#quadridamarciapiede è un progetto espositivo che prende vita nell’autunno del 2020, periodo in cui l’accesso a musei e gallerie d’arte poteva rivelarsi complicato. La città di Milano era di nuovo silente, anche nella zona centralissima delle Cinque Vie, ma una sorpresa accoglieva chi si trovava a passeggiare in via Gorani. Quella che un tempo era una minimale vetrina diventava scrigno per l’arte contemporanea italiana, con una predilizione per opere figurative realizzate negli ultimi anni.
L’iniziativa si è sviluppata da un’idea di Olimpia Rospigliosi, con la curatela di Bohdan Stupak, con una nuova rotazione su strada fino al 24 giugno.
Trovare tra palazzi nobiliari e resti dell’antica Milano romana un luogo inaspettato dedicato alla pittura è un pò come incontrare una santella in un sentiero boschivo. Un’apparizione che pare rivolgersi, o persino cercare, il suo spettatore. In seguito il cittadino o il turista può volontaramente addentrarsi nella maglia a ragnatela delle vie del centro storico, come quando riconosce uno scorcio pittoresco o un murale degno di nota, ed è desideroso di segnalarlo. Insomma #quadridamarciapiede esaudisce il desiderio di una fruizione d’arte per un pubblico eterogeneo, che a qualunque ora del giorno possa fermarsi per pochi minuti o molto più tempo.
#quadridamarciapiede prevede per la seconda edizione l’esposizione di dieci opere pittoriche, per undici giorni ciascuna, quasi una collezione (d’arte) primaverile ed estiva.
Come un corollario di arte urbana, dallo stile forse più solenne, ha avvicinato i curiosi e gli affezionati alla pittura con i lavori di Samantha Torrisi dal 7 al 17 marzo, Giuseppe Sciortino dal 18 al 28 marzo, Maurizio L’Altrella dal 29 marzo all’8 aprile, Riccardo Paternò Castello dal 9 al 19 aprile, Carlo Alberto Rastelli dal 20 al 30 aprile, Dario Nanì dal primo all’11 maggio.
La mia prima volta in via Gorani 8/a, nella quale l’opera esposta mi ha “scoperto” visitatore, è stata con La correttrice di bozze di Giuseppe Sciortino.
Il dipinto ben rappresenta la cifra stilistica del’artista sciciliano, l’impassibilità, come scrive Bohdan Stupak in un suo testo. “Ciò che salta subito all’occhio nel lavoro del giovane artista siciliano, è infatti come egli sia imperturbabile rispetto alle velleitarie consuetudini della società che lo circonda. Refrattario all’egocentrismo caotico e approssimativo, alla bulimia del consenso facile, all’esibizionismo ridondante e fine a sé stesso. Sciortino è fedele ad un metodo antico, dipinge quadri piccoli, fermi, silenziosi, con una tecnica ammirevole, paziente e minuziosissima, prestando un’attenzione quasi maniacale ai dettagli”.
Il pittore ricorda tra i suoi riferimenti il Realismo Esistenziale, in particolare nella declinazione di Gianfranco Ferroni: le due ricerche sono accomunate dalla dedizione alla realtà del quotidiano e dall’amore per i suoi particolari. Mara, storica dell’arte e correttrice di bozze appunto, ha preso per alcuni anni lezioni dall’artista e ogni incontro è stato occasione di scambi culturali profondi. Non parliamo di un ritratto convenzionale ma di un soggetto che abita un contesto, “una perfetta fusione funzionale e necessaria tra lei e l’ambiente che si è costruita attorno” come dichiara lo stesso Sciortino.
Sono tornata per un faccia a faccia con l’Innocenzo X di Riccardo Paternò Castello, incuriosita dallo stile misterioso dell’opera.
Con la traccia lieve e misteriosa mi fa pensare a quella della Sacra Sindone o ad una tela consunta dai secoli. Il soggetto tratto dall’originale dipinto di Velázquez è già di per sè icona della rilettura moderna grazie alla versione “terrificante” di Francis Bacon, nel quale l’iconografia dell’uomo di potere assume sembianze mostruose. Si legge attraverso il colore di Paternò la stessa ribellione alla tradizione, pure se accolta all’interno del proprio immaginario pittorico, per gran parte della sua ricerca. Il ritratto del Papa per mano del pittore di genio e…dell’estabilishment dell’epoca fu un’ossessione per Bacon; così appare anche agli occhi del visitatore di Quadridamarciapiede, ma secondo una logica opposta.
Questa versione di Innocenzo X fa parte infatti della nuova serie “Tabula Rasa”, nella quale l’artista italiano scarnifica la sua stessa disciplina, cerca un approccio mentale che ragiona sulla relazione tra assenza e presenza di disegno e colore. Non serve che il religioso urli per infestare il ricordo della Bellezza, del capolavoro senza tempo. C’è solo ciò che basta per far restare un’idea ripetuta nella memoria collettiva, come un’icona scolorita eppur viva, o una musica assordante che si sente in lontananza, flebile e continua.
Ci segue quello sguardo quasi cinematografico, con decisione incontra il nostro, facendoci sentire parte in causa della sua esistenza, evocata da pochi colpi di pennello. Se però è vero che nel 1650 il Papa esclamò “troppo vero!”, nel 2022 il ritratto cambierebbe il punto esclamativo in uno di interrogativo, sull’inganno della rappresentazione.
Chi passerà in questi giorni alla vetrina di Quadridamarciapiede, potrà osservare La Fontana delle Tette di Lorenzo Tonda.
L’artista racconta: “Il sindaco di Treviso il 19 Marzo del 2021 promise che una volta finita la pandemia la Fontana delle Tette sarebbe stata riattivata buttando vino per tutti. Mi sono immaginato che nel riprendere la sua funzione originaria la Fontana avrebbe fatto un balzo sulla conca a lei frontale, animandosi”. Nel dipinto ci sono quattro danzatori di fantasia, che si distinguono dalle statue del monumento per il vivido colore delle carni. Con la coreografia si rende omaggio alla figura femminile che getta del vino rosso dal suo seno sinistro, che a sua volta punisce il “sacrilego” sabotatore del rito gaudente, colpendolo in pieno viso. Prosegue: “La statua si anima perché idealmente sorella delle Parlanti romane. I quattro personaggi che l’attorniano tenendosi per mano sono altrettanti amici pittori che, liberatisi dei propri costumi, al caldo sole di luglio, improvvisano una buffa danza del vino”.
Il testo citato di Tonda faceva parte della descrizione per presentare il suo lavoro ad un’importante mostra del Bel Paese.
Infatti l’opera l’artista toscano dalle radici venete (Spinea) ha partecipato a “Veneto Felice” ad Asiago, in occasione dell’ edizione 2021 del premio “Eccellenti Pittori-Brazzale”, ideato da Camillo Langone. Il concorso nazionale è l’unico dedicato esclusivamente alla pittura e ad artisti viventi italiani, ed è sostenuto dal gruppo caseario vicentino Brazzale. Oltre alla ricerca squisitamente figurativa, che richiede una perizia disciplinare precisa basata sul disegno e sulla tradizione iconografica rinascimentale, La Fontana delle Tette riesce a trasmettere un tratto saliente del carattere veneto: lo spirito goliardico. In questo modo Tonda si lega al tema dell’esposizione a cura di Langone, portando nel quartiere delle Cinque Vie un assaggio dell’orgogliosa identità del nord-est italiano.
“Ho guardato al banchetto degli dei di Bellini/Tiziano (anch’essi veneti) per studiarne le atmosfere crepuscolari e i colori. Contemporaneamente ascoltavo The rite of spring di Stravinsky, per conferire al dipinto l’inquietudine di una natura che richiede di essere venerata prevalentemente nel momento della sua rinascita.
La Primavera si associa così alla riattivazione della fontana e al suo ripristino come fulcro centrale di diffusione di vita, rappresentata dall’acqua. In tanti mi sottolineano il fatto che la scultura sembra far zampillare sangue, associando i corpi nudi al fluido corporeo invece che al vino. Ma se vino fa sangue allora in esso si annida un potere della vita, quello di contagiare con spontaneità, giovialità e convivialità, elementi fondamentali che facciamo sempre più fatica a concederci dopo il flagello dello stato di emergenza”. Aggiungo solo che un riferimento intimo si annida tra le anatomie: la quinta figura distesa è il ritratto di un amico di Tonda, poeta morto di eccessi.
#quadridamarciapiede prevede fino all’estate nuovi incontri d’arte con le opere di Leo Ragno, dal 23 maggio al 2 giugno, di Giuseppe Vassallo dal 3 al 13 giugno. Ultima apparizione alle Cinque Vie sarà quella pittorica di Gianmarco Capraro, dal 14 al 24 giugno 2022
Michela Ongaretti
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