Invitation to a Disaster da parte di Le Stazioni Contemporary Art. Artscore accetta.
L’invito non è a partecipare ad atti vandalici, anche se all’origine esiste una logica catartica, ma ad una mostra di arte contemporanea. Siamo entusiasti di poter promuovere questo evento fuori dal comune, dopo aver saputo la proroga delle sue visite guidate con il curatore Carlo Cinque, su appuntamento, fino alla fine del 2018.

Invitation to a Disaster. Matteo Montani, Piccolo paesaggio in cerca di grazia. Antonio Trimani, Ferita #72, courtesy Le Stazioni Contemporary Art
Dopo il tramonto in via Melchiorre Gioia
Per accedere bisogna aspettare il tramonto. Poi recarsi in via Melchiorre Gioia 135, suonare il citofono di un tranquillo palazzo residenziale e arrivare all’ottavo piano. Varcata la soglia entriamo in uno spazio che impone una sua perlustrazione anomala: a partire da una stanza buia dobbiamo passare attraverso delle spaccature nelle pareti per poterci avvicinare alle opere degli artisti Antonio Trimani e Matteo Montani.
Invitation to a Disaster con il suo allestimento site specific è la quindicesima “stazione” di un progetto itinerante ed internazionale, che qui si è fermato più del previsto per il suo successo di pubblico, con la sua formula visitor friendly del tour accompagnato.

Invitation too a disaster, Piccolo paesaggio in cerca di grazia. (da squarcio), courtesy le Stazioni Contemporary Art
Invitation to a disaster gallery
Metti una sera a Milano in Novembre, buia e piovosa, non per forza tempestosa, e l’invito ad una mostra. Non in una galleria privata ma in uno spazio privato, definibile home gallery solo perché si trova all’interno di un appartamento. Qui però non ci abita nessuno, perchè non ci sono divanetti o mobili domestici ad accoglierci ma un vero disastro che si rivela attraverso un percorso di buchi e spaccature .
Invitation to a disaster esibisce le macerie reali che metaforizzano quelle della memoria, con opere di pittura e videoarte a rappresentare possibili cicatrici, possibili rinascite attraverso una maturazione, una strada di crescita obbligata nella reazione ad un evento traumatico.
Sembra lo scenario di un mind game, un processo autoanalitico ed ipnotico offerto a tutti i visitatori mediante la visione degli artisti partecipanti, Antonio Trimani e Matteo Montani, insieme a quella curatore Carlo Cinque. Il gioco dell’arte si scioglie nell’atto finale, corrispondente all’ultima sala, rivelando la dimensione corale del progetto, quando dall’intonaco spruzzato d’acqua da Montani riemergono i volti della memoria della propria storia personale dei tre artefici.

Invitation to a Disaster. Matteo Montani Vanishing Painting, courtesy Le Stazioni Contemporary Art
Epilogo sotto le stelle
La porta di Invitation to a Disaster è ancora una volta solo interiore, perché usciti dall’appartamento si può proseguire la visita all’aperto, sotto le stelle. A questo punto la sensazione è labirintica, quando sembra di superare il senso del percorso, della visita, della mente e dello spazio fisico di un’esposizione. Salire quelle scale verso il tetto è desiderare fortemente un epilogo arioso, un’apertura che avvicina alla sensazioni di Dante e Virgilio al termine di ogni cantica della Divina Commedia, fuori da un regno assoluto per spostarsi in un contesto più conviviale. “Quindi uscimmo a riveder le stelle”, ricorda Marco Bazzini, curatore del catalogo insieme a Marco Tonelli che osserva come sia “difficile non uscirne toccati, rientrare nella normalità del traffico (…) senza riportare qualche frattura sulla pelle sensibile, per chi sa mettersi in ascolto”.

Invitation to a disaster, sul tetto con Terrestre di Matteo Montani e Stella Sonora di Antonio Trimani
Trauma e rigenerazione
E’ ancora il testo di Bazzini che suggerisce come “quelli che all’inizio e fuori di ogni metafora si presentano come dei tagli, traumi, sfregi si trasformano in una proficua dialettica tra l’offesa e la cura, il buio e la luce, l’interno e l’esterno, la grotta e il cielo stellato”. Le opere d’arte costituiscono una controparte organica dell’allestimento, a mio avviso non sono aperture ad un diverso universo, perché la fruizione è unica: la videoarte di Antonio Trimani con la pittura di Matteo Montani e l’appartamento “spoglio e offeso” sono due facce della stessa visita esperienziale, dove ad essere concettuale è l’intera operazione site specific.

Invitation to a disaster, Trimani e Montani, Senza Limiti e Mai salvo ancora salvo, courtesy Le Stazioni Contemporary Art
La struttura quasi scenica o teatrale mi fa pensare ad una matrioska di un’unica simbologia, uno spazio che contiene ferite a loro volta contenute nella videoarte di Trimani (è la luce delle sue opere a indicare il tragitto), che a sua volta porta nella matericità delle fenditure materiche nella pittura di Montani. Insomma in mostra ci sono le opere e c’è la mostra stessa, ma non esiste soluzione di continuità tra le due.
Certamente il risultato di questa ricerca porta verso ”una corale opera totale dall’indubbio carattere sinestetico”.
Pittura e videoarte
Si vede bene nelle opere quanto scrive Marco Tonelli parlando del “dialogo di lunga data quello tra Montani e Trimani, che a tratti sembra sovrapporsi in uno spazio in cui i trascoloranti paesaggi pittorici dell’uno sono evocati e rievocano quelli fantasmatici e digitali dell’altro”.
Il concetto di ferita è per i dipinti di Montani una smagliatura materica che lascia pensare ad un magma in fase di scioglimento, ma che contiene in sé e allude ad una sua possibile ricomposizione armonica, forse una fase di messa a fuoco di un paesaggio lontano, dalla visione e nella memoria.
I video di Trimani, a volte insinuati in vere e proprie spaccature del muro come per Ferita #72 portano a mondi osservati da vicino. E’ sempre viva una natura in evoluzione evocata dal passaggio di un elemento forte, costruttore o distruttore, come l’acqua o il fuoco, oppure nelle sovrapposizioni sui monitor di paesaggi reali che approdano all’idea di una realtà interiore, di una città onirica e concreta fatta di frammenti.

Invitation to a Disaster. Matteo Montani Linea di Massima, Antonio Trimani, Risveglio a Milano, courtesy Le Stazioni Contemporary Art
Nel Blu
Il percorso di Invitation to a Disaster inizia al buio quasi completo, rischiarati solo dal colore blu di un’installazione video, per rischiararsi sempre più, complici i toni più caldi delle opere, fino alla luce dell’ultima sala con una breve attesa per vedere il “vanishing painting” di Matteo Montani. E’ emblematico che si ritorni al colore blu quando appaiono le sagome delle persone ritratte, figure amate nelle vite del gruppo di Le Stazioni Contemporary Art, quel blu spirituale e contemplativo che prima o poi tornerà a sparire nell’asciugare: è anche nell’evaporazione il simbolo della presenza evocata, che resta nascosta nell’anima ma che l’arte può sublimare quando il ricordo supera il disastro, lo restituisce come fase di una rinascita.

Invitation to a Disaster, Antonio Trimani, Trittico (attraverso lo squarcio), courtesy Le Stazioni Contemporary Art
Arte sui tetti
Se saliamo alla terrazza sul tetto, after disaster, Montani e Trimani lavorano all’unisono. Realizzano un’installazione composta rispettivamente dalla scultura “Terrestre” e dall’installazione luminosa e sonora “Stella Sonora”.
La scultura antropomorfa guarda al cielo e unisce le mani come per raccogliere l’acqua piovana, e vista di giorno può essere in effetti bagnata per far emergere una texture di colate azzurre. Le stelle sono molto più vicine di quanto si pensa quando si accende la Stella Sonora che definisce nel buio una forma, riconduce a un’unità con il suo alone blu protettivo e vibrante nel pulviscolo della notte milanese, insieme e contro il rumore del traffico molti piani sotto e il paesaggio urbano circostante fatto di comignoli, antenne e un tunnel della ferrovia in lontananza.

Invitation to a disaster. Matteo Montani, Terrestre, courtesy Le Stazioni Contemporary Art
Per noi è un ulteriore segnale della dichiarazione di ricerca di ricostruzione psichica, Invitation to a Disaster affida all’arte in uno spazio chiuso (anche metaforicamente), la sua necessità di portarsi fuori, verso l’assoluto, attraverso un processo non eludibile.
Le Stazioni Contemporary Art
Le Stazioni di Carlo Cinque è un progetto intorno alle diverse arti contemporanee; sono eventi aperti e difficilmente definibili in un genere il cui senso si ritrova nel loro svolgimento piuttosto che nella loro forma. Sono tappe sempre diverse per un coinvolgimento in un’opera totale e nella più stimolante sperimentazione. Invitation to a Disaster è la Stazione #15.

Invitation to a Disaster. Carlo Cinque – Antonio Trimani – Matteo Montani, courtesy Le Stazioni Contemporary Art
Informazioni
Se volete partecipare ad una visita guidata è necessario prenotarsi scrivendo a info@lestazioni.com, oppure chiamando il numero +39 3889240447.
Per sapere di più su passati o futuri interventi Artscore vi invita a consultare il sito www.lestazioni.com
Michela Ongaretti