Gabriella Crespi in mostra con i pezzi iconici degli anni Settanta. Una collezione da Nilufar

by Michela Ongaretti
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Gabriella Crespi. Fungo da Nilufar

Gabriella Crespi in mostra da Nilufar Gallery con un allestimento dedicato ai pezzi iconici degli anni Settanta, testimoni di una vita fuori dal comune e di una carriera internazionale. Della produzione di oggetti funzionali troviamo esempi eccellenti nello spazio di via della Spiga 32 a Milano, fino al 24 febbraio 2024, in confidenza con le creazioni luminose contemporanee di Maximilian Marchesani. 

L’esposizione si concentra su un periodo specifico dello sviluppo artistico della Crespi, che mette in evidenza l’apprezzamento della curatrice, fondatrice di Nilufar, Nina Yashar, per “la convergenza tra espressione artistica e design funzionale, dando forma a un dialogo di analogie e differenze”.
Gabriella crespi. Installation view da Nilufar
Installation view da Nilufar. Ph. Filippo Pincolini, courtesy Nilufar Gallery

A partire dai suoi inizi la designer si è distinta per la capacità di fondere il linguaggio della progettazione a quello dell’ideazione artistica, così la mostra offre un viaggio attraverso alcuni tra i suoi esiti più felici, nell’incontro tra bambù, bronzo e rattan. Esempi di eleganza e maestria compositiva, le lampade “Fungo”, “Obelisco”, “Caleidoscopio” e “Scudo” trascendono la funzionalità per raggiungere una sintesi di forma e scopo: la luminosità eterea che proiettano trasforma lo spazio circostante in ambiente riflessivo e raccolto.

La vocazione alla versatilità, sempre nell’indissolubile binomio di forma e utilità, è rappresentata dalla collezione “‘Plurimi”, elementi d’arredo modulari e trasformativi. 

Sono tutti oggetti che rinnovano con personalità riferimenti culturali, elaborati dall’autrice anche attraverso i numerosi viaggi nel mondo, per diventare esemplari iconici. Oltre il Tempo, il talento originale della designer italiana ha lasciato un segno indelebile nel panorama del design internazionale.

Dettagli della lavorazione in bambù. Crespi da Nilufar
Dettagli della lavorazione in bambù
Alla domanda ambiziosa: -che cosa rende il lavoro di Gabriella Crespi così affascinante in duraturo? -tenta di dare una poetica risposta il testo di Joseph Grima sul catalogo che accompagna lo speciale allestimento.

“In un panorama dominato da tendenze fugaci e autori uomini, le creazioni di Crespi emergono come promemoria senza tempo che la vera creatività non è necessariamente una funzione della sua epoca, o di qualsiasi epoca.”

Ne esce un ritratto di donna dall’energia vulcanica, assolutamente indipendente nell’elaborazione di un stile che si tiene volutamente a distanza dalle mode dominanti. Eppure, mantenendosi così fedele ad una linea elegante e discreta, l’architetto e designer classe 1922 ha consolidato il suo ruolo d’innovatrice. Elementi futuristici nascono nell’attenzione verso i materiali studiati a seconda dei loro effetti e impiegati valorizzando una tradizione artigianale consolidata. Un’estetica nuova così riconoscibile da portare con sé echi del clima di sperimentazione dell’epoca, pur rimanendone una voce indipendente.

In progetti fondamentali come “Rising Sun” e “Plurimi”, la vista dei quali si gode dalla vetrina dello spazio, la semplicità geometrica non sarebbe abbastanza personale senza una funzionalità calda, avvolgente e al contempo strutturalmente solida. Incarnano l’abilità di infondere una qualità quasi scultorea ai mobili.
Gabriella Crespi. Fungo e Plurimi
Lampada Fungo e tavolino della serie “Plurimi”. Ph. Filippo Pincolini

I pezzi esposti, con un’insistenza per gli esemplari della lampada “Fungo”, descrivono la meticolosità della lavorazione dei materiali che esprimono valori complementari per un risultato sempre composto ed elegante. Una creazione di Gabriella Crespi è fatta di scelte concettuali, di una visione artistica che esalti l’interazione di singoli elementi nel linguaggio sia strutturale che simbolico dei materiali selezionati, valorizzando la loro connessione tattile e l’estetica visiva.

Bambù, rattan e bronzo hanno personalità peculiari, i primi associati alla frugalità dell’elemento naturale che può farsi tessuto grazie allo sfruttamento della sua elasticità, mentre il bronzo richiama la forza di un metallo ancestrale, lucidato per rendersi sostegno strutturale e garante di una linea smussata.

Giocare con i concavi e i convessi è possibile anche quando pensiamo ai due parallelepipedi spigolosi del tavolino, il calore patinato accoglie i riflessi dell’ambiente esterno colpendo prima l’immaginario di un contesto prezioso , prima di muoverci all’osservazione della sua funzionalità nel meccanismo di apertura.

Installation view da Nilufar, bamb§ e ottone
Gabriella Crespi da Nilufar Gallery. Ph. Filippo Pincolini
Appartenente ad un’élite, l’entourage della dinastia Crespi era il mondo che poteva permettersi l’eccellenza, così la designer non perdeva tempo a inseguire una tendenza, preferiva seguire  le sue passioni viscerali, con la caparbietà di chi riesce a distinguersi in un panorama professionale prettamente maschile.

L’eredità della Crespi continua a risuonare attraverso mostre, pubblicazioni e collezioni in tutto il mondo, anche se la sua cifra stilistica, fatta d’ interazione tra eleganza e innovazione, ha depositato influenza sul mondo del design lentamente. Non immediatamente riconosciuta globalmente, la sua notorietà ha continuato a crescere nei decenni.

GABRIELLA-CRESPI_Lotus Leaves
Foglie di loto come tavolino in bambù. Ph. Filippo Pincolini
Un’iconoclasta, una azzeratrice della frenetica “avanguardia” di movimenti portati avanti ad esempio da Ettore Sottsass Jr, Alessandro Mendini, Enzo Mari.

La sua visione è contro il bisogno di mostrarsi al passo con i tempi pur nell’epicentro (Milano) della produzione più moderna, una visione “quasi autarchica del design,  guidata da stretti rapporti con entrambi gli artigiani che in definitiva erano uno dei segreti della sua eccellenza, e della sua clientela”. Lo stile sontuoso piace, negli anni 50’ ad esempio a Mrs. Hoving, la proprietaria di Tiffany & Co. e Bonwit Teller che acquista i suoi primi pezzi. E’ notato in seguito alla Maison Dior, con cui collabora negli anni ’60, realizzando una linea di oggetti per la casa, legando il suo nome a quello francese per quasi vent’anni.

Nella sua storia di vita il privilegio si intreccia ala passione, e se è vero che l’eminenza sociale fu un passaporto per l’alta società, e il suo mondo lussuoso, è anche vero che la forza trainante della sua carriera rimase sempre la sua autonomia nell’insaziabile bisogno d’espressione creativa. Uno spirito indomabile nei ricordi della figlia Elisabetta, che l’ha definita un’entità che irradiava carisma e magnetismo, lasciando un segno indelebile in tutti coloro che la incontravano.

Riflessi sul bronzo di Gabriella Crespi
Riflessi sul bronzo di Gabriella Crespi da Nilufar
I progetti di Gabriella Crespi non sono semplicemente oggetti di piacere estetico, ma simboli di un’esistenza vissuta con una dedizione incrollabile all’integrità artistica”.

Grazie alla sua instancabile ricerca arrivò a quell’ armoniosa convergenza di influenze che caratterizza i suoi oggetti. Il suo ethos creativo si basa sull’osservazione del mondo e sulla bellezza della natura, fondendo magistralmente i principi del design con l’astrazione scultorea. Le forme intricate e la funzionalità ponderata conviventi in un arredo dimostrano profonda affinità sia con il mondo naturale che con la distesa cosmica.

Sempre con quella irrequieta spinta verso inesplorati territori, una designer come la Crespi, nata in un mondo di opulenza e aspettativa di materiali preziosi, opera una scelta insolita nel dedicare al bambù diversi anni della sua produzione. Una sfida, quella degli anni Settanta, culminata nella collezione “Rising Sun”, un nodo alla mistica orientale che si scioglierà attraversando, a 65 anni, un’odissea spirituale nel paesaggio rigenerante dell’Himalaya Indiano. Silenzio, meditazione e comunione con la Natura, rafforzarono la sua creatività, non più intesa come manifestazione esterna ma come riflesso di una trasformazione interiore. Non ha mai rinunciato alla sua visione mistica la sua impennata di notorietà al ritorno in Italia. Pochi anni prima della sua scomparsa è stata realizzata una grande retrospettiva sul suo lavoro a Palazzo Reale, nella sua Milano.

Installation view con lampada Fungo da Nilufar
Le lampade Fungo protagoniste della mostra su Gabriella Crespi
Nina Yashar e Gabriella Crespi, signore “milanesi con una naturale inclinazione cosmopolita”, ebbero modo di incontrarsi nei primi anni Novanta: da allora l’anima di Nilufar ha seguito con attenzione gli sviluppi artistici della designer, acquisendone alcune creazioni. 

Negli ultimi quattro anni Yashar ha creato una sua raccolta personale di opere dell’artista, con significative acquisizioni da  collezionisti privati. Dedicata in particolare agli elementi d’arredo per gli spazi domestici, la collezione di Nilufar è oggi tra le più ampie in Italia. Ora l’intento è quello di trasmettere la stessa stima e passione per gli esiti di un’espressione artistica intrecciata a quella progettuale, attraverso uno speciale allestimento su strada che possa incuriosire un pubblico più ampio.

Close up sulla firma di Gabriella Crespi.
Close up sulla firma di Gabriella Crespi. Ph. Filippo Pincolini
Certo per dare un contrappunto più contemporaneo, la visione degli arredi è favorita dall’illuminazione delle creazioni di  Maximilian Marchesani. 

L’accostamento non viene subito percepito, per la leggerezza degli elementi che provengono da una ricerca molto lontana a quella della Crespi, che ha una personalità così massiccia da prevalere. La presenza dei lampadari così naturalistici e discreti ha però il valore del possibile e continuo dialogo tra esponenti di generazioni diverse. E’ il manifesto di un’osservazione rivolta all’evoluzione del design, dell’intento di dare spazio a sperimentazioni recenti e storicizzate, che possano valorizzarsi reciprocamente, anche per contrasto.

Nilufar intende offrirsi come piattaforma di dialogo anche come finestra sulla cultura della storia del design, stimolando la sensibilità per il bello senza confini temporali. 
Nina Yashar in posa in via della Spiga.
Nina Yashar in via della Spiga, accanto alle opere in mostra

Da questa visita usciamo con la precisa analisi di uno stile e aspettiamo altre interessanti perlustrazioni di Nilufar, accorgendoci di come la ricerca di Gabriella Crespi, quella dei suoi anni Settanta, ha una voce così calda e profonda da attutire i suoni vicini.

Michela Ongaretti

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