L’estate è pop con Takashi Murakami da Deodato Arte
di Michela Ongaretti
Dal 29 giugno e per tutta l’estate chi resta in città può rinfrescarsi d’arte presso la galleria Deodato Arte in via Marta 6. Tutta la leggerezza della Pop Art del Sol Levante nella mostra “TAKASHI MURAKAMI: un Otaku Superdeep”, a cura di Christian Gangitano.
Takashi Murakami, Purple Flowers in a Bouquet, stampa a tecnica mista, 300 esemplari, firmato e numerato, 2010
Siamo già stati contagiati una volta dalla vitalità della mostra Japan Pop nello stesso spazio in primavera, ora dopo l’equinozio l’attenzione è rivolta al più influente e celebre tra gli artisti nipponici, massimo rappresentante della cultura giapponese odierna secondo il TIME. Murakami è il principale esponente della Pop Art giapponese contemporanea: ha saputo creare un linguaggio ed un’estetica nuova, attingendo dalla fine degli anni ottanta all’iconografia e a simboli nazionali per formare le immagini e i pattern che formano il suo stile ormai inconfondibile.
Takashi Murakami, Jellyfish Eyes, litografia offset a colori, firmato e numerato, 300 esemplari, 2013
La mostra Otaku Superdeep comprende una selezione delle più suggestive litografie e stampe a tecnica mista create negli ultimi dieci anni. Vedremo circa trenta lavori con soggetti peculiari come gli iconici Flowers, con una spettacolare “palla” 3D, Mr. Dob o Kappa, ma potremo anche osservare opere più astratte che pur affondano le radici nella subcultura giapponese. Lo stretto rapporto con la cultura Otaku è poi evidenziato dalla presenza di alcuni Robot “mecha”.
Takashi Murakami, Flowerball 3D Goldfish Colors, tecnica mista, 300 esemplari, firmato e numerato, 2010
Dal Sol levante accompagnano l’esposizione altri giovani artisti afferenti al pop contemporaneo: Tomoko Nagao, protagonista della Micropop Art ora presente nella mostra collettiva “Botticelli Reimagined” al Victoria and Albert Museum, Hiroyuki Takahashi, molto noto a Tokyo. Ancora Hikari Shimodacon il suo Pop Surrealismo celebre invece sulla West Coast americana; e la fotografa Hitomi Maehashi.
La produzione di Murakami nasce e cresce nella sua personale estetica Superflat che mescola riferimenti ai manga e alle anime giapponesi, navigando nella cultura Otaku per parlarci con un linguaggio naif, coloratissimo e che pare dar vita a personaggi anche dagli oggetti e dalle forme, queste figure sembra sempre che sappiano di essere osservate ed esibiscono con un sorriso, una risata o uno sguardo la loro presenza animata. L’estetica Superflat, coinvolge simboli appartenenti alla cultura e alla subcultura giapponese, per rompere definitivamente la barriera tra l’arte “high” per i danarosi collezionisti e quella “low” costituita da oggetti prodotti in serie e quindi destinati al consumo di massa.
Takashi Murakami, Gemini Nebula, tecnica mista su carta, 300 esemplari, firmato e numerato, 2010
Chi si affaccia al Pop giapponese per la prima volta si domanderà in cosa consista la sub-cultura Otaku nella quale Murakami si identifica: si riferisce all’universo di collezionisti quasi fanatici attivi dagli anni ottanta in poi, accomunati dalla passione per i manga e le anime (animazioni giapponesi), fino a gadget di ogni tipo sul tema. A Tokyo esiste persino una via ad essa dedicata nel quartiere di Akihabara.
L’estetica Superdeep caratterizza l’ultima fase del lavoro di Takeschi Murakami, quella che vedremo in mostra. Il curatore e nipponista Christian Gangitano spiega che si sviluppa da quella Superflat dopo il terremoto e lo tsunami che colpì il nord giapponese nel 2011: a seguito di questi eventi catastrofici si verifica un avvicinamento a tematiche legate all’ambiente e al progresso, secondo una visione salvifica e spirituale. Rende appunto più “profondo” il concetto di Superflat. “Una poetica e una cifra stilistica inconfondibili che per me e per molti artisti, operatori culturali e appassionati d’arte cresciuti tra la fine degli anni settanta e negli anni ottanta, rappresenta un punto di riferimento dell’arte e della cultura Pop internazionale”, insiste Gangitano. Si aggiunga il rapporto con le stampe del periodo Edo “Ukyo-e” e con le più raffinate tecniche di stampa, e capiamo la portata di questa corrente artistica, di cui possiamo ammirare pezzi importanti in via Santa Marta.
Takashi Murakami, And Then Kappa, tecnica mista, 300 esemplari, firmato e numerato, 2006
Durante l’inaugurazione potrete saperne di più grazie alla presenza del curatore che presenterà la mostra con un breve focus su questi argomenti e sull’innovativa factory Kaikai Kiki di Murakami, ispirata da quella di Warhol. In comune con la prima Pop Art il giapponese ha quella poliedricità che gli ha permesso di fare entrare la sua creatività in vari livelli di mercato “rendendo così la Pop Art un prodotto del commercio di massa”.
Tomoko Nagao, Narcissus new brand, vectorial art, 2014/2016
La mescolanza dell’arte tradizionale con l’immaginario feticista, soprattutto Otaku, e consumistico della società di massa e di tutta la cultura e subculture del paese d’origine, ha fatto scuola e Murakami è oggi ritenuto capostipite e “padre spirituale” di una nuova generazione di artisti giapponesi, come quelli in mostra. Si veda in particolare l’opera di Tomoko Nagao “Narcissus new brand”, dove il mito di Narciso è accostato all’utilizzo del brand sul packaging di ogni prodotto, da quello sullo scaffale del supermercato a quello nelle gigantografie pubblicitarie. Così come Narciso è ingannato dal riflesso della propria immagine e dal desiderio di unirsi a lei, alla stesso modo noi siamo ingannati dall’identificazione di un bisogno indotto dalla globalizzazione e dal consumo di massa. Qui ben vediamo come comunicazione, marketing ed arte non sono più separati da barriere, in linea con la poetica del maestro Murakami.
Michela Ongaretti