Nan Goldin con “Tutta la bellezza e il dolore” della vita al cinema

by Giada Destro
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Tutta la bellezza e il dolore

Nan Goldin, con la sua storia narrata dalle immagini. e con la sua attività di agitatrice sociale, è protagonista dell’ultimo documentario di Laura Poitras. “Tutta la bellezza e il dolore”, già premio oscar nel 2014 con Citizenfour, vince il Leone d’Oro a Venezia79.  

Nan Goldin. Foto dal film Tutta la bellezza e il dolore, artscore.it
Immagini di vita vera nel film di Laura Poitras e nelle immagini di Nan Goldin.

Il film è incentrato sulla figura dell’artista di fama internazionale e pioniera dello stile fotografico intimista. Accostando il materiale fotografico a scene girate nei momenti di protesta del gruppo P.A.I.N., la regista sceglie di intrecciare la storia biografica alle recenti  lotte contro il sistema socio-politico, denunciandone reati e soprusi.

Il racconto filmico è quindi costruito seguendo due linee parallele. 

Con un balzo a ritroso nella memoria della Goldin, dopo averla vista nella prima scena impegnata in un’azione di protesta, il materiale fotografico ci riporta alla sua infanzia e alla sua vita privata, con vecchie immagini di famiglia e scatti suoi che ritraggono se stessa e i suoi amici.

Nan Goldin. Tra gli amici drag queen- artscore.it
Una foto giovanile di Nan Goldin

Nan Goldin inizia a fotografare all’età di 18 anni, utilizza questo mezzo per esorcizzare le sue paure, le ferite che si porta appresso quando fugge dalla sua famiglia trasferendosi a Boston. Sono molteplici gli eventi che in giovane età la portano ad approcciarsi al mondo con vulnerabile sensibilità. Una madre anaffettiva, un padre assente, una sorella che si toglie la vita dopo essere stata ricoverata in psichiatria ingiustamente più volte, sono elementi che accompagnano quello che sarà un percorso attraverso l’emarginazione, un luogo in cui le persone non vengono ascoltate. 

Un momento della vita di nan Goldin negli anni '80- artscore.it
A New York negli anni ’80

Siamo negli anni 70/80, periodo di rivoluzione sociale e sfrontatezza.

In questi due decenni l’arte più che mai è il riflesso concreto del cambiamento sociale, della stratificazione, delle sottoculture che nascono spontaneamente dando rifugio a molte anime solitarie che fino a quel momento non avevano avuto modo di esprimersi liberamente. La Goldin inizia così a scattare fotografie, dapprima per dare voce al suo pensiero, in un momento in cui il silenzio acustico prese il sopravvento, e successivamente per raccontare la realtà che la circonda e di cui fa parte.

Entra fin da subito in contatto con la cultura Drag Queen, trovando un posto in cui sentirsi a casa. Questi scatti sono i più rappresentativi del genere, intimi, delicati e veri. Il lavoro di Nan Goldin non è mai edulcorato ma schietto ed onesto. Un tipo di fotografia mai vista prima di allora. Lo scatto è sempre ben studiato (tanto che sarà musa di molti negli anni), gli oggetti/soggetti inquadrati non si trovano mai lì per caso. 

Green e Robert sul letto, 1982 © Nan Goldin.
Greer and Robert on the bed, New York City, 1982. Courtesy the artist and Marian Goodman Gallery.
© Nan Goldin.

L’equilibrio dello scatto, degli elementi in primo piano e quelli secondari rendono l’immagine viva, donano alla fotografia un’anima drammaturgica, cinematografica. 

Non si può restare impassibile di fronte al suo lavoro, in particolar modo quando le immagini sono disturbanti (ad esempio l’autoscatto del suo occhio nero o gli autoscatti erotici dei suoi incontri amorosi). C’è così tanta verità nei suoi scatti che l’osservatore riesce a costruire delle storie a partire da quegli stessi elementi raffigurati.  Nan non si ferma qui, negli anni produce quelli che sono i suoi lavori artistici più importanti ovvero le diapositive raccontate in slideshow come il rinomato The ballad of Sexual Dependency.

Nan Goldin,Twisting at my birthday party- artscore.it
Twisting at my birthday party. Nan Goldin, 1980

In All the Beauty and the Bloodshed, attraverso la voce stessa della fotografa, ripercorriamo i punti salienti della sua vita, gli aneddoti che la contraddistinguono come Persona: dalla grigia infanzia al suo ingresso nel mondo dell’arte grazie a una fellatio, la dipendenza da farmaci/droghe e quella affettiva, la lotta contro le disuguaglianze fino all’esporsi come manifesto vivente dando voce agli inascoltati.

Self Portrait writing in my diary, foto di Nan Goldin nel film di Laura Poitras- artscore.it
“Self Portrait writing in my diary”, Boston 1989. Nel film di Laura Poitras

Nel 1989 Nan Goldin si cala nei panni di curatrice in una grande mostra sul tema dell’AIDS.

Un’evento culturale senza precedenti, con il quale si intende dar voce non solo ai malati ma anche alle morti causate dal morbo. Inizia qui il suo percorso che affonda le radici nell’attivismo che la porterà a fondare nel 2017 il gruppo di difesa  P.A.I.N (Prescription Addiction Intervention Now) con l’obiettivo di denunciare la famiglia Sackler proprietaria della casa farmaceutica responsabile della produzione del farmaco oppiaceo Oxycontin (che ha causato la morte di almeno 500.000 persone da overdose) e tra le più generose doners dei musei occidentali. 

Contro l'ingiustizia. Una scena di protesta
Contro l’ingiustizia.

Siamo passati dunque alla seconda anima del documentario, forse quella più cara alla Poitras: la regista intervista e documenta le attività di PAIN per due anni.

Dai ritrovi a casa Goldin alle manifestazioni/performance al Metropolitan di New York e al Louvre di Parigi; questa parte viene montata in alternanza con la biografia della Goldin. Così si mmerge lo spettatore in una tematica di attualità e sconosciuta ai più, soprattutto in Europa. La volontà di sensibilizzare la società è il cuore pulsante del lavoro di entrambe le artiste che hanno dato luce al documentario, Laura e Nan condividono non solo la stessa sensibilità verso le ingiustizie causate dalle potenze ma in particolar modo il coraggio di affrontarle in modo diretto, sapendo che lottare contro le Potenze non è cosa facile. 

P.A.I.N. in azione  contro la famiglia Sackler- artscore.it
Tutta la bellezza e il dolore. P.A.I.N. in azione.

Quello che contraddistingue l’attivismo di Nan Goldin è l’aver vissuto sulla sua pelle molteplici difficoltà.

Dall’overdose quasi fatale di fentanil, a una relazione tossica, alla povertà fino alla convivenza con malati di AIDS. Lei ha toccato con mano tutto questo e riesce a raccontarcelo attraverso le sue fotografie in modo autentico. La sua arte non è ha filtri: è schietta, intrisa di tutta la bellezza e il dolore di cui la vita è fatta e che gli emarginati sentono in modo amplificato.

Le foto che documentano la sua vita quotidiana e quella dei suoi amici omosessuali o sieropositivi hanno una valenza socio-politica oltre che artistica. Attenzione che la Goldin spiega molto bene in un’intervista dichiarando che il suo lavoro differisce parecchio da quello di Diane Arbus: mentre la sua predecessora ritraeva i diversi mettendo in risalto appunto la diversità, tanto da diventarne ossessionata, Nan dal canto suo vuole normalizzare il diverso donandogli un posto nella società.

Nan Goldin davanti al Louvre con il gruppo P.A.I.N.- artscore.it
Nan Goldin protesta davanti al Louvre con il gruppo P.A.I.N.

Tutta la bellezza e il dolore è un documentario biografico-sociale che in un primo momento può deludere se quel che ci si aspetta è un biopic, genere in voga ultimamente.

Ci si accorge che ogni aspetto del film è curato al fine di far emergere gli effetti del lavoro dell’artista negli anni e non solo il contenuto delle sue opere o i punti cardine della sua esperienza di vita. Quel che conta nel racconto di Nan Goldin è il suo operato e come questo abbia avuto un effetto oltre il chiuso mondo dell’arte; anche attraverso la visione dei suoi diari fotografici che risaltano la sua persona e gli ostacoli che ha dovuto superare. Così, attraverso il lavoro della fotografa (scatti noti e rari, filmati inediti e lo scorrere delle diapositive) il documentario intreccia non solo il passato e il presente, ma anche la sfera privata e quella politica. Senza perdere mai di vista l’influenza che l’attività dell’artista ha avuto dagli anni Settanta fino ad oggi.

Tutta la bellezza e il dolore di Laura Poitras. Scatti di Nan Goldin- autoritratto
Tutta la bellezza e il dolore di Laura Poitras. Scatti di Nan Goldin
Tutta la bellezza e il dolore di Laura Poitras. Scatti che raccontano una vita e una carriera artistica

Laura Poitras riesce a spostare l’attenzione dalla sfera dell’ego a quella sociale, toccando tematiche intime, personali e soggettive con la visione d’insieme di un sensibile occhio documentarista. 

Non a caso il titolo del film (ma anche la struttura filmica) ha a che fare con il citato “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad dalla sorella di Nan: da un lato abbiamo l’accusa alle potenze economiche dall’altro l’introspezione umana attraverso la ricerca e l’accettazione del Male inteso sia come malattia che come ingiustizia sociale.

Giada Destro

Nan Goldin. Ivy’s back, Boston, 1973. Courtesy the artist and Marian Goodman Gallery-artscore.it
Ivy’s back, Boston, 1973. Courtesy the artist and Marian Goodman Gallery, © Nan Goldin

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