Ritratto della giovane in fiamme. Storia di un patto in un flashback

by Giada Destro
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Ritratto della giovane in fiamme. Cover artscore.it

Ritratto della giovane in fiamme, fiamme come processo di trasformazione nel film di Céline Sciamma. Il fiore che rinasce dalla cenere sboccia in un film trascendentale, simbolico, costruito sulle sfumature di una tela in cui vi è rappresentato un soggetto in divenire. 

La trama affonda le sue radici in un lungo flashback in cui Marianne (pittrice in incognita) ripercorre il suo incontro e il dispiegarsi della relazione con Héloïse (contessina cresciuta in convento e poi promessa in sposa a un milanese sconosciuto).
La pittrice al lavoro nel film e di Céline Sciamma
Dipingere senza modella

Fin dalle prime scene il carattere dei personaggi viene messo in evidenza: Marianne, austera e intrepida, si getta in mare per recuperare la cassa contenente le sue tele cadute accidentalmente, sotto lo sguardo dei marinai immobili. Héloïse, introversa, arrabbiata e triste si nasconde sotto un mantello con cappuccio nero e in silenzi protratti nel tempo. La madre di Héloïse affida a Marianne il compito di realizzare di nascosto il ritratto della figlia che fino a quel momento si è rifiutata di posare per altri pittori come gesto di ribellione al matrimonio combinato che avrebbe giovato alla madre desiderosa di far ritorno nella sua Milano. Héloïse era soddisfatta della vita al convento, poteva ascoltare liberamente la musica e leggere i libri, portali verso mondi migliori. 

Ritratto della giovane in fiamme. Héloïse
Lo sguardo diffidente di Héloïse
L’incontro con Marianne avrà un effetto balsamico su Héloïse che inizia a sentirsi compresa e accolta. Le due instaurano lentamente un legame di reciproca fiducia, un incastro archetipico di speranze e desideri.

Ed è proprio quando Marianne rivela il sotterfugio che Héloïse si presta ad essere dipinta, si mette in gioco con la sua vulnerabilità consapevole di avere davanti non solo una complice ma anche una figura in cui riflettere i suoi sentimenti. Posare per l’artista non è solo un mettersi a nudo facendosi osservare passivamente, chi posa è altresì partecipe e attento a chi ha difronte.

Il gesto pittorico di Marianne, il tratto e il perfezionamento delle sfumature e delle luci sono l’espediente filmico che Céline Sciamma impiega per sottolineare la crescita e lo sviluppo di quella consapevolezza che le protagoniste conquisteranno per vivere a pieno un amore libero (anche se per un paio di settimane) molto improbabile nella Francia di fine Settecento.

Ritratto della giovane in fiamme. Héloïse e Marianne
Héloïse per la prima volta in posa per il ritratto ad opera di Marianne
Il ritratto prende forma lentamente seguendo il processo di avvicinamento delle amanti.

Sono le piccole cose a far si che l’amore prenda il sopravvento: gli sguardi rubati, i silenzi, la complicità nel quotidiano, il supportare la giovane governate durante un aborto, le passeggiate sulla scogliera, le ore passate ad osservarsi durante la pittura. Come le piccole cose, le sfumature rendono vivo un dipinto. Ed è proprio quell’ultimo tocco, quel colpo di luce sulla manica dell’abito che completa il ritratto. La visione che Marianne ha trasposto su tela della sua amata. Ma il simulacro di questo amore impossibile è un altro dipinto, realizzato in seguito, quello che darà il nome al film: Héloïse che arde di passione consocia delle scottature e della possibile morte.

L'amore tra le protagoniste del film Ritratto della giovane in fiamme
Ritratto della giovane in fiamme. Finalmente vicine
Tante sono le influenze artistiche che vengono a galla in Ritratto di una giovane in fiamme.

Dalle più volte citata Jane Campion (nonostante l’indagine sull’introspezione dei personaggi non sia paragonabile) a Goliarda Sapienza, pioniera del femminismo e di una visione della donna non convenzionale e ribelle. La Sciamma però si distacca da quell’irriverenza che contraddistingue non le sopra menzionate ma anche altre grandi donne della storia dell’arte come Anaïs Nin nonché e Jane Austin, o avvicinandosi ai racconti di formazione e crescita di Sofia Coppola. Sedendosi però su intellettualismi che risultano rigidi, forzati e teatrali come l’uso del mito di Orfeo e Euridice che se ci da uno spunto di riflessione sul perché un amore “impossibile” finisce, interrompe la poesia e la suggestione che il cinema è in grado di diffondere. Insomma sono troppi i suggerimenti letterari, le scene dichiaratamente esaustive. C’è poco magma sotto questo apparire ben studiato.

La scelta di eliminare la colonna sonora in effetti ne enfatizza la teatralità: lo spettatore è co-protagonista della storia, partecipe come occhio silenzioso.
Studio per un ritratto. Artscore.it
Disegnare il volto dell’amata, al lume flebile di candela

Siamo lì, con le protagoniste a osservare ogni loro piccolo cambiamento di espressione, ad ascoltare nel silenzio il risuonare dei piccoli movimenti corporali, labbra che si schiudono, sospiri, abiti che sfregano, lo scoppiettare del fuoco che riscalda le stanze umide che pochi luoghi come la Bretagna possono vantare. 

Sono due i brani che sentiamo risuonare come una tempesta improvvisa: il canto popolare “Fugere non possum” in concomitanza con l’aborto della cameriera ed il Terzo Movimento dell’Estate di Vivaldi, impetuoso, emotivo e travolgente.

La regia, nonostante sia ben curata e piacevolmente delicata viene completamente assorbita dalla sceneggiatura (premiata a Cannes nel 2020) che è coinvolgente e lascia che il racconto scivoli naturalmente tra le dita come seta.

Gli scenari delle distese di acqua oceanica in cui i soggetti sono totalmente immersi (l’orizzonte coincide sempre con il margine del fotogramma superiore) e la direzione della fotografia pittorica rendono la pellicola digitale 8K una chicca estetica, gradevole alla vista. Gli incarnati freschi, gli occhi luminosi, i tessuti dalla resa impeccabile così come il calore del fuoco e del legno negli interni sono rassicuranti e accoglienti. Tutto è al suo posto, come una favola raccontata a un bambino (anzi a una bambina) la sera prima di andare a dormire. 

Lo struggente paesaggio marino nel film di Céline Sciamma
Paesaggio romantico con soli personaggi femminili
È un film al femminile in cui il maschile viene volontariamente esiliato. 

Ogni dettaglio nasce e fiorisce sotto lo sguardo rosa della regista, nessuna controparte a completare una visione che esclude gli opposti e predilige uno sguardo univoco. La figura del maschile è uno spettro dimenticato. Le protagoniste (inclusa la giovane governante) non sembrano curarsi dell’esterno: l’imminente matrimonio, il padre del figlio non voluto, figure maschili che con naturale e dovuto disinteresse ignorano difficoltà e meriti. Le tre donne vivono in una dimensione tutta loro, consce delle possibilità e dei limiti imposti da una società ancora acerba sì, ma totalmente avulse dalla realtà. 

Il lungo flashback su cui si appoggia il racconto è una distesa liscia priva di climax, sottolineature, ostacoli. 

I due brevi accenti musicali scandiscono il dispiegarsi fluido e tenero del viaggio verso l’emancipazione nonché la conoscenza di sé di Marianne e Héloïse, nella loro individualità in primis, ma soprattutto, nella loro relazione. 

L'abbraccio disperato delle protagoniste del film Ritratto della giovane in fiamme
Ritratto della giovane in fiamme. L’abbraccio disperato delle protagoniste

Ritratto della giovane in fiamme è una avventura sensoriale altamente estetica con richiami espliciti ad altri autori e troppe scene con quel pizzico di ruffiano che ci porta lontano dal grande cinema. Le emozioni ci sono, ma sono trattate con calma, stoicismo ed è questo rovesciamento semantico che rende il film interessante: La Sciamma ci parla della Donna non più come preda delle passioni bensì come individuo Consapevole sia delle proprie pulsioni sia dei limiti di una società non ancora pronta ad accogliere un amore diverso.

Marianne e Héloïse hanno saputo sapientemente prendersi cura di un dono, l’amore, nonostante la distanza, il passare degli anni e l’impossibilità di viversi liberamente, come suggerisce la scena finale.
Il richiamo dell'elemento selvaggio
Il richiamo dell’oceano, elemento selvaggio

Un piano sequenza della soggettiva di Marianne, uno zoom in verso il primo piano di Héloïse che si emoziona solitaria in un teatro cittadino, nella penombra, ascoltando la “loro canzone” l’Estate di Vivaldi. Dall’altra parte della balconata Marianne decide di non attirare l’attenzione, ma di restare in disparte, mantenendo la tacita promessa di vivere due vite separate seppure unite da quel sentimento costudito da entrambe con dedizione e rispetto.

Giada Destro

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