PORTAL. Percorsi nel Tempo e nello Spazio interiore a Miart 2025

by Michela Ongaretti
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Miart 2025- galleria Spiaggia Libera, Paris

Portal è la sezione di Miart 2025 che ho deciso di visitare e approfondire guardando alle singole ricerche. Ho da subito individuato un percorso curatoriale unitario, che mi ha dato splendide sorprese dopo una visita che, inevitabilmente ma com’è giusto che sia in una grande fiera internazionale, rilascia molti stimoli insieme ad uno smarrimento tra immagini, materiali e concetti.

Portal ha raggruppato dieci gallerie italiane e straniere che presentano progetti con l’invito a mettere in discussione il modo in cui vengono intese geografie, linguaggi e temporalità fisse, un varco verso visioni contemporanee che inglobano passato e futuro, senza confini disciplinari, curata per la prima volta da Alessio Antoniolli–Direttore di Triangle Network a Londra e curatore della Fondazione Memmo a Roma. Possiamo pensare a Portal come un percorso liminale: tra passato e presente, tra la due latitudini culturali, tra interiorità e mondo esteriore.
Portal- BlaxTARLINES-Kumasi.-APALAZZO-gallery
Nella sezione Portal: BlaxTARLINES-Kumasi con APALAZZO-gallery

E’ stata anche una declinazione del tema generale dell’edizione 2025 among friends e dell’approccio visionario di Robert Rauschenberg, di cui si celebra il centenario della nascita con numerose operazioni museali. Rauschenberg vedeva nell’arte un processo collettivo, costituito da opere nate dalla commistione di diversi generi artistici e da elementi che rimandino anche all’esperienza personale. Così attraversando la sezione Portal, nel suo complesso, si sono incontrati “processi dinamici e percorsi interconnessi che aspirano a una maggiore collaborazione e ad una coesistenza armoniosa”.

Nel 2025 hanno fatto parte di Portal: P420 (Bologna) con Victor Forso Nyie, Galleria Franco Noero (Torino) con Lucy Otter, Studio Sales di Norberto Ruggeri (Roma) con Romina Bassu, Federica Schiavo (Roma) con Michael Bauer, CRISIS (Lima-Peru’) con Santiago Yahuarcani, APALAZZO Gallery (Brescia) con BlaxTARLINES Kumasi, colectivo-amarelo (Lisbona) con le artiste Flavia Regaldo e Juliana Matsumura, Richard Saltoun Gallery (Londra- Roma-New York) con Gino Marotta, Spiaggia Libera (Parigi) con Marilou Poncin, last but not least Klemm’s (Berlino) con Jonas Roßmeißl.
Les présage du printemps, installation view dell'opera di Victor Fotso
Les présage du printemps, installation view. Victor Fotso Nyie con P420

Chiuse le porta dell’edizione 2025, spero di poter prolungare le impressioni su lavoro di cinque tra le gallerie coinvolte che hanno scelto ricerche d’arte complesse o di immediata comprensione, tutte caratterizzate da un percorso che porta lontano con l’immaginazione e il pensiero, calate in una qualità materica personale.

Accoglie l’ingresso della sezione Portal l’installazione scultorea del camerunense Victor Fotso Nyie.

Il titolo Les présages du printemps richiama sia il ciclo naturale della trasformazione che un auspicato processo di restituzione identitaria e culturale, così l’insieme delle opere rappresentano un momento di transizione e risveglio attraverso la terracotta, intesa come materiale originario. Nei diversi elementi dell’installazione, presentata da P420, agisce simbolicamente secondo sue  “fasi”vitali”: dalla terra da cui proviene al mattone per costruire edifici custodi delle generazioni, e dunque delle culture, alla modellazione di sculture con finiture differenziate. 

Portal.  Victor Fotso Nyie. Les présages du printemps, dettaglio
Victor Fotso Nyie. Les présages du printemps, particolare. Ph. Gio Manzoni

Il ritorno alla coscienza dell’identità africana, anche alla luce della sua diaspora, può attuarsi, come il calore primaverile che rompe il torpore dell’Inverno, attraverso una ri-contestualizzazione di artefatti cultuali, simboleggiati dagli idoli dorati. Sono questi avvertibili come “presagi” simbolici di una memoria ancestrale che risorge proseguendo una tradizione. Sono ancora più potenti se cullati e protetti da bambini addormentati, con la purezza di un nuovo inizio, che suggerisce una rinascita collettiva; faccio notare anche la preziosa resa delle superfici, dalla pelle alla lucentezza dell’idolo, alla coperta decorata, soprattutto nell’infante in primo piano. I volti adulti quell’oro lucido lo custodiscono nella loro testa come processo, costruendo resilienza poetica con la Storia e  la Memoria. 

Portal. Juliana Matsumura. Come foglie secche
Dettaglio dell’installazione Come foglie secche di Juliana Matsumura. Courtesy coletivo-amarelo
Pochi passi più avanti e ci troviamo tra le immagini delle brasiliane Flavia Regaldo e Juliana Matsumura, che paiono prendere in prestito il linguaggio analitico-descrittivo delle carte geologiche, dell’indagine endoscopica o della vista aerea di un’area geografica.

In realtà i dipinti, le incisioni e le delicate installazioni multidisciplinari sondano territori più intimi e misteriosi. La ricerca delle artiste è presentata da coletivo-amarelo, una piattaforma nata a Lisbona per ospitare significative discussioni sull’arte contempornaea, promuovendo artisti emergenti e curatori indipendenti in uno scambio dinamico con il mercato. 

Portal. Con coletivo-amarelo Flavia Regaldo, Morfologica I. Il caos della vita.
Flavia Regaldo, l’acquaforte Morfologica I. Il caos della vita. Courtesy coletivo-amarelo

Nella bipersonale Storie incarnate: percorsi intrecciati: tessiture figurali si rivolgono all’interiorità dei soggetti creatori e di chi osserva. Organizzate attorno ai tre temi Memoria, Identità e Interconnessione, invitano alla riflessione sul legame con il proprio passato, materializzando con segni, forme e colori strati emotivi e storici della vita delle artiste. Si Interrogano sulle complessità dell’identità, non soltanto costituita dalla cultura del presente ma influenzata dagli antenati, anche nel mondo globalizzato, per esplorare l’interconnessione tra tra l’umano e il suo ambiente. Le opere riflettono su come i legami sociali e la percezione della natura influenzino la comprensione di noi stessi e del mondo esterno. Una visione che funge da vero e proprio “Portal” tra coscienza ed esperienza.

Lo stand di CRISIS. Miart2025
Allestimento delle opere di Santiago Yahuarcani. Courtesy CRISIS
La coraggiosa scelta di CRISIS è quella di portare un artista che affonda la visione in un tempo lontanissimo, alle origini del mondo, in uno stile e materiali che raramente si incontrano nei luoghi dedicati al contemporaneo.

A ben pensarci è estremamente attuale una ricerca che permette di esplorare la visione di culture superstiti al colonialismo, allo sfruttamento delle risorse ambientali, al genocidio. Semplicemente con la forza di una narrazione che rivive la conoscenza e la forza spirituale degli antenati, osservabili in opere che nascono unitamente al proprio supporto, la cui forma coincide con il contenuto. Santiago Yahuarcani è un pittore e scultore amazzonico del Perù e un rispettato leader dei popoli Uitoto e Bora del fiume Ampiyacu, già noto in Europa per aver partecipato alla Biennale di Venezia.

Noc+curiño. Diosa de la lluvia, 2024, dipinto di Santiago Yahuarcani
Santiago Yahuarcani, Noc+curiño. Diosa de la lluvia, 2024. Courtesy CRISIS

Portal offre una selezione di dipinti creati con tinture naturali e acrilico su tela di corteccia, sulla quale elabora un’apparizione di esseri mitici che sono parte degli spiriti della foresta, i guardiani ancestrali e le entità cosmiche centrali della cosmologia Uitoto. Santiago Yahuarcani incarna nella pittura la trasmissione dell’energia assorbita mediante la tradizione orale, che riflette la profonda interconnessione con la Natura, un luogo interamente vivo con una visione del tempo non lineare, sempre presente, e che si interroga sul futuro collettivo.

Dalle origini del mondo ad un immaginario distopico, materializzato con una precisione realizzativa nei minimi dettagli: a Miart Klemm’s presenta il progetto Streitbildhauerei (Scultura della controversia) di Jonas Roßmeißl.
Jonas Roßmeißl, Behälter, 2024. Miart2025
Jonas Roßmeißl, Behälter, 2024. Miart2025. Courtesy Klemm’s

Osservando l’ensemble delle opere ho la sensazione di trovarmi in un territorio di confine, temporale e culturale. Il gallerista mi precisa che Streitbildhauerei “esplora le tensioni dinamiche della scultura, sfidando le percezioni e invitando al dialogo”, dialogo che avverto partire da una provocazione, quando mi avvicino ad una scultura che somiglia ad una bara. Comprendo poi che al lavoro di Roßmeißl bisogna avvicinarsi con una mente aperta al cambiamento di paradigma visivo: la bara potrebbe essere una capsula del tempo e la fiala che contiene un siero per nascere di nuovo, appoggiata a un materassino dal lussuoso rosa shocking. 

Anche la scultura di quella che sembra essere una pala eolica fusa dal sole, con una resa suggestiva della finitura lucida in certe zone e ruvida nel punto nevralgico del meccanismo, insieme al LED Gewaltvideo, concorre a destabilizzare lo spettatore con la sua “distopia da salotto”. Uno straniamento in uno spazio famigliare, che amplifica una visone critica della società e del sistema nel nostro tempo, nella dialettica tra tecnologia, che leggo come disfunzionale o ambigua, e il tocco umano reso dalla sensibilità spiccata verso la lavorazione dei materiali.

Windrad, 2025 Scultura di Jonas Roßmeißl
Portal. La scultura Windrad, 2025 Scultura di Jonas Roßmeißl
Parlo per ultima della mitologia post-moderna ( e post-femminista) nell’iconografia di Marilou Poncin, così da lasciare come ultima nota joye de vivre in una lingua squisitamente interdiscipliare, esplorata attraverso un’ immaginazione sincretica di passat(i) e di presente.

Con Spiaggia Libera Poncin si ispira e si intitola allo studiolo rinascimentale, che esponeva oggetti preziosi e nascondeva opere erotiche. Ricreando quello spirito l’artista realizza un’installazione di ceramiche e di fotografie nelle quali il corpo femminile è protagonista diffuso. I pezzi forti vivono come un unicum ma sono divertenti anche singolarmente. Alle pareti laterali ceramiche che ricordano gioielli, conchiglie e specchi, e che rivelano miniature erotiche, mentre al centro si osserva un trittico fotografico che evoca le metamorfosi di Zeus, soltanto che qui una donna prende il suo posto.

Ceramica e foto di Marilou Poncin con Spiaggia Libera, da Parigi a Miart2025
Olympia, foto di Marilou Poncin, accanto a una sua ceramica. Nello stand di Spiaggia Libera

Solitamente nella pittura d’ispirazione classica, penso al Cinquecento italiano, il racconto mitologico è un pretesto per mostrare il corpo femminile, mentre qui, senza scuse, le modelle in posa rivolgono sfacciatamente lo sguardo verso l’osservatore, o giocano come Leda con pezzi di ciò che doveva essere la sua condanna. La nuova metamorfosi rompe la passività richiesta dal male gaze. Così Poncin ribalta un codice visivo antichissimo, con una messa in scena dall’erotismo dal gusto anni ‘70, mentre la bianca ceramica custodisce, a parte, quel che resta di Zeus.

Portal. Ceramiche di Marilou Poncin
Il serpente di Olimpia, frammenti del cigno di Leda, la brocca di Diana. Marilou Poncin con Spiaggia Libera

Michela Ongaretti

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