Jenny Saville a Firenze. La narrazione al femminile, in dialogo con i grandi

by Michela Ongaretti
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Fulcrum. Jenny Saville-artscore.it

Era già nota da molti anni, ma è arrivata alla ribalta internazionale quando l’opera Propped, del 1992, è stata battuta all’asta da Sotheby’s per una cifra stratosferica. Jenny Saville nel 2018 è entrata nella “hall of fame” dell’arte contemporanea come l’artista donna più quotata tra i viventi.

Davanti ai suoi dipinti si è guidati in un percorso visivo che si sviluppa attraverso la materia pittorica. In questo territorio dove il concetto è intrinseco alla sostanza di cui è fatta la poetica dell’artista, alle tracce del pennello e al colore della carne che materializzano una o più figure, non c’è bisogno dell’etichetta del concettuale.

Jenny Saville a Firenze, installation view al Museo Novecento- artscore.it
Jenny Saville a Firenze, installation view con Prisma. ©Ela Bialkowska- OKNOstudio
Una mostra diffusa a Firenze

Oggi Jenny Saville è in mostra a Firenze con oltre venti ritratti della sua ultima ricerca. Un’esposizione diffusa in diverse sedi, dal Museo Novecento, al Museo degli Innocenti e Museo di Casa Buonarroti, fino al 27 febbraio. Si potranno visitare fino al 20 le opere custodite al Museo di Palazzo Vecchio e al Museo dell’Opera del Duomo. Il progetto espositivo è ideato e curato da Sergio Risaliti.

Emerge dal percorso di visita il dialogo serrato con i maestri del Rinascimento italiano, soprattutto con i capolavori di Michelangelo. La misura monumentale dei dipinti è in affinità con le anatomie di quest’ultimo, ed è anche tratto distintivo del linguaggio figurativo della Saville fin dai primi anni della sua carriera. Identifica inoltre l’artista una ricerca serrata sul corpo, sulle carni femminili, sulla nudità mutilata o schiacciata dal peso esistenziale.

The Mothers. Saville in mostra a Firenze
The Mothers©Jenny Saville. Ph. Mike Bruce. Collezione Lisa e Steven Tananbaum, courtesy l’artista e Gagosian
Liberamente fragile

Mi tornano alla mente le parole di Gastone Favero su Campigli, espresse in un documentario RAI del 1969. Anche Campigli è un grande narratore della figura femminile nello spazio, solo che se le sue donne ispirate all’antico sono fuori dal tempo, mentre quelle di Jenny Saville, pur nei riferimenti alla tradizione, sono calate nella vita e nel linguaggio contemporaneo. La narrazione della pittrice inglese non è nemmeno “ un eden popolato da regine e semidee offerte alla venerazione di un mondo estatico”, è la visione di una femminilità che si confronta con la propria libera fragilità, nel mondo d’oggi.

Fulcrum. Jenny Saville-artscore.it
Fulcrum, 1999. ©Jenny Saville. Collezione privata. Courtesy Gagosian

Inoltre a differenza di Campigli che disegnava soprattutto con la pittura, Saville realizza disegni che “restano” l’opera, al cui tratto dinamico, morbido e aggressivo al contempo l’artista lascia spazio, ed espone come opere autonome. Il colore però non viene dimenticato ma integrato al carboncino, creando un’impressione mobile tra densità cromatiche e aperture lineari, anche grazie allo sdoppiamento temporale e formale del soggetto.

Ciò che accomuna i due pittori è senz’altro quel senso pittoriale che scatena e fa avanzare una narrazione solo attraverso colore e iconografie. Quelle dell’inglese non appartengono solo all’antico del Rinascimento, ma alla lunga tradizione pittorica europea, convivono in rapporto dialettico col modernismo di Willem de Kooning e Cy Twombly e con la ritrattistica di Pablo Picasso e Francis Bacon.

Study for Pentimenti III
Study for Pentimenti III (sinopia) © Jenny Saville. Ph. Mike Bruce. Collezione privata. Courtesy dell’artista e di Gagosian
Figurativa alla quintessenza

Prima di inoltrarci in un rapido tour delle sale del Museo Novecento e delle altre istituzioni desidero portare ai lettori alcuni spunti esegetici sul lavoro dell’artista, estrapolati da una video intervista rilasciata per National Galleries of Scotland nel 2018. Sono tuttora validi per comprendere e avventurarsi tra le nuove icone fiorentine dell’universo Saville. Afferma: “Sono figurativa alla quintessenza”. La sua pittura materica è “radicata sulla figurazione che in realtà forse non è figurazione ma creazione di immagini”. Anche se all’inizio del lavoro appare più un disegno astratto, dalla lavorazione con molto colore il suo “istinto animale”  è quello che va oltre alla sensazione, per approcciarsi ad una pennellata che non tanto ricrei una sensazione ma costruisca un’immagine comunicativa.

Le opere di Jenny Saville nel Museo di Casa Buonarroti
Museo di Casa Buonarroti © Jenny Saville. Ph. Sebastiano Pellion di Persano. Courtesy Gagosian
Una pittura oggettiva e soggettiva

Nelle pieghe della anatomia ma ancor più nella pastosità del colore e sulle veloci tracce di pennello, il viaggio della pittura di Jenny Saville porta ad una visione ravvicinata dell’epidermide. L’artista dice che non avrebbe potuto dipingere la carne se non avesse attraversato l ‘esperienza della maternità, del parto, con la consapevolezza che  “e’ l’accettazione della mia natura credo, che mi mantiene figurativa”. 

Non è solo questo: il suo orizzonte visivo si è arricchito di tanti stimoli che comprendono l’interesse per l’arte astratta, con la curiosità che contraddistingue l’infante e la consapevolezza che la pluriennale pratica di una pittura può portare alla dissoluzione della forma. L’ammirazione per il tardo Monet e ancor più l’ultimo Tiziano, che con un pennello madido rendono la materia un racconto cromatico di luci e ombre, va verso la ricerca che dissolve la pittura, che decostruisce la forma. I due pittori anziani e ipovedenti vivono un contatto tattile con il colore e la sua corposa presenza sulla tela: mi piace pensare che a questo punto della Storia chi vede interiormente il soggetto femminile non ne faccia una questione personale, che accanto ad alcune composizioni con figure “ autoritratte” ci sia la stessa attenzione per il diverso (da sé) dei maestri del passato.

Saville racconta in maniera spregiudicata il corpo attraverso il corpo, senza bisogno di richiamare claim dell’ultima ora come il #bodypositiv, ma interiorizzando una visione, come quella del mistero degli occhi in cerca di luce di Rosetta.

Jenny Saville al Museo del Novecento a Firenze- artscore.it
Rosetta II nell’ex Chiesa dello Spedale. Ph. © Ela Bialkowska-OKNO studio
Museo Novecento, Chiesa dello Spedale, Palazzo Vecchio

Nelle sale del Museo Novecento vediamo una numerosa serie di dipinti e disegni, circa un centinaio di opere di medio e grande formato, dagli inizi degli anni Duemila fino a questi ultimi mesi.

All’interno della ex chiesa dello Spedale troviamo invece il ritratto monumentale di Rosetta II (2000-06), visibile giorno e notte. Rosetta è una giovane donna cieca conosciuta dall’artista e ritratta come un cantore o come mistica in estatica concentrazione. Qui si nota il dialogo con il Crocifisso ligneo di Giotto sospeso al centro della navata di Santa Maria Novella, fortemente ricercato dal direttore del museo. Nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio troviamo esposta l’opera monumentale più rilevante, Fulcrum (1998-99), che consacrò l’artista definitivamente con la prima mostra personale, Jenny Saville: Territories alla Gagosian Gallery nel 1999.

Prism, opera di Jenny Saville al Museo Novecento. artscore.it
Prism, ©Jenny Saville. Ph. Prudence Cuming Associates. Collezione privata. Courtesy Gagosian
Museo dell’opera del Duomo, Museo degli Innocenti

Le opere e le iconografie di Michelangelo rinascono nella visione di Jenny Saville. E’ un confronto monumentale che tocca il culmine al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze. Nella sala che conserva la Pietà Bandini, a quest’opera tra le ultime del Buonarroti è accostato un disegno di grande formato che la pittrice ha realizzato due anni fa dopo un sopralluogo nella città  toscana.

Ancora un richiamo dal Rinascimento ha portato alla realizzazione dei dipinti al Museo degli Innocenti. The mothers (2011), dipinto di grande formato di Saville sarà ha accanto una Madonna col Bambino di Luca della Robbia e la Madonna col Bambino e un angelo di Botticelli. Sempre nell’edificio possiamo osservare una diversa versione della Pietà sotto forma di disegno, Byzantium del 2018. Sono in scena l’infanzia e la maternità nel rispetto del genius loci dell’”ospedale” progettato nel XV secolo dal Brunelleschi, luogo d’accoglienza per i bambini abbandonati, che continua a tutelare i i diritti dell’infanzia. 

Aleppo di Jenny Saville- artscore.it
Aleppo ©Jenny Saville. Ph. Lucy Dawkins. National Galleries of Scotland. Collezione dell’artista. Courtesy Gagosian
Casa Buonarroti

Andando a ritroso nei luoghi di Michelangelo tocchiamo casa Buonarroti. Nella dimora che custodisce le memorie giovanili del genio tra due secoli, vengono scelti i maturi e rari disegni e bozzetti realizzati tra il 1517 e il 1520. Si confrontano ancor auna volta con il carboncino di Jenny Saville con  Study for Pietà I (2021) e Mother and Child Study II (2009) , completando il percorso con i dipinti Aleppo (2017-18) e Compass (2013), le tematiche legate alla contemporaneità dell’iconografia in un contesto di dramma umanitario.

Tra le pieni e i vuoti della carne si espande e si cela il senso della Bellezza di Jenny Saville, senza bisogno di cercare modelli estetici, come immagine di una narrazione femminile vissuta da dentro e da fuori, e finora quasi poco esplorata.

Michela Ongaretti

Qui per maggiori informazioni sull’esposizione

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