Hu Huiming. Quando l’arte è scettica
Per cercare la verità, è necessario almeno una volta nel corso della nostra vita dubitare,
per quanto possibile, di tutte le cose.
Cartesio
A Milano oltre la Gallery Weekend 2019
Hu Huiming, è un’incontentabile artista a tutto tondo, la cui scoperta non può che essere progressiva vista la sua integrata e costante multidisciplinarietà. Artscore che l’ha incontrata di recente a WopArt 2019 e per la milanese Gallery Weekend, con la galleria MAEC che la rappresenta a Milano.
A renderla nota al pubblico come fotografa è stato MIA Photo Fair 2018, apparsa in veste di fotografa. Quattro come le stagioni erano i lavori esposti dove in nuce era leggibile la sua poetica, esplosa con la mostra personale Who is this? Huisthis? Qui sono stati esplorati i suoi diversi ambiti di ricerca coerenti alla poetica di indagine riflessiva che invita ad una visione attiva, “scettica” ed emozionale.

Hu Huiming, dipinti in mostra per la Gallery Weekend a Milano. Courtesy MAEC
Per i lettori di Artscore ripropongo il testo critico con cui ho presentato nell’autunno del 2018 l’esposizione antologica. Mi auguro possa essere un invito a Palazzo Durini vista la proroga al 29 ottobre dell’allestimento curato in occasione della Giornata del Contemporaneo AMACI. E’ una splendida occasione per scoprire parte della sua produzione pittorica di Hu Huiming.
Hu Huiming
L’artista è instancabile nella personale scoperta ed appropriazione di un linguaggio sempre nuovo, funzionale al discorso intrapreso e maniacale nella sua qualità tecnica.
Dal suo arrivo in Italia nel 2011 Hu Huiming elabora installazioni video e performance; si dedica sia alla pittura ad olio, realizzata secondo uno studio accademico approfondito dei suoi materiali compositivi, che alla fotografia, facendo spesso confluire le discipline in un’opera. La contaminazione tiene come punto di riferimento la figurazione, gli elementi naturali e il corpo umano. Rappresentativo della sua poetica, incipit sul suo sito web è il detto cinese “la realtà è come il fiore nello specchio e la luna nell’acqua’’, perché le emozioni scaturite dall’immagine sono generate da un inganno della percezione, un’illusione.

Hu Huiming. Estate. In mostra per la prima volta al MIA Photo Fair
Nelle foto viste per la prima volta al MIA come nelle opere che aggiungono alla pittura altri media materici, colpisce la delicatezza e la forza della sua visione, sognante e concreta al contempo. Quel “polittico” sulle Quattro Stagioni apriva agli osservatori piccoli mondi, dove lo stimolo esterno, l’osservazione di elementi naturali nella trasformazione atmosferica delle stagioni, il tangibile e il fenomenico, parevano essere il motore dello schiudersi di un paesaggio interiore, disegnato dalla memoria personale e collettiva.
Leit motiv di tutta la produzione artistica di Huiming è la dualità, simboleggiata attraverso il suo contenuto figurale o compositivo e vissuta nel procedimento che comprende azione performativa e disciplina grafica e pittorica, frutto sia di spontaneità che di studio metodico.

Hu Huiming. Il fiore nello specchio e la luna nell’acqua III, 2016. Bodypainting performance
La ricerca cresce nella convinzione che ogni cosa esista data l’esistenza il suo opposto, e nel credo che “chi gioca onestamente con l’arte trova sempre nel suo percorso a giocare con gli opposti”: non si sbaglia l’artista perché non è forse il contrasto alla base della semplice percezione visiva umana, sia essa osservazione intellettuale o fruizione semplice? Elementari e imprescindibili per la conoscenza dell’immagine sono la luce e l’ombra, dal loro loro rapporto indissolubile si sono sviluppate le qualità dei maestri antichi e moderni. Le cose sono molto più complicate per chi moltiplica i fattori intersecanti, li fa convivere con le emozioni ed amplifica le loro contraddizioni, come Hu Huiming.
Huisthis?
Who is this? E’ la domanda che ci si pone per riconoscere un’identità, o un concetto tangibile, ma la risposta si rivela un paradosso se pensiamo che non esista un’identità univoca ed integra, ma soltanto frammentata, doppia, definibile o perlomeno configurabile attraverso una coppia di concetti opposti, conviventi.

Hu Huiming, installazione della mostra Whoisthis? Huisthis? Courtesy MAEC
È la prima descrizione che l’artista fa di sé, la sua appartenenza ad una filosofia scettica, dove il dubbio caratterizza ciò che si vede o si crede. Persino nella sua totalità la supposta verità non è mai tangibile allo stesso modo dai diversi individui, tale è ingannevole la sua percezione da risultare la sua componente più affascinante. Eppure tra quello che oggettivamente esiste esperibile per tutti e ciò che vive soltanto nella difformità soggettuale esiste una sottile fenditura dove il simbolo emoziona con l’inganno percettivo, dove la soggettività tocca l’universalità del sentire umano. In questo sottile cono d’ombra si colloca il lavoro artistico di Hu Huiming.

Hu Huiming, dipinti in mostra con Whoisthis? Huisthis? Courtesy MAEC
La conoscenza nel riflesso
In questa ricerca una parte di emozione vibrante quasi infantile viene contraddetta dalla sua pesante matericità: c’è la certezza dell’esistere di un io qui ed ora solo se confrontato con il suo opposto immaginativo, una proiezione nel futuro o un richiamo alle visioni del passato, che fondono il punto di vista di chi guarda a quello di chi viene guardato.
Il lavoro ad esempio che Huiming fa sulla rappresentazione della sua immagine fa pensare al concetto di specchio dove ciò che vi si riflette contempla il riconoscimento del soggetto e al contempo la sua distinzione come altro da sè, come un’icona separata dalla sua origine una volta che colpisce l’occhio esterno. Quello che ci viene presentato nel dipinto “The flower in the mirror and the moon in the water”, è una moltitudine di visuali che non restituisce un volto solo al legittimo proprietario, una volta che questo diviene il suo osservatore.

Hu Huiming, The flower in the mirror and the moon in the water. Budapest. Ph. Sandor Csudai
Se la nostra percezione è illusoria, perché ciò che vediamo e distinguiamo del mondo fisico passa attraverso un filtro, esistono tanti mondi quanti sono questi filtri. L’artista potrebbe avere allora il compito non già di svelare la verità, quanto di dichiararne la sua inattuabile oggettività, operando con un universo più vero del vero, dove l’aspetto materiale o materializzato attraverso codici antichi ( come la scrittura e la figura), sia reso possibile nel divenire attraverso il tempo.
Sono frammento, dunque esisto
Su questo doppio binario della logica degli opposti si configura il progetto sui libri Untitled del 2017: unifica in diverse fasi processi di distruzione e costruzione, caos e disciplina metodica, figurazione e celamento dell’immagine, unicità e serialità.
L’artista brucia una parte di manufatti storici come libri vecchi o antichi per aprirli e incollarli così da diventare supporto pittorico, fissando nel presente la loro storia. Dal momento ciò che resta della funzione comunicativa del tomo, la traccia della scrittura di un racconto o contenuto, vive su due pagine per sempre aperte e indissolubilmente legate all’immagine che il colore descrive sopra di esse.

Hu Huiming. Opera pittorica su libro. Courtesy MAEC
Come in tutto il suo lavoro è il frammento ad alludere ad una totalità, perché bastano alcuni elementi espressi con una buona capacità tecnica a “realizzare” un dubbio sull’esistenza, a materializzare nel contorno dell’anatomia un sentimento non circoscrivibile. Ritratti, occhi, bocche, gesti ed espressioni funzionano coralmente quando queste opere sono presentate come serie, trasformando il corpus dei libri un’installazione di attimi dipinti sulle parole.
Il corpo non mente, o forse si
A non smentire l’inquietudine è sempre il corpo che a cavallo tra due opposti come realtà e finzione, interviene come mediatore tra due universi in pittura e fotografia o nell’azione performativa. Le sue diverse parti, più spesso ciò che ha un ruolo attivo con l’espressione come il volto, occhi e bocca, o le mani, parlano il linguaggio dei sentimenti, del cuore, senza dimenticare che proprio esso è “ ingannevole sopra ogni cosa” come recita un noto passo biblico, e a volte lo è persino dal punto di vista percettivo.

Hu Huiming in mostra con i suoi libri dipinti a Palazzo Durini. Ph. Sofia obracaj, courtesy MAEC
Su di esso è impresso il cambiamento e la sua contraddizione statica, il permanere nell’effimero.
Estensione di esso in quanto veicolo di sensazioni, sua produzione diretta e indiretta nella visualizzazione di un input mentale, è la scrittura. Essa è presente nella memoria di pagine lette dall’artista o da una collettività, più spesso nei caratteri occidentali o a volte ancora più sintetica attraverso l’ideogramma della lingua d’origine.
L’inganno è divertente e gioioso come in un trompe l’oeil o in un giardino di delizie cinquecentesco per Hu Huiming, nei video del 2017 e su alcuni dei loro frame fotografici nel piano seminterrato della galleria. Qui le mani e il busto nudo con body painting, il volto attraverso le lenti, regalano il gioco dell’illusione ottica tra vero e verosimile/dipinto.

Hu Huiming Quando larte è scettica. Video e body painting performance, 2018. Courtesy MAEC
Narciso 2.0
In certi casi la composizione stessa offre allo spettatore la possibilità di inserirsi nella fruizione dell’opera come elemento destabilizzante ed intrusivo, di farne parte e di potersi distanziare da essa. E’ quello che accade nella prima sala della galleria con i suoi specchi dipinti.
La scelta dell’artista ricade sullo specchio tondo inteso come oggetto di uso quotidiano, quello da bagno, ma trasportabile, come ulteriore idea del mutamento dell’identità a seconda del contesto. Infatti su quella superficie si riflettono la sala, l’osservatore, persone e momenti di vita diversi, che si relazionano a un’altra presenza, quella dei dipinti ad olio frammentari. Si può fotografare l’immagine di sé nello specchio, oppure catturare un dialogo tra la pittura e chi guarda. La domanda è sul modo in cui la nostra identità condizioni il nostro rapporto con l’arte, e su come l’inganno generi emozioni diverse.

Hu Huiming. Quando l’arte è scettica. Uno dei “dipinti in cornice”. 2018
Dipinti in cornice
Nello stesso ambiente gioca invece con l’assenza dell’immagine tutto il lavoro seriale, di pezzi unici, con le cornici. I dipinti ci sono, ma non vi è visibile supporto all’interno della convenzionale cornice. Nella parte interna in vetro, notiamo la statica corposità dell’affresco, che per come è nata la tecnica non necessita per nulla di intelaiatura, oppure la leggera stratificazione di diversi piani e trasparenze, ancora una volta fuori luogo in un’area di delimitazione.
Pittura beffarda che obbliga a ragionare su ciò che è dentro e ciò che è fuori dalla vista in un quadro, a riconoscere di perdersi oltre un confine.

Hu Huiming. Quando larte è scettica. Un momento della presentazione di Whoisthis? Huisthis? Ph. Sofia Obracaj, courtesy MAEC
Wu We
La personale HUISTHIS è a Milano, città italiana potenzialmente culla di quell’intercultura che è vocazione di MAEC, dove la cultura millenaria cinese inizia a suscitare il degno interesse. Se pensiamo all’influenza dell’origine nel percorso formativo e nella poetica di Hu Huiming, profondamente radicato è il concetto taoista del fondatore Laozi di Wu We(non fare, non intervenire), il non fare vale fare tutto.
Si traduce semplicemente per l’artista nell’essere in equilibrio con la Natura, attuato nel lasciare traccia di una casualità, nel desiderio di permettere allo stato del cose una trasformazione naturale e incontrollata, come avviene per le bruciature o nell’effetto di un riflesso. Una parte del suo lavoro, in ogni disciplina utilizzata, non blocca nella crescita o nella distruzione della materia perché “tutte le cose hanno la loro strada senza gli umani che intervengano”. Nel trovare attraverso la genesi dell’opera un equilibrio tra la natura e umano, Hu Huiming è un’artista contemporanea che sente su di sé il respiro dei millenni.

Hu Huiming nella locandina della mostra veneziana Pei’s World. A brief history of a chinese gallery in Italy
In Biennale
L’artista sarà in mostra anche allo spazio Thetis dell’Arsenale di Venezia. Fino al 24 novembre fa parte di Pei’s world. A brief history of a Chinese Gallery in Italy, a cura di Luca Beatrice
Michela Ongaretti