In Italia c’è chi ha scelto di venire, e di restare, nel nome dell’arte. E’ così per molti artisti della Corea del Sud che alcuni anni fa si sono raggruppati nell’associazione Arcoi. L’obiettivo è fare squadra ed esporre presso diverse istituzioni: questa è la volta dell’Istituto Culturale Coreano a Roma.
Gocce nell’Oceano è una mostra che unisce artisti impegnati in diverse discipline, già presenti in mostre personali e collettive. Un gruppo che contribuisce al mondo dell’arte in Italia, con le sue riflessioni universali sussurrate nella fluida eleganza del linguaggio orientale.

In Italia il Mediterraneo ha favorito da millenni gli scambi, commerciali e culturali, così come i mari che bagnano la Corea. Proprio all’insegna del concetto di osmosi acquatica gli artisti di Arcoi hanno scelto di esibirsi, in un’istituzione aperta sia al pubblico del Belpaese che a quello della Repubblica Coreana, residenti o in visita. Un’occasione di incontro per entrambe le nazioni, fino al 13 maggio. La mostra espone le opere di 17 associati: Kang Tae Hyun, Kim Sung Il, Kim Jae Kyeong, Kim Ha Jin, Kim Hwal Kyung Maria, Sun Hee Moon, Park Seung Wan, Son Hyun Sook, Shin Yoo Sun, Shin Ji Hae, Shim Nan Young, Shim Eun Ha, Lee Hyun Sook, Joh Gyung Hee, Chum Mi Jin, Timi Kim, Hwan Da Sol.

Alcuni di loro hanno proseguito gli studi in istituzioni italiane come l’Accademia di Belle Arti di Carrara, dove hanno appreso tecniche tradizionali nel campo della scultura, per declinarle su tematiche personali e di matrice più contemporanea. Segnalo ad esempio Park Seung Wan, Kim Jae Kyeong e Shim Eun Ha. Altri portano avanti un lavoro dedicato alla matericità su supporto bidimensionale, come Sun Hee Moon e Timi Kim. Altri ancora mescolano alla ricerca pittorica lo studio di materiali del paese d’origine come fa Son Hyun Sook con lo hanji, la carta coreana realizata in corteccia di gelso. Ci sono poi opere che manifestano interesse per l’atmosfera misteriosa evocata dalla selezione coloristica, quelle di Joh Gyung Hee, oppure che si avvicinano ad un gusto più pop nell’inserimento di parole accanto a dettagli figurativi, come nei lavori di Hwan da Sol.

Nel 2017 un artista e amico che seguo da tanti anni ha bagnato i piedi sulle spiagge coreane.
Impegnato in un tour espositivo, ha poi partecipato, insieme ad artisti della Repubblica orientale ad un ciclo di mostre milanesi, organizzate dal mercante d’arte italo-coreano che lo aveva invitato sull’Isola di Jeju. Curare quelle esposizioni è stato per me come aprire una finestra sulla ricerca orientale, in parte predicendo il mio interesse prolungato nel tempo. Non sono ancora stata in Corea, ma nell’attesa pubblico con piacere un estratto del testo sul catalogo che accompagna Gocce nell’Oceano.

“Le parole scorrono come pioggia incessante dentro una tazza di carta, scorrono selvaggiamente e scivolano via attraverso l’universo. Pozze di dolore, onde di gioia (…)”.
Se trasformiamo “parole” in “immagini”, la dolcezza della canzone Across The universe fa pensare al tocco dell’arte coreana. Non credo che il pensiero e la creazione abbiano confini, ma negli anni ho sempre beneficiato di un senso di pace parlando con gli artisti provenienti dalla Corea del Sud e di fronte ai loro lavori, che toccano tematiche intime e universali anche dolorose, sempre con garbo e delicatezza.

Per qualcuno di loro il linguaggio artistico si è integrato ad altre culture, assimilando nella ricerca quello della Storia dell’Arte occidentale recente, soprattutto italiana. Grande rispetto va poi alle persone che sono uscite dalla loro zona di comfort, o discomfort, per andare incontro alle proprie passioni, per poter vedere la vita attraverso gli occhi dell’arte. Persone che si sono allontanate dai loro paesi d’origine per inseguire un sogno. E’ così per i pittori e gli scultori di Arcoi in Italia, in mostra con Gocce nell’Oceano.

Lo stesso canto prosegue come un mantra di rassicurazione: “nulla può cambiare il mio mondo”.
I Beatles si riferivano ad un meraviglioso approdo all’interiorità, ma il mio viaggio come quello di Arcoi sceglie di proseguire in una direzione diversa, verso il confronto con ciò che ci circonda. Vorremmo che l’arte possa cambiare un mondo troppo spesso fatto di prevaricazione e mancanza di empatia, o perlomeno suggerirne una visione nuova. L’arte fornisce un diverso punto di vista o approccio alla realtà: per chi la fruisce, è un luogo dove ciascuno ritrova una parte di sé stesso, per chi la produce rappresenta un tempo di molteplici possibilità espressive. Per tutti può essere uno spazio intimo e inclusivo che accarezza una chiave di liberazione dagli affanni quotidiani.

Dalla Natura sono mutuate le metafore potenti dei quattro elementi.
In particolare l’Acqua ha, secondo i principi espressi dal cinese Lao Tzu, affinità con i principi del Tao, nella sua essenza di convivenza degli gli opposti. E’ considerata una energia inesauribile che seppur morbida può scalfire ogni durezza, le sue gocce possono inesorabilmente infrangere muri e riempire gli oceani.
Patrimonio dell’umanità è l’arte, tutta. Dalla musica alle arti visive fino al cinema e alla danza, o alla creazione di un profumo. Quest’ultimo, in veste di essenza liquida e in occasione della mostra Gocce nell’Oceano, trovo evocativo per l’esposizione quello degli yuja, frutti somiglianti agli agrumi del nostro Mediterraneo. Il loro succo accomuna due ambienti lontani ma affini. Del resto, sia l’Italia che la Corea sono due penisole, due territori abbracciati all’acqua salata. condividono la doppia condizione di porto e terraferma .

Davanti al mare, sterminata distesa di profondità vitale e al contempo oscura energia, ci si comporta come davanti ad un’opera d’arte: ci si pone domande sul mistero dell’esistenza. Per gli artisti di Arcoi l’Italia rappresenta una nuova opportunità e una nuova casa per le idee, portando la vista dell’oceano nel cuore e la sfida di crescere con l’arte. A sua volta questo gruppo eterogeneo può arricchire la cultura italiana con la sua coesione, dimostrando che il mondo, anche se non dovesse cambiare, insieme può essere un luogo migliore da vivere.
Michela Ongaretti
Per ulteriori informazioni
https://italia.korean-culture.org