Steven Scott e l’esperienza della Luce. Odyssey alla Fondazione Stelline

by Michela Ongaretti
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Steven Scott. Six Part Elements. artscore.it

Steven Scott invita all’esperienza della luce, elemento essenziale nello spettacolo della vita e dell’arte. Il discorso sulla narrazione luministica nella variazione temporale è stato intrapreso più di 25 anni fa dal protagonista della mostra Odyssey. Light Colour Time alla Fondazione Stelline di Milano.  Non sarebbe stato possibile per Scott arrivare alla Light Art senza aver pensato all’attivazione del soggetto che osserva, dalla sua percezione fino alla personale lettura e interpretazione.

Steven Scott. Six Part Elements- Fondazione Stelline-artscore.it
Steven Scott. Six Part Elements, 2022. Ph. Henrik Ginge
La sua visione dell’arte contemporanea prende avvio dall’impiego della luce in ambito teatrale, è stato scenografo acclamato per le maggiori compagnie d’opera, balletto e danza contemporanea mondiali. Con le installazioni essa matura potere espressivo profondo, è il concetto che conduce l’osservatore verso un racconto metafisico.

Talvolta sono altri grandi venuti prima di noi, con il loro esempio, a mostrarci una possibilità. Senza dubbio un maestro della light art è stato Dan Flavin che ha così colpito Scott al punto di fargli desiderare di assorbire e rielaborare la sua lezione. Si nota nell’opera minimale Corner del 2005, che richiama la sua ultima scenografia per lo spettacolo inaugurale Requiem all’Opera House Copenhagen nel 2006. Senza smettere di ragionare sulla percezione vediamo in mostra Brown Light One del 2007, Ecstasy Four del 2012, il grande Black Light Triptych, Black light One del 2005 e il rilievo murale Six Part Elements del 2022.

Steven Scott all'opening di Odissey- artscore.it
Steven Scott all’opening della mostra milanese. Ph. Nicola Zocchi
La mostra a cura di Lisa Hockemeyer approda al Palazzo delle Stelline in occasione della Milano Design Week, per continuare fino al 3 luglio a far vivere l’interazione di Luce, Colore, Spazio e Tempo.

Odyssey si compone di poche installazioni e sculture di luce. Un minimalismo numerico che riflette la poetica meditativa dell’autore e di questa prima retrospettiva sulla sua produzione artistica. Un allestimento impeccabile nella sua essenzialità permette la relazione prolungata con le opere, necessaria per comprendere la delicata transizione di toni e profondità di colore che sprigiona dalle loro forme pure. Composizioni in movimento che alludono a ai ritmi del giorno, ai cicli naturali o ai cambiamenti stagionali.

Steven Scott- Light Colour Time 1- artscore.it
Odissey. Light Colour Time. Ph. Nicola Zocchi

Che si tratti di pannelli o di sculture dalla volumetria più complessa, singolarmente e nell’insieme avvolgono lo spettatore e lo conducono verso una prolungata sosta estatica. Tempo e Luce sono variabili imprescindibili per assaporare il beneficio che portano a chi guarda, per entrare in una dimensione sostanzialmente attiva, di scambio tra energie. In questo senso di comunione con un processo, più che con una forma, risiede il valore della ricerca che richiede una terza componente costitutiva: lo Spazio.

Steven Scott- Light Colour Time 4- artscore.it
Opere di Steven Scott in mostra a Milano
Prendiamo ad esempio la scultura più elaborata, Black Light Triptych del 2005: si trova non a caso al termine del percorso espositivo in quanto rappresenta il tassello più articolato del discorso relazionale e percettivo.

Chi guarda ha già preso familiarità con la dinamica che lo coinvolge, dunque si avvicina, e poi si allontana. Senza questo movimento è improbabile che si possa assaporare la poesia della ciclicità, la bellezza di una piccola variazione tra i toni azzurri, gialli, rossi, verdi. Servono alcuni minuti, e la giusta distanza d’oggetto, per percepire la loro variazione. Serve una sala abbastanza grande, ma soprattutto che non subisca interferenze di illuminazione con l’esterno. 

Steven Scott, Digital Sun 1, Permanent Installation, Velux HQ, Hørsholm, DK,2013. Ph. Adam Mørk
Steven Scott, Digital Sun, 2013. Ph. Adam Mørk
E’ necessaria concentrazione per fare arrivare alla connessione tra sensi e mente, all’unitarietà tra corpo e spirito suggeriti dalla light art in mostra. Ciò che la velocità e superficialità delle informazioni della vita contemporanea offusca.

Se riuscite ad allontanare il vostro presente per entrare in un regno interiore che non appartiene solo a voi, ma all’Universo, starete facendo meditazione grazie alla tecnologia sensibile di Steven Scott. Sentirsi partecipi di un piccolo miracolo stimolato da un preciso e dedicato studio è abbandonare le proprie limitazioni contingenti, o il proprio gusto artistico perché questo lavoro è interessante aldilà delle preferenze disciplinari.  Nasce geneticamente come opera che chiede di fermarsi, azzerare, ricostituire le nostre categorie, con l’invito a passare attraverso la relazione osmotica di forme semplicissime, a volte persino spigolose.

Skyline,Six-Part Permanent Installation, KLP Pension Fund Norway,2020-2021. Ph.Henrik Ginge
Steven Scott, Skyline, Six-Part Permanent. Ph. Henrik Ginge

All’opposto della decorazione, che seduce, il lavoro dell’inglese induce alla contemplazione e alla pacifica constatazione che il più semplice o persino banale parallelepipedo sia parte di un sistema vivo quanto noi, numerosi attori di uno spettacolo che possiamo sentire vivo. Verso l’immagine fluiscono la mente (le sensazioni) come il corpo ( le percezioni) in una teoria del molteplice. L’ampia gamma delle spettro cromatico porta al ricongiungimento mistico con il Tutto. Lo stesso anelito ricorda un altro grande minimalista che raggiunge lo stesso regno con la ricerca pittorica monocromatica: Mark Rothko.

Digital Sun, 2013. Ph. Adam Mørk
Digital Sun 2, Oculus. Ph. Adam Mørk
Uno spazio confinato quello della Gallery II del palazzo delle stelline, come la cappella “ in viola” del noto americano, che anche senza l’ampiezza del luogo di culto racchiude un’arte che richiede silenzio, che può essere esperienza di un divenire interiore.

Ciò che differenzia enormemente Odyssey dall’operazione di Rothko è l’idea di una costituzione momentanea, si tratta di una mostra temporanea, all’interno di un luogo con una storia, che dona alle opere un’ulteriore patina simbolica. I lavori di Scott comunicano con una preesistenza architettonica antica,  a sua volta riorganizzata nei secoli secondo diverse  destinazioni d’uso. Il palazzo da monastero è diventato luogo di accoglienza per le “stelline”, le bambine senza famiglia ospitate dall’istituto milanese, fino a trasformarsi in un centro di aggregazione culturale.

Odyssey 3- artscore.it
L’esperienza della luce. Ph. Nicola Zocchi

Nel 1986 il Comune e la Regione Lombardia regolamentano la sua funzione di promozione per iniziative di rilievo nazionale ed internazionale, socio-economiche e per l’arte contemporanea. Oggi sede della Fondazione Stelline. Insomma fare esperienza dell’atmosfera scaturita dalle transizioni di Scott è integrare le proprie impressioni ad una narrazione stratificata. Il dialogo con il genius loci risulta ancor più pulsante per il fatto che la sala da poco inaugurata richiama ambienti appartati come le cripte delle chiese o gli studi d’artista, in città spesso seminterrati. Stiamo parlando d’introspezione e dedizione, sprigionate da tutte le conquiste umane. Elegantemente suggerite dalle installazioni in mostra.

Sempre nel percorso di visita la proiezione in prima mondiale del video Triptych del 2022 (50’), ispirato alla musica del compositore americano Robert Ashley.
Steven Scott- Light Colour Time 2- artscore.it
Un momento durante l’opening

L’opera riprende il dinamismo delle sagome sfocate intorno ad un incrocio stradale enfatizzando la casualità degli elementi, esseri umani o auto. E’ il ritratto dell’accettazione di un flusso, incapsulato al tempo che passa. E’ anche un immaginifico tuffo nelle origini artistiche di Scott, un sottile riferimento alla sua partecipazione sulla scena artistica di New York della fine degli Anni 70 e 80.

Odyssey permette anche di fare esperienza degli effetti creati da alcune delle più recenti tecnologie di illuminazione.

Led di ultima generazione accompagnano la stimolazione sensoriale nella relazione con l’ambiente da cui proviene lo spettatore, che viene dunque rispettato, cioè non modificato dalle installazioni, mantenendo sull’opera il punto focale della transizione cromatica. Innescando un confronto tra l’alterazione dei sensi dell’osservatore nel proprio spazio e in quello dell’opera. La percezione dipende anche dall’assorbimento differenziato della luce a seconda dello spazio.

Oculus presso il flagship store di Pinko
Oculus presso il flagship store di Pinko. Ph. Adam Mørk

In città si può osservare anche l’installazione permanente Oculus, nel flagship store PINKO in via Montenapoleone. Essa irradia una sequenza di luce colorata da una forma circolare, interna alla cornice rettangolare circostante, alla portata di tutti coloro che vorranno alzare lo sguardo oltre la comune visuale sulle cose.

Accompagna la mostra la corposa monografia Steven Scott Odyssey Light Colour Time, con il saggio principale della curatrice Lisa Hockemeyer e i contributi di Ole Nørlyng, Søren Risager-Hansen e Steven Scott.

Michela Ongaretti

Fondazione Stelline, c.so Magenta 61, Milano. Per maggiori informazioni: mostre@stelline.it | https://stelline.it/it

Black Light Triptych, Private Collection,UK,2005. Ph. Henrik Ginge
Black Light Triptych, 2005. Ph. Henrik Ginge

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