Elena Monzo. La rappresentazione del sè tra logos maschile ed eros femminile

by R. D.
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Elena Monzo (Orzinuovi 1981) è un’artista ormai consolidata nella scena contemporanea. Sono infatti circa vent’anni che svolge la propria attività distinguendosi per aver fatto della donna la protagonista assoluta delle proprie opere. Monzo da subito ha posto al centro della propria ricerca l’esplorazione sul legame talvolta asfissiante tra interno ed esterno, tra la donna e una società acida, corrosiva eppure incerta, portando a galla con stile tagliente ed adrenalinico bizzarrie e nevrosi.

Elena Monzo, Miss Jaguar

Elena Monzo, Miss Jaguar, 2019

Elena Monzo e il Doppio femminile

Donne vestite di colore, adornate di accessori e stoffe che danno rilievo alla chiave emotiva della composizione, integrando la personalità delle protagoniste che si rivelano in tutta la loro stravaganza, certamente senza paura di farsi guardare.
Il concetto di doppio è un altro connotato fondante delle opere; lo ritroviamo nell’opposizione tra essere e apparire, bianco e nero, vuoto e pieno come nell’immagine delle gemelle.

Artista brillante ed energica non si è mai lasciata intimidire dall’affrontare nuove tematiche, confrontandosi con diverse realtà, vivendo di stimoli continui : ne sono testimonianza i molti viaggi che ha potuto intraprendere nell’arco della propria carriera, passando attraverso la frenetica e chiassosa New York, i colori e i sincretismi religiosi del Messico, la pulizia dell’estetica giapponese fino ai paesaggi del Libano e oltre fino alle filosofie che vedono nella meditazione e nella consapevolezza della propria interiorità il fine a cui tendere. Dal confronto con diverse speculazioni l’artista ha assorbito e rielaborato nel proprio linguaggio gli elementi nodali di ogni pensiero.

Elena Monzo, Red Hot Chili Cakes

Elena Monzo, Red Hot Chili Cakes, 2019

La donna e la rappresentazione del sè

Elena Monzo è figlia di quel rovesciamento della tradizione che rivoluziona la rappresentazione del femminino nella società così come nell’arte: una delle sfide poste alle artiste, soprattutto nel Ventesimo secolo, è la rappresentazione di sé, slegandosi da quella femminilità espressa fino ad allora da artisti maschi secondo tipologie fisse: Madre, Venere, Musa o all’opposto Eva tentatrice, donna licenziosa che induce in tentazione.
Viene scardinato il tradizionale modo di vedere la donna anche a seguito delle teorie Freudiane che ne fanno il centro di turbamenti e inquietudini.

Lucian Freud, pur tentando in ogni modo di slegarsi dalle teorie dello zio Sigmund, vede tuttavia ogni sua creazione invasa dalle teorie psicanalitiche soprattutto nei numerosi rimandi inconsci alla sessualità. Egli ha cercato di rappresentare la donna andando oltre stereotipi estetici rivelando, assieme al lato emotivo anche corpi imperfetti. Dagli anni Sessanta il movimento femminista cominciò a demolire quella che era la roccaforte dell’arte maschile trovando in figure forti e sovversive le proprie rappresentanti, ne sono portabandiera donne come Marina Abramovic’, Gina Pane, Janine Antoni , Elke Krystufek o Vanessa Beecroft solo per citarne alcune. La donna viene raffigurata nella sua essenza e nei suoi contorni al di fuori della simbologia mitologica.

Elena Monzo, Evka

Elena Monzo, Evka, 2012

Jung: logos maschile ed eros femminile

Fondamentale in questo processo di sovvertimento del pensiero è l’opera di Jung: l’uomo è Logos, tende alla scoperta di senso e chiarezza del pensiero, la donna è espressione dell’Eros, insieme di sentimenti (amore, affetto, creatività) tende all’intuizione, all’attribuire un significato verso la comprensione della totalità. La donna, essere sensibile, detiene una visione globale del mondo e del reale, soggetto fertile in ogni campo che basa la sua attività intellettiva soprattutto nell’intuizione che è illuminazione, un criterio per andare alla scoperta mediante ragionamento e sentimento fusi insieme.

“La donna possiede questa capacità di cogliere dentro se stessa e dentro le proprie forme inconsce elementi creativi e innovativi di fondamentale importanza sia sul piano individuale che collettivo”: essa è soggetto che si basa sull’esperienza e perciò sa concretamente rapportarsi alle varie situazioni.

Elena Monzo, Jesus Sister

Elena Monzo, Jesus Sister, 2014

E’ dunque decisamente indispensabile parlare di complementarietà tra maschile e femminile, di fusione tra animus e anima. Il cuore della psicologia femminile è quello che Jung chiama “Il principio dell’Eros”: lo sviluppo psicologico della donna “ha luogo in una serie di transizioni o iniziazioni che portano alla fine a un rivolgimento verso sé stessa in cerca della sua individualità unica. Questo è stato il secolo del risveglio della donna, il tempo in cui essa ha conquistato il proprio posto nel mondo, nella società e nella cultura.

Così nell’opera di Elena Monzo il segno nero, deciso (il logos maschile) e il colore (l’eros femminile) sono complementari e creano una vibrazione in cerca di un equilibrio che echeggi nella composizione.
In questo percorso si innesta la produzione di Elena Monzo che è in continua evoluzione, e in questo cammino possiamo evidenziare alcuni capitoli che mostrano ogni volta un mutamento formale e stilistico, senza tradire mai la natura più intima dell’artista.

Elena Monzo, Bolla

Elena Monzo, Bolla, 2006

Capitolo 1: Leggerezza

Inizialmente Elena Monzo contraddistingue le proprie opere nella leggerezza del segno nero tracciato velocemente, quasi senza staccare la penna dal foglio, facendo emergere personaggi che si annodano in un corpo unico, mantenendo lo sfondo bianco. Bianco che è non è sinonimo di assenza ma ha la stessa importanza degli altri colori: grazie ad esso l’artista è completamente libera di giocare nello spazio che è lieve, come fosse privo di gravità. Le linee e le forme sono essenziali.
Le misure delle opere sono contenute su fogli di piccole dimensioni.

Elena Monzo, I-Dee

Elena Monzo, I-Dee, 2008

Capitolo 2: Sperimentazione

L’artista comincia a optare opere di maggior dimensione, prediligendo sempre lo sfondo bianco, ricercando equilibrio e pulizia ma inserendo nuovi elementi, sperimentando nuove strade espressive: Monzo si cimenta in tecniche miste come il collage, applicando adesivi che vanno a ornare le figure. Interessante da notare che questi adesivi sono riciclati, sono infatti utilizzati per prezzare articoli alimentari nei supermercati. Fanno la loro comparsa anche glitter, timbri, graffette che iniziano a sporcare il bianco candido dello spazio che circonda le figure.

Elena Monzo, Confetti

Elena Monzo, Confetti, 2014

Capitolo 3: Pop-Porno

In questa fase Elena Monzo fa primeggiare su tutto l’aspetto iper colorato e ruffiano che caratterizza il packaging commerciale: la presentazione di un prodotto in una cornice allettante si trasfonde sullo studio del corpo, la donna gioca con colori e travestimenti per rendersi essa stessa allettante e stuzzicante, ma questo camuffamento rivela tutta la superficialità che si cela nell’artificio per rivelarne il lato frivolo e futile. In “Confetti” la protagonista è distinta da un abbigliamento festaiolo e giocoso, ma alla fine della festa tutte le stelle filanti, simbolo dello spasso, vengono vomitate in un getto fulmineo e brusco.

Elena Monzo- Metamorfosi

Elena Monzo, Metamorfosi, Laos. 2016.

Capitolo 4: Dark Side

A questo periodo corrisponde un ribaltamento del contesto: a dominare ora è il nero, prima piatto poi più materico inserendo addiritture del bitume. Il panorama che si delinea è più complesso, i soggetti delle opere appaiono più intricati e contorti: è una condizione più intimistica, le cui tematiche si congiungono all’indagine dell’io più oscuro e delle viscere dell’animo umano.
L’artista apre la strada all’indagine all’interiorità più nascosta nel tentativo di affrontare le proprie paure.

Elena Monzo, Loba

Elena Monzo, Loba, 2019

Capitolo 5: Rivedere la Luce

Elena Monzo cerca una via d’uscita dal buio: il nero viene grattato, rimosso riscoprendo la levità dei toni chiari, che risultano ancora macchiati ma nell’insieme la composizione ritrova la luce, assieme a forme più leggere. Il segno riacquista una nuova eleganza, quasi una nostalgia liberty pur conservando temi forti, ma mai volgari nonostante le pose licenziose.

Elena Monzo, Maternità

Elena Monzo, Maternità, 2017

Capitolo 6: Consapervolezza del sè

L’artista ricerca la strada per un equilibrio interiore, una via di accettazione e consapevolezza. Seguendo quanto detto da Groddeck nei primi del ‘900 per riconquistare l’energia vitale che è in ognuno di noi, in ogni cellula del corpo, si deve ridimensionare l’Io, figlio di un cultura dominante di superficie , di un’educazione cieca di fronte alle diversità e che ci vuole omologati, rafforzato dai luoghi comuni.

E’ possibile, afferma Groddeck, allontanarsi da questi pericoli attraverso la riprogrammazione della nostra attività mentale: essere in sintonia con i propri bisogni, quindi con se stessi, essere liberi di esprimere emozioni, coltivare interessi e passioni, promuovere l’empatia. Ciò porta all’autoguarigione nel senso di una nuova cognizione esistenziale, per ritrovare equilibrio interiore e benessere.

Elena Monzo, Miss Vitiligo

Elena Monzo, Miss Vitiligo, 2020

L’opera “Miss Vitiligo” è un chiaro esempio di quanto detto fino ad ora: ispirata alla famosa modella Winnie Harlow,che, nonostante sia affetta da vitiligine, è riuscita a imporsi nel serrato panorama della moda stravolgendo i canoni fino ad ora imposti.
Citando “Il potere di Adesso” di Eckhart Tolle , “elimina il tempo della malattia, non attribuirle né passato né futuro”, ”Diventa un alchimista. Trasmuta il vile metallo in oro, la sofferenza in consapevolezza, una catastrofe in illuminazione”.
Siamo alla fase attuale della ricerca di Elena Monzo, la cui indagine ovviamente non si ferma al punto corrente, come si addice allo spirito indomito che contraddistingue questa indomabile artista.

R.D.

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