Dalì al cinema con La ricerca dell’Immortalità
il docufilm sulla vita d’arte del grande pittore spagnolo inaugura la nuova stagione del ciclo La Grande Arte
Dalì è uno degli artisti più noti del Novecento. Entusiasta della vita e della propria arte, rivoluzionario nel linguaggio fantasioso, provocatorio ed esibizionista fino alla fine dei suoi giorni.
Non smette di far parlare di sé anche quando si celebra l’anniversario della sua morte. Il 24, 25, 26 settembre esce infatti nelle sale il docufilm Alla ricerca dell’immortalità di David Pujol. E’ prodotto dalla Fondazione Gala-Salvador Dalí e realizzato da DocDoc Films. Uno sguardo sulla sua vita, le sue opere, e i luoghi che cullarono entrambe nel loro evolversi.
L’anniversario di un genio
Ad inizio 2019 saranno passati trent’anni dalla scomparsa di Salvador Dalì (1904-1989), colui che costruì di sé stesso un personaggio eccentrico e indissolubilmente legato alla sua arte, un’opera d’arte vivente. Il film evento vuole essere l’occasione di conoscere da vicino l’uomo, il pittore e gli spazi creati per poter continuare a stupire il pubblico oltre la vita terrena, come un’eredità materiale e pubblica di una visione geniale, e di un percorso disciplinare complesso nella sua originalità.
Dalì. Tour dei suoi luoghi dall’adesione al Surrealismo
Il film del regista David Pujol ci guida attraverso un viaggio nei tempi e nei luoghi delle maggiori imprese artistiche di Dalì, accompagnate dalla sua musa, moglie e collaboratrice Gala. Il racconto è coadiuvato da Montse Aguer Teixidor, Direttrice del Museo Dalí, e Jordi Artigas, Coordinatore delle Case Museo Dalí.
Questo percorso intenso inizia nel 1929, anno cruciale in quanto vede l’adesione di Salvador Dalì al gruppo dei Surrealisti. Suo padre non accettò quello che venne visto come un cambiamento drastico, al punto da allontanare il figlio dal luogo dove trascorreva ogni estate con la famiglia, Cadaqués.
Sempre nel 29 incontra Gala che al contrario comprende il suo talento e il suo bisogno di esprimere le sue ossessioni. Diventa la sua musa inseparabile, che lo accompagnerà nella sperimentazione dei piaceri pur sapendolo riportare alla realtà e all’equilibrio necessario.
Portlligat
La geografia di vita e d’arte accompagna eventi e incontri anche inediti, e si concentra in seguito sull’”officina” di casa a Portlligat: dalle sue finestre sempre più grandi per i progressivi ampliamenti dell’edificio, si osservano i colori dei paesaggi catalani entrati a tutti gli effetti nei dipinti di Dalí. In origine la casa era costituita da una stanza di appena 22 metri quadri, e la conoscenza della proprietaria influenzò la mente immaginifica dell’artista. Si chiamava Lidia ed era ai suoi occhi una figura di “follia plastica” e “cerebro paranoica”.
L’edificio si trasforma negli anni in una casa studio gigantesca, il luogo ideale per il personaggio Dalì e il suo entourage di artisti, personaggi pubblici e giornalisti.
Figueres e il Museo Teatro Dalì
Attraverso il racconto cinematografico si arriva poi alla città natale Figueres, un caposaldo tra i luoghi vissuti nella dedizione alla creazione e all’eccentricità. E’ qui che l’artista crea il museo-teatro Dalí, suo testamento artistico. Un progetto di grandi dimensioni che rimane ai posteri con la sacralità di un santuario della pittura di Dalì. Opere monumentali in un’architettura imponente, che vedremo nelle diverse fasi costruttive.
Nella Torre Galatea dell’edificio Dalí decide di trascorrere gli ultimi anni della sua vita. In una dimensione più intima, o forse più paranoica, concentrato sugli studi per “comprendere il caos”, o perlomeno proporre una personale risposta dell’agognato segreto dell’immortalità.
Púbol
Ancora passiamo da Púbol, luogo che intende ripristinare l’intima dimensione di Portlligat, ma nel nuovo intento dell’artista il simbolo dell’amor cortese idealizzato per Gala. Era un castello donato alla donna perché come in un tempo cavalleresco lei vi si potesse precludere al mondo e lui debba corteggiarla per raggiungerla, luogo immacolato al quale Dalì possa accedere solo su invito scritto della stessa Gala.
Parigi e New York
Il coinvolgimento nel movimento surrealista, la cui esperienza viene definita “anarchica” in un’intervista del 1959, porta Dalí ad uscire dal campo disciplinare pittorico. Ad esempio produsse ed interpretò insieme a Luis Buñuel il film Un Chien Andalou, girato a Parigi. La capitale della Francia e del surrealismo, e la New York moderna e simbolo di speranza e risurrezione, sono altre due presenze forti in Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità. Il film evento intende ripercorrere le tappe di un artista mai sazio di ricerca, per entrare nella mente creativa tormentata e visionaria di colui che scrisse di sé : “La modestia non è la mia specialità”.
L’eredità del Novecento
Il pittore fu un personaggio che si può odiare o amare, ma che non si può dire non abbia senza sosta portato avanti la sua esistenza indissolubilmente alla sua ricerca pittorica.
A parte l’aneddotica sicuramente divertente, l’artista è stato importante per la sua influenza culturale su diverse discipline nel ventesimo secolo, in particolare nel periodo tra le due guerre. Alfred Hitchcock lo considerava “il miglior uomo in grado di rappresentare i sogni” e replicare il mondo del subconscio.
Dalì con la sua opera originale ed eccentrica, e, cosa che pochi considerano, grande studioso dei maestri del passato come Raffaello, è entrato nella schiera dei grandi del Novecento. Forse galvanizzato da quella spinta in più data dal desiderio di riscattare la morte di un fratello, che lo portò ad essere eccessivo e a “godere sconfinatamente ogni singolo istante della mia vita”.
Michela Ongaretti
Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità, per maggiori informazioni sul film e sull’uscita nelle sale consultare www.nexodigital.it
La Grande Arte al Cinema è un progetto originale esclusivo di Nexo Digital. Per la stagione 2018 è distribuito con i media partner Radio Capital, Sky Arte e MYmovies.it.