Belle de jour (1967), tratto dal romanzo di Joseph Kessel, è uno dei film di maggior successo di Luis Buñuel.
Vincitore del Leone d’Oro alla trentaduesima mostra del cinema di Venezia, Belle de jour provoca la censura. Vengono tagliate alcune sequenze considerate oscene, soprattutto per l’Italia cattolica. Non a caso nel mirino del grande maestro del surrealismo troviamo la società borghese con il suo perbenismo.
Prima di addentrarci nelle tematiche di questa pellicola ricordiamo che siamo nel pieno delle rivoluzioni del Sessantotto e in particolare del femminismo. Si vorrebbe considerare la donna non più come estensione dell’uomo e relegata principalmente alla sfera domestica, ma un individuo a tutti gli effetti, che può permettersi di far emergere i suoi più intimi desideri. In Belle de jour Luis Buñuel rimane fedele alla sua poetica, anche se riesce a rielaborarla in modo più maturo e lineare rispetto ai precedenti lavori.
La pellicola è costituita principalmente da due momenti narrativi contrapposti. Il sogno lucido che fonda le sue radici nel surrealismo e la realtà opprimente, da cui la protagonista cerca di evadere.
Séverine (Catherine Deneuve) vive nella Parigi degli anni Sessanta, è una giovane donna borghese annoiata e apparentemente frigida. Annichilita da una realtà che non le permette di essere se stessa, trova nell’immaginazione la sua valvola di sfogo. Un giorno le viene rivelata l’esistenza di una casa d’appuntamenti. Nasce così il suo alter ego, Belle de jour (da belle de nuit, in gergo prostituta).
Buñuel, oltre ai due momenti narrativi topici, evidenzia la netta contrapposizione tra l’alta borghesia e i ceti più poveri.
La rappresentazione psicologica dei personaggi è esemplificativa: Séverine, suo marito Pierre (Jean Sorel) e i loro amici sono persone dallo spettro emotivo limitato, condensato e autoreferenziale. Madame Anaïs (Geneviève Page) e le sue ragazze invece sono un’esplosione di emotività condivisa e contagiosa.
Probabilmente tutto nasce da un abuso subito in giovanissima età. Séverine interrompe il dialogo emotivo con se stessa fino a quando è costretta a fare i conti con una intimità matrimoniale che rifiuta apertamente. Séverine e Pierre non hanno rapporti sessuali, lui recita la parte del comprensivo ma in realtà sceglie di impiegare le sue attenzioni nel lavoro. Ed è in questo contesto che la protagonista inizia a vivere sogni lucidi in cui immagina il marito in una veste dominante e severa. Diretta rappresentazione del suo mondo interiore, reclama le attenzioni che nella vita reale non le vengono date.
I sogni si aprono tutti con il suono delle campane, i rintocchi ci avvisano che stiamo entrando nel mondo interiore di Séverine.
Abitato da fantasie sessuali che la vedono impotente e passiva, oggetto del desiderio di uomini immaginari (e non) che la umiliano e maltrattano. Il paesaggio autunnale e le condizioni climatiche avverse sono una costante. Simbolicamente il colore marrone della terra fa riferimento alla sessualità, la pioggia all’epurazione dei peccati (non sessuali ma di infedeltà verso se stessa), e la stagionalità autunnale alla rinascita, a una nuova consapevolezza di sé.
Naturalmente i sogni raccontano l’evolvere della figura di Séverine. Il film si apre con una sequenza che vede la protagonista trascinata nel bosco dal marito e dai cocchieri durante una passeggiata in carrozza. Pierre ordina agli adepti di legare la moglie a un albero e dopo averle inflitto delle frustrate punitive per un presunto tradimento, si approfittano di lei mentre il marito guarda impassibile. Ci troviamo davanti una donna spaventata dalle sue pulsioni, che punisce e che non può più contenere.
Il sogno di svolta è quello della mandria. Per l’ultima volta Séverine ricopre il ruolo della vittima ed è il momento in cui la freddezza del rapporto coniugale viene evidenziata.
Pierre e il suo amico curano una mandria di bestiame, sono intorno al fuoco e non riescono a scaldare la zuppa (chiaro riferimento alla frigidità). Il suono delle campane in questo caso è accompagnato da miagolii di gatti (il gatto è tra gli altri simbolo del femminino, della donna padrona di se stessa) ed è la prima presa di coscienza di Séverine che diventa fautrice dei suoi desideri e non più oggetto passivo di quello altrui. Questa consapevolezza va di pari passo con la sua frequentazione alla casa di Madame Anaïs, dove impara a conoscere se stessa attraverso i rapporti con i suoi clienti e le sue colleghe.
Ma è nel sogno necrofilo che acquisisce pieno potere decisionale, acconsentendo di prendere parte a un particolare rito nella villa di un duca.
I due si incontrano in un bar, Belle de jour sorseggia del latte in pieno pomeriggio seduta sola a un tavolino. Il duca le si siede accanto e attraverso un dialogo surreale e simbolico, la invita a giocare con lui. Sarà con l’ultimo sogno che vedremo una nuova Séverine.
Madame Anaïs. La nuova realtà. Mi piace pensare che il riferimento alla Nin non sia casuale. L’incontro con Madame Anaïs sarà catartico: finalmente Séverine può svestirsi dei panni borghesi e sperimentare la propria sessualità in modo libero. La casa di appuntamenti diventa così una sorta di luogo – non luogo, un gate che permette ai due mondi di Belle de jour di incontrasi e fondersi.
L’esperienza e le umiliazioni che Séverine colleziona giorno dopo giorno sono elementi di riflessione che la porteranno a comprendere maggiormente suo marito.
Impeccabile l’interpretazione di Catherine Deneuve, fredda, rigida, sarcastica e insondabile. Chi meglio di lei poteva ricoprire il ruolo di un personaggio allo stesso tempo sia sprezzante che remissivo? Il suo volto è come una superficie cangiante che cambia colore in base al diverso contesto emozionale. Nonostante il suo desidero sia quello di sentirsi umiliata (verbalmente e fisicamente), di essere domata e maltrattata, il suo portamento aspro e altezzoso non la abbandonerà mai. Anche quando alla fine si ritroverà complice di una disgrazia.
Saranno un lungo impermeabile nero di pelle, denti argentati e un bastone a cambiare le sorti di Séverine. Marcel rappresenta un ribaltamento dei ruoli. E’ l’unico personaggio a imporsi e a domare Bella di Giorno.
Il fascinoso Pierre Clémenti, giovane delinquente dall’anima turbata, simboleggia il concretizzarsi del mondo interiore della Deneuve. Ossessione, sentimenti estremi, teatralità, passionalità, sono gli elementi che porteranno la vicenda a prendere una piega tragica. Marcel e Séverine si innamorano, il primo non riesce ad accettare di non poterla avere tutta per sé e così Bella di giorno decide di sottrarsi e abbandonare la casa di Madame Anaïs.
L’amante farà seguire la donna piombando a casa sua con un ultimatum: Séverine può scegliere di fuggire con lui o di rivelare tutto a suo marito.
Marcel, capendo che non otterrà quello che vuole ferisce gravemente Pierre, lasciandolo paralizzato e incapace di parlare. Il finale dunque vede tutti i personaggi in uno scenario di fallimento: Marcel viene ucciso da un agente di polizia, Pierre costretto su una sedia a rotella, Séverine perde entrambi i suoi amanti. Anche l’amico Henri interpretato da Michel Piccoli, che durante tutto il film tenta di sedurre la protagonista, si rivela meschino e ipocrita rivelando il segreto di Séverine al marito, incapace di reagire.
Buñuel lascia in eredità un finale aperto, ambivalente ed estremamente simbolico.
Ora i ruoli si sono capovolti: Pierre è paralizzato sia nel corpo che nell’espressione dei sentimenti mentre Séverine ricopre un ruolo attivo occupandosi di lui. Non sappiamo se il finale è il simbolo di una catarsi avvenuta o se è semplicemente il riassunto dell’evolversi degli eventi (leggermente sfuggiti di mano alla protagonista). Come già anticipato, la Deneuve non lascia trasparire nulla. Sappiamo solo che i sogni proseguono, Pierre si alza dalla sedia a rotelle e inizia a dialogare con la moglie.
Che sia un modo per non assumersi le proprie responsabilità o se è stato tutto un sogno non possiamo saperlo. Immaginario e realtà si mescolano come solo il Surrealismo sa fare: che Séverine sia vittima o carnefice non ha più importanza. La riflessione va oltre il preconcetto per indugiare a un livello profondo di consapevolezza sia sul ruolo della donna che sul concetto di famiglia.
Giada Destro