Fiori alla polvere, fiori per la memoria. Gli scatti cimiteriali di Sara Meliti

by Michela Ongaretti
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Fiori nei cimiteri. Progetto di Sara Meliti. Peonia. artscore.it

Fiori che si vedono in quel luogo, dove tutti dovremmo andare, al cimitero. Nella vita intendo, almeno una volta, perché in un sacrario si sente il palpito del Tempo, l’impronta del passato che fa riflettere oltre al presente. Si ritorna mutati da quel viaggio speculativo, come ha fatto la fotografa Sara Meliti attraverso il progetto Flores Mei.

Passeggiare per i viali di cipressi o soffermarsi all’ombra delle lapidi, persino osservare i nomi dei defunti, non ha niente a che fare con la Morte.  É con la Memoria che abbiamo a che fare.

 

Fiori nei cimiteri. Progetto di Sara Meliti. Rose sintetiche. artscore.it

Fiori alla polvere. Rose sintetiche. Flores mei, foto di Sara Meliti

 

Simboli del ricordo

Sulla memoria hanno ragionato i più magniloquenti monumenti funebri dell’arte mondiale. Ma la Storia ha continuato a srotolarsi anche mentre la sepoltura toccava a uomini e donne che non erano personaggi pubblici. A tutti, nella modernità sancita dall’epoca napoleonica, è toccato un posto in un sacrario del ricordo, che come disse il sociologo Jean-Didier Urbain è una sorta di biblioteca di biografie di migliaia di persone.

 

Fiori nei cimiteri. Progetto di Sara Meliti. Giglio appassito. artscore.it

Fiori alla polvere. La memoria in un giglio. Flores Mei di Sara Meliti

 

Uno dei gesti più rappresentativi del meccanismo di consegna ai posteri è la deposizione dei fiori, anche sulla tomba più semplice, nel cimitero più anonimo. A  questo simbolo così universale e così delicato si è rivolta la ricerca fotografica di Sara Meliti, che nell’arco di sei anni ha visitato diversi luoghi di culto per eleggere i fiori a soggetto indicatore di una molteplice cultura della memoria.

I fiori sono un pensiero, la parte più tenera dell’atto di connessione tra il mondo conosciuto e lo spirito, con una presenza ormai puramente immaginaria. La loro grazia eterea e consunta rappresenta matericamente una soglia fatta di petali e corolle, verso l’aldilà. Un ultimo commiato della bellezza secolare, come un passo di danza nel vuoto.

 

Fiori nei cimiteri. Progetto di Sara Meliti. Corolle sintetiche. artscore.it

Fiori per la memoria. Corolle sintetiche in uno scatto di Flores mei

 

Origini di un progetto fotografico

L’assidua frequentazione di cimiteri italiani ed europei era iniziata con l’incontro con una persona che aveva fatto dei luoghi di sepoltura la sua ossessione. Così, tra la visita ai sepolcri di letterati e musicisti celebri, Sara Meliti ha avuto modo di dare all’esperienza poetica un’impronta personale, accompagnata dalla sua Nikon e in seguito da una Fuji di ultima generazione.

 

Fiori nei cimiteri. Progetto di Sara Meliti. Calle. artscore.it

Fiori alla polvere. Calle nel progetto Flores mei di Sara Meliti

 

Anche se parliamo propriamente di morte, è interessante considerare la concezione di Meliti, perchè corrisponde ad un punto di partenza sulla ricerca dei dettagli cimiteriali, che fermano il suo occhio fotografico.  É intesa come passaggio tra due condizioni: come per il neonato è entrare nella vita, che in un certo senso è uscire da un’altra vita, così per il morente è uscirne. In mezzo ci siamo noi, con i nostri manufatti creati per celebrare sia l’uno che l’altro passaggio. É però più la tomba che la culla ad avere interessato la creatività umana nei secoli, si può studiare la storia dell’arte e dell’uomo sul monumento funebre. Quello rimane per i vivi.

 

Fiori nei cimiteri. Progetto di Sara Meliti. Rose per un famigliare. artscore.it

Flores mei di Sara Meliti, al Monumentale di Milano

 

Fiori del Tempo

Osservare una tomba insegna molto, dice cosa le altre persone abbiano preservato nella memoria di chi è a noi sconosciuto. La prima osservazione della fotografa è che se una tomba c’è è perchè per qualcuno il defunto ha contato. Le tombe più modeste senza ostentazione manifestano una fede e sono le più rovinate, ma il Tempo vince su tutte, anche quelle benestanti, più curate, o con una struttura che protegga foto e nome.

“ Io ho scelto il fiore perché in esso permane la memoria del visitatore, del suo passaggio”. I fiori rimangono lì, posizionati dove sono, deposti in quell’attimo di rimembranza, toccante per il flâneur che può ancora leggere il suo degrado, anche per un centinaio d’anni. Nessuno rimuove l’oggetto legato ad un gesto. 

 

Fiori nei cimiteri. Progetto di Sara Meliti. Resistenza. artscore.it

Fiori alla polvere. Gesti durevoli in Flores mei, foto di Sara Meliti

 

La bellezza resistente

Questi talismani dell’esistenza, conservando e comunicando l’aura dell’immagine vitale, si possono manifestare nella solitudine o nella moltitudine organizzata. 

Per le persone che appartengono ad una casta, i fiori simboleggiano una scelta convenzionale simbolica. É stata una scoperta del cimitero di Venezia, dove è apparsa una nuvola di rose rosa sopra le lapidi: era un’area dedicata alle suore appartenenti per sempre ad un’ordine religioso. Altrove è la solitudine a connotare le corolle. Si nota come intorno al fiore superstite le tombe paiano spoglie e persino inanimate, come se la vitalità del ricordo affidata alla bellezza pulsasse, riflettesse un’anima indomita. 

 

Fiori nei cimiteri. Progetto di Sara Meliti. Solitudine resistente. artscore.it

Flores mei di Sara Meliti. Corolle solitarie

 

La stessa forza si legge sulla vegetazione ribelle che non può impedirsi di crescere sopra ai resti di una peonia di seta, nel cuore di un crisantemo di plastica ormai irriconoscibile. Qui si dichiara l’ineffabile dialettica tra deterioramento e sviluppo, Morte e Vita. É la stessa energia di una quattrocentesca danza macabra dove la Nera Signora imprime il suo segno sul ricco o sul povero, con l’esuberanza di una coreografia. Solo che nel cimitero reale è la vita del verde a vincere, universalmente e oltre una logica umana. É il respiro della Terra. Il cranio del buffone di Amleto non fa più ridere ma è luogo di rinascita per la zolla erbosa, o per il petalo colorato.

 

Fiori nei cimiteri. Progetto di Sara Meliti. Vegetazione impavida. artscore.it

Flores Mei di Sara Meliti. Vegetazione indomita

 

Tempi digitali

La scelta della fotografia digitale per una ricerca continuativa non è affatto scontata e riflette la poetica dell’osservazione di Flores Mei. La fotografa è consapevole di come la facilità del digitale stia nella sua velocità: nella possibile realizzazione di diversi e molteplici scatti rapidamente selezionabili, ed eventualmente post prodotti. Se inizialmente un ragionamento portava a considerare la pellicola come più compatibile con il tempo del cimitero, con la natura contemplativa del soggetto, in seguito Meliti  realizza come la fruizione lenta sia comunque filtrata dallo sguardo del presente, concepita nella visione del nostro tempo.

 

Fiori nei cimiteri. Progetto di Sara Meliti. Vegetazione impavida. artscore.it

Flores Mei di Sara Meliti. Passato e presente al Cimitero Monumentale di Milano

 

La post produzione dell’intera serie si è mantenuta volutamente molto discreta, cerca di far vedere come si è palesato un oggetto con la sua aura epifanica. Il digitale della ricerca sui fiori cimiteriali è molto fedele al primo sguardo, riconduce alla prima visione nel flusso di una passeggiata visiva, tra i cimeli della memoria. 

Il procedimento attraverso camera raw permette la mediazione tra l’atmosfera presente, così come lo scatto la pone, con la figura dei fiori disegnata dalla collocazione spaziale sull’architettura del sepolcro, con i suoi colori mutati dalle stagioni. La leggera correzione luministica enfatizza la natura narrativa, la storia della sua presenza nel campo santo.

 

Fiori nei cimiteri. Progetto di Sara Meliti. Narrazione europea. artscore.it

Narrazione sul marmo in Flores mei, foto di Sara Meliti

 

Memorie alla polvere

La consunzione, la polvere, persino la sporcizia sono attrici inscindibili all’apparizione dei fiori in quanto oggetti depositari della Storia, qualunque sia la figura a cui si legano. L’esperienza della visitatrice di sacrari piccoli e grandi, monumentali o ordinari,  denota come le tombe private delle cappelle di famiglia siano più soggette alla polvere, e abbiano ancora i fiori finti come si usava nei decenni passati. Non è la vita che ha avuto il defunto a farti avere i fiori più freschi, e quindi ad indicare una passaggio più costante sul luogo dove si legge il tuo nome. La popolarità della vita terrena è solo una sfaccettatura dello stile del tuo commiato, creato da chi ti conosceva. 

 

Fiori nei cimiteri. Progetto di Sara Meliti. Cuore di plastica. artscore.it

Fiori alla polvere e alla consunzione. Flores Mei di Sara Meliti

 

Anche se non è continuata nel tempo, l’intensità di un affetto è raccontata dal fiore. Quando il depositario non sa se o quando tornerà, egli compensa alla necessità di cura dell’oggetto con il materiale sintetico. Deve durare anche se la sua vita si srotola altrove. Le corolle di plastica fanno apparire non del tutto abbandonata la tomba.

Del fiore reciso si vede subito l’appassimento, anche se viene cambiato o rimosso prima che degradi del tutto. In ogni caso non è il materiale ma la presenza simbolica ad interessare Flores Mei.

 

Fiori nei cimiteri. Progetto di Sara Meliti. Parigi. artscore.it

Flores mei. In un cimitero parigino

 

Nei cimiteri parigini c’è l’erba ma nessun vaso odoroso. Esiste una regolamentazione per mantenere un democratico decoro su tutte le sepolture, richiamando formalmente un simbolo identificativo dell’idea di tomba: il fiore. Sono rose in ceramica che accolgono la pioggia e le intemperie, mostrando ferite nello smalto ma non svanendo mai. Alla fotografa sono sembrate dei gioielli sulle tombe.

 

Fiori nei cimiteri. Progetto di Sara Meliti. Peonia. artscore.it

Fiori alla polvere. Flores mei

 

La decorazione come feticcio

Il fiore come feticcio, culto della terrena delicatezza, anch’esso destinato ad incontrare la degradazione materiale, è parte per il tutto del trapasso. Rappresenta la bellezza pura, fragile nella sua innata deteriorabilità, che da sempre nella storia umana è stato usato come ornamento corporale. Nel cimitero amplifica l’armonia per nascondere una mancanza, compensa l’aberrazione del disfacimento fisico con la grazia fisiologica di una caducità accettata e accettabile.

 

Fiori nei cimiteri. Progetto di Sara Meliti. Memoriale con corolle. artscore.it

Fiori per la Memoria nel progetto fotografico di Sara Meliti

 

Quando è sintetico o in ceramica, aldilà di considerazioni di gusto, trascende il parallelismo tra le degradazioni per diventare reliquia investita di potere di rappresentanza del corpo, parafrasando Freud o Lacan circa ben altri feticci da ben altre pulsioni, dove in campo è comunque l’assenza. I fiori sono gesti dall’eco millenaria, celebrano diversi momenti della vita fino all’estremo saluto: per l’occhio fotografico di Flores Mei sono sineddoche della sepoltura.

I fiori restano nella decadenza interrotta. Mi permetto stavolta di citare Oscar Wilde, visto che la sua rimane una delle tombe più visitate di tutti i tempi. “Il mistero dell’Amore è più grande del mistero della Morte”.

Michela Ongaretti

 

Fiori nei cimiteri. Progetto di Sara Meliti. Marmi amorosi. artscore.it

Flores Mei di Sara Meliti. Sentimento in pietra

 

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