Semita Luminis riunisce in una mostra bipersonale la pittura di Maurizio L’Altrella e la scultura di Matteo Lucca. Il progetto curato dalla milanese Isorropia HomeGallery è accolto dalla Luisa Catucci Gallery. A Berlino fino al primo settembre 2020.
Semita Luminis
La locuzione latina Semita Luminis si traduce in “Sentiero della Luce” ed è un percorso tematico attraversato nella ricerca dei due autori in senso materiale e metafisico. Entrambi sono portatori, nelle loro opere, di un’energia connessa a filosofie misteriosofiche antiche, dove l’apparizione figurale ha una forte valore archetipico e simbolico. L’epifania del corpo, nell’iconografia mitologica o di una rappresentazione arcaica e ancestrale è la manifestazione di una coscienza e di una trasformazione esistenziale, nell’eterna e universale esperienza del ciclo della vita e della morte, della sessualità e della fecondità intese come pulsioni profonde e innate.
Questi elementi d’indagine non sono interessanti per gli artisti di Semita Luminis in quanto motori della soddisfazione di un bisogno fisiologico, piuttosto materializzano, mediante tecniche complementari, una profonda, insanabile e ciclica modificazione di stato che porta ad un’evoluzione della soggettività. Nel Semita Luminis la sensualità del corpo trascende la materia per governare l’intera esistenza.
Il Buio nella Luce
Il processo comprende l’oscurità, anche questa incastonata all’immagine materica e ai suoi significati reconditi, in una negazione di chiarore che è colma di energia silente, incompresa o persino nefasta in potenza di un dissolvimento contraddetto dalla risposta della luce. Quando questa luce appare rivela l’intera metamorfosi, accogliendo il buio nel processo, dimostrando il rapporto dialettico necessario tra gli opposti.
Maurizio L’Altrella
Ho in diverse occasioni posato lo sguardo sulla pittura di Maurizio L’Altrella. Su Artscore.it ho recensito una sua personale milanese da Rubin. Mi ha colpito per la fluidità del gesto “alla prima”, con cui riesce ad evocare più una visione onirica che realistica di figure sempre totemiche.
Qui per Semita Luminis quella scrittura mossa tocca la mitologia antica attraverso la rivisitazione di un maestro del passato, Rubens. Se le affinità col fiammingo appaiono evidenti per la scelta del soggetto, è degna di nota anche la vicinanza disciplinare, che in un artista contemporaneo porta in sé un concetto, una visione. L’estrema morbidezza della modulazione del colore, nella descrizione delle carni di Rubens, assume in L’Altrella una esasperazione simbolica, una costruzione della forma che nel definirsi si sfalda in un punto di luce, trasportando il soggetto su un piano metafisico e soprannaturale. Leda e il Cigno lottano per separarsi separarsi dall’individualità e unirsi, in un amplesso che è prima identitario che fisico. Questa rivelazione per metamorfosi è l’epifania di un soggetto psichico, nell’atto del cambiare pelle, o carne, per raggiungere uno stato dello spirito che resta misterioso perché in dissolvimento, in muta.
Bagliore dal profondo
La mitologia di L’Altrella punta all’inconscio, alla necessità di ricongiungere il demone innominato all’archetipo, l’oscuro recesso della mente alla bellezza classica, per come è sedimentata nella memoria dei capolavori del passato. Non a caso è stato citato Füssli nella affine materializzazione figurale di mostri interiori, non a caso vien di accostare il riferimento a Francis Bacon per la concitazione della pennellata che evidenzia un conflitto incontrollabile. Solo che il percorso di L’Altrella ingloba sempre due dimensioni, con una tavolozza buia che si accende sull’azione, che ammette un potenziale equilibrio, forse salvifico anche in Semita Luminis.
Matteo Lucca
Matteo Lucca affonda la sua ispirazione ancora più indietro nel tempo, con le sue sculture che appaiono quasi dei ritrovamenti archeologici di figure dimenticate e riemerse dal tempo e dalla memoria. Riaffiorare alla vista è riaffiorare alla coscienza, mediante un lavoro di costruzione che evidenzia la caducità della visione stessa. Ciò che il processo creativo offre all’osservatore è quel momento nel quale la materializzazione ha raggiunto la sua massima espressione, e volge alla sua cancellazione progressiva.
E’ un ciclo senza fine di eterna trasformazione che rende omaggio ad un effimero perdurante, nel ritorno dell’immagine e della sua perdita. Nel Semita Luminis di Lucca potremmo dire che tutto scorre come il Panta Rei di Eraclito ma è più vero che tutto ritorna, si manifesta eternamente e incessantemente come nella teoria di Nietzsche.
L’eccesso nel rituale di Creazione
La scelta di lavorare con il pane, mescolare farina acque e sale come dalla notte dei tempi, è riallacciarsi ad un’attività dell’uomo che continua un’esperienza ancestrale, e vitale: è la produzione di un manufatto che esprime la sua funzione nel momento in cui la forma si perde, per diventare nutrimento. Una forma che continuerà a riaffiorare dalla materia finchè l’uomo esisterà. Bruciare la superficie di una figura archetipica, volutamente lontana nello stile ma costante nella rappresentazione di una visione del sé, è moltiplicare all’eccesso una cottura, è accelerare spasmodicamente il processo del tempo. In questo modo l’immagine è deflagrante, sollecitata ad una rivelazione istantanea che esaspera ciò che è già successo da tempo numerose volte, per mostrare il suo destino.
Nella scultura di Semita Luminis colui che mescola gli ingredienti è il Creatore della perpetuazione umana, in rituale religioso messo in gioco dallo stesso riferimento iconografico all’arte etrusca delle tombe e dei rituali della morte. Ed è sintomatico che il trapasso religioso si associ alla vitalità sociale ed economica del pane, invece che alla riproposizione della terracotta. La morte è indissolubilmente legata alla vita, come il buio alla luce, per sempre.
Una dialettica eterna tra buio e luce
In questo Semita Luminis berlinese è nel buio che giacciono inerti i germi della trasformazione, attivati da urgenti richieste di luce mediante un’azione.
Per L’Altrella si manifestano nell’emersione della figura che migra dalla sua forma per ricercare un contatto, un incontro con una nuova forma e un nuovo spirito. La luce concentra su di sé l’attimo nel quale un’identità dà luogo ad una metamorfosi.
I kouros incendiati di Matteo Lucca contengono già in loro, a prima vista, un universo mutato e mutabile. Il buio e la luce sono in rapporto dialettico convivente sulla superficie scultorea. Si distingue la bruciatura sulla crosta del pane solo se accanto esiste una pur sottile zona cruda, ancora incolume dall’oscurità.
La luce è insita nel buio della storia ciclica di Lucca, mentre si trova sempre in prossimità di uno specchio dello spirito per L’Altrella.
Michela Ongaretti