La fine del mondo sta arrivando? Sembrava un sollievo la fine della pandemia, invece la notizia dell’invasione dell’Ucraina faceva sentire il ribollire di un nuovo inizio di crisi planetaria. L’inizio di un’epoca fatta di crisi e cambiamenti, forse irreversibili. Per poterne discutere attraverso le loro opere dieci artisti si sono riuniti nell’Associazione And, con cui hanno organizzato la mostra collettiva THIS IS THE END, inaugurata nella Sala Convegni della Villa Reale di Monza.
Fino al 9 giugno Elisa Cella, Nicola Evangelisti, Nadia Galbiati, Roberto Ghezzi, Elena Ketra, Camilla Marinoni, Andrea Meregalli, Gabriele Micalizzi, Silvia Serenari e Matteo Suffritti espongono opere che indagano dinamiche dell’attuale.
Eventi che mettono ogni giorno in allarme come la crisi finanziaria, le guerre, la minaccia nucleare, la crisi energetica, la siccità, le inondazioni, l’aumento vertiginoso della popolazione mondiale e l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale. La situazione si inserisce nello scenario sempre più pressante dei cambiamenti climatici e di migrazioni di popolazioni in fuga dalle conseguenze delle problematiche ambientali, ma anche dalla povertà e dalle guerre che dilaniano diverse latitudini. Anche dal punto di vista dei diritti la situazione appare sempre più drammatica: un numero crescente di paesi vede la loro limitazione, se non l’abolizione, soprattutto a danno del genere femminile. In Italia e nel resto del mondo abusi e femminicidi sono all’ordine del giorno. Il progresso della modernità non prometteva una civiltà evoluta in condizioni di prosperità, garanzia di diritti inseguiti da centinaia d’anni, non prometteva pace?
Il ragionamento di THIS IS THE END parte anche dal titolo scelto, ispirato alla canzone dei Doors che apre in maniera indelebile nella memoria, e nei suoi processi, il film Apocalypse Now di Francis Ford Coppola.
Sia il lungometraggio che il racconto Cuore di tenebra di Joseph Conrad, a cui si ispira il film, parlano di una discesa geografica e psicologica verso l’ignoto, a caccia di un uomo che è metafora dell’oscuro potere. La canzone aderisce all’idea del viaggio in un mondo che è già in frantumi riflettendo su scenari apocalittici, ponendosi come una profezia sulla distruzione annunciata dall’elicottero dei soldati americani. Rappresenta quell’attimo prima degli eventi, quando tutti stanno sull’attenti, in attesa, come gli artisti in mostra, ad esplorare gli indizi che lambiscono la fine: con lucidità, pronti a non farsi risucchiare dallo sconforto o dalla perdita di consapevolezza.
Senza quel senso liberatorio di Jim Morrison: “Can you picture what will be, so limitless and free”, senza il misticismo del pericolo di Coppola. Se è la fine del mondo, va guardata con gli occhi spalancati.
L’arte si nutre di vibrazioni e umori che il mondo riverbera e che colpiscono profondamente la ricerca umana e artistica. Ciò che determina quest’ultima è il saper dare forma all’idea, che non è così semplice perché attraverso la forma, il linguaggio originale di ciascuna artista, le idee possono trasformarsi, dilatarsi in costruzione, e portare a riflessioni ulteriori. Quello che però è davvero interessante qui è il tone of voice : una visione né apocalittica né tragica, tantomeno escatologica, che guarda dritto l’argomento senza fronzoli, liberi da iconografie da melodramma, o da giudizi universali. Sono suggerimenti di presa di coscienza che usano “un tono composto e mai urlato, talvolta anche leggero”, come ha scritto Simona Bartolena, che a me forse arriva più come un pizzico costante che come un pugno nello stomaco.
THIS IS THE END presenta le opere dei dieci artisti, molto diversi per tecniche e poetiche che nascono da percorsi coerenti. Dipinti, sculture, installazioni e rielaborazioni fotografiche che affrontano con tematiche già importanti nelle rispettive ricerche e che costituiscono una mostra di opere d’arte con una valenza estetica e stilistica degna di nota.
THIS IS THE END porta alla riflessione senza “eccessi ideologici” come ha osservato Giorgio Bonomi, stimolando, al termine della visita, a sapere di più sugli argomenti trattati. Infatti quest’arte che contempla “la fine” non si chiude in una visione soggettiva, ma si confronta con il punto di vista scientifico di altre discipline. Ci si interroga sul presente anche attraverso il contributo di diversi studiosi associando, tra le pagine del catalogo, un testo ad ogni opera. Per ogni tema un professionista, invitato inoltre a confrontarsi con il pubblico nella tavola rotonda del 25 maggio alle ore 16.00: un incontro per un ragionamento collettivo sulle sfide del futuro.
Da notare come accanto alle questioni sollevate ci sia spazio per la bellezza, per la sua sopravvivenza in un contesto complesso o semplicemente per la necessità di ritrovarla nelle cose, quando lo stupore può portare a punti di vista nuovi, e a nuove prospettive sul mondo che cambia.
Se la nostra visita inizia con Nadia Galbiati qui la sua ricerca, che da sempre si inoltra nella percezione dello spazio urbano, esplora il primo binomio Speculazione Edilizia e Bellezza.
Galbiati si domanda: la città è luogo per vivere e impianto per la riorganizzazione della società in costante evoluzione o è un meccanismo speculativo della finanza internazionale? Con la sua geometria pura The Golden Age rappresenta un ideale immobile, quello dell’architettura verticale che rimane isolata e perfetta nello spazio solitario di una trave da costruzione, elemento che non si moltiplica. Spazio mai colmato dalle necessità di una visione sociale per l’umanità, espressa dall’anelito di Ovidio nelle Metamorfosi. Accompagnano le opere le considerazioni di Alessandro Villa, architetto e docente alla Scuola di Design del Politecnico di Milano e fondatore di Alessandro Villa Studio a Monza.
Elisa Cella porta in mostra tematiche a lei care da anni. Virus, Pandemie e Bellezza
Senza dimenticare la sua formazione scientifica esplora soggetti osservabili in biologia, con uno stile analitico e al contempo visionario. Microorganismi costruiti attraverso micro o macro cerchi, in una grafia dai colori accattivanti, testimoniano la coesistenza dell’orrore delle malattie con la bellezza dei patogeni. Per l’ideatrice iniziale del progetto una possibile fine dell’uomo è affine a ciò che ne ha dato inizio e continuità. Tutti i suoi microscopici protagonisti sono esteticamente appaganti, ma non sono tutti utili o nocivi, convivono. Sull’argomento si è espressa la Dott.ssa Marinella Lauriola, Medico infettivologo. Responsabile del Servizio di Infettivologia ed Epidemiologia Clinica presso il Policlinico di Monza.
Matteo Suffritti dedica la sua attenzione ad Esplosione Demografica e Bellezza.
L’artista tocca spesso tematiche sociali e ambientali costruendo diorami mediante metalli poveri e nobili, e con la loro fotoincisione. Per THIS IS THE END sceglie un argomento che supera i confini del mondo occidentale, e lo trasmette con l’evocazione di un suo temibile esito. Nell’ arco di 50 anni l’aumento demografico è lievitato di oltre 6 miliardi di abitanti e solamente negli ultimi 12 anni c’è stato un incremento di 1 miliardo. Il sovrappopolamento porterà a una disparità economica e sociale sempre più marcata e all’espansione delle megalopoli. Le opportunità della città rischiano di trasformarsi in strutture che soffocano l’ecosistema, scatole chiuse come l’opera 8.000.000.001. La professionista coinvolta sul tema è Silvia Tofani, ex Project Manager di Save the Children e collaboratrice Ass.Luca Coscioni.
Gabriele Micalizzi espone immagini di Migrazioni (e Bellezza)
Micalizzi è un fotoreporter spesso operativo in zone di guerra i cui scatti hanno valore sia di testimonianza storica che di ricerca estetica. Foto fortemente narrative, riescono a fermare attimi dentro tragedie in corso, che non sono soltanto documenti oggettivi e drammatici ma lasciano uno spiraglio di grazia nella valorizzazione di dettagli e nella psicologia dei gesti. Qualcosa di vulnerabile e solenne come l’installazione di un acquario colmo di una soluzione acquosa e di carburante usato per le barche sovrappopolate di migranti, dentro al quale le fotografie si consumeranno come accade alla pelle umana, bruciata da quel composto nelle traversate in mare. A sostenere l’opera l’idea di un basamento antico, monumento a ciò a cui viene negata memoria, l’Esodo. Coinvolto in questo racconto è Emanuele Nannini, Capo Missione della Life Supporto di EMERGENCY.
La fine per Nicola Evangelisti può arrivare con la Guerra e le sue Armi.
Per l’artista la rivincita della bellezza sulla violenza prevaricante avviene attraverso un cambio di funzione degli strumenti che rappresentano le oscurità profonde della mente umana. Dando a bossoli e proiettili una composizione inedita, li trasforma “irreversibilmente” in opere d’arte. Così disinnescata la loro funzione si crea una nuova iconografia simbolica.
Il tema sempre più caldo della corsa agli armamenti viene trasfigurato in una veste estetica e comunicativa, utilizzando parole chiave nel contrasto tra significato e componenti dell’opera. WAR e NATURE ri-scrivono i loro concetti con resti di violenza. La Natura così messa alla prova fiammeggia di “estetica della distruzione”, inserita tra lo sfondo di un incendio. Oltre al senso della perdita esprime un invito a limitare le nostre azioni autodistruttive. Sull’argomento si è espressa la Dott.ssa Francesca Pessina, Vice Capo dell’Unità responsabile degli aiuti militari in Ucraina, Commissione Europea.
Elena Ketra Tema ragiona su Autodeterminazione e Bellezza
La fine del mondo per come credevamo di averlo cambiato. Elena Ketra tocca il dolente tasto del rischio di perdita del diritto conquistato all’autodeterminazione femminile, alla possibilità di scelta in relazione soprattutto alla procreazione e all’interruzione di una gravidanza. L’opera Utereyes, l’utero con gli occhi, rappresenta la consapevole libertà di scelta delle donne, per il proprio corpo e della propria sessualità. Non è un solo e solo un utero, il wallpaper è costituito dalla sua moltiplicazione in pattern: immagine replicabile all’infinito come il suo messaggio e la sua forza. La presa di coscienza dell’occhio è singola, ma solo facendo rete si concretizza l’azione, contro ogni imposizione sociale o religiosa. La professionista coinvolta è Yasmin Riyahi, storica dell’arte e femminista intersezionale.
Camilla Marinoni Tema: femminicidio (e bellezza)
Dell’opera di Camilla Marinoni la professionista coinvolta, Bona Gavazzi, Fondatrice e Past President di Centro Aiuto Donne Maltrattate (C.A.DO.M.) di Monza, ha scritto come delinei “un paesaggio oscuro e primitivo che comunica lo stesso senso di angoscia e di solitudine che vivono le donne che subiscono violenza”. Ma in che modo può essere chiamata in causa la bellezza quando parliamo di femminicidio? La violenza è la Fine, ma per chi come Marinoni è da tempo impegnata in una riflessione sul femminile, il silenzio che pervade l’installazione site specific L’immortalità non consola dalla morte, porta con sé anche la resistenza fiera della memoria e della cura, opponendo alla frammentarietà del corpo la calma e intensa sacralità della conoscenza del sé.
Roberto Ghezzi ragiona con il suo progetto sulla Fusione dei Ghiacciai e Bellezza
Da sempre l’artista dedica il suo campo di ricerca al paesaggio naturale e indaga la violenza alla quale ogni giorno l’uomo lo sottopone. Dalla pittura è ultimamente passato ad operare sul campo, immergendosi a lungo negli ambienti selvaggi per creare le sue Naturografie. Si tratta di tele lasciate a terra o in acqua che raccolgono i sedimenti restituendo nel loro insieme una sorta di ritratto del territorio. Opere letteralmente scritte dalla Natura come le 50 carte fotosensibilizzate con il ghiaccio dei ghiacciai in scioglimento che formano delle vere e proprie immagini dinamiche. La sua visione artistica del fenomeno ha accompagnato gli studi dell’Istituto di Scienze Polari del CNR in una residenza in Groenlandia, in particolare nelle aree dei ghiacciai invase dall’alga rossa, testimone e complice del surriscaldamento della zona. Approfondisce dunque il tema Biagio di Mauro, ricercatore CNR – ISP Istituto Scienze Polari.
Andrea Meregalli fa discutere col suo lavoro su Intelligenza Artificiale e Bellezza
Il progredire della tecnologia è tra le dinamiche che stanno maggiormente cambiando la nostra società. Se da un lato ha migliorato condizioni di vita o accorciato le distanze nelle comunicazioni, dall’altro inquieta sentirsi sottoposti ad una costante instabilità, che in buona parte trascende dal controllo della singola persona. Su questa mutevolezza ragionano le immagini di Andrea Meregalli realizzate con l’utilizzo di software di intelligenza artificiale Midjourney. Davanti ai nostri occhi si apre un immaginario ambiguo, onirico, straniante. Uno specchio su personaggi impossibili, efficacemente reali in una dimensione distopica, che non portano verità, solo domande. Accompagna il lavoro dell’artista Francesco D’Isa, filosofo, artista, scrittore e curatore.
Silvia Serenari Tema elabora l’osservazione di Siccità, Incendi e Bellezza
Tornando al discorso ambientale Silvia Serenari riesce a portare l’argomento dei disastri naturali causati dal cambiamento climatico in una direzione speculativa. Anche il progetto Naturalis et Artificialis impiega l’intelligenza artificiale ma qui è uno strumento espressivo funzionale, ed è dovuta ad una necessità tecnica non potendo fotografare gli eventi in corso. La sua AI non “impersonifica” la tematica come per Meregalli ma permette di avvicinare il pubblico ad uno scenario reale attraverso una trasformazione visiva e simbolica dal forte impatto visivo.
A partire da alcune foto di incendi, mareggiate e siccità, e con l’ausilio della tecnologia DALL- E2, l’artista ha creato dei mandala che frammentano e moltiplicano le immagini. Rappresentano una sorta di sublimazione dell’evento: come nella trasmutazione alchemica dal piombo all’oro, nella loro perfezione i mandala diventano elementi purificatori di energie negative. Il professionista coinvolto: Luca Ribechini, presidente di Livorno Porto Pulito APS ed attivista ambientale.
Da mercoledì a venerdì: 10:00 – 16:00 | Sabato e festivi: 10:30-18:30. Ingresso gratuito
Michela Ongaretti
Per conoscere le attività di AND: www.associazioneand.it