TÁR di Todd Field la vuole così: imperiosa, ironica, viscerale. Cate Blanchett all’apice espressivo del suo Daimon, incanta e fa trasalire il pubblico interpretando Lydia Tár, personaggio immaginario costruito ad hoc su di lei. TÁR è l’ultimo lungometraggio di Todd Field, dopo 12 anni di silenzio torna nelle sale di Venezia 79 lasciando tutti a bocca aperta. Sì, perché questo film non è solo un capolavoro registico, ma tocca questioni oggi molto calde.
L’identità di genere, il ruolo della donna in un ambiente prettamente maschile e misogino, il tema del potere, le insicurezze, i fantasmi del passato che non fanno dormire la notte.
Tár è un dramma con tendenze da thriller. Un biopic di finzione che si nasconde dietro un trattamento documentaristico (nel suo incipit). Una storia decadente, crudele e per certi versi pietosa. Il lento degrado del mondo di Lydia viene raccontato attraverso il suo punto di vista, una soggettiva narrativa che non lascia spazio all’altro.
Il film sta in piedi grazie a questa protagonista ingombrante, narcisista e per nulla compassionevole. Le emozioni non esistono. Solo la musica riesce – ogni tanto – a squarciare la corazza costruita in anni di duro lavoro e sofferenze. Una identità forte sì, ma non genuina. L’appagamento del suo ego travalica ogni altra cosa. Anche l’amore per la figlia adottiva non è sufficiente a scollarle di dosso il peso del suo affermarsi “Maestro”.
Field ci presenta un film organico: il racconto cresce e si modifica seguendo la Tár nel suo processo involutivo interiore scandito da un metronomo notturno azionato misteriosamente da una presenza di cui non conosceremo mai l’identità.
Sono gli eventi, causati dal genio artistico, che porteranno il Maestro alla sua rovina attraverso le note di Mahler. Il film è un susseguirsi di scene brillanti volte a svelare a poco a poco la natura di Lydia, la sua verità. Il regista scava nella sua persona seguendola nella routine di una vita fatta di viaggi, pranzi di lavoro, prove con l’orchestra, coccole serali con la sua famiglia. Inizialmente sembra una vita perfetta, densa di attività di successo ma ben presto il velo cadrà rivelandoci un’ esistenza costruita sulla menzogna, abuso di potere e individualismo.
Scopriamo fin dalla prima scena, che la Tár è perseguitata, qualcuno la segue e riprende con il cellulare ogni sua mossa. Ricatto, vendetta o semplicemente un documentare la sua disfatta?
Il regista, dunque, ci lascia con dei quesiti risolti a metà. Inizialmente ci fa conoscere una Lydia tutta d’un pezzo, dinamica, con la risposta pronta, controllata per poi piano piano farle perdere il controllo dall’exploit alla Juilliard School al rapporto con la nuova studentessa per la quale perde la testa (e cade letteralmente a terra) e mette in crisi la sua relazione.
Lydia convive con il suo primo Violino con la quale ha una figlia. Vivono in uno splendido loft ultra moderno. Il suo stile di vita è da vera Star: è la prima donna a dirigere l’Orchestra Filarmonica di Berlino e riesce a modellare la sua figura come un brand internazionale. Vincitrice di un Emmy, un Grammy, un Oscar e un Tony Award, solo una sua debolezza poteva arrestare questa ascesa Olimpica.
Anche il potere può essere spazzato via, soprattutto per una donna in carriera in un ambiente maschile in cui ogni piccolo cambiamento viene giudicato come un tradimento.
Non è di certo il denaro e la notorietà che le mancano. Ma nonostante questo continua a frequentare il vecchio appartamento in cui viveva da ragazzina. Un ambiente sicuro, il suo nido privato e non accessibile a tutti. Ma di cosa ha paura la Tár? Ha davvero paura di qualcosa o semplicemente le sue azioni poco ortodosse la perseguitano?
Non sono sensi di colpa i fantasmi che la svegliano la notte, gli incubi che la ossessionano sono persone reali che cercano vendetta.
Supremazia artistica, di ruolo, di sentimenti, Lydia usa le persone per affermare la sua identità e questo la porterà a scrivere un finale di scherno e umiliazione.
Todd Field e Florian Hoffmeister (cinematographer) lavorano a quattro mani nella trasposizione del personaggio della Blanchett in immagini. I titoli di coda, presentati all’inizio del film, si possono considerare come un avvertimento: la Lydia Tàr che vediamo nelle prime scene segna la sua stessa fine. Il punto massimo della sua ascesa. Le inquadrature per lo più fisse sono costruite con rigore e razionalità. La protagonista occupa sempre un posto predominante nella scena, l’attenzione è sempre rivolta a lei.
Tutto sembra essere un suo prolungamento, dalla scenografia pulita e perfettamente posata alla gamma cromatica quasi desaturata e con dominante fredda, i neri densi e i contrasti ben delineati sono la descrizione per immagini di Lydia.
Una donna controllata e sicura di sé, in apparenza, che nasconde caos, dramma e insicurezze.
L’aver abusato del proprio potere e delle proprie conquiste le si è ritorto contro, trascinandola nell’oscurità di un mondo autocelebrativo in cui sentirsi sicura e legittimata. Lo stesso mondo in cui si immerge quando dirige. Quella specifica sensibilità che le permette di essere una delle migliori e di vedere oltre la realtà e il presente.
La Tár vive in una dimensione parallela che la connette con le note e con i compositori del passato sganciandola dalle regole della società in cui è costretta a vivere in carne ed ossa. La musica è una domanda che chiede come risposta una ulteriore domanda: questo è stato il più grande errore del Maestro, dare per scontato di essere arrivata e che nulla potesse più metterla in discussione.
Alcune curiosità sul film acclamato a Venezia
Il personaggio di Lydia Tár sembrerebbe essere ispirato alla figura di Eva Brunelli, prima donna ad aver diretto la Filarmonica di Berlino nel 1923. Todd Field ritorna in scena dopo 12 anni di silenzio, Tár è il suo quarto lungometraggio e si è portato a casa, in 21 anni di carriera, tre candidature agli Oscar.
Hildur Guðnadóttir è la compositrice delle musiche originali del film, ed è stata premio Oscar, Golden Globe e BAFTA per la colonna sonora di Joker.
Infine, e non per importanza, Catherine Elise Blanchett vince il premio Coppa Volpi a Venezia79. Meritatissimo.
Giada Destro
Il film sarà nelle sale italiane all’inizio del 2023. Per saperne di più sulla distribuzione vi rimandiamo ai contatti presenti sul sito del Festival www.labiennale.org/it/cinema/2022/venezia-79-concorso