Georges Mathieu mosaicista. Celebrato a Ravenna nel segno della videoarte e della sperimentazione

by Michela Ongaretti
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Georges Mathieu. Durante la lavorazione del mosaico

Georges Mathieu mosaicista celebrato a Ravenna in due sedi espositive e al Mar. Due mostre in un percorso che attualizza il capolavoro “Omaggio a Odoacre” attraverso la videoarte di Antropotopia e le musiche originali di Matteo Zaccherini.

Georges Mathieu a Ravenna

Georges Mathieu era di casa a Ravenna. Maestro dell’astrazione, pittore informale con un occhio teso e forte sulle forme più poetiche di espressione pittorica, nella città di Teoderico ha lasciato un’opera nel suo Museo d’Arte. Si tratta di un mosaico realizzato nel 1959 durante un soggiorno presso la residenza del collezionista Roberto Pagnani (1914–1965). 

Georges Mathieu e Pagnani a Venezia in una foto dell'Archivio Ghigi-Pagnani
Georges Mathieu e Pagnani a Venezia,1960. Courtesy Archivio Ghigi-Pagnani

La villa che fu progettata appositamente per accogliere la ricca collezione di arte contemporanea, con la predilezione per l’informale e per la ricerca di Mattia Moreni, fu teatro dell’elaborazione e della realizzazione di “Omaggio a Odoacre”. Presso l’Archivio Ghigi-Pagnani, oggi istituzione cittadina, sono custodite splendide documentazioni fotografiche delle sessioni di studio e realizzazione dell’opera, con il maestro francese al lavoro e Roberto Pagnani.

Il collezionista ha contribuito a portare Georges Mathieu in Italia per la realizzazione dell’opera e a reperire le tessere e i materiali utilizzati. Oltre alle foto è conservato il carteggio tra i due, a testimonianza del forte rapporto di stima ed amicizia intercorso. 

Georges Mathieu in un dettaglio dell'installazione video a Ravenna
Georges Mathieu mosaicista nel video di Antrotopia. Dettaglio della videoinstallazione
Un’installazione visiva e sonora per il mosaico contemporaneo

Corrono cento anni dalla nascita di Georges Mathieu, per celebrare la sua figura di artista a Ravenna è stato creato un percorso diffuso in due luoghi della cultura cittadini. Due sedi espositive, Pallavicini 22 Art Gallery e l’Associazione culturale niArt Gallery, con l’appassionato lavoro dell’artista Roberto Pagnani, erede e direttore dell’Archivio, hanno deciso di vestire di linguaggi contemporanei l’originale esperienza di Mathieu, sessant’anni fa avanguardistica.

L’Archivio Ghigi-Pagnani ha riproposto quel clima di sperimentazione disciplinare  con un progetto visivo e musicale scaturito dalla ( e sulla) immagine di “Omaggio a Odoacre”. Per l’installazione originale di video arte  ispirata al mosaico di Mathieu ha coinvolto Alessandro Tedde, videomaker e co-fondatore di Antropotopia, che idea e realizza il progetto  con musiche originali di Matteo Zaccherini, composte ad hoc per il progetto. Il risultato di questo team è un’opera suggestiva che porta nel sentimento della creazione, che parla ai contemporanei attualizzando un processo millenario e peculiare per Ravenna, già rinnovato nella forma dell’espressione di Georges Mathieu degli anni cinquanta e sessanta.

Le mani di Georges Mathieu inuna foto del collezionsita
Georges Mathieu. Le mani sul mosaico in una foto dell’Archivio Ghigi-Pagnani
La documentazione di una genesi artistica

In mostra presso Pallavicini 22 Art Gallery fino al 10 ottobre con il corollario dei documenti provenienti dall’Archivio Ghigi-Pagnani a testimonianza della, anzi delle, genesi. Il video è inoltre disponibile dal semplice QR code sul sito http://www.pallavicini22.com. Nelle medesime date, così da rappresentare un’unicum espositivo, presso la sede della niArt Gallery in Via Anastagi, è esposto l’ingrandimento di venti fotografie in B.N. scattate a Georges Mathieu durante la realizzazione dell’opera “Omaggio a Odoacre” provenienti dall’ archivio Ghigi-Pagnani. La terza tappa è quella permanente al MAR che ospita l’opera originale dello sperimentatore.

Georges Mathieu a Ravenna presso la residenza di Pagnani
Georges Mathieu a Ravenna nel 1959. Foto Archivio Ghigi-Pagnani, courtesy Pallavicini22 Art Gallery
Il capolavoro, il suo tempo e il nostro

Correda l’operazione nelle gallerie il testo critico di Luca di Maggio, che illustra sia la portata rivoluzionaria dell’operazione sul mosaico che la poetica e l’interdisciplinarietà della lettura installativa. Il mosaico insolito pare fu realizzato in sole sette ore con l’assistenza tecnica del Gruppo Mosaicisti dell’Accademia, in particolare Ines Morigi Berti, Sergio Cicognani e Claudio Ricci. Lo documentano alcune immagini della lavorazione alla Mostra dei Mosaici Moderni curata da Giuseppe Bovini nel 1959.

Opera fondamentale per la rinascita in età moderna di una tecnica antichissima, Omaggio a Odoacre ebbe grande influenza sulle generazioni nuove “che sull’esempio tellurico – eliminazione del cartone preparatorio, soprattutto coincidenza di ideatore e esecutore nella figura di un artista unico – capirono che con le antiche tessere si poteva fare un’arte inedita. (…)

Rivoluzionò il futuro del mosaico, nel rispetto delle caratteristiche di questo autore lirico-informale, a partire dalla velocità di esecuzione, per altro erede di componenti varie, dell’automatismo post-surrealista, alla gestualità materica del gruppo nipponico Gutai, dalla capacità di concentrazione e ritualizzazione zen, a un vitalismo traboccante e personalissimo, mai disgiunto dall’eleganza del suo segno-gesto. Lo studio e la lentezza sino a quel momento intrinseci al fare musivo saltarono. Non solo: il soggetto, espresso con le cifre di Mathieu – scenografie pirotecniche e centrifughe -, riuscì a mantenere l’irruenza pittorica del francese”.

Le immagini dell'Archivio Ghigi Paniani che testimoniano la nascita del capolavoro
In mostra da NiArt Gallery le immagini della lavorazione di Omaggio ad Odoacre.
Odoacre secondo l’arte “nomade” di Mathieu

Il mosaico rappresenta tre “esplosioni stellari” : la matericità del colore spremuto dal tubetto poggia su un fondo di tessere di tre colori, il nero cosmico, il rosso e l’oro invocatore di luce a sinistra. I segni si inseguono a rappresentare quella che appare come la mappa di un porto. Forse allude alla Ravenna antica, che si identificava come capitale alto-adriatica dell’Impero occidentale. L’oro e il rosso provengono dall’Urbe.

Georges Mathieu celebrato nel video di Alessandro Tedde
Georges Mathieu mosaicista. Particolare realizzato da Alessandro Tedde per l’installazione

Il lavoro grafico e cinematografico di Alessandro Tedde è dedicato al non-mosaico in senso tradizionale dell’artista francese, intesa come opera nomade con i cromatismi accesi e mobili al suo interno, nomade come la vita di Georges Mathieu e quella del popolo di Odoacre, sempre come sottolinea di Maggio. Il condottiero approdò a Ravenna avendo deposto l’ultimo imperatore, qui si insediò adottandone la civiltà e la cultura. Quindi idealmente Odoacre può rappresentare l’anima della città più affine a Mathieu, oppure l’artista stesso che adotta e rielabora un suo linguaggio antico.

Vive ancora il mosaico con la sua tradizione monumentale, anche in virtù dei materiali scelti. Su pannello in cemento, cornice in metallo i materiali usati furono paste vitree, smalti, vetro soffiato, vetro a foglia. Però rivive al contempo l’energia della pittura informale: eredità e freschezza espressiva si congiungono come un ossimoro. L’opera  stampata a colori su garza a grandezza naturale ricompone all’unisono la scintilla rossa e il suo bagliore dorato nella trasparenza del tessuto, in grado di contenere magicamente quell’energia belligerante, intrappolata ma in potenza di esplodere.

Georges Mathieu e Omaggio ad Odoacre nel video di Antropotopia
Georges Mathieu e Omaggio ad Odoacre. Un frame della videoinstallazione da Pallavicini 22 Art Gallery
L’omaggio nella videoarte

Sulla riproduzione del mosaico originale poggia il bianco e il nero della storia retroproiettata su un telo. E’ come un mosaico fotografico che dipana frammentario la storia della realizzazione da un punto di vista interiore, nel video ideato e montato da Alessandro Tedde. Il regista dichiara : “Ciò permette di rivivere la nascita del nuovo mosaico e del nuovo stile proposto da Georges Mathieu, quasi antiteticamente rispetto all’originale conservato al museo MAR”.

E’ infatti la leggerezza a caratterizzare la videoinstallazione: il suo supporto mobile può con un soffio rendere ondeggiante il disegno, avvicinandosi concettualmente al vitalismo sorgivo di Mathieu pittore. L’azione dell’immagine scossa si fa avvolgente grazie alla musica di Matteo Zaccherini, imprimendo all’opera una dimensione memoriale e ritmica, insieme alla scansione delle foto dello stesso Mathieu, che riecheggi il senso della pratica artistica “nomade”. L’ azione della pittura emigrava verso la musica nel suo farsi universo gestuale vivido. Così sul video di Tedde si fondono oggi in movimento e suono, per un’opera che sperimenta celebrando la sperimentazione.

Michela Ongaretti

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