The Square. Una satira grottesca sull’arte contemporanea

by Giada Destro
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The Square. L'installazione emblematica. artscore.it

Ruben Östlund scrive e dirige “The Square”, vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 2017.

Pellicola provocatoria, una satira sul mondo dell’arte contemporanea. Un susseguirsi di eventi grotteschi scardina la facciata di quel mondo elitario e narcisista che con presunzione crede di detenere tutto il sapere sulla contemporaneità.

The Square. Locandina. artscore.it
The Square. Locandina del film
 
Sinossi

Christian (Claes Bang), curatore di un museo di arte contemporanea, ci guida come un performer attraverso le pièce rappresentate dal regista. Ogni scena è una vera e propria performance: vignette kafkiane mettono alla prova la struttura comportamentale, etica e morale del nostro protagonista che vive una catarsi personale.

Tutto nasce da un evento assurdo: una donna, nel traffico pedonale di una mattina qualsiasi, urla tra la folla che qualcuno vuole ucciderla. Christian si appresta a soccorrerla, solo quando tutto sembra calmarsi si accorge di essere stato derubato dei suoi oggetti più personali: smartphone, portafogli e gemelli di famiglia. Incapace di accettare l’umiliazione subita escogita, con la complicità di un suo dipendente, un piano per smascherare i ladri e rivendicare la sua “autorità”.

The Square. Sceandel film, artscore.it
The Square. A caccia di colpevoli


Dopo aver individuato tramite “trova il mio iPhone” la localizzazione della refurtiva, i due scrivono e stampano in dozzine di copie una lettera in cui si accusa il ricevente di furto. Nel cuore della notte andranno nel palazzo incriminato a imbucare indistintamente ad ogni appartamento il foglio nella speranza di trovare il ladro.
Da qui un incalzare di eventi assurdi si frapporranno tra il consueto svolgersi della vita e l’epurazione del nostro protagonista.

The Square, installazione al museo. artscore.it
The Square. Prima del vernissage
 
L’arte come espediente destabilizzante

Östlund sceglie di raccontarci questo percorso di consapevolezza con scene molto lente e silenziose spezzate con irruenza da eventi destabilizzanti e rumorosi. Spesso troviamo personaggi che perdono il controllo, musica assordante, gruppi di persone chiassose e suoni d’ambiente frastornanti che costantemente interrompono una conversazione o creano confusione alla scena.

The Square. L'installazione. artscore.it
The Square. L’installazione You have nothing

Vediamo fin dalle prime inquadrature il tentativo del regista di rompere simbolicamente quegli schemi rigidi e datati derivanti da una società pertinace, di cui Christian ne è il rappresentante. Un “You have nothing” posizionato dietro a dei mucchietti di sassi racchiude proprio il senso di questo vuoto che pervade la nostra contemporaneità. Una rincorsa all’apparenza, all’approvazione superficiale delle cose, dove cose sta anche per arte, perché se basta una infilata di paroloni senza semantica pubblicata sul sito del museo per convincere il pubblico a visitare una mostra, è pur certo che l’interesse non è quello di cercare “la verità” in un’opera. L’arte così perde i suoi elementi costituenti per diventare un espediente lusingatore per chi la tratta (curatore, artista o spettatore che sia).

A chi parla l’arte contemporanea e cosa ci vuole raccontare da quando i concetti classici di bellezza, unicità e tecnica realizzativa si sono persi? Rinunciamo davvero alla sacralità dell’arte per il compiacimento della forma? Siamo pronti a chiederci il perché delle scelte artistiche e non solo se di interesse per la stampa (e social)?

The Square. Le parole del curatore. artscore.it
The Square. Parola al curatore
 
Il gregge e la bestia

La scena catalizzatrice è la performance di Terry Notary.
Al limite della finzione, uno scimpanzé (l’artista) entra in una sala durante una cena di gala.
Una voce fuori campo spiega ai commensali come comportarsi: lo scimmione è attratto dalla debolezza e dalla paura. Se fuggi ti insegue. Se stai immobile forse potrai salvarti dalla sua caccia e sperare che qualche d’un altro diverrà sua preda.

Una meravigliosa prova del nove non solo come test per gli spettatori obbligati a immedesimarsi in quella situazione (io fuggirei o rimarrei immobile) ma anche come rappresentazione della società e del concetto di gregge: a esclusione di un unico “uomo alpha” che affronta l’animale reagendo e scappando dalla sala, gli altri rimangono fermi a subire la scelta irrazionale dell’artista selvaggio che senza porsi limiti sfida i partecipanti seguendo istinti primordiali e beffeggiandosi di loro. Quando la situazione diventa estrema e violenta, il gregge (non dopo molte titubanze) si unisce e accanisce contro la “bestia”.

The Square. La performance nel film. artscore.it
The Square. La performance di Terry Notary

Il rumore, dunque, evento inaspettato come un colpo di pistola, richiama l’ordine e l’attenzione verso l’esterno; l’alternarsi nel racconto filmico di momenti di quiete a momenti di estrema tensione, in cui ansia, violenza, ira e invasione dello spazio privato ne fanno da padroni, creano nello spettatore una sensazione di disagio.

Lo dice il sistema

Viene ritratta così l’immagine di un ceto borghese-intellettuale (quello nordeuropeo legato all’arte contemporanea) sordo, chiuso e malsanamente legato all’introiezione ma anche dittatoriale nel veicolare l’arte: non è l’opera portatrice di valore artistico ma è l’istituzione/consorteria ad avvalorare anche un oggetto qualsiasi, come una borsetta.
Questo tema viene affrontato in modo esemplare durante l’intervista che una giornalista americana nelle prime scene del film fa a Christian, chiedendogli spiegazioni riguardo un suo scritto, senza mezzi termini gli chiede se le sue parole hanno un fondamento teorico, il curatore messo alle strette confesserà che l’arte contemporanea è una scelta politica e non artistica.

The Square. La giornalista e il curatore
The Square. L’intervista

Quello che ci viene mostrato sono proprio le ipocrisie dei benestanti benpensanti, che dettano legge in un circuito chiuso e volto a gratificare i pochi privilegiati partecipanti: Christian viene costantemente messo alla prova in particolar modo dalla giornalista (strepitosa Moss), con cui avrà un incontro sessuale, che lo costringe a riflettere sui suoi comportamenti e sulle sue scelte.

La società dell’arte

Il pubblico gioca una parte importante in questa partita disperata di controsensi e la Moss ne è un elemento importante: è sia un testimone esterno e allo stesso tempo un giocatore a tutti gli effetti, con le sue perversioni, ossessioni e stravaganze (il suo animale domestico è uno scimpanzé per l’appunto!) incarna perfettamente dei cliché della società orbitante attorno all’arte contemporanea, che chiede di manifestare uno snobistico, talvolta convenzionale nella sua anti convenzionalità, culto della propria personalità.

The Square. Il regista sul set. artscore.it
The Square. Il regista Ruben Östlund sul set


Troviamo questo espediente anche in altre due scene molto simboliche: un uomo con la sindrome di Tourette insulta uno scrittore durante la presentazione del suo ultimo libro, ritorna così sia il tema dell’inaspettato irruente e chiassoso, sia il tema della denuncia esterna che vuole sfatare affermazioni vanesie di personaggi narcisisti. Ma il pubblico non sempre è lucido e capace di ritrarsi da queste dinamiche, come possiamo vedere durante il vernissage di The Square. Alla fine della presentazione della mostra, un noto chef cerca di raccontare il menù del rinfresco mentre la folla del pubblico come un gregge si accalca nel tentativo di raggiungere il banchetto. Lo chef perderà il controllo pretendendo di essere ascoltato.
Tutti chiedono attenzione. Tutti vogliono essere i protagonisti di questa messa in scena, curatore, giornalista, pubblicitario o pubblico che sia. Ma che fine ha fatto l’artista?

Uno spiraglio di speranza ci viene donato dal regista che delega ai bambini il compito di portare la verità a galla. Il bimbo che viene accusato ingiustamente da Christian lo minaccia con aria adulta e sapiente: “se non dirai la verità getterò la tua vita nel caos!”.
Lo perseguiterà con fare irruento e rumoroso, lo porterà al limite dell’isteria tanto da spingerlo giù dalle scale. Il bimbo come un fastidioso grillo parlante riesce a scalfire Christian e a farlo ragionare.

The Square. La verità. artscore.it
The Square. La tua vita nel caos

The Square

Ed è proprio dal caos che il nostro protagonista, come una fenice, rivaluta la sua esistenza confessando i suoi misfatti sia ai genitori del bambino sia ai giornalisti ammettendo di non aver seguito con attenzione e responsabilità la campagna pubblicitaria del lancio della nuova opera esposta: The Square.

E qui arriviamo al nocciolo di tutto il film. The Square non è solo il titolo della pellicola e dell’opera citata durante tutto il racconto, ma è anche la forma stessa dell’opera, un quadrato. Simbolo che ci porta al contenimento, all’accogliere e al rifiutare, alla designazione di uno spazio (anche se astratto) rivolta a qualcuno in modo specifico. Dentro o fuori.

The Square. L'installazione emblematica. artscore.it
The Square, l’arte contemporanea spiegata ai figli

The Square vuole essere un’opera e un luogo di uguaglianza, solidarietà e umanità.
Non a caso il tema della povertà rappresentata dai mendicanti/zingari è ricorrente in tutto il film, e così i due pubblicitari scelgono di creare un video shock in cui una bambina orfana e povera (assieme a un gattino) viene fatta esplodere dentro il quadrato.

Siamo davvero capaci di stare nella verità delle cose? Forse il regista vuole farci riflettere sull’incapacità di vivere lontano dai pregiudizi: Christian si fa promotore di uguaglianza e solidarietà ma allo stesso tempo denigra e offende chi non fa parte della sua cerchia, chi non ha possibilità economiche e che forse non può capire l’arte. Ma Christian e chi come lui, la comprende davvero l’arte, o i substrati di costru(i)zioni sociali limita la capacità di critica a tal punto da snaturare il significato stesso dell’opera d’arte?

Giada Destro

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