, e la perseveranza di alcuni studiosi che hanno saputo ricostruire e far emergere elementi a cui nessuno prima aveva mai dato importanza.
Il quesito letterale e simbolico, attorno cui si sviluppa la narrazione del nuovo docu-film in onda su Sky Arte è: cosa significa essere o non essere rappresentati?
Il Rinascimento nascosto si apre subito con un grande protagonista appartenente a una delle casate più antiche e potenti delle famiglie nobili italiane dell’epoca: i Medici. Alessandro era figlio di una serva di colore al servizio mediceo, identificata nei documenti come Simonetta da Collevecchio. Quanto al padre le fonti ancora non concordano sul suo nome, mentre certo n’è è il noto cognome: alcuni sostengono che si tratti di Giulio, futuro papa Clemente VII, o più probabilmente di Lorenzo II. Tra le particolarità tramandate riguardo al suo operato vi è quella di aver incaricato Benvenuto Cellini di realizzare delle monete con la propria effige.
Al pari di un imperatore romano, il Duca di Firenze desiderava che il suo volto fosse noto a tutti, ai presenti e ai posteri. Ritratto da Pontormo nelle vesti di artista e da Vasari in quella di uomo d’armi, si evince come già al tempo venisse applicata la tecnica del whitewashing, che implica lo schiarimento dalla pelle scura per renderla più conforme allo standard del bianco dominante. Eppure, se si analizzano bene questi dipinti e si confrontano con quello più veritiero del Bronzino, i tratti fenotipici del Duca restano inalterati. Alessandro de Medici voleva essere ricordato e il suo status gli consentiva di farlo, ma ad altri personaggi non è valsa la stessa fortuna.
Il Rinascimento nascosto, ma presente negli indizi dell’arte, lo ritroviamo nel caso di una donna nera che compare ritratta tra i personaggi che animano gli affreschi di Domenico Ghirlandaio. Si trova nella cappella Sassetti in Santa Trinita, tra le opere più significative dell’Umanesimo colto, elegante e antiquario dell’epoca laurenziana.
Oltre al dato meramente artistico, queste rappresentazioni sono preziosi spaccati sui personaggi e sul mondo del tempo e sono stati studiati in modo approfondito da numerosi eruditi, primo su tutti Aby Warburg. Mai identificata e considerata, la donna nera nella scena del Miracolo del fanciullo resuscitato è stata cancellata dal racconto storico a cui aveva realmente preso parte.
Come racconta il docu-film, nei dipinti del Rinascimento esistono moltissimi esempi di personaggi, quali re, sacerdoti, cortigiani, ambasciatori, cavalieri e persino committenti, tralasciati dalle letture critiche del mondo dell’arte ed infine dimenticati da tutti. Così alterando una realtà che era al tempo multietnica e multiculturale a favore di una prospettiva più eurocentrica e limitata. Quando inizia ad insediarsi una connotazione dispregiativa nei confronti delle figure africane? Quando scocca la scintilla disumana che ha portato agli orrori delle “diversità razziali”, di cui ancora oggi ne combattiamo i giudizi?
Punto focale di questo lavoro cinematografico è proprio la questione della narrazione della diversità. Le persone si identificano nella società che viene rappresentata e così è stato per secoli e secoli: la lettura di un solo punto di vista privilegiato che ha dominato il tramando storico.
Marta Russo
Per vedere il trailer https://youtu.be/97enpCd-wKY