Cambiare pelle come un rettile. Muta-Morfosi di Sara Lisanti

by Michela Ongaretti
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Sara Lisanti

Cambiare pelle. E’ nella storia del vivente, un processo che prima o poi bisogna affrontare. Condividiamo con tutto il regno animale piccole o grandi trasformazioni, Sono sistematiche per la conservazione della specie, ed è singolare pensare che l’umano, che dovrebbe essere più evoluto, non sempre sia in grado di accettarle come possibilità di crescita. Noi che ci distinguiamo dagli animali per l’incessante riflessione sul senso della nostra esistenza. La nostra fortuna è avere l’arte, non mera ricerca di bellezza ma strumento scomodo per sondare profondità inespresse.

Sara Lisanti in Muta-Morfosi, Fringe festival MilanoOFF
Sara Lisanti in Muta-Morfosi
Muta-Morfosi è un’opera di Sara Lisanti, una performer che preferisce agitare consapevolezze sopite con  la propria azione piuttosto che sentenziare sulla propria definizione di artista. 

Grazie al festival MilanoOFF Fringe ho l’occasione di assistere allo spettacolo, in scena nella raccolta sala del Microteatro di via Imbonati, dopo diverse rappresentazioni a Torino e Roma.

Muta-Morfosi drammatizza un processo doloroso indispensabile alla continuazione della vita, un atto di rigenerazione purificatorio per offrirsi a nuove esperienze resilienti. Lo fa rappresentando le diverse fasi della muta di un rettile, osservato da Lisanti che lo ha scelto come compagno domestico, quale esempio illuminante di come cambiare, e abbandonare, una parte di sé serva a mantenere l’unità dell’individuo. Una trasformazione fisica che si fa metafora di un rinnovamento psichico, di un atto di liberazione che comporta dolore e fatica.

La fatica del cambiar pelle. Muta-Morfosi
La fatica del cambiar pelle. Sara Lisanti in Muta-Morfosi
La metamorfosi è muta come il cambiare pelle del rettile, ma è anche muta come il protagonista silenzioso, il corpo, medium comunicante tra la condizione della carne e quella dello spirito, come accadrebbe per una tela abitata dai colori personali del pittore.

Dalle parole che compaiono visivamente palesi in scena si deduce però la scansione temporale dell’evoluzione, suddivisa in tre momenti. HI è il primo saluto quando riconosciamo l’anatomia umana allungarsi sotto il bozzolo in tessuto, la dichiarazione di un’esistenza che inizia a modificarsi in quell’istante. AHI è il puro dolore delle fasi cruciali nel cambiare pelle, liberarsene e uscire nel mondo vulnerabili. E’ conquista di un nuovo corpo. I è l’identità riconquistata al termine del viaggio.

Cambiare pelle per resilienza- artscore.it
Un momento della performance Muta-Morfosi

All’inizio è pura condivisione dell’istinto animale. Una proiezione mostra il volto della performer mimare con le labbra e la lingua gesti e movimenti che suggeriscono quelli del rettile, catapultandoci in una dimensione quasi grottesca, spingendoci oltre quella umana. Con l’accendersi di una luce fredda su un ammasso di stoffa scorgiamo le prime agitazioni che rendono distinguibile un corpo: si contrae, si solleva, si sposta verso il fondo del palcoscenico mostrando la scritta HI. Sembra liberarsi dall’involucro quando si nasconde dietro una scatola scura. L’attimo successivo quel velo nero si solleva scoprendo la performer all’interno di ciò che somiglia al terrario di un rettile, la pelle di pellicola che la imprigiona comprime le membra e richiede forza ed insistenza per essere rotta. Questa è la fase nevralgica, la più dolorosa, quella che mostra un vivente lottare con forza per cambiare pelle. 

Ancora non basta, occorre donarsi per comunicare, per uscire dichiarando la propria sofferenza. Così la donna accetta gli strumenti offerti da una mano di manichino, laccio emostatico e siringa, ed estrae il sangue con cui disegna sul vetro AHI. Ancora non basta, bisogna sacrificare la chioma, radere fino a toccare l’epidermide più delicata.

Cambiare pelle. Terza fase di Muta-Morfosi-artscore.it
Muta-Morfosi. Close-up su Sara Lisanti
Finalmente lo sportello si apre, il corpo striscia fuori dalla teca, verso il pubblico. 

Stanca e ripiegata su se stessa Lisanti si ferma, ansimante. Può rialzarsi solo grazie all’ausilio di un personaggio esterno, una figura femminile amica che inizia un rituale di ricostruzione sul corpo della rinata. La “vestale” ricopre amorevolmente la pelle di una vernice chiara, restituisce uno strato protettivo su cui, infine, viene versato colore liquido, una colata calda di pigmento oro. L’atto appare una nobilitazione estrema della fatica precedente, un riconoscimento della natura simbolica dell’azione performativa e soprattutto della sua universalità. Da qui in poi i gesti sono più una necessità dell’anima che del corpo, dell’intelletto più che dall’istinto.

Cambiare pelle, ancora una volta- artscore.it
Cambiare pelle mediante Muta-Morfosi
Un terzo inizio richiede un’ulteriore rimozione, occorre ancora cambiare pelle.

Così la performer sorride al pubblico occhieggiando una tinozza nascosta, colma d’acqua. La porta sul palcoscenico ed inizia un rituale di detersione da quell’azzurro e quell’oro. Con uno sforzo più leggero e con movimenti sempre più agili ( per me un tributo alla fisicità dell’arte circense),  il nuovo Io (I) si mostra sempre più nudo in comunicazione diretta con chi guarda. Del processo di trasformazione si porta però addosso qualcosa: una pepita viene inserita nelle parti intime come un talismano che accompagnerà la rinascita destinata a future mute, esteriori ed interiori.

Un’ultima apparizione: una bambola quasi a grandezza naturale, riposta in un terrario illuminato rappresenta un alter ego dell’individuo di Muta-Morfosi. Sara Lisanti la presenta come compagna di ogni esibizione, come creazione nata dalla vera e propria muta del rettile, della cui pelle è ricoperta interamente. E’ anche una prova della possibilità di costruire attraverso una distruzione.

Cambiare pelle. L'ultima detersione-artscore.it
Muta-Morfosi. L’ultima detersione
Ho più sopra usato la parola “ donna”, riferendomi all’interprete in scena. Non è casuale: se è vero che il ragionamento riguarda universalmente l’essere umano, altrettanto interessante è notare come la performance assuma maggior forza simbolica mediante il corpo femminile.

Dalla lotta con l’involucro vitale, al rituale di purificazione, ma soprattutto nelle drammatiche sequenze dell’estrazione di sangue e della rasatura, ciò che muove al coinvolgimento e alla riflessione è potenziato dallo straniamento, provocato dalla rottura della tradizionale rappresentazione del femminile. Un cortocircuito tra l’armonia e la crudezza che porta tensione verso una diversa narrazione, verso una nuova consapevolezza.

Muta-morfosi. Cambiare e conservare la pelle-artscore.it
Sara Lisanti con il suo alter-ego scenico

Per chi desideri vedere lo spettacolo suggerisco le prossime date: dal 19 al 22 ottobre al Fringe di Catania, il 2 dicembre in Umbria, il 17 a Salerno e a fine gennaio a Roma presso location in definizione. Sara presenterà un’inedita performance il 2 novembre a The Others Art Fair, sempre a Torino dai 31 ottobre al 5 novembre Paratissima esporrà sue installazioni. Se desiderate seguire l’artista: saralisanti.com

Per chi invece volesse far parte del pubblico del Festival milanese, alla sua quinta edizione, qui trova il programma: milanooff.com

Michela Ongaretti

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