Villa Panza con la sua architettura d’epoca neoclassica con un meraviglioso giardino all’italiana è il luogo ideale per accogliere una collezione d’arte contemporanea americana tra le più prestigiose al mondo, con oltre 150 opere ispirate alla luce ed al colore che convivono con ambienti antichi, arredi rinascimentali e raccolte d’arte provenienti dall’Africa e Sud America. Nella collezione permanente della villa si possono in particolare esplorare gli ambienti animati dalle installazioni con lampade a neon da parete di Dan Flavin, un pioniere della light art negli anni Sessanta.
Villa Menafoglio Litta Panza
Vivo a Varese da quindici anni e sin dal mio arrivo in città sono stata rapita dal fascino di Villa Menafoglio Litta Panza, in origine, casa di campagna individuata dal marchese Paolo Antonio Menafoglio sulla sommità del colle di Biumo a Varese.
La Villa ospita mostre di respiro internazionale e offre anche la possibilità di fare un’esperienza sensoriale che viene calendarizzata accuratamente. Si può trascorrere, inoltre, una stupenda giornata completamente avvolti dall’arte e precipuamente dalle opere di Land art che si dispiegano in 33000 mq di parco.
La Villa del ‘700, ampliata dall’architetto Luigi Canonica in epoca neoclassica, che il conte Panza di Biumo ha donato nel 1996, insieme ad una autorevole collezione d’arte contemporanea che raccoglie opere fin dagli anni ‘50, al Fondo Ambiente Italia (FAI) ospita al suo interno, persino nelle scuderie, opere create da artisti differenti e ben armonizzate con l’ambiente circostante secondo l’ideologia originaria del conte.
Luce è Arte nella collezione
La luce cristallina del luogo ha sicuramente determinato le scelte artistiche di Giuseppe Panza: infatti osservando le mostre temporanee allestite in questo luogo, si può notare che la Direttrice Anna Bernardini nel rispetto dei temi cari al conte, cerca di creare un dialogo tra le opere e l’ambiente proprio sulla luce.
Lo stupore massimo scaturisce nell’ala dei rustici ove una galleria meravigliosa, ricavata negli ambienti delle ex scuderie e rimesse, si erge a tempio consacrato per la luce. Qui, oltre a opere di arte ambientale ed allo struggente tributo di Wim Wenders a Ground Zero, è possibile anche ammirare la collezione permanente di Dan Flavin, artista statunitense, nato a New York nel 1933 e morto nel 1996, che ha creato istallazioni con lampade neon da parete.
Dan Flavin
I primi lavori in cui l’artista incorporò i neon risalgono al 1960, vennero da lui definiti “icons>”, sono i primi modelli del movimento minimalista del 1963. Egli ha studiato storia dell’arte per breve tempo alla New School for Social Research, approfondendo disegno e pittura alla Columbia University. Incuriosisce sapere anche che Flavin nel 1992, nel museo del Guggenheim, abbia sposato Tracy Harris.
Flavin è stato un pioniere nell’attribuire alla luce un fondamentale ruolo espressivo degli stati d’animo: questo è un chiaro tentativo di esprimere il subconscio mediante l’arte minimalista. Flavin però si considerava “massimalista” e attraverso l’uso di lampade fosforescenti prefabbricate, sullo stile dadaista di Marcel Duchamp, ha creato un’estetica futuristica.
Anch’io ho percepito il suo sforzo: la mia prima visita a Villa Panza ha implicato una completa immersione nella pace infusa da alcuni neon di Flavin per cogliere successivamente un senso di liberazione.
Varese Corridor
La luce del neon produce una percezione distorta di spazi, corridoi e questo aspetto viene ben esemplificato nel “Varese corridor”: istallazione site-specific cioè ideata, nel 1987, da Flavin proprio per abitare il primo piano della villa. Una luce fluorescente, costituita da duecentosette tubi neon, (luce verde, rosa, gialla) percorre 28 m. di corridoio.
È bene precisare però che l’atmosfera di luci e colori venne progettata per volontà del conte Panza dagli autori dell’arte ambientale: Robert Irwin e James Turrell (la collezione permanente presenta anche alcune loro opere).
Sembra che la luce sprigioni energia ed espanda lo spazio. Questo aspetto Flavin lo mette in evidenzia con Untitle, opera del 1987 che occupa apparentemente un angolo di una stanza con cinque neon, blu e violetto, collocati su un reticolato di ferro quadrato. Mediante l’analisi dell’immensa collezione di Flan si può dedurre il bisogno di Flavin di fare arte per conoscere l’emotività dell’uomo.
Light art d’ispirazione poetica
Da questi neon non si libera solo un flusso di elettroni ma si sprigiona una forza vitale e questa ha ispirato i miei versi.
Flavin, Varese corrridor, Villa Panza 1987
Come un colore
diffuso seppur intenso,
ma materiale,
sa far vibrare l’essere,
così la luce pura
irrompe in uno spazio vivo
e traccia un nuovo vano
per il brillante pensiero.
Katia Catalano