Quarantamila X. Alfredo Meschi è un artivista. Una persona che reinventa la propria arte, performativa, con uno slancio verso la rivendicazione dei diritti di chi non ne ha, in Italia e in tutto il mondo improntato al guadagno economico. Come lui ci sono tanti altri artisti internazionali che hanno unito l’arte all’attivismo, dedicando la loro attenzione a diverse tematiche. Per artscore.it la più scottante, che nel pensiero ampio include altre attivazioni, oggi sono i diritti del pianeta e dei suoi abitanti.
Quarantamila X
Ho sempre amato il numero 4. Non so perchè ma ho sempre pensato che fosse un destino, una premonizione. Non potevo immaginare che quel numero sarebbe tornato alla ribalta, e che quel numero non appartenesse a me, ma all’umanità intera. Nemmeno sapevo che moltiplicato per migliaia di volte potesse rappresentare la sofferenza pura, diversi tipi di oppressione e di sfruttamento, su larga scala e nelle diverse geografie mondiali.
Sul corpo del performer Alfredo Meschi ci sono 40.000 tatuaggi, quarantamila croci. Una vitale rappresentazione drammatica, che vuole essere una testimonianza dell’ingiustizia più che un grido contro di essa. Non esattamente un consiglio di comportamento ma l’invito ad una prassi quotidiana, non è un giudizio ad essere portato sotto i riflettori della performance: è la vita vera, la sua ricerca e il suo corpo sono l’immagine di tutti coloro che da lungo tempo sono fuori dalla narrazione ufficiale dei mezzi di comunicazione moderna. Di fronte a tutto ciò che è reale, non si può non ammettere che corrisponda al vero. I numeri sono tanto drammatici perchè reali, dichiarati da fonti attendibili, dunque veri.
La testimonianza dei tre regni
Il pensiero e l’azione dell’artivista si muovono lungo tre direttrici, tre macroaree di testimonianza su altrettante macro-oppressioni. Senza un ordine gerarchico troviamo il mondo animale, la vita del pianeta e quella dell’uomo.
Nel primo dei regni comunicanti Meschi si è letteralmente immerso, cresciuto in una famiglia di grandi pescatori subacquei, lo zio uscì come un supereroe per il nipotino su Topolino, con un record nazionale di apnea. Un imprinting al Mare dato dal padre e dallo zio che però cresce fuori dai personaggi, e arriva alla difesa incondizionata della sua biodiversità. Manifestare la propria espressione è una questione incontenibile, come è incontenibile l’osmosi tra i tre regni. Dal mare alla terra, quella che ha subito centinaia di anni di sfruttamento, senza considerare le generazioni successive. Un inno, non solo un lamento per tutte le forme di vita ridotte alla sofferenza o all’estinzione dall’american way of life estrattivista, e una resistente testimoninaza di tutte le forme di discriminazione e oppressione di umani tra umani.
Sulla pelle
Sulla sua persona Alfredo Meschi porta storie molto drammatiche, che tante persone non vorrebbero vedere o nemmeno immaginare. E’ un gesto estremo avere il corpo così tatuato perchè non è facile accettare uno schiaffo cocente in faccia al qualunquismo. Ed è anche di grande effetto scenico che la sua pelle e la sua arte si stacchino dalla quotidianità dei cittadini del mondo. “Ma l’arte non si scinde dalla vita di chi la produce” secondo il performer. “Per comprendere il messaggio delle quarantamila X il pubblico deve comprendere me”, come testimonianza della sofferenza attraverso un linguaggio corporeo che possa anche risultare violento. Atti di estremismo gestuale, con modalità sempre d’impatto per scuotere le coscienze.
Dal Manifesto
Meschi ha redatto un Manifesto che possa chiarire e rendere a tutti comprensibile il suo impegno. Sullo scritto si contano le morti in mare, gli animali uccisi ogni secondo nel mondo, la maggior parte abitante dei flutti; come pure le bottiglie di plastica che inquinano gli oceani. Ad ogni maledetto secondo.
Sulla terra sono ancora 40,000 le vittime di tossicodipendenza ogni anno negli Stati Uniti, Nello stesso le armi da fuoco hanno ucciso quarantamila persone, come pure quarantamila sono state le morti perincidenti automobilistici, e le anime suicide. Con la conclusione più inacettabile di questa lunga lista di oppressioni, la violenza sessuale si insinua nella vita di quarantamila bambini e bambine. Ogni maledetto anno.
Un bacio micro-rivoluzionario
Una catastrofe annunciata, e in corso, che porta nella tragedia ciò che è prezioso e straordinariamente bello. Se l’intera civilizzazione ha i giorni contati in quarantamila giorni, secondo i più autorevoli scienziati del XX secolo, quarantamila ora secondo Guy Mcpherson, la sesta estinzione di massa potrebbe arrivare nell’arco di una manciata di anni. Presto il pianeta che è casa per la vita da milioni di anni faticherà a contenere anche i più microscopici esseri viventi. Da questi microrganismi potrebbe crescere la rivalsa della biologia. Ancora quarantamila, ma stavolta per un bacio nel segno della micro-rivoluzione, “sull’orlo dell’estinzione rimane l’amore”. O come recitò Cyrano “l’infinito catturato nella breve visita dell’ape al fiore”. Quarantamila momenti di infinità secondo la teoria dell’eterno ritorno.
Futuro in prospettiva buddista
Disease X, performance raccontata come esempio di azione simbolica e manifesto nel manifesto, parla anche di inizio di una nuovo modo di vivere. Disease X è ambientata come tutte le performance di Meschi nel futuro, perché considera drasticamente compromessa la nostra civiltà, ma dopo la crisi globale o la fine della civilizzazione immagina il futuro in una prospettiva buddista.
“ Quel periodo storico, quella crisi globale, segnò la fine della civiltà, ma anche l’inizio di un nuovo stile di vita. Ecco perché in questo museo delle civiltà scomparse, insieme a tanti ritrovamenti, ancora oggi conserviamo la sua pelle.”
Secondo il buddismo sarebbe sciocco abbandonarsi alla disperazione. E’ meglio andare nella direzione opposta del nichilismo, ritrovarsi con la propria consapevolezza e lontani da essere osservati, portare liberamente fuori qualcosa che si ha dentro. Esattamente quello che è per Meschi uno degli obiettivi dell’arte, da sempre.
A quale specie apparteniamo?
Sempre secondo il pensiero dell’artivista, che riconosce il proprio messaggio schiettamente politico, si suggerisce un’osservazione diversa e una partecipazione alla vita intesa come biodiversità. Non c’è educazione a quest’ultima nel nostro presente, e nemmeno la consapevolezza della nostra specie, ossia noi umani addirittura non ci riconosciamo come scimmie. Da loro, dalla biologia senza condizionamenti etici dovremmo trovare l’esempio per cavarcela in qualunque difficoltà, per risolvere i problemi della comunità esattamente come farebbe il branco selvaggio. Non ci fidiamo a sufficienza della nostra biologia, che è l’unica cosa reale che abbiamo, senza sovrastrutture culturali e di pensiero indotto, dall’educazione e dalla narrazione (darwiniana) del progresso.
E’ abbastanza buffo pensare al passato in giacca e cravatta del performer, oggi che affida alle radici animali la salvezza dell’umanità. Come sempre conosciamo la destinazione dei nostri passi inquieti solo quando la vediamo da vicino. A proposito di bellezza nella resistenza all’estinzione ho scelto due immagini di un servizio fotografico a Meschi della fotografa Sara Meliti, tra i gorilla del disegnatore Giovanni Manzoni. Un gioco di espressioni e posture riflesse tra animali dai geni simili e dalle simili necessità.
MACRO X
“In the blink of an eye” ( www.intheblink.org ), si è tenuta al Macro di Roma nel novembre 2018, dopo due anni di ricerca che ha richiamato una community sempre più numerosa. Per l’occasione quel numero è stato diviso sulla pelle di tutti coloro che abbiano partecipato all’azione. L’artista nella grande sala disegnava sulle persone una o più X, successivamente venivano tatuate.
La community è composta da uomini e donne comuni, non per forza del mondo dell’arte, che dal Cile alla Crea del Sud hanno inoltrato i loro scatti con le X tatuate. Inoltre il fotografo Massimo Giovannini ha accompagnato con le sue immagini l’artivista per un tour ininterrotto in Europa, con l’obiettivo di raggiungere 4000 persone. Le prime 200 persone sono state superate al MACRO, dove in esposizione c’erano anche foto degli aderenti al progetto, proiettate live quelle che scattava live Giovannini.
Altre azioni partecipative
Altre performance di rilievo che segnalo sono By any medium necessary e Milk is murder, rispettivamente al MAAM, sempre a Roma. Al MAAM Meschi ha lasciato su richiesta del direttore una poster art in collezione permanente, mentre alla Kunstlerhaus di Dortmund l’artista scriveva ossessivamente alla parete la frase o titolo contro il maltrattamento dei bovini. La performance proseguiva con l’apparizione di una croce formata dalle parole, dalla cui sagoma si appendeva l’artivista per mostrare al termine la sua pelle nuda. E’ stata drammatizzata in occasione di un symposium, I wanna be your dog, su come l’arte contemporanea possa aiutare la liberazione animale.
Se condividiamo con Meschi il grande interrogativo sul perché del nostro naufragio, come specie, comprendiamo che non una sola sarà la risposta. Però forse il suo impegno attraverso l’ arte contemporanea riesce ad attivare una più vasta umanità restando un sussurro, un suggerimento o un invito ad una ricerca comune per la vita futura.
Michela Ongaretti