McDermott & McGough sono due artisti che viaggiano insieme nel tempo, da più di quarant’anni. Anche se oggi si dividono tra Brooklyn e l’Irlanda continuano a creare ribellandosi alla linearità del sistema temporale, operando in senso multidisciplinare. Dalla pittura alla fotografia, dalla scultura al cinema; hanno esposto in musei e gallerie di tutto il mondo impiegando diversi media, anche se sono soprattutto conosciuti per i loro dipinti e per le loro fotografie che documentano i loro esperimenti, d’arte e di vita.

Si sono incontrati nel 1980. McDermott & McGough emergono dalla scena dell’arte all’East Village negli anni Ottanta, accanto a personalità come Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Peter Halley e Jeff Koons.
E’ interessante sapere che anche grazie alla stima e al supporto di Julian Schnabel, con un diverso alfabeto anche lui artista immaginifico, il lavoro del duo viene accolto da gallerie di rilievo. Rivelazione mondiale è stata la grande personale organizzata da Sperone Westwater Gallery nel gennaio 1991: grazie alle testimonianze di quell’esposizione ho scoperto McDermott & McGough e sono andata alla ricerca di un loro dipinto a Milano. In città c’è stata in realtà una loro retrospettiva presso la galleria M77, era il 2015.

Sui dipinti della mostra newyorkese si nota la firma autentica di McDermott & McGough, ma le date riportate non corrispondono all’esecuzione, o meglio dichiarano la loro produzione tra il 1838 e il 1943.
Non ci sono ulteriori spiegazioni: la questione della dimensione temporale, con la sua immedesimazione nello stile di un’epoca, è il primo atto generativo nell’opera che si presenta con l’invito a spostarsi dall’oggettivo. Da allora l’interesse si è spinto oltre gli anni quaranta, formidabile la costruzione anche cromatica dell’ampia serie fotografica Detroit, sugli anni ’50. La loro arte è sempre una macchina volante del tempo che spesso incrocia nel passaggio sulla tela diversi coabitanti time shifts. Ben prima della fantascienza cinematografica, e televisiva, affidando all’arte senza i modernissimi effetti speciali, il compito di portarti in più dimensioni contemporaneamente. Un principio di vita, di stile, di poetica.

“Ho visto il futuro e non ci voglio andare” è una dichiarazione di intenti e di poetica del duo che sceglie di vivere nel passato. Anzi, nei passati.
Il loro lavoro coincide con la loro vita, tuttora refrattaria alla modernità e alla tecnologia: attraverso entrambe le strade intendono liberare l’immaginazione dai costrutti del Tempo, con la convinzione che questo possa cambiare la società. Quando raggiunge la fama il duo viveva, e si abbigliava, come nell’era Vittoriana, in un appartamento cittadino senza elettricità o moderni elettrodomestici ed erano queste eccentricità quotidiane il primo esperimento sul Tempo. “Cercando di costruire un ambiente e una fantasia in cui vivere e lavorare” si arriva a opere caratterizzate dall’apparizione simultanea di elementi figurali appartenenti ad epoche diverse, sempre con un forte legame simbolico tra le parti.

Considerando l’obsolescenza intrinseca alla modernità, McDermott & McGough pensano che il passato sia in pericolo di estinzione.
E’ la concezione lineare del Tempo a trovarsi sotto accusa, in un contesto in cui si moltiplicano le apparizioni temporali, in un universo di stili che fanno incrociare immagini appartenenti a diverse epoche. Un gioco d’immaginazione ricomposto con frammenti di storia concretamente passata. Così decostruiscono per ricostruire un mondo fatto di diverse e concomitanti narrazioni, anche quelle taciute dalla storiografia “mainstream”, da cogliere restando sull’immagine con attenzione. In particolare viene alla luce un racconto sulla storia dell’omosessualità e la sua censura, sfiorando il discorso politico.

L’immaginazione non può essere imbrigliata nella contingenza, ma non può azzerare la relazione con il reale, sarebbe meno efficace in una ricerca che nasce per trasmettere un messaggio. Sono reali periodi storici quelli a cui si riferiscono le figure: dovrebbero essere deja vu di una storia già in corso, dettagli rilevanti e riconoscibili di uno stile fatto di tanti stili come le epoche che abbiamo attraversato.

Gli artisti sono noti per aver utilizzato processi storici alternativi nella fotografia, in particolare con le tecniche del cianotipo del XVIII secolo, gomma bicromata, platino e palladio
Anche lo stereotipo del dandy, che superficialmente può essere associato al duo,viene decostruito. Da emarginato dell’era industriale, il personaggio e l’opera prendono una svolta più naif, e sottilmente minacciosa verso le convenzioni della società: la sua disconnessione avviene attraverso l’esagerazione o reverenza verso suoi valori o simboli, la cui giustapposizione genera uno shock psicologico, e conoscitivo. Da buco di una serratura si osservano scene osé, ma con il motto cristiano in primo piano che ti avverte di essere osservato da Gesù.

Divertente o forse inquietante vedere un Dinosauro innalzarsi tra la vegetazione di una scena di paesaggio dell’800 sul fiume Hudson.
In un certo senso è un’operazione popolare, quella dei coabitanti time shifts, perché attiva nello spettatore un deja vu di figure e oggetti, perché la manipolazione di convenzioni stilistiche e di scala è così evidente da dichiarare una totale immedesimazione in un’identità altra, oltre quella attuale Secondo un trattamento di scomposizione squisitamente moderno le illustrazioni vintage si intrecciano a suggestioni da museo, mescolate a grafiche pop e a piccole figure di un magazine cui viene data una nuova misura monumentale.

Un genere diventato rilevante nella ricerca del duo è la “pittura di Storia”, che solleva dalla polvere una storia in particolare, quella omoerotica.
Scene da rare immagini di inizio secolo o più recenti, srotolano una narrazione che procede accanto ad altre e che McDermott & McGough vogliono rendere visibile con il gusto della scoperta di antichità sepolte. In un celebre dipinto si vede una ghirlanda di grandi margherite che custodiscono al loro interno,come camei, i ritratti di giovani uomini che hanno fatto parte della vita degli artisti a vario titolo. Qui si porta ad una nuova fruizione, ad un pubblico diverso uno schizzo di Simeon Solomon, un pittore preraffaellita che venne incarcerato per la sua omosessualità. Sembra che i due artisti intendano dare continuazione alla brotherly law come una rinnovata tradizione, ironicamente descritta come “sedimentata nei precetti cristiani e così fermamente sostenuta dalla scuola pubblica inglese”.

“Nemici del mondo. Uniti” : un motto che celebra la disconnessione dalla nostra epoca per chi intende raccontare “Una storia vera basata su bugie”, titolo di un volume del duo, ricco di immagini e a tiratura limitata (2006).
Opporsi al mondo per come viene raccontato,contro i parametri costritttivi ai quali la società impone di adeguarsi. L’artista è colui che rompe quei limiti, che scardina barriere per mostrare qualcosa di irripetibile: “ogni persona si trova in una trappola temporale. Forse se noi esseri umani la suprassimo, succederebbe qualcosa di speciale”. Questa battuta la rubo a McDermott in una brillante intervista con McDermott sul canale francese Artnews.
Illuminante l’accorata considerazione su cosa significhi essere artisti: è esplorare territori sconosciuti. “Ai fotografi dico che devono trovare qualcosa che nessuno abbia mai fotografato”, asserisce McDermott, a cui McGough risponde con un aneddoto storico su Lisette Model che disse a Diane Arbus, sua allieva: finché tu guardi nell’obiettivo e vedi qualcosa che riconosci, non scattare.

Con la monumentalità di una storia sacra e l’enigma di una mitologia apocrifa mi è apparsa una grande tela del 1984
Ho scoperto l’opera di McDermott & McGough, nella collezione StazioneBase di Carlo Cinque, per trovarmi dal centro di Milano catapultata in una drammaticità citazionista, in una visione fatta di visioni. 1908: una retrodatazione che offre un varco interpretativo. Una scena mitologica o religiosa, una pittura solenne che introduce indizi di difformità, come la quinta che dichiara la teatralità dell’azione e il paesaggio classico impossibile, eppure così coerente. L’esperimento sul Tempo si materializza nello stile pittorico, in una ricerca di quegli anni con grandi figure, atmosfere sospese con quella pennellata giapponese tanto in voga secondo la passione orientale del XIX secolo europeo.

McDermott & McGough agitano, e mescolano, argomenti come arte, cultura popolare, la religione, la medicina, la pubblicità, la moda e il comportamento sessuale. Tutti passati che costituiscono il presente, che ironicamente vince sul passato. E’ il presente che permane su un’opera di McDermott & McGough, il soggetto vero. La loro opera d’arte totale non vive nel sentimento del ritorno ad un’età dell’oro perduta, ma delle incertezze, delle divisioni della nostra epoca, di quelle crepe aperte nel nostro senso della realtà.
Michela Ongaretti

Per informazioni sugli artisti vi invito a consultare il loro sito www.mcdermottandmcgough.com
Per chi interessato ad osservare dal vivo l’opera del 1984 rimando a www.stazionebase.com/mcdermottmcgough