L’alveare della Regina. Il Padiglione del Regno Unito ad Expo2015
Padiglione Regno Unito Expo 2015 – Il nucleo dell’alveare in uno dei migliori padiglioni Expo da visitare
Il design di Expo Milano 2015 – Padiglione Regno Unito.
L’alveare della Regina è dal mio punto di vista il padiglione del Regno Unito è finora il più originale ed esteticamente distinguibile tra quelli visitati. Aderente al messaggio che Expo dovrebbe dare, è chiaro e semplice nell’affrontare una tematica di ecosostenibilità, che ricade sulla problematica della nutrizione mondiale. Nonostante la serietà dell’argomento l’esposizione viene presentata con leggerezza e con una discreta eleganza.

Tutto questo è riscontrabile attraverso il design della sua architettura, anzi in questo caso possiamo ben dire che è il design generale stesso a veicolare il messaggio: l’intento è di invitare il visitatore a vivere l’esperienza del padiglione come se fosse un’ ape mellifera. Attraverso la ricostruzione in grande dell’habitat di questo insetto tanto utile per l’ambiente, ci si addentra nel problema della sua drammatica riduzione che potrà avere gravi conseguenze per l’ecosistema.
E’ solo e semplicemente questo, design puro, senza ridondanza, senza esuberanza di contenuti e soprattutto senza autocelebrazione nazionale: chiedere allo spettatore di prestare attenzione al ruolo fondamentale dell’impollinazione nella catena alimentare.

Il progetto è stato curato integralmente daprofessionisti della nazionalità del Regno come l’artista Wolfgang Buttress di Nottingham quale ideatore e responsabile del progetto artistico, in collaborazione conl’ingegnere strutturista Tristan Simmonds, e lo studio di architettura BDP di Manchester. Da York viene invece l’azienda Stage One, responsabile della produzione e costruzione del padiglione, mentre il percorso, caratterizzato da grafica e animazione, è stato ideato per coinvolgere attivamente il visitatore dall’agenzia creativa Squint Opera.
Partner del Padiglione del Regno Unito sono Jaguar, Land Rover e British Airways.
La struttura è stata realizzata grazie al coordinamento del suo commissario generale Hannah Corbett, per mostrare come la nazione possa contribuire a risolvere la sfida globale di nutrire il pianeta attraverso la ricerca scientifica e la tecnologia d’avanguardia: in particolare ci si riferisce a quella sviluppata dal Dott. Martin Bencsik, docente di Fisica presso la Nottingham Trent University, studioso delle nuove applicazioni della risonanza magnetica e di bio-acustica, di cui fa parte il monitoraggio degli alveari, utile a comprendere la salute delle colonie degli insetti melliferi.
Padiglione del Regno Unito – Alcuni componenti strutturali in alluminio
Il Regno Unito desidera ricordare alla comunità internazionale il ruolo fondamentale e insostituibile delle api: partecipano alla sostenibilità della nostra catena alimentare attraverso l’impollinazione , attività che contribuisce alla produzione del 30% del cibo consumato in tutto il mondo. L’’ape è tra gli insetti pronubi uno degli impollinatori più importanti per la nostra nutrizione. La ricerca portata avanti con cura dai britannici ha lo scopo di aumentare sensibilmente la produttività dell’apicoltura su ampia scala, grazie al controllo sempre più preciso dello stato di salute delle api.
Il tema ufficiale è “Grown in Britain & Northern Ireland”, reso possibile sotto la guida dell’agenzia governativa britannica per la promozione di export e investimenti UK Trade & Investment (UKTI), declinato dal punto di vista della base di quella crescita, i viaggi del polline.
Il Padiglione del Regno Unito è anche, come quelli delle altre nazioni, sede preposta ad eventi di natura commerciale, culturale e scientifica, proposti dal governo britannico nel suo ruolo presente e futuro nelle sfide agricole e ambientali globali: in questo senso l’alveare è metafora di fucina produttiva per la creatività, la laboriosità e l’innovazione utili a nutrire il pianeta. Si vuole presentare il Paese tra i protagonisti sensibili a comprendere e affrontare la sfida per il miglioramento delle condizioni di vita e la conservazione delle preziose componenti da tutelare nell’ambiente, ma anche aperto all’impresa e accogliente verso turisti e professionisti. Creatività, imprenditorialità e ricerca scientifica sono quindi le punte di diamante della risposta britannica al tema di Expo2015.
L’inizio del percorso nel Padiglione britannico
Per questi eventi il Padiglione del Regno Unito è corredato da una sala conferenze, una sala riunioni, una sala da pranzo e una business club.
Entrare nell’esperienza del padiglione significa quindi farlo nei panni di un’ape, seguire la sua stessa danza e attraversare i luoghi o paesaggi a lei famigliari, dal primo ambiente che è un frutteto ad un prato di fiori selvatici, nel quale sono state piantate alcune varietà di fiori del territorio inglese quali erica ranuncolo ed acetosa, fino a raggiungere il centro del gigantesco alveare in alluminio, dove la sensazione di trovarsi al suo interno è potenziata da effetti audiovisivi creati registrando quelli di reali api in un reale alveare di Nottingham. Queste “informazioni” sono trasmesse con l’utilizzo di 890 luci LED.
L’alveare è composto da una struttura reticolare in alluminio, ben 169.300 singoli componenti strutturali, pesa 50 tonnellate e si estende per un volume di 14 metri quadrati.

Forse ciò che distingue il padiglione dagli altri è che questo concept di design puro non è puramente architettonico, o meglio, non nasce da un’idea legata all’architettura ma alla forma plastica in sé. Buttress, che è principalmente uno scultore, in una recente intervista sul magazine on-line Dezeen afferma di volere costruire qualcosa in antitesi al tipico padiglione di Expo, e di essere interessato a come trasformare un’idea o un sentimento attraverso un’esperienza, non un edificio. Egli desidera inoltre che il padiglione venga percepito per ciò che è, una struttura temporanea, e soprattutto dimostrare che si può dire molto senza grandi effetti spettacolari o in maniera pomposa, come parlare sottovoce piuttosto che gridare. Secondo questa filosofia il tema di Expo “Nutrire il Pianeta” non è coerente con spese alte, perciò meglio sarebbe lavorare il più possibile sulla sostenibilità, per costruire strutture che abbiano una seconda vita. ” The Hive”, come viene chiamato da Buttress, è stato uno dei primi padiglioni di Expo2015 ad essere completati, anche grazie a Stage One che è stata in grado di costruire tutto in parti componibili e trasportarle soltanto da montare da York, e non sarà demolito ma smantellato e ricostruito integralmente nel Regno Unito dopo il 31 ottobre.
Non si desiderava tanto creare una scultura inserita in un paesaggio o una scultura in un edificio, quanto creare una sintesi armoniosa tra l’arte, l’architettura e la scienza. Se quindi in ogni progetto c’è molto da imparare, in questo caso Butress ha appreso molto sull’importanza dell’ape, “sentinella della salute del pianeta”. La parte più eccitante della realizzazione è stata per lui la parte legata al suono e alle luci: molte persone hanno lavorato alla “colonna sonora”, che cambia in accordo con le api di Nottingham, tra cui i musicisti Spiritualized e il violinista dei Sigur Ròs.

Colse tutti di sorpresa l’assegnazione del lavoro di progettazione a Wolfgang Buttress, un artista e non un architetto come i grandi nomi nella shortlist per Expo: Barber & Osgerby and Paul Cocksedge, Amanda Levete, Asif Khan e Allford Hall Monaghan Morris. Il concorso attraeva molti grazie al successo del Padiglione Uk alla Expo del 2010, Seed Cathedral di Thomas Heatherwick, che ha avuto grande fortuna dopo il progetto dato che ora sta lavorando al nuovo quartier generale di Google in California, coadiuvato da Bjarke Ingels. Al contrario Buttress intende restare nel suo campo applicativo, e focalizzarsi sui clienti per progetti d’arte, o comunque restare all’interno di commissioni dove si possa sentire parte del processo e collaborare con i costruttori;sarebbe per lui auspicabile lavorare con grandi architetti come il giapponese Kengo Kuma.
Di fronte al Padiglione del Regno Unito
Wolfang Butress come scultore si dedica alla creazione di opere legate osmoticamente allo spazio circostante, esaltandone la percezione. Si ispira alle forme della Natura e si interfaccia da anni con esperti che gli permettano di interpretare con il suo linguaggio le conquiste scientifiche del nostro tempo. Le sue sono forme eleganti ed essenziali sempre in stretta relazione con il paesaggio o il contesto ambientale. Buttress ha collaborato con famosi studi di architetti, paesaggisti e strutturisti in tutto il mondo tra cui Lyons, LDA, Gillespies, BPD, GROSS MAX, Conran & Partners, Simmonds Studio, Price & Myers, Arup e Ramboll. Nel 2013 ha vinto l’International Structural Steel Award per progetti inferiori a 2 milioni di sterline, e nel 2014 Con l’opera ‘Space’ il prestigioso Gold Award del Premio Kajima in Giappone.
Building Design Partnership, BDP – responsabile progetto architettonico e landscaping del padiglione, è uno studio internazionale fondato nel 1961 che ha ora diverse sedi nel mondo.E’ formato da architetti, designer, ingegneri e urbanisti, per questo crea soluzioni integrate, diversificate e interdisciplinari in base alle diverse necessità, sempre per spazi d’eccellenza.
Simmonds Studio – responsabile delle soluzioni strutturali, Tristan Simmonds da anni si occupa del design, ingenierizzazione e produzione di strutture architettoniche leggere e scultoree, con artisti di livello come Anish Kapoor e Antony Gormley, nel 2009 fonda lo Studio per allargare le collaborazioni interdisciplinari. L’approccio progettuale utilizza metodi innovativi e strumenti digitali specifici: nella sua visione olistica comprende le fasi di creazione di una “scultura digitale”, un piano d’ingegnerizzazione e ottimizzazione strutturale fino all’elaborazione dei dati di costruzione. La precisa determinazione dei costi, con tecniche costruttive ad hoc e infine unastrategia di comunicazione curata hanno portato la realizzazione di opere complesse e atipiche con un budget limitato.
Squint Opera- agenzia creativa per concept innovativi di grafica e animazione nei pannelli all’interno del padiglione. Possiede alte competenze in software interattivi, grafica, tecnologia e installazioni creative e media digitali nell’ambito culturale e del built environment. Citiamo tra gli ultimi progetti la parete per presentazioni multimediali per il Weill Cornell Medical College, New York (2014), e diversi allestimenti per esposizioni al Victoria & Albert Museum di Londra.Tra le realizzazioni di “esperienze immersive” ricordiamo al Museum of London nel 2014 la mostra su Sherlock Holmes, nello stesso anno per l’Imperial War Museum di Londra crea una serie d’installazioni sulla Prima Guerra Mondiale per la collezione permanente.
Stage One – Azienda costruttrice del Padiglione, si muove tra edilizia e architettura, teatro ed organizzazione eventi. Riesce a concretizzare qualunque visione creativa dei propri clienti grazie ad una grande inventiva nel trovare modalità costruttive sempre nuove: tutto questo grazie all’esperienza progettuale e alle teste creative, architettoniche e ingenieristiche e tecnologiche, coinvolte da oltre veniticinque anni. Stage One ha vinto il prestigioso premio britannico “Queen’s Award for Continuous Innovation” nel 2013.
Michela Ongaretti