Moleskine e i viaggi d’artista, la visione disegnata da Eleonora Prado. Un percorso da scoprire allo Spazio Tadini
DI MICHELA ONGARETTI
Moleskine e viaggi d’artista di Eleonora Prado, a cura di Francesco Tadini e Melina Scalise.
Quando un artista osserva il mondo dotato anche solo di penna e taccuino, è in grado di trasportare lo spettatore dall’altra parte del globo, senza muovere un dito. Io come osservatrice ho viaggiato attraverso i disegni di Eleonora Prado che ha scelto di muoversi in luoghi vicini e lontani accompagnata dai suoi preziosi taccuini, e voi sarete altrettanto fortunati se andrete a vedere la sua mostra “Moleskine e i viaggi d’artista” allestita nella sala grande di Spazio Tadini fino al 18 maggio.
Si possono visionare gli originali sui quaderni di Moleskine, gli stessi che utilizzò il più celebre dei suoi testimonial storici, Bruce Chatwin che considerava una perdita ben maggiore del proprio passaporto.
Alle pareti delle 36 splendide stampe giclée fine art autenticate, tratte dagli “scatti a china” selezionati dalla giovane artista.
Dai disegni non si è arrivati solo alle stampe, infatti sono presenti in mostra diverse sperimentazioni tecniche nate dallo stimolo della peregrinazione asiatica: dai timbri intagliati da Eleonora Prado a disposizione di tutti, al grande dipinto in bianco e nero raffigurante il groviglio di cavi che caratterizza diverse opere, alle parole che accompagnano sui taccuini i disegni originali.
La produzione spazia da una notte invernale nella città di Brescia, alla visita al Castello di Vezio per poi concentrarsi soprattutto sull’ultimo di due viaggi in Indocina, per la precisione in Vietnam. Un motivo in più per varcare la soglia di Spazio Tadini è l’occasione di osservare da vicino l’utilizzo del nuovissimo Smart Writing Set di Moleskine, l’innovazione che permette per la prima volta di trasferire il disegno su taccuino “in diretta” sul formato digitale, con l’ausilio di un’apposita penna .
Piccoli e grandi creativi potranno muoversi con un lieve peso come se avessero con sé una tavoletta grafica istantanea. Io l’ho provata il giorno dell’inaugurazione ma potrete farlo anche voi in alcune occasioni durante l’esposizione, con il supporto e l’entusiasmo di Eleonora Prado.
Nella cornice della casa museo Spazio Tadini – un tempo studio di Emilio Tadini – vedo l’esotico nel senso etimologico del termine. Tutto ciò che è fuori dal nostro vicino campo d’indagine. Come ho avuto già modo di osservare nel lavoro di Prado esiste in lei una vocazione alla meraviglia nelle piccole cose: nulla di sensazionale, nulla di spavaldamente scenografico bensì un gusto per la vita quotidiana, che cela lo straordinario nel suo rivelarsi mentre si attraversa uno spazio inconsueto, scoperto come vivido e personale nel momento in cui si manifesta, anzi in cui viene svelato dall’occhio in movimento.
La viaggiatrice incontra sul suo cammino delle apparizioni, siano essi giungle lussureggianti, volti o insediamenti umani, essi sono come personaggi con una storia densa, e si lascia ai dettagli il potere di raccontarla. Così si indugia su particolari descritti dal tratteggio veloce, e si lasciano scoperte, come non a fuoco, altre zone della stessa visuale: è ciò che colpisce il senso della sosta, tutto il resto fa parte dello stesso attimo ma è accessorio. In alcuni lavori si assiste al processo opposto, come per il ritratto femminile che emerge dal nero dello sfondo tra le lanterne di carta, si assiste alla lavorazione per negare la luce a ciò che sta a margine di un’emozione, donando il bianco ai veri protagonisti.
Un artista viaggia anche quando non si allontana dal proprio studio, la mente crea un luogo e lo esplora, lo espande nello spazio e nel tempo della visione, e noi continuiamo quel percorso nella fruizione di un opera, anche quando questa viene fissata sulla tela, o sulla carta. Qui il tragitto è lento nella rielaborazione di un vissuto reale o immaginario, è così sempre e lo è anche quando il viaggio intrapreso è concreto, perché i volti, i paesaggi o i monumenti, l’ingresso ad una città che l’artista incontra, entrano nella memoria visiva e all’istante sono catturati dal vortice emozionale, invischiato nella sua tecnica. Se talvolta un letterato contempla, il pittore o il disegnatore non può fermare in quell’istante ciò che sotto la sua matita o il suo pennello diventa altro da sé.
Io credo fortemente che oggi l’artista figurativo sia naturalmente e incoscientemente un surrealista, che crea immagini oltre la soglia della percezione comune. Il soggetto può essere rispettato, come fa Eleonora Prado che illustra le tappe dei suoi pellegrinaggi, ma prevale la poesia, prevale il mistero insito nel dato concreto, quella sensazione che ci può fare dubitare si tratti di qualcosa di realmente esistito. Non è mai accaduto nella realtà oggettuale perché è sublimato dalla storia personale e artistica di chi lo presenta i nostri occhi. Come è certo che non ci si bagna mai alla stessa acqua dello stesso fiume, così è sicuro che il medesimo scorcio non potrà esistere mai più come le ombre o i tratti incrociati lo stanno non descrivendo, non analizzando, ma reinventando, come un sogno ad occhi aperti i disegni su Moleskine di Elonora Prado.
Michela Ongaretti