Love di Gaspar Noé. Dell’Amor perduto o la Legge di Murphy

by Michela Ongaretti
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Elettra e Murphy, protagonisti del film di Noé del 2015
Love… L’Amore? Tutti, almeno una volta nella vita ci siamo detti: non esiste.

Sinceri o bugiardi per qualcuno è uno squarcio nel cielo verso un mondo inabitabile, come il pianeta Venere. Certo così lo vede Gaspar Noé che ha creato un film tragico, disperato. Love è un coltello piantato nel cuore, che si spinge sempre più nel profondo. E sapete perché? Perché la memoria fa tanto più male man mano affonda nella felicità, e diventa nostalgia di qualcosa che faceva parte di noi, fino al momento in cui scopriamo di non poter più né salvarci né essere salvati.

Love, un film sulla nostalgia
Love. La vasca solitaria di Murphy

Tutta l’oscurità del sesso e dei sentimenti per portare alla luce l’elaborazione della perdita, gli aspetti più contradditori, la natura più incauta (e reale) dell’essere umano dotato di sensibilità, forse accentuati dal fatto che i due protagonisti sono “praticanti” dell’arte. Love è stato presentato per la prima volta nel 2015 fuori concorso al Festival di Cannes, con produzione franco-belga, scatenando reazioni estreme. È interessante sapere che in Russia non ha ottenuto il diritto alla proiezione, anche se ciò che state per leggere non ha niente a che vedere con il discorso sulla censura internazionale.

Una giovane coppia di artisti a Parigi
Giovani artisti d’Europa a Parigi
Una breve sinossi è necessaria

Murphy (Karl Glusman), studente americano di cinema, risiede a Parigi. Nella prima scena è protagonista di un amplesso con la fidanzata Elettra (Aomi Muyock), mentre nella successiva è padre del piccolo Gaspare, è strafatto dalla sera precedente, ed è il primo giorno dell’anno. Riceve dalla madre di Elettra un messaggio in segreteria. Poche parole ed è subito tormento e ricerca disperata dell’amata, che riaffiora con tutta la sua portata di dannazione. Quanto tempo è passato? Cosa sarà successo a Elettra? Da quel momento Murphy ripercorre à rebour le tappe di un tormentato periodo da uomo innamorato. Fino alle punte più liriche del primo incontro, che chiudono il film lasciandoci nella nostalgia più struggente e dolorosa, ora che sappiamo cosa ha perso per sempre. Il protagonista è lui con i suoi sentimenti, la sua disperazione cupa. Suo il flashback che appare una sorta di soggettiva psicologica che ruota attorno alle tappe della relazione con Elettra, un personaggio interessante e scomodo.

La legge di Murphy nei titoli stroboscopici di Noé
Love o La legge di Murphy
Tutti creiamo un nostro racconto, tutti ci comportiamo nel modo che ci sembra più coerente finché un errore ci distrugge.

Per un aspirante all’arte uno squarcio sulla propria esperienza può diventare esplorazione ossessiva. Love è l’ossessione di Murphy come plausibile ritratto del regista da giovane, che nel solipsismo dell’elaborazione creativa si scontra con le situazioni concrete. 

Nella vita del personaggio lui e la sua dolce metà si trovano in un crescente conflitto, al punto da minare con il comportamento le basi dell’unione, la scelta reciproca. Il giovane Murphy è nomen omen della casualità e della sfortuna, in questa versione dell’omonima legge come proclamano i titoli di testa. Le grandi questioni del film e dei registi, diegetico e attuale, si riassume nelle parole sul progetto artistico dello studente americano: “Le cose più belle della vita? L’amore e il sesso! E se si uniscono, cosa succede se sono una cosa sola?” Peccato che la pratica di uno non escluda l’altro, e Murphy l’eserciti di nascosto, malcelato a Elettra finchè non causerà la prima crisi.

Un film sulla nostalgia, Love di Gaspar Noé
Elettra, la doppia visione nel ricordo di Love
Ha un rapporto conflittuale anche con sé stessa, Elettra. Un personaggio debordante se pensiamo alla difficoltà di trovare nel cinema una narrazione femminile originale.

La Muyock interpreta una donna lontana dal paradigma angelicato, la non-madre, non la ragazza della porta accanto come Omi (Klara Kristin), con cui comunque condivide un triste passato di irregolarità famigliare. Elettra non è uno stinco di santo e nemmeno un modello di vittima innocente.

Love. Risveglio degli amanti
Il risveglio della coppia

Elettra o dell’Amore infelice, nomen omen, o donna, anche lei. Così la motteggia il fidanzato “Elettra ha il complesso di Elettra”. Ed è attraverso la sua essenza passionale e terrena, con il colore rosso che accompagna spesso la sua figura nel campo visivo, i suoi desideri, che l’azione prende vita e si dipana all’indietro. Lei è il motore dell’azione, il cardine della vicenda. Cherchez la femme risuona già in testa, tutta colpa sua e della sua trasgressione irriducibile, del suo nomadismo identitario, ma umanamente vien di dire che se l’amore esist la purezza non è certo di questo mondo. Tutti i personaggi sono fedeli a loro stessi, e tutti falliscono perché non riconoscono nell’altro una risposta reale alle loro pulsioni. Per questo l’Amore, quello vero, è immaginato.

Love. Elettra come Cassandra
Confessioni al Cimitero
La ragazza crede nel sentimento, ma la sua inquietudine porta gli stessi danni del sesso per il ragazzo.

La dualità per l’Amore è tra istinto (e identità) e sentimento, che si scardina tra le ragioni della soddisfazione carnale e quelle della protezione e sincerità nella relazione.  Entrambi gli amanti sono di luce ed ombra, ed entrambi fanno precipitare le cose. E’ un’oscillazione distruttiva per i due magneti.

Elettra è anche il Passato, che ritorna dopo anni quando viene nominato, l’unico che in quanto già vissuto può ricondurre all’Amore, e può definirlo dopo la sua scomparsa. Tutto intorno, nella vita reale, è solo fastidio che l’angelo del focolare infligge a Murphy. Forse può salvarlo solo un piccolo bambino, che ogni giorno cresce senza sapere.

Elettra e Murphy, protagonisti del film di Noé del 2015
Il nido di Elettra e Murphy
Se Love può rientrare tra i film di genere pornografico un motivo ci sarà.

Non è che sia d’accordo, perché in Love le scene di sesso hanno una valenza metaforica o poetica, però sono eloquenti, numerose. Ad esempio non è la piccola morte, come chiamano i francesi l’orgasmo, di per sé ad essere rappresentato. È piuttosto la cura e la dedizione al piacere dell’altro a trasformare l’amplesso in un atto d’ amore. Il culmine del piacere è comunque un passaggio: il suo raggiungimento avviene in congiunzione con l’altro, anche se appartiene a identità differenti, ed è soggetto a perpetuarsi anche all’esterno della coppia. Quando Electra e Murphy, superato quel momento, fumano ed elaborano fantasie erotiche, teorizzano un destino ineffabile. Il climax narrativo e carnale d’impatto sulla vita sarà tuttavia un’altro, ed è così vergognoso da non mostrarsi per intero, è una scena indigeribile per il protagonista e per questo frammentata, ripetuta più di una volta nella mente e nel film. 

Una scena caravaggesca in Love di Noé
La passione in rosso di Gaspar Noé

Tutta la pellicola procede a singhiozzi di memorie nostalgiche, che ritornano ad ondate sempre più tragiche insieme all’insinuazione della musica classica attivante un nostro stato d’animo, un senso di fatalità. La Legge di Murphy è implacabile, il caso è davvero letale per la felicità dei due giovani. Noé ci porta nel regno del fallimento senza scampo, di una vita senza Love, e lo fa stropicciando un tessuto intriso dell’odore dell’amata.

La storia d’amore cresce parallelamente all’effetto dannoso delle droghe sulla mente dei personaggi: come il cineasta ha già esplorato in altre pellicole, ad esempio Climax (2018).

A noi spettatori di Love balza all’occhio che qui anche l’amore è una dipendenza che deforma la realtà, e che si acuisce concatenandosi al suo fantasma. Chi è stato il primo? Chi è il tentatore con la mela peccaminosa? Forse Murphy che conosce dall’inizio uno spacciatore, e che potrebbe avere iniziato la donna alla cocaina? O forse Elettra, definita una “tossica” dall’ira dell’innamorato, a cui due anni prima aveva regalato dell’oppio offrendogli un ultimo disperato passaggio verso l’inferno dei sentimenti. Certo non si vede la realtà se si è storditi dall’Amore ( o dal Sesso).

Love. Locandina del film
Love. La scandalosa locandina ( 2015)

La rabbia di Murphy concorre alla realizzazione di una tragedia annunciata. Ed è così assoluta nella sua dichiarazione di possessività da colpire il cuore della persona e dell’artista: “Non hai talento!” Offesa peggiore di qualunque epiteto maschilista, si scaglia sull’ esistenza creativa di Elettra, annichilendo la donna amata. Lei è il rispecchiamento della vita deragliata di Murphy, che diventa oggetto d’odio quando egoisticamente lui si accorge di non poter impersonificare il fuoco sacro a cui dedicare ogni cosa.

La casa dell’Amore. Tutto intorno tracce della formazione di Noé
Questo è anche, o soprattutto, un film sulla memoria della felicità, sulla sua ricerca che attiva lo smarrimento della perdita senza pietà.

Qui non è l’armonia, non è la dolcezza di un bacio a tornare a vivere per un ultimo viaggio nell’abisso delle proprie colpe, ma è il confronto con l’altro, è la sensazione di essere stati insieme in un inferno. Fate caso alle lenzuola sulle quali Murphy giace con le due partner. Cromaticamente, perché se appariono chiare, man mano che il ricordo si espande e aggredisce, il talamo illusoriamente coniugale si rivela sudario grigio. Quando siamo nella genuina intimità con Elettra, compare un drappo rosso o tutta la scena si fa di fuoco. Tutto brucia, tutto si consuma e si trasforma, per due vite al limite della sregolatezza. Mi piace osservare che in quelle scene la luce sulle anatomie dei protagonisti si riferisca sia alle opere di Caravaggio o dei suoi seguaci, che al personaggio pseudo-storico, figlio di una drammatizzazione futura che lo identifica come maledetto. 

In Love la nostalgia resta più disturbante per lo spettatore di ogni espediente registico, come l’iniziale e finale tipografia stroboscopica dei titoli, che si ispira a una tradizione del mestiere del cinema, Godard ( leggi Francia e Amore) sull’imprinting di Kubrick osannato da Murphy ( e nella biografia di Noé).

L'incontro con la vicina Omi nel film Love di Noé
L’amour à trois
Indimenticabile scena iconica è l’ultima, che con il propagarsi della musica di Erik Satie, sancisce la fine del circolo vizioso dell’oppio e l’impersonificazione della tragedia e del fallimento.

Le lacrime di Murphy non si confondono “nella pioggia” del replicante cibernetico ma con la banale vita di ogni giorno, con la sindrome del sopravvissuto. Inesorabile come la macchina da presa fissa sulla vasca da bagno, passa davanti a Murphy la Vita: la donna che non vi partecipa e noi che partecipiamo da esterni alla vicenda. Qualcuno entra nella vasca e poi esce, è Gaspar, l’unico estraneo ai giochi dei grandi. Forse avrà in dote il Cinema. Che sia l’arte dell’inquietudine ad essergli genitrice?

Love. Scena finale con i due protagonisti
Il ricordo e la protezione nella scena finale

Arriva anche Elettra, visione palpabile di (im)pura protezione. Elettra resta con noi fino alla fine di questo Love, con un abbraccio sotto le luci rosse e le note di un piano conficcate nel cuore. Vorremmo consolare Murphy, un giovane Werther contempornaeo, scisso tra delitto e castigo, come noi almeno una volta nella vita in quel buco nero fatto di sentimenti, che non sappiamo identificare in tempo. L’Amore di Noé è un discorso in soggettiva che parla una lingua universale, perché la legge di Murphy è uguale per tutti e per tutte.

Michela Ongaretti

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