Hundertwasser. Un nome d’arte che racchiude l’elemento principe di una ricerca fantasiosa. Ci troviamo a Vienna, dove abbiamo scelto di visitare il museo dedicato a Friedriensreich Hundertwasser, perché sapevamo che l’immersione nelle sue opere sarebbe stato come un sogno ad occhi aperti nel colore e nella fluidità della forma, con un messaggio chiaro per gli abitanti del pianeta Terra.
Hundertwasser è stato uno degli artisti più celebrati del ventesimo secolo.
E’ stato soprattutto un pittore ma è riuscito ad esprimere il suo stile così riconoscibile attraverso diverse discipline. Le sue immagini ci invitano verso una realtà immaginifica, “sono guidato dai sogni, nel modo in cui sognano i bambini”; un mondo fantastico ( e ideale) nel quale l’uomo e la natura sono interconnessi. La sua forma più ricorrente è la spirale, i suoi colori sono brillanti e vivaci, il suo rifiuto per le linee rette, per lui senza pensiero o sentimento, lo porta ad impiegare quelle ondulate in ogni sua opera.
Kunst Haus Vien, non è l’unico edificio di Hundertwasser in città, c’è tutto un quartiere da visitare voluto dal sindaco della città risalente all’inizio degli anni Ottanta, ma è stato realizzata dall’artista con l’intento di mostrare al pubblico anche l’interno una sua casa con i suoi elementi strutturali e decorativi.
Fu inaugurato nel 1991, dopo una parziale ricostruzione dell’edificio costruito nel 1982. Nel 2015 si riposiziona come “museo ecologico” e si amplia di ulteriori aree espositive. Riceve nel 2011 l’Austrian Museum Award per la conservazione dello stato originale del palazzo e dell’insieme creato originariamente da Friedensreich Hundertwasser, nle 2015 vince l’EcoBusiness Plan Award della città di Vienna, dal 2018 gode del marchio Austrian Eco-Label.
Varchiamo la sua soglia dopo la recente riapertura ad aprile 2024, ora pronta ad accogliere il visitatore 365 giorni l’anno. Ospita la collezione permanente più completa di opere del visionario austriaco e ogni angolo riflette il suo stile originale; si respira anche nel giardino con il ristorante, che rappresenta una sosta in un ambiente colorato, gioioso e ricco di curve, persino nella pavimentazione ( come l’interno del museo), da cui si può godere la vista della facciata interna.
Fin da lontano la Kunst Haus cattura l’attenzione per il design accattivante che la distingue dagli altri palazzi.
Dopo aver osservato a lungo i volumi fluidi della facciata, con interventi decorativi di diversi materiali e colori, ed essere passati sotto a pilastri compositi con sfere lucenti e smalti brillanti, varchiamo la soglia dell’ingresso accolti dal rumore della fontana/ scultura dal titolo esemplificativo Panta Rhei. E’ il benvenuto in una poetica della trasformazione naturale che ci accompagnerà in ogni area, qui espresso nella descrizione dello scultore Hans Muhr che l’ha creata nel 1991 ispirandosi all’immagine di evoluzione e ciclo della vita che scorre oltre ogni barriera.
“L’acqua è un elemento fantastico, ha così tante possibilità. Acqua, gocce di pioggia, lacrime, l’acqua nel mare, l’acqua nei fiumi, l’acqua nei laghi. Acqua che scende dal cielo e quella che esce dal ghiaccio”, affermava Hundertwasser, così in quest’opera l’acqua come materiale scultoreo, si esprime ogni secondo in una nuova forma, visibile contro la forza di gravità, in ogni direzione, anche dal basso verso l’alto. “un simbolo autentico contro ogni traccia preconcetta”.
La spirale della fontana annuncia quella della scala che conduce ai piani superiori. E’ giusto dire che per chi abbia difficoltà motorie il museo è provvisto di ascensori, e di personale cortese ed entusiasta, ma affacciandoci dalle finestre sull’interno da ogni piano possiamo ammirare la sua struttura irregolare. Notiamo la piastrellatura che comprende elementi di recupero, e intravedere la vetrata che corre accanto ai gradini verso il giardino, rendendo comunicanti diversi ambienti.
Dal primo al terzo piano si sviluppa il percorso espositivo. In senso cronologico, si parte dalle origini con i primi dipinti.
Sono elaborati da ricordi d’infanzia, dalla raccolta di fiori pressati che faceva con la madre alla collezione di francobolli del padre. Finita la seconda guerra mondiale sarà possibile a Vienna tornare a vedere opere che durante il Nazismo erano proibite in quanto esempi di “arte degenerata”: impressionano Hundertwasser Egon Schiele e Walter Kampmann. Dopo pochi mesi di Accademia decide di lasciare gli studi e partire per lunghi viaggi attraverso l’Italia, la Francia, Spagna e Nord Africa. L’incontro con distanti culture, in seguito quella giapponese, e con molte persone aiuta a formare un carattere pittorico influenzato anche dall’arte bizantina e medievale. L’austriaco paragonava la creazione dei suoi dipinti al processo di crescita che si trova in Natura chiamandola “pittura vegetativa”. sviluppa il suo stile distintivo negli anni 50 ed espone per la prima volta nel 1952. Non si legherà a nessuna corrente del Novecento ma sarà sempre considerato un outsider.
L’allestimento del secondo piano si concentra sulla grande sperimentazione delle opere grafiche: incisioni, serigrafie, litografie e la xilografia giapponese a colori.
Hundertwasser è stato un precursore del successo di tecniche e materiali allora poco usati come il pigmento fluorescente, perle di vetro riflettenti, stampa su lamina metallica, applicazione di velluto e goffratura. Usava anche combinare diversi tipi di procedura di stampa. Notiamo, e apprezziamo le sue numerose spirali che animano la struttura dell’opera. Per Hundertwasser “la spirale è l’origine della vita, come l’assenza del caos, significa il nostro percorso verso la morte la spirale ed è una chiave per l’universo. Certo la mia non è una spirale geometrica ma biologica, è qualcosa che non puoi misurare perché si espande sviluppando forme su irregolari ostacoli”. L’espandersi della forma in spirale richiama anche il movimento ondulatorio dell’acqua.
In tanti lavori la sua immaginazione selvaggia, nella sua frenesia cromatica, compone paesaggi di spirali e forme organiche dalle linee smussate nei quali inserisce, come mimetizzata, la figura umana. Questi semplificati e giocosi profili di volti o corpi sono percepiti come dipinti da dentro, facenti parte del paesaggio. Hanno uno specifico significato incarnando, insieme alla forza luminosa/infuocata dei colori spesso autoprodotti, il desiderio che l’umano vivesse pacificamente insieme alla Natura nel suo crescere senza regole geometriche rigide. L’uomo in qualche modo è un pezzo della Natura.
Dopo gli anni 50 si interessa sistematicamente all’architettura, in seguito una sua grande e costante passione testimoniata dai modellini esposti, sempre al secondo piano dell’istituzione.
Essendo un autodidatta nella disciplina ha trovato collaborazioni con architetti, ad esempio a Vienna il suo punto di riferimento fu Peter Pelikan, sia per Kunsthaus Vien che per la precedente Hundertwasser Haus. Sugli edifici realizzati, giocosi e seducenti, campeggiano curve, torri, decori. Sulla stessa facciata voleva diversi colori e superfici. Ci sono alberi che crescono fuori dalle finestre, una diversa dall’altra che lui chiamava danzanti, e in cima il verde, libero di lussureggiare in giardini pensili. L’artista odiava il modo in cui molti edifici erano costruiti su linee rette ed angoli, impersonali, mentre lui desiderava che rappresentassero gli abitanti. Perciò primo tra i suoi principi chiave era il diritto di ogni persona a una finestra, “ciascuno deve aver diritto ad un affaccio sull’esterno e di decorare i muri esterni a suo gusto, fin dove può arrivare il tuo braccio”, così si vede da lontano lo spazio di un individuo libero.
I progetti intendevano davvero integrare l’Architettura alla Natura, cercando di adattarsi ad essa che li deve accogliere e non il contrario, dunque le strutture impiegano forme organiche, come nelle case di Gaudì in Spagna che aveva osservato e amato. Aggiungo una particolarità: l’inserimento di una cupola a cipollotto dorato in cima alla costruzione serviva a far sentire ai residenti di essere i re ad innalzarsi sul gusto ordinario e precostituito.
Incastonati tra gli elementi decorativi e strutturali si trovano materiali di riciclo, come i vecchi pomoli sul corrimano delle scale alla Kunsthaus, o altre parti metalliche delle caratteristiche colonne.
Anche il riciclo è una pratica che invita al rispetto di un equilibrio naturale, che Hundertwasser già operava da giovane con parti tessili per creare lenzuola o abiti. Aveva infine previsto che il tempo avrebbe lavorato sulle facciate e sui colori cambiandoli, infatti riteneva molto bello ( lo è veramente ciò che rispetta i cicli vitali) che il tempo lasci delle tracce come le rughe su un viso.
Hundertwasser è stato un vero e proprio pioniere del movimento green, molto prima che esistesse un partito verde lui aveva idee verdi. Per lui la terra era un paradiso che dobbiamo proteggere e curare.
Nei primi anni settanta, quando i governi non se ne interessavano come oggi, egli parlava di preoccupazioni ecologiche come l’impatto dell’inquinamento umano sull’ambiente Fu un profeta, un anticipatore, che spesso si sentiva incompreso, che insistette attraverso la sua arte a lasciare il suo messaggio conservazionista. Lo fece nelle diverse discipline affrontate auspicando l’integrazione umana alla natura. Inoltre vediamo alla Kunst Haus anche i suoi poster decisi a sensibilizzare con campagne come “Save The Whales”.
“Non penso di essere un rivoluzionario, perché per essere rivoluzionari bisogna lottare, Io non voglio lottare. Voglio solo trovare una via d’uscita per tutti, per creare quel tipo di evoluzione che non distrugga nulla,basata su ciò che esiste e che gradualmente trova una transizione verso un miglioramento”.
Hundertwasser lasciò questo mondo nel febbraio del 2000 in Nuova Zelanda, la sua isola verde dal 1975, dopo molto tempo passato sull’acqua con la sua barca Regen Tag (giorno di pioggia). Nel paesino di Kawakawa poteva vivere di autosufficienza : costruì pannelli solari e un sistema di purificazione d’acqua attraverso le piante, cresceva la sua frutta. Comprò un grande appezzamento che riforestò con oltre 100000 alberi. La sua tomba è sotto a quelle piante, dove può nutrire il terreno e generare nuova vita.
Coerentemente al pensiero e all’opera di Hundertwasser il terzo piano della Kunst Haus è sede espositiva di mostre d’arte contemporanea internazionali, presentando ricerche che riflettono da una prospettiva odierna le sue idee sull’ecologia.
In particolare da Aprile a Luglio 2024 si è tenuta la prima edizione della Klima Biennale Vien, un festival interdisciplinare e interattivo di arte, design, architettura e scienza in relazione a un futuro sostenibile e vivibile e all’impatto sociale del cambiamento climatico. La Kunstahaus si pone così come piattaforma per le questioni più discusse e attuali a livello globale.
Forse il massimo valore di un viaggio tra le opere di Hundertwasser risiede nella sua accessibilità. Tutti comprendono il suo messaggio di bellezza e felicità di un’arte intesa come ponte tra Uomo e Natura. Quella pittura attraente e immaginativa vicina al misticismo, nella cui creazione “lascio che sia qualcosa a prendere il comando, qualcosa che viene da molto lontano”, può persino, secondo Tayfun Belgin, direttore dell’ Osthaus Museum Hage, “aiutare a vedere le cose in una maniera meno intellettuale”. La sua eredità è una libera avventura nelle profondità armoniose dell’esistenza.
Michela Ongaretti
N.d.A. Le citazioni dell’artista sono estratte dal film Regen Tag di Peter Schamoni,1972, visionabile in una sala del museo.
Per saperne di più: www.kunsthauswien.com/it/