Gli U.S.A. ad Expo2015. Il padiglione dell’ American Food 2.0

Padiglione USA Expo Milano 2015 – Il design del Padiglione USA Expo Milano 2015.
Nutrire un pianeta multiculturale attraverso l’innovazione tecnologica – La nostra seconda visita estera è il Padiglione USA, che si propone con entusiasmo fin dal nome “American Food 2.0: United to Feed the Planet”, di dare il proprio contributo al tema di Expo. Che vi piaccia o no, gli Stati Uniti restano una delle maggiori potenze economiche mondiali, e il ruolo di innovatori è innegabile in molti aspetti culturali, della scienza e di modelli di business, componenti che entrano in gioco quando si parla di alimentazione.
L’Orto Verticale sulla parete del Padiglione USA
Ciò che la struttura offre sono spunti di riflessione sulla produzione agricola, la nutrizione e gli ambiti di intervento delle politiche governative, perchè i valori che li muovono influenzeranno il nostro futuro: tutto questo avviene attraverso numerosi pannelli interattivi e media digitali. Il fine è quello di lasciare un’idea dei successi dell’industria alimentare americana con i suoi prodotti, la sua tecnologia, l’aspetto della nutrizione e della salute, e la sua tradizione, sempre integrata alle culture immigratorie.Il padiglione vuole presentarci il ruolo unico dell’influenza U.S.A. nel settore Food inteso come infrastruttura gigantesca che coinvolge le tecnologie più avanzate e sistemi dinamici, che a loro volta influenzano e sono influenzati dalla valori della società odierna, e il ruolo del design è fondamentale nello sviluppo di uno spazio che si propone di educare e informare allo stesso tempo secondo la formula dell’edutainment.
Gran parte del merito per la realizzazione di questa complessa struttura va all’associazione Friends of the USA Pavilion Milano 2015, scelto come partner del Dipartimento di Stato per l’implementazione della presenza americana ad Expo: si tratta di un’organizzazione no-profit, formata dalla Fondazione James Beard (JBF) e dall’ Istituto Culinario Internazionale (ICC), in collaborazione con la Camera di Commercio Americana in Italia.
Interno del Padiglione U.S.A. ad Expo2015
Questi soggetti si sono organizzati per trovare i finanziamenti privati e realizzare il progetto affidato allo studio dell’architetto James Bieber di New York, coadiuvato da un grande team di consulenti in loco composto da Andrea Grassi di Milano e Genius Loci Architettura di Firenze; SCE per la Structural Engineering, ESA per il MEP Engineering e la Tillotsen Design Associates for lighting. NUSSLI si è occupato della vera e propria costruzione ed installazione, mentre finanziamento e progettazione del concept legato alla parte “narrative” ed educational del design delle esposizioni è stato garantito dalla società Thinc Design, molto nota nel settore per l’elevata qualità delle sue produzioni. Esiste un orto verticale sulle pareti del padiglione: è stato curato in ogni dettaglio dallo studio di architettura paesaggistica Dlandstudio, nella persona di Suzanna Drake. Gli elementi grafici, compresa la segnaletica, sono stati creati invece dalla celebre azienda Pentagram.
L’edificio si ispira alle linee del tradizionale granaio americano, con i suoi 3250 metri quadrati distribuiti su tre piani. Sono una costante gli spazi aperti, la facile accessibilità e la trasparenza delle superfici. Inoltre l’ approccio progettuale si basa sulla tecnologia usata per ricostruire ecosistemi specializzati nella produzione agricola e alimentare, che siano di basso impatto ambientale. Si inseriscono quindi elementi che possano mantenere un alto livello d’ interazione tra le componenti infrastrutturali e quelle naturali e vive.
Expo 2015 Esterno del padiglione U.S.A
La passerella che dobbiamo percorrere per entrare è stata ricavata dal pontile originale di Coney Island distrutto nel 2012 dall’uragano Sandy: lo compongono rare tipologie di legno tropicale come l’Ipe e il Cumaru, che al tempo della sua costruzione furono importati dalla Guyana e dal Brasile.
Il viaggio conoscitivo inizia fin dalla rampa di accesso, dalla quale si sentono le cosiddette “Voci della Terra”: diversi racconti sul terreno americano, il suo sole, la sua acqua e le sue tradizioni alimentari originarie.. Sono le visioni dei ricercatori, degli esperti in tema di alimentazione, dei policymaker insieme a chi porta avanti una diversità culturale all’interno della società statunitense. Affidarsi a delle voci è come calare il racconto in un’atmosfera di antica trasmissione del sapere, e induce alla riflessione senza essere eccessivamente solenne, suggerendo invece una visione ottimistica e positiva del proprio paese.
Rendering dell’ingresso del padiglione USA con la passerella dal pontile originale di Coney Island
Ciò che ci appare come un’introduzione al mood generale viene immediatamente confermata dall’ufficiale e forse un pò retorico, ma pur sempre carico di energia,video del presidente Obama che ci da il benvenuto una volta approdati al cosiddetto “Boardwalk level”; insieme a lui in altri video ci sono cittadini statunitensi di varie estrazioni sociali, età, sesso ed etnia, ed ognuno si definisce uno di quei 9 miliardi di persone che si prevede popoleranno il mondo nel 2050, affermando quindi la propria responsabilità nell’incoraggiare o favorire lo sviluppo di necessarie soluzioni per una convivenza sostenibile per l’ambiente, perciò sana. Noi, come siamo oggi e per quello che possiamo fare, siamo il futuro del nostro sistema alimentare, quindi vitale.
Rendering con vista del boardwalk level del Padiglione USA ad Expo 2015
L’esperienza che si può fare da subito all’interno del padiglione USA è incentrata sull’edutainment nel piano della “Ricchezza Globale con la Diversità” attraverso presentazioni digitali e giochi interattivi sulla realizzazione americana dei temi chiave dell’Esposizione Universale quali la sicurezza alimentare, la ricerca tecnologica nel campo agricolo che presta anche attenzione alla sostenibilità e tenta di dare risposte su come potrà essere il cibo nel futuro. Si mette in mostra l’impegno americano nello studio e nell’applicazione dell’innovazione in ambito del food , con il suo patrimonio di conoscenza e l’impegno governativo in tal senso. A rendere più accogliente e “popolato” l’ambiente troviamo dei lampadari composti da piante e ad ogni angolo l’esperienza- video- di persone che operano nel settore, coinvolte nel processo produttivo ed evolutivo come chef, agricoltori e scienziati. In particolare segnaliamo il display digitale “American Perspectives” che illustra come i leader del paese organizzino il sistema alimentare per affrontare il problema della sua sicurezza.
Non ci siamo stancati troppo e il percorso procede in maniera fluida verso il settore maggiormente d’ intrattenimento, siamo ricondotti al piano terra dal scale mobili verso le sale dedicate al “Great American Foodscape”: sono tre video d’animazione che mostrano uno sviluppo nella cucina e nella ristorazione soprattutto attraverso gli scambi culturali e i processi di trasformazione della tradizione alimentare degli immigrati verso un’integrazione con quella di chi già popolava da alcuni secoli il Nord America, per arrivare al culto tutto USA del BBQ, del menu per il Giorno del Ringraziamento, e del cibo di chi è sempre in movimento, quello “On-the-go” da noi noto come street food. Vediamo poi il breve film “Farm to Table”, sulla necessità di reperire alimenti provenienti dall’agricoltura anche in città, e sullo spirito imprenditoriale attivato per tale ricerca.
La terrazza del padiglione U.S.A ad Expo2015
Alla fine del percorso si osserverà una raccolta di foto che illustrano le specialità della cucina dei diversi stati, influenzati ciascuno da una prevalente cultura dell’immigrazione, e ammettiamo che avremmo desiderato una trattazione più a lungo dell’argomento.
All’uscita troviamo un vero e proprio foodscape con Food Truck Nation: iconici furgoni che servono piatti tradizionali tipici del concept dello street food. Sicuramente è un’eperienza tipica degli Stati Uniti ma esportata così da tanto, nelle declinazioni europee certamente, da non rendere l’idea così originale, e certo non da convincere sulla portata della sostenibilità o del cibo sano come si promuove nei menu.
In tema di sostenibilità c’è però ben altro da dire, e in questo ci aiuta proprio il design del Padiglione.
Altri elementi ecosostenibili sono i nebulizzatori per rinfrescare l’aria, con un continuo riciclo di acqua nel cortile principale, mentre sul retro ci sono dei semplici alberi, per fornire altri punti di ombra e riposo .Con un superiore ma limitato consumo di energia troviamo tutti gli impianti di illuminazione a LED, mentre i pavimenti in legno lamellare utilizzano rivestimento metallico riciclato e riciclabile al loro smontaggio dopo l’Esposizione.Diversi elementi sono ecocompatibili ed innovativi, e alcuni potranno essere riutilizzati al termine della manifestazione milanese. A parte il riuso del legname della passerella, ricordiamo il già citato Orto Verticale sulla facciata esterna, il più grande al mondo nella sua categoria, circa 2000 metri quadrati, e costituito dalla tecnologia ZipGrow Tower sviluppata dalla start up Bright Agrotech. La soluzione automizzata aumenta la capacità delle piante di ricevere luce solare e quindi facilita una loro crescita più rapida. Un sistema esclusivo di luci le stimola ulteriormente. Queste numerose varietà di ortaggi, cereali ed erbe aromatiche sono alimentate da un sistema idroponico e di recupero dell’acqua, e testimoniano la tendenza dell’agricoltura americana a cercare sempre nuove strategie e tecnologie per un utilizzo funzionale ma sostenibile del suolo.
Fiore all’occhiello del Padiglione, in termini di tecnologia e utilizzo di energie alternative e green, è la terrazza utilizzata per le conferenze e gli eventi. La sua copertura, oltre 3000 metri quadrati, è costituita da pannelli in SPD-SmartGlass, prodotti dall’italiana Isoclima capaci di oscurarsi in diverse gradazioni per consentire la protezione dal sole, utilizzando un minimo apporto energetico. I pannelli sono attivabili dai visitatori mediante dei tablet touch screen. Con un tocco di originalità in più serviranno anche da schermi su cui proiettare immagini, ma ciò che ci interessa maggiormente è sapere che questo tetto verrà riutilizzato per edifici nuovi. Per nutrire la vita serviranno risorse anche al termine di Expo, e in questo lascito gli Stati Uniti hanno mantenuto delle promesse.
Michela Ongaretti