Madelon Vriesendorp. Nei suoi disegni la Libertà ha il volto di donna

by Marta Russo
0 comment
Madelon Vrisendorpa Londra
Madelon Vriesendorp – una donna coraggiosa seppur riservata, un’artista poliedrica seppur sempre delicata.

Alla cerimonia per il Premio Ada Louise Huxtable nel 2018 si aggiudica l’Architectural Review, che celebra il lavoro di coloro che hanno contribuito significativamente alla cultura dell’architettura. Madelon Vriesendorp con eleganza si alza, accetta il riconoscimento e ringrazia, ma pronuncia queste ermetiche e rivoluzionarie parole: “Per tutte le donne escluse dal copione”.

Madelon Vriesendorp
Madelon Vriesendorp. Ph. Jo Bridges

Forse le sarebbe piaciuto alzare il braccio per festeggiare quel faticoso passo in avanti, innalzandolo come una fiaccola sempre accesa, invece è rimasta composta e gentile, chiusa nei suoi più sinceri pensieri e noncurante degli sguardi di chi la osservava per la prima volta. A distanza di tempo Madelon Vriesendorp, definisce scherzosamente quel premio “divertente e ridicolo”, non per sminuirne l’importanza, ma per alleggerire il peso di tutta la battaglia pazientemente intrapresa per sentirsi riconosciuta. 

Auto-immolazione. 1975, Madelon Vriesendorp di
Madelon Vriesendorp Auto-immolazione. 1975. Courtesy Architectural Association
Ad oggi la sua figura è ancora erroneamente correlata solo alla fondazione dell’OMA, l’Office for Metropolitan Architecture; eppure, quando lei ha dato i suoi primi importanti contribuiti artistici, questo studio ancora non era nato.

Occorre dunque riavvolgere le lancette della storia per poter comprendere l’excursus di questa poliedrica artista – impegnata nel mondo grafico-pittorico, quello dei costumi per palcoscenico e persino nella creazione di gioielli e sculture – per intuire il suo ruolo nevralgico nell’aver congiunto, con grande intelligenza, poesia e creatività il mondo della pittura e quello dell’architettura, dando un’anima e un volto a ciò che era considerato semplicemente funzionale.

Room for Thought. Vriesendorp e Charlie Koolhaas a Losanna
Madelon Vriesendorp e Charlie Koolhaas, Room for Thought, Lucy Mackintosh Gallery a Losanna

Le lancette dell’orologio tornano al 1971, per la giovane olandese è un anno di svolta a New York , la metropoli febbricitante scelta come nuova sede lavorativa, dopo un’esistenza trascorsa nella città natale di Rotterdam e gli spostamenti nel Regno Unito. Qui Madelon Vriesendorp, allora ventiseienne, si ritrova a riflettere per la prima volta sul concetto di Libertà, intesa però in senso negativo; una chiave di lettura creata dall’uomo che in quegli anni, oltre che essere complice e grande fonte d’ispirazione, è stato anche l’amore della sua vita. E’ Rem Koolhaas, il ribelle architetto capace di far tremare tutta New York, per poi rinnovarla con un nuovo postmodernismo. 

Schizzi di animazione per Flagrant Délit, 1975
Madelon Vriesendorp, Schizzi di animazione per Flagrant Délit
Nella Grande Mela, insieme al marito e all’amico Elia Zenghelis, collabora al progetto di Exodus o i Prigionieri volontari dell’Architettura, partecipando da subito alla componente illustrativa. 

Un progetto in cui i due architetti sollevano problemi sulla struttura e sulla concezione generale dell’architettura, intesa come dimora dell’uomo, immaginando degli ipotetici e fantastici luoghi abitativi della società futura, che si ispirano ai lavori approfonditi in Italia su questi temi dallo studio fiorentino Archizoom. Nella mente della giovane artista l’interrogativo sulla Libertà si fa così strada, come un atavico tarlo creativo. Non era altro che l’inconsapevole inizio di un percorso lungo tutta una vita.

Una casa, 1975. Courtesy Architectural Association
Madelon Vriesendorp. Una casa, 1975. Courtesy Architectural Association

Le opere per cui Madelon Vriesendorp è più conosciuta sono legate alla pubblicazione di quello che è considerato il caposaldo teorico dell’architettura contemporanea, Delirious New York di Koolhaas, un romanzo che funge da manifesto retroattivo. Tali lavori da un lato sono stati usati come delicate metafore degli enunciati dell’amato, ma dall’altro hanno una loro piena e legittima autonomia, perché in essi si cela, al di sotto della storia sull’evoluzione dei grattacieli che animano la city, una sottotraccia più intima e privata che desidera lasciare ai posteri il racconto dell’autodeterminazione di una donna forte e libera.

L’archetipo da cui deriva l’intuizione creativa di Madelon Vriesendorp è la raffigurazione di una signora, la Signora Caligari, che sceglie come personaggio che apre la sua serie freudiana New York (1972-1975)
Estasi della Signora Caligari, Vriesendorp
Vriesendorp, Estasi della Signora Caligari, 1973

Ne rappresenta l’estasi, giocando di conseguenza con i rimandi di tale immagine presenti nella storia dell’arte. Senza nascondere il suo languore, una donna giace fra i grattacieli della metropoli avvolta in un lenzuolo blu, che manca di coprirle i seni. È assorta, ma è consapevole del proprio ruolo. A sinistra dell’opera compare una falce di luna, dettaglio della poetica dell’artista che simboleggia la forza rigeneratrice femminile. 

Poggia inconsapevolmente la mano su un frammento di ghiaccio; ai suoi piedi invece appaiono delle architetture più modeste che contrastano con quelle a cui lei stessa è abbracciata. Il suo cognome ricorda il personaggio di un film di Robert Wiene, un individuo ambiguo che tiene sotto ipnosi un sonnambulo che sarebbe in grado di predire il futuro se svegliato. Quale futuro dunque? Quello di una città e di un suo modo di vivere ritmicamente frenetico, predetto dalla voce di una donna.

Sogno di libertà, opera di Vriesendorp del 19741974
Madelon Vriesendorp. Sogno di libertà, 1974
La sua identità umana lascia poi posto a quella del simbolo della capitale, la grande donna di pietra: la Statua della Libertà, che veglia desta e in piedi sulla città, illuminandola con la sua fiaccola. 

Ingombrante, ma estremamente femminile con le sue gambe affusolate ed un volto grazioso, la Libertà si erge aggrappandosi ad un grattacielo che le fa da scudo. È in atto un cambiamento ed il ghiaccio invade la superficie del globo. Il cielo è attraversato da fulmini che sottolineano il presagio, ma di nuovo la luna la rasserena. La zona non ancora soggetta alla glaciazione rivela il suo riflesso in un emblema dell’architettura dell’antichità: un altro ibrido tra la pietra e una donna, la Sfinge. Le cuspidi di tre grattacieli perforano la fredda calotta, sancendo così l’inizio di una nuova era. Ecco che Manhattan sorge con vigore.

Apres L'amour. 1975. Courtesy Architectural Association
Madelon Vriesendorp, Apres L’amour, 1975. Courtesy Architectural Association
La volontà della Vriesendorp di umanizzare elementi architettonici deriva dalla passione per gli studi freudiani e dal mondo onirico promosso dal Surrealismo.

Sebbene la sua cifra grafica provenga da Saul Steinberg, maestro a cui ha certamente guardato, è a Dalì che deve la fase ideativa dei suoi lavori. Nella sua celebre autobiografia (di cui Madelon e Rem possedevano la prima copia) il pittore spagnolo illustra il suo metodo paranoico critico, parlando di una vita ciclica dei materiali e delle cose. Spronata da tale considerazione, la Vriesendorp continua la sua narrazione dedicandosi ai protagonisti dello skyline newyorkese.

A fare da fil rouge è ora l’elemento del letto, luogo importante per l’artista, in cui si dorme e si fa l’amore. Quel che inscena è proprio il momento successivo all’amore, il sonno di due grattacieli – l’Empire State Building ed il Chrysler – che, come due amanti, si addormentano insieme dopo la passione (testimoniata dal preservativo, miniatura di un dirigibile pubblicitario).

Freud Unlimited, 1975. Courtesy Architectural Association
Madelon Vriesendorp, Freud Unlimited, 1975. Courtesy Architectural Association
Cuore pulsante dell’evoluzione della favola di Manhattan, oltre che copertina di Delirious New York, è l’opera Flagrant Délit.

Apice della dolce poesia dell’artista, che allo stesso tempo incarna in una sola immagine tutta la teoria di Koolhaas, incentrata sul cambio di passo architettonico. La coppia è qui sorpresa da un terzo incomodo, il Rockefeller, che apre la porta ed illumina gli amanti assopiti. L’irruzione dell’intruso rappresenta la fine del primo Manhattanismo ed è stata tale interpretazione a (sotto)mettere definitivamente l’operato della Vriesendorp in mera relazione a quello del marito.

Un’ombra critica nasconde dunque la vera e autonoma espressività dell’artista, che emerge però da uno sguardo più accorto. In secondo piano da una grande finestra si scorgono i “figli” generati dalla coppia di grattacieli, che hanno come viso il ritratto dei loro costruttori. Tra loro è collocata la Libertà, che, come una Venere di Milo, cerca malinconica il proprio braccio.

Flagrant Délit, 1975, Vriesendorp- artscore.it
Madelon Vriesendorp, Flagrant Délit, 1975

Questo è collocato sul comodino nella stanza, come ad indicare la resistenza dell’artista nel non cedere alla perdita della propria cifra stilistica, sciolta secondo i più nella descrizione visiva degli avvenimenti architettonici. La Statua della Libertà si fa quindi potente alter ego dell’artista, tant’è che nella seconda versione del disegno, essa scompare e rimane solo l’esiguo quanto esaustivo dettaglio: il braccio che innalza la fiaccola sempre accesa. Una luce di speranza affinché non vi siano più donne fuori dal copione.

Marta Russo

Per sapere di più sul mondo dell’artista: https://www.madelonvriesendorp.com/

Madelon Vriesendorp, in mostra al S AM Swiss Architect Museum (2009)
Il mondo di Madelon Vriesendorp, in mostra al S AM Swiss Architect Museum (2009)

You may also like