Blu come la città di Nadia Galbiati. L’esperienza dell’architettura nella scultura

by Michela Ongaretti
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QUADRILATERO-BLU- artscore.it

Blu come la città di Nadia Galbiati: la struttura che compone le sue sculture evoca l’esperienza di un percorso tra le architetture urbane, guidata dalla prospettiva assonometrica distorta di chi si trova al suo interno. Sotto incantata osservazione da diversi mesi, la ricerca della scultrice lombarda mi ha colpito per la prima volta con un’esposizione di opere declinate in blu, a maggio 2023 presso la galleria milanese Gli Eroici Furori. In Febbraio era stata oggetto di un appuntamento del Focus sulla Scultura Contemporanea organizzato a Monza da Villa Contemporanea dove la ritroviamo oggi, nella mostra personale dal forte carattere installativo Blue Sky, visitabile fino al 25 novembre.

Blue Sky, installation view. artscore.it
Blue Sky di Nadia Galbiati, installation view da Villa Contemporanea
Nella città brianzola si moltiplicano le occasioni di osservare la scultura di Galbiati, nella sua peculiare logica ambientale, anche in plein air.

L’artista è infatti  tra i protagonisti della mostra CantAutori di Frontiera al Teatro Binario7 fino al 22 gennaio 2024, a cura di Simona Bartolena e Armando Fettolini in collaborazione con Filippo Sala. Ai visitatori del Giardino delle Serre di Villa Reale si offre invece la sua “City Reflection”, sull’erba in occasione dell’esposizione di lavori site specific Connessioni Interrotte, organizzata e promossa da alcune gallerie e associazioni monzesi con il sostegno del Comune fino al 10 dicembre.

Era un cocente luglio quando ho deciso di visitare lo studio della scultrice popolato da molti lavori poi partiti per le diverse mete espositive. Volevo conoscere meglio il suo mondo di ferro “leggero”, in quanto aperto al dinamismo tra i volumi e il disegno sulle superfici.
Blu come Quadrilatero Blu, 2023. Opera di Nadia Galbiati
Nadia Galbiati, Quadrilatero Blu, 2023

E’ stato per me interessante rendermi conto, anche alla luce dell’intero processo realizzativo, come le incisioni sulle lastre amplifichino il senso di immersione nel sentimento dello spazio,  conducendo un raddoppiamento della narrazione su toni più intimi, più descrittivi e personali. 

Lo si sente subito: le sculture di Nadia Galbiati sono il frutto di un percorso estatico attraverso scorci geometrici di una città immaginaria, cresciuta però sullo studio e la fascinazione di edifici reali. Sono sensazioni elaborate nella perlustrazione di un territorio amato da sempre, l’architettura, che entra nello studio come fotografia di un’impressione.

Le opere restituiscono nuove forme nella sintesi di due dimensioni: quella costruttiva e quella evocativa. Entrambe rivivono un viaggio percettivo ed emozionale, senza soluzione di continuità.

L’introduzione del blu nelle campiture interessate ad acidatura partecipa inoltre, attraverso la simbologia del colore, a caricare di lirismo sognante la condizione creativa che le ha viste formarsi. Sulla scia del ricordo il blu è emozione aumentata, narrazione nella narrazione spaziale che scalda il metallo,  materiale costitutivo principe delle opere del presente e del passato.

Blu in un balzo in occasione della mostra CantAutori di Frontiera
Nadia galbiati, Balzo nel Blu. Installazione in mostra con CantAutori di Frontiera

Il colore blu che si insinua nelle linee incise sui lati dei suoi solidi aperti,  e che moltiplica la sua influenza grazie a un drappo che gioca con lo specchio per moltiplicare i punti di osservazione da Villa Contemporanea, ha anche un valore aspirazionale, di scioglimento dalle tensioni quotidiane. D’altronde il Blue Sky lo si può incontrare alzando lo sguardo dall’angolo di un grattacielo, oppure lo si può toccare con un dito in un Balzo nel blu immersivo, titolo dell’installazione ambientale per CantAutori di Frontiera.

In atelier Il racconto appassionato di Nadia si è spinto fino alle origini della sua visione architettonica.

Sui cataloghi sfoglio immagini che nella costruzione tridimensionale diventano memorie dell’esperienza nello spazio si sono moltiplicate nella realizzazione del primo intervento ambientale presso Studio Vanna Casati gallery (2012) . Un interesse che non ha più abbandonato la sua produzione, rinata sull’integrazione dei singoli pezzi unici, del disegno ad acidatura sulle lastre e di quello lasciato nel vuoto dai volumi, per un respiro concettuale più ampio e dall’effetto scenografico.

Blu anche nel parco della Villa Reale di Monza. Nadia Galbiati
Connessioni Interrotte. Una scultura di Nadia Galbiati nel parco della Villa Reale di Monza

“Ho una visione più simbolica che funzionale dell’architettura. Per questo sono una scultrice e non un architetto. Diciamo che ho portato una poetica e una concettualità da una disciplina all’altra, perché per me la passione della della struttura, della forma plastica costruita, è sempre stata la mia idea fondamentale del fare scultura”.

Un’ossessione o una compagna di vita l’architettura: l’artista esprime particolare affetto per il Razionalismo, una corrente non solo storica, ma che che ha già lasciato un solco, che si è infiltrata nel pensiero e nelle realizzazioni di più generazioni. Insomma qualcosa che è già passato attraverso il setaccio della memoria collettiva. Ribadisco che l’interesse tematico di Galbiati è lo sguardo dal paesaggio urbano, nella dialettica di pieni e vuoti tra le volumetrie degli edifici, e nondimeno al successivo depositarsi nella memoria su nuovi rapporti spaziali. Sarà per questo che la geometria angolare un pò distorta affida la sua rappresentazione ad una prospettiva assonometrica falsata: essa corrisponde ad un punto di vista soggettivo.

Blue Sky 2. artscore.it
Blue Sky
Galbiati mi racconta come fin dall’accademia avesse scelto di fare lavori di carpenteria interessati ad un minimalismo strutturale in ferro, in metallo, ottone, e che dopo aver praticato tecniche incisorie alternative avesse deciso di inserirle nella costruzione di una parte disegnata. 

Qualcosa che descrivesse il costruito, nelle sua identità narrativa, un frammento della struttura “istoriato”, un pò come un bassorilievo. Quello che esemplifica questo intervento è ancora una dinamica tra lo spazio e la materia, cioè “per me il senso dell’architettura è dare immagine e corpo a quella relazione, che poi a sua volta si relaziona con lo spazio urbano, con un insieme di costruzioni che si moltiplicano”.

E’ una fascinazione che ricorda l’idea futurista della città che sale anche se vissuta secondo uno slancio emozionale verso un contesto che oggi viviamo con familiarità, nella contemplazione di precedenti approcci a quel rapporto. La visione di oggi si nutre di forme macroscopiche per la scala umana, che mutano mentre percepiamo lo spazio rispetto ad una forma: opere come simboleggiano un’operazione dinamica, un’osservazione attiva.

Blu come il cielo. Sky 1 di Nadia Galbiati
Il cielo sopra la città in una lamiera incisa di Nadia Galbiati.
Nel passato la scultura faceva parte integrante del progetto architettonico, ribadisce l’artista, che senza andare così indietro nel tempo fino a Fidia nella Grecia classica, ama prima pensare ai rilievi degli anni Trenta del Novecento.

All’interno di una singola opera, sempre nell’ottica di un potenziamento espressivo, come nel design di un edificio dell’epoca, convivono struttura e lastre incise. Entrambe ribadiscono quell’incessante rapporto osmotico tra spazio e materia, ma la morsura affonda in un ulteriore territorio: quello della casualità. Non esattamente un libero sfogo, ma un’apertura all’incontrollato in un contesto di estrema progettualità. Un lusso tutto contemporaneo attraverso le antiche gestualità dell’incisione, che ci si può permettere dopo avere sperimentato tanto.

Negli anni lo stile di Galbiati si è delineato con sempre più chiarezza, e anche le aree di disegno indefinibili fino alla rivelazione finale dopo la morsura hanno assunto identità riconoscibile, ma per arrivare ai risultati sperati ci sono state molte prove. Saldature mascherate di catrame, bagni nell’acido con acqua in bidoni per la spazzatura…fino alle acquisizioni di strumentazioni specifiche come una vasca verticale per le acidature, che l’artista mi mostra con orgoglio. Insomma è stato un procedere per far avvicinare i due estremi irriducibili di controllo e abbandono, di costruzione e di sottrazione.

Blu, con figure geometriche per una tiratura limitata di Nadia Galbiati
Esperimenti di stampa con figure in blu
Certo andare a togliere, ad alleggerire la materia, è un’idea associata più facilmente alla scultura in pietra.

Nel caso di Galbiati può sembrare ancora più anomalo pensare che sia una realizzazione sulla superficie. L’artista mi ricorda tutta quella tradizione del secondo Novecento che manipola la texture dei metalli, ad esempio nell’opera di Nino Franchina (1912-1987), e che a lungo ha osservato anche gli esempi dei minimalisti americani; ma allora era un discorso intrapreso a prescindere dall’identità del materiale. Qui si tratta di un’interrogazione del metallo in quanto metallo, che “nella mia ricerca è una scelta dalle ragioni interessanti. Permette costruzioni e relazioni tra lucidi, opachi, incisi , disegnati e perché appartiene senso forse alla mia tradizione di origine legata a quell’architettura di fine ’800 nella quale le strutture erano protagoniste. Poi è una passione innata, c’è chi  è amante delle automobili e chi delle minuterie metalliche!”

Nell'atelier di Nadia Galbiati-artscore.it
Giochi di specchi. Nell’atelier di Nadia Galbiati

Se torniamo ad osservare le strutture troviamo appunto piccole componenti che non mancano mai. Dopo due decenni di carriera sono ancora ben in vista viti, rivetti, borchie, che hanno certo la funzione di tenere unite le diverse forme, ma sono anche spie estetiche. Dichiarano l’operazione del costruire secondo diverse fasi progettuali, così come la loro presenza sottolinea la trasformazione di una struttura in manufatto. Inoltre anche questi dettagli appartengono alle ragioni storiche e identitarie del materiale: una scultura fatta di gabbie, di saldature, di parti che disegnano persino il vuoto, è un tributo alle grandi opere dell’inizio della modernità.

Tra progetto e contemplazione, costruzione e sottrazione, quella di Nadia è geometria abitata fisicamente e culturalmente, per diventare scultura del reale che migra verso l’immaginario, nel riverbero serale di un riposante blu.

Michela Ongaretti

Per ulteriori informazioni sull’artista www.nadiagalbiati.eu

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