Durante la nostra trasferta a Bologna c’è stato anche il tempo per una peregrinazione nel centro cittadino, a caccia d’arte contemporanea. Erano aperte moltissime gallerie ma la rivelazione è stata presso la Libreria Esoterica Ibis di via Castiglione, un universo di cultura dedicato alla spiritualità, alla mitologia, alle scuole filosofiche di tutto il mondo e persino all’alchimia. E’ sicuramente parso luogo di elezione per i Lemures di Roberto Pagnani, che li espone fino al 7 febbraio, opere memori della mitologia romana, nel nome e nella poetica, declinati secondo un’estetica tutta contemporanea nella commistione di pittura, scultura e collage.
La mostra è stata inserita nel circuito di SetUp Plus, che ha previsto nell’ultimo weekend di Gennaio l’apertura nel centro storico di Bologna, di diversi luoghi dedicati all’arte contemporanea, in concomitanza di SetUp Contemporary Art fair e di Artefiera. E’ stato come un “fuorisalone” per usare un termine ben comprensibile a chi vive a Milano, che ha dato visibilità a chi tutto l’anno si dedica alla promozione culturale e artistica.
La Libreria Esoterica Ibis è uno di quei luoghi trasversali, come lo sono tutti i luoghi che trasudano enormi quantità di contenuti, dove spesso accanto ai libri sono accolte opere d’arte. Logicamente l’ospitalità degli scaffali è data a chi sia in grado di presentare manufatti dedicati ad un tema coerente ai misteri affidati alla carta, ed è quasi ipnotico scorrere i titoli sul dorso di questi libri, accanto a ciò che suggerisce analisi attinenti utilizzando un linguaggio diverso. L’arte contemporanea ha molti segreti da svelare o celare, spesso non usa parole (dipende, se pensiamo a Katia Dilella ad esempio lo fa eccome), e non sempre le immagini sono esplicative attraverso la figurazione, anzi direi che non sempre sono esplicative..Insomma in questo caso a parlare sono le forme, gli accostamenti con i colori che non nascondono le forme originate dal Tempo e dalla Natura, i materiali nella loro schietta esibizione arrivano al cuore nella mitologia dei Lemures.
Mi piace pensare che questo tipo di ricerca corrisponda in musica all’intento di non far sentire tutti insieme gli strumenti di un’orchestra, ma che durante il concerto si voglia presenziare con pochi elementi, come ad esempio pianoforte tromba e clarinetto. Questi concorrono alla sinfonia dell’insieme ma si possono percepire nella loro potenza espressiva singola.
I Lemures parlano dagli scaffali della libreria, e lo fanno con voci ancestrali, provenienti dai misteri della mitologia italica, ed è affascinante che si rivolgano a noi da questo luogo. Varcata la soglia si sente un’energia curiosa, enigmatica nei suoi molteplici contenuti spirituali ma allo stesso tempo molto accogliente, protettiva. Ogni visitatore si sentirà quasi uno scopritore delle sculture di Pagnani, in prima linea eppure nascoste, eccezion fatta dal primo dei Lemures appoggiato sul tavolo davanti all’ingresso della libreria, come una divinità pagana nel vestibolo di un tempio. Non sono però soli in questa avventura i Lemures di Roberto Pagnani, in alcuni punti accanto a loro vediamo i suggestivi e antichizzanti dipinti su tavola dell’illustratrice Octavia Monaco.
In effetti Roberto Pagnani mi spiega con cura: ciò che prende il nome dagli spiriti della notte, o della morte, secondo la religione della Roma antica, qui ha una connotazione opposta, benigna e non maligna come nel passato, un valore protettivo e quasi propiziatorio. Si rispetta invece dei Lemures originari la loro essenza di esseri in perenne transitorietà tra due mondi, attraverso l’uso di materiali recuperati dalla Natura che li sta mutando. Secondo l’interpretazione contemporanea dell’artista i Lemures rappresentano nella serie delle identità ancestrali, come totem si presentano vagamente antropomorfi, perché hanno un valore simbolico che identifica spiritualmente una persona o persone che si sentono parte di un gruppo, di una tribù. Come per i nativi americani che realizzarono i primi totem per il culto religioso.
I materiali allo stato grezzo sono restituiti dal mare, raccolti dall’artista ravennate nei lidi vicino al suo studio. Con questi legni, conchiglie e pezzi di plastica costruisce delle forme leggermente antropomorfe, in certi casi utilizzando tutti i materiali recuperati, in altri selezionandone solo alcuni. Per quanto riguarda il legno esigenze espressive o di composizione rendono necessaria la sua colorazione, o una semplice stesura di mordente per impedire il proseguimento dell’ossidazione operata dai chiodi di metallo in esso contenuti. Al termine dell’intervento con i pigmenti colorati si rende talvolta necessario, al completamento di queste “forme”, un agglomerato di piccole componenti come le conchiglie, dove la plastica è scaldata con una pistola termica per permetterle di avvilupparsi agli oggetti per rivestirli di forme nuove e artificiali nella linea ondulata, trasparenti per non celarne il contenuto. La plastica appartiene come tutti gli altri elementi al ritrovamento in stato di natura, ma è senza dubbio simbolo della modernità, una sorta di contestualizzazione del valore propiziatorio antico, quasi a dare ad esso una credibilità, una dedizione anche a noi uomini del ventunesimo secolo che ancora leggiamo libri e passeggiamo dove batte la risacca, osservandone la perfezione di un meccanismo che viene da molto lontano.
Ciascuno dei Lemures una volta assemblato è incollato con silicone e fissato con viti. Le parti in legno sono quelle che più fanno pensare alla forma antropomorfa, in alcuni punti la suggeriscono, e Pagnani asseconda questa vocazione facendo uscire ancor più quell’impressione. Decide quindi di tracciare con delle sgorbie qui degli occhi, là una bocca o altri dettagli di un viso umano.
I Lemures sono un esercito, un esercito personale per l’artista che mi conferma di creare in quanto simulacri di spiriti dal valore apotropaico: sono nati per essere in molti, istintivamente concepiti per esistere come gruppo di opere pur nella non serialità, istintivamente crescono in numero rinforzando il loro potere, come totem o feticcio, “come accade quando si vuole dare una forma materiale alla preghiera”.
I Lemures sono apparsi anche negli ultimi giorni dell‘ottobre 2016 nella sala Rossa del teatro Felix Guattari di Forlì, in occasione del festival di Crisalide XXIII, sempre in buona compagnia di diversi stimoli culturali, in quel caso anche performativi. L’esercito si rinforzerà sempre più per la prossima uscita.
Michela Ongaretti
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Bello