Gill Gatfield. La lingua nativa della scultura è interattiva e democratica

by Bohdan Stupak
0 comment
Zealandia

Gill Gatfield è un’artista neozelandese con il cuore a Venezia. Il suo forte legame con la città d’acqua è in questo momento esaltato dalla mostra Unity. Personal Structures 2022, organizzata dal Centro Culturale Europeo, nel palinsesto della Biennale Arte. L’esposizione prosegue fino al 27 novembre, diffusa tra i due secolari palazzi Bembo e Mora e i Giardini della Marinaressa. Ho avuto il piacere di incontrarla e di comprendere più approfonditamente il suo mondo, il suo percorso multidisciplinare che l’ha portata alla scultura, la sua dedizione ai materiali pregiati e alle loro origini.

Gill Gatfield con l'opera Silhouette, 2011
Gill Gatfield con l’opera Silhouette, 2011. Auckland, 2022. Ph. Danilo David

L’approccio interattivo  è fondamentale per la comprensione e per la fruizione del lavoro principe della mostra “Native Tounge XR”.

Tramite un’applicazione controllabile da diversi dispositivi elettronici riusciamo a posizionare la scultura in qualsiasi luogo ci piaccia: così il gusto minimale delle sue forme incontra un nuovo significato a seconda del suo immergersi nello sfondo naturale o urbano. L’arte può potenziare il suo effetto anche su viste mozzafiato sui mari e oceani del nostro pianeta, altro tema importante per Gill Gatfield. Quella lingua nativa del titolo è dunque l’espressione più genuina della sua scultura, più democratica perché può essere declinata secondo lo spazio di chiunque, che proviene dal passato e continua a vivere nel presente.

Gill Gatfield, Harmony 2022
Gill Gatfield, Harmony 2022. Ph. Matteo Losurdo

Lei arriva da un paese molto lontano, la Nuova Zelanda. In che modo la sua terra natale ha ispirato la sua produzione artistica?

I miei anni di formazione li ho trascorsi in una piccola città situata su un altopiano vulcanico nella baia dell’Abbondanza. Qui venivano apprezzati e tramandati costumi indigeni, i tikanga Maori. Ho nuotato in fiumi che portano la vita, camminato in foreste primordiali e dormito sotto montagne ancestrali. Sempre qui ho scoperto il legame indissolubile tra la storia e lo spirito delle popolazioni, e come esse permeino esseri viventi e non. Questi fondamenti sono le pietre miliari della mia pratica e influenzano le mie scelte sul materiale, sulla metodologia, sulle forme e sulle idee.

Native Tongue 2011 presso Auckland Botanic Gardens
Gill Gatfield, Native Tongue, 2011. Auckland Botanic Gardens

La mia produzione riflette anche un’apertura di diversa natura. Riguarda una prontezza nel cimentarsi con problemi difficili e cercare soluzioni creative, esperita ad Aotearoa. Mi riferisco a questioni profonde che riguardano la decolonizzazione, il razzismo, la discriminazione di genere e l’ambiente che sono state affrontate in anticipo sui tempi. Le donne neozelandesi e le popolazioni Maori hanno ruoli preminenti a livello locale e a livello internazionale aprono nuovi orizzonti. Essendo una nazione giovane, la Nuova Zelanda è isolata dai tradizionali centri di commercio e di potere, vi è un desiderio di autodeterminazione e invenzione. Sono molto curiosa riguardo ai movimenti socioculturali e a come essi si traducano in estetica e filosofia. Le mie sculture possono essere percepite come oggetti sospesi e attivati nel processo di affinamento del cambiamento strutturale.

Gill Gatfield con Stupak- artscore.it
Con Gill Gatfield a Venezia

Quando ha iniziato a venire a Venezia? Cosa la lega a questa città unica?

Venezia è seducente! Quando avevo poco più di vent’anni, provavo verso questa città un puro stupore. Costantemente smarrita e ritrovata, la nostra era una relazione di odio e amore, un enigma da superare oppure da risolvere. Nelle mie visite successive, ho abbandonato questa impresa e mi sono immersa nel flusso e riflusso delle sue acque lisce come la seta e i suoi cieli scenografici. Quando sono a Venezia mi sento a casa: le isole, uno specchio d’acqua, una massa liquida. Questa città trasuda fascino ma sotto la superficie si nasconde una complessa corrente di conquista, commercio e rituali.

Venezia rispecchia la mente. Piena di mistero e intrighi, la città immerge fisicamente il corpo nelle sue calle e canali nascosti: stretti e tortuosi, avvolti dall’oscurità e dalle intemperie dei secoli. Passaggi segreti costringono le persone ad avvicinarsi: corpi anonimi sussurranti che passano accanto. I sentieri portano a vicoli ciechi o si allargano improvvisamente e lasciano intravedere il cielo, incorniciando schegge di luce lattiginosa. In un minuto si può passare da una cacofonia di suoni in un campo pulsante a un potente silenzio sotto un arco marmoreo.

Venice Mirrors 2022, foto di Gill Gatfield
Gli specchi notturni di Venezia
Essere dentro Venezia è come essere dentro una grotta sensoriale. La creatività scorre nelle vene della città.

La città ha ispirato i miei progetti site-sensitive, così come altri in cantiere. Ho realizzato la rara scultura Zealandia in pietra neozelandese per la mostra “Time Space Existence” della Biennale di Architettura di Venezia del 2018, curata dalla Global Art Affairs Foundation e dal Centro Culturale Europeo. In esposizione c’era il lavoro di 30 scultori  e architetti internazionali come Odile Decq, Peter Eisenman, Kengo Kuma e Daniel Libeskind. La snella figura a X di Zealandia ha riscritto al femminile le “proporzioni perfette” dell’Uomo Vitruviano, inventando nuovi rapporti basati sulle proporzioni delle donne da tutti i continenti. La figura a X ha proposto un’ideale nuovo, messaggera per una nuova era.

Gill Gatfield. Zeolandia a Venezia
Zeolandia di Gill Gatfield a Venezia

Proprio per la mostra attuale in laguna ho creato un nuovo progetto, UNITY, che esplora la sovranità dell’ “io” come spirito dell’Antropocene. Coinvolgendo il metaverso e il regno fisico, sono nate due installazioni interconnesse: la preziosa miniatura, Harmony, a Palazzo Bembo e la scultura digitale, Native Tongue XR, ai Giardini della Marinaressa. Entrambe si manifestano come totem e monumenti all’umanità e alla biosfera. UNITY non sfigura per nulla nella Serenissima, titolo leggendario conferito alla città di Venezia per le sue basi di diplomazia, prosperità, giustizia e pace.

Harmony 2022 Palazzo Bembo ECC, Photo Matteo Losurdo
Gill Gatfield, Harmony 2022 Palazzo Bembo ECC. Ph. Matteo Losurdo

Descrive la scultura virtuale “Native Tounge XR” come un monumento democratico… può parlarne meglio?

La democrazia di Native Tongue XR nasce dalla sua forma e dalla sua presenza come uno spirito libero che sfida i confini e trascende la materialità. È sia seria che giocosa, come dici tu. Può attivare idee e azioni sul piano personale e politico. Quando viene selezionata dallo spettatore tramite il proprio dispositivo mobile, appare come per magia e scaturisce gioia e sorpresa. Lo spettatore viene così trasportato in un luogo surreale in cui la realtà è allo stesso tempo impegnata e sospesa, in una scala che richiede un passo indietro e un passo avanti nel tempo e nello spazio.

L'opera interattiva Native Tongue XR 2018-2022
Gill Gatfield. L’opera interattiva Native Tongue XR 2018-2022

Con la sua forma a I/Uno, Native Tongue XR attira l’attenzione su un elemento fondamentale della democrazia. Come pronome in prima persona, “io” (“I” in inglese) trasmette lo status di persona, un precursore legale del diritto di voto, un diritto umano ancora negato in alcune nazioni a donne, migranti, prigionieri e persone al di fuori dei veli del potere.

Attraverso la forma e la funzione, Native Tongue XR riflette la precarietà di questo ideale democratico di autonomia individuale. La forma a I è meta-dimensionata ma effimera, si dissolve nell’aria e può essere materializzata solo da coloro che dispongono delle risorse, delle opportunità e del libero arbitrio necessari.

Apparendo come un oggetto indipendente, la figura staglia una lunga ombra sul terreno. Astratta e antropomorfa, imita un monumento, apparentemente fissato al suolo. Resiste alla teatralità e al recinto della stimolazione virtuale che si trova in gran parte dell’arte digitale, rimane statica, costringendo lo spettatore a porre al centro quella figura a I e a girarci attorno. La sua forma monumentale suggerisce un mega-specchio del sé che attira lo spettatore in un dialogo, uno a uno, ruotando tra soggetto, oggetto e sé. Ogni spettatore diventa il custode e curatore di Native Tongue XR, un monumento a portata di mano (o di tasca) in ogni paese del mondo.

Native Tongue XR 2018-2022. In laguna
Native Tongue XR 2018-2022

Il titolo “Native Tounge XR” è un chiaro riferimento alle lingue così come alle loro origini. Ancora oggi diversi paesi sono privati della loro lingua natale. Il tuo lavoro ragiona  anche su questa situazione?

Quest’anno a Venezia, a un convegno di linguisti, scrittori, ricercatori, giuristi e musicisti a Palazzo Grassi, la Lingua Madre è stata descritta come un vettore di democrazia. Privare qualcuno della propria lingua madre è una strategia di oppressione per abbattere il morale e la cultura negli stati occupati, come è successo con la lingua russa in Ucraina, e nella colonizzazione dei popoli e delle terre indigene. Ad Aotearoa, solo una generazione fa, il Te Reo Māori era scoraggiato e i bambini Māori venivano picchiati se lo parlavano a scuola. La decolonizzazione richiede il ripristino della lingua e un rimedio a questo danno intergenerazionale. Native Tongue XR si erge come un pouwhenua, uno spazio di terra, che segna queste storie e rappresenta uno spazio per idee rigenerative. A Venezia le è stato conferito il titolo gemello Madre Lingua.

Native Tongue XR 2018-2022 a Venezia.
Gill Gatfield, Native Tongue XR 2018-2022.

La portata della scultura si estende oltre le identità nazionali e culturali e riflette sull’autonomia degli esseri naturali (montagne, fiumi, foreste, alberi) come entità spirituali e legali. Proiettando la grana di un maestoso albero antico sepolto ad Aotearoa in Nuova Zelanda per oltre 45.000 anni, le radici e le origini della scultura provengono dal profondo della Madre Terra, conosciuta ad Aotearoa in Nuova Zelanda come Papatūānuku, ovvero colei che ha dato vita a tutte le cose esistenti. Ultraterrena e primordiale, Native Tongue XR richiama lo spirito di un Antenato Vivente e afferma questo tesoro / taonga come un’entità indipendente. L’I/Uno afferma la sovranità e lo status degli esseri naturali, da tempo riconosciuti dai popoli indigeni e dalle culture antiche, e affronta un conflitto crescente tra Natura e Uomo, proiettando la voce della terra.

Zealandia 2018. Palazzo del Governo Neozelandese
Gill Gatfield, Zealandia 2018. Palazzo del Governo Neozelandese

Ha impiegato materiali diversi, pregiati e legati alle sue origini, come avviene questa scelta?

Le scelte dei miei materiali sono intuitive: qualcosa le attira verso di me o mi costringe a scoprirle. Sono spesso ancorate alla Terra o ad elementi naturali, come il vetro, una fusione di sabbia silicea, carbonato di sodio e calcare. Possono essere nascoste in luoghi difficili da raggiungere o essere difficili da lavorare, richiedono tempo per prendere le forme che vedo in loro. Per le micro-figure a I di Harmony, il raro marmo neozelandese e il pounamu (giada) di Te Waipounamu, l’Isola del Sud, sostengono una minuscola “I” d’oro. Ognuno ha una presenza simbolica, combinata in un Uno/Io collettivo.

La genealogia dei materiali è unica e fa parte della provenienza di ogni opera d’arte, le cui origini e proprietà sono intrinsecamente intrecciate con la forma, i posizionamenti e i significati. Queste interrelazioni non iniziano come intenzioni predeterminate ma si fondono nel processo di realizzazione dell’opera. Una volta risolto, i materiali vengono rifondati in una nuova sfera, ruotando attorno alle intenzioni incarnate dall’opera e al potenziale di transizione in materia.

Harmony 2022 Palazzo Bembo ECC
Visitatori a Palazzo Bembo. Ph. Matteo Losurdo

Dai dipinti composti con l’erba viva a monoliti di pietra, sia su larga scala che in miniatura, ha sviluppato un linguaggio di astrazione concettuale. Mi viene in mente Giuseppe Uncini, che trasmette in forme semplici quella complessità. Qual è la sua opinione sul minimalismo?

Il minimalismo mi attira per la sua inclinazione all’obiettività. In determinate condizioni, possiede il potenziale anche come impalcatura per l’universalità. Sono incuriosita, come lo era Uncini, dalle dinamiche spaziali, dalle ombre delle forme, dalla punteggiatura dello spazio e dalla geometria delle linee. Mi occupo di cancellare i dettagli estranei pur essendo in costante conflitto tra il desiderio di liberare la bellezza delle materie prime e la forza imposta per piegarle in strutture minimaliste con piani lisci e linee pulite. È un’imposizione contro-intuitiva alla progressione istintiva dell’opera d’arte.

All’interno delle combinazioni uniche di processo, metodologia, materiali e forma ci sono sistemi operativi interni che potenziano l’opera d’arte, consentendone il potenziale attivato. Lo spazio è lasciato aperto per il mercuriale e l’ignoto. Ciò emerge nell’inaspettato radicamento di Native Tongue XR, nella realtà della vita veneziana e nell’aura di Harmony, un’ombra dorata su un campo di velluto nero mentre la luce del Canal Grande si diffonde attraverso la stanza. A Venezia Madre Lingua XR scandisce il tempo e Harmony brilla.

Bohdan Stupak

Per informazioni sulla mostra Personal Structures 2022 www.gillgatfield.com/projects/unity-european-cultural-centre/

Si ringrazia per la traduzione Luca Iannino

Zealandia-Govt-House-2020
Zeolandia nei giardini del Palazzo del Governo in Nuova Zelanda

You may also like

Leave a Comment