Estate impetuosa con Ingmar Bergman. Monica e il desiderio 

by Giada Destro
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Uno sguardo sfrontato verso lo spettatore nel cinema di Bergman

L’estate. Un sentimento in giovane età, un traguardo negli anni maturi. 

Il rapporto che ha l’essere umano con l’estate evolve anno dopo anno, di epoca in epoca, ma rimane pur sempre un nodo cruciale della rivoluzione solare. Viene definita “La stagione della crescita”, il solstizio rappresenta il culmine dell’abbondanza e come tutte le cose porta con sé il suo opposto, il seme del declino. 

L'estate di Bergman. I protagonisti di Monica e il desiderio
I protagonisti di Monica e il desiderio. Harriet Andersson e Lars Ekborg

“Estate con Monica” (Sommaren med Monika) è il titolo originale del lungometraggio di Ingmar Bergman ma viene completato di significato con la sua traduzione italiana “Monica e il desiderio”. Perché è proprio di questo che si parla nel film del 1953. Estate e Desiderio un binomio perfetto per descrivere quel preciso momento in cui un qualcosa arriva al suo culmine spinto da forze invisibili e rumorose. 

Bergman e i suoi personaggi sono ancora acerbi ma navigano attraverso i mari della maturazione, della esplosione di sé.  Possiamo individuare nei protagonisti del film due aspetti fondanti della personalità del regista: Henry descrive la parte razionale di Bergman, l’osservatore discreto e silenzioso, dedito e al servizio del suo demone. Monica invece è la pulsione, l’istinto, il “puer aeternus” intriso di intuizioni ma che necessita di essere instradato.

Estate con Monica, frame- artscore.it
Estate con Bergman. Monica e il desiderio

Bergman però è molto più di questo e lo vedremo nei suoi lavori successivi (Il settimo sigillo, Persona etc), lo struggimento per le controversie è parte fondante della sua poetica: dissociazioni e conflittualità umane che nel corso del tempo andranno a sottolineare non solo la socialità ma in particolare modo la persona.

La psicologia tortuosa e oscura dei personaggi con il manifestarsi delle nevrosi richiede a livello filmico un tipo di racconto analitico in cui gesti e reazioni diventano fulcro dello svolgersi della trama. 

Monica e il desiderio è il campo vergine in cui Bergman semina la sua sottile poetica umana. Lo stesso regista afferma “È sul palcoscenico che affondo una delle radici della mia opera. Da quelle radici nasce un albero: i miei film.” I temi dell’esistenza, della vita affettiva e psichica dell’uomo, l’analisi dell’anima e relatività del tempo con i suoi intermezzi onirici e flashback, sono il raccolto settembrino di un acuto osservatore della vita.

In fuga. Monica e il desiderio. artscore.it
In fuga. Monica e il desiderio

I protagonisti vivono la massima estensione della loro fecondità, quel momento di passaggio in cui da adolescente diventi adulto e tutto sembra possibile. Fattibile. Il dolore è un pensiero recondito e la passione ricopre di glassa ogni scoglio.  Harry e Monica sono due adolescenti in preda alla passione e al desiderio di evasione, non solo familiare ma anche sociale. 

Siamo nel 1953, a un passo dai movimenti femminista e hippie, dall’idea di sindacato e di famiglia in cui il lavoro diventa ragion d’essere e non solo sostentamento.

Monica incarna la Donna moderna, intraprendente e sfacciata chiede a Harry di accenderle una sigaretta e gli propone di vagare senza meta per sfuggire dalla città e dai doveri. La vita di entrambi è grigia, fatta di lavori alienanti, molestie e miseria.  L’opera pone uno sguardo sulla disfunzionalità sociale del post guerra, i due giovani desiderano di più per loro stessi: il lavoro come gratifica, l’amore come passione, il viaggio come scoperta di sé e la danza come connessione con la Natura. 

Estate con Bergman. Il desiderio per illuminare due vite. artscore.it
Monica e il desiderio, luce sulla ribellione
La loro è una rivolta contro le convenzioni ormai stantie di una società congestionata. 

Prendono in prestito la barchetta del padre di Harry e partono con un paio di vestiti e qualche provvista in scatola che ben presto esaurisce. Abbandonano la città per approdare sull’isola semi deserta, un luogo “altro” in cui poter vivere il desiderio (ne trarranno ispirazione Lina Werthmuller e Marco Ferrei tra gli altri).
Come selvaggi prendono il sole nudi, praticano sesso all’aria aperta e danzano come scimmie liberi da pregiudizi, tabù e vergogne mal assortite. Si danno forza l’uno con l’altra, la passione li accieca e li aliena dalla realtà. Ben presto diversi intrusi minacceranno la loro unione, primo fra tutti la gravidanza inaspettata. 

Estate con Bergman. Una scena di Monica e il desiderio. artscore.it
Estate con Monica e con il desiderio. Film di Ingmar Bergman
Bergman traspone questi sentimenti in immagini dando vita al suo stile che diverrà ben definito e originale.

I corpi degli attori, protagonisti indiscussi del lungometraggio, sono il veicolo attraverso il quale tutte le loro emozioni e pensieri arrivano allo spettatore: primi piani di sguardi, schiene nude, sagome in controluce stagliate sulla distesa del mare, piedi nudi sulle rocce, maglioni di lana che ricordano che siamo in Svezia, e l’estate lì non è così ospitale. Corpi che si fondono con il paesaggio racontano attimi di vita intima: dal pentolino per scaldare il caffè posizionato sulla roccia, all’espletazione dei bisogno tra i rami di un albero, alle mutandine incastonate tra le natiche a lunghi abbracci e sigarette che lentamente si esauriscono. 

L'esplorazione della libertà. Monica e il desiderio di Bergman-artscore.it
Una stagione per la libertà

La Nouvelle Vague prenderà spunto da “Monica e il desiderio” rendendogli omaggio e sviluppando il concetto di “sgretolamento della finzione filmica”. Anche la Giulietta di Fellini con le Notti di Cabiria prenderà spunto riproponendo lo stesso lungo sguardo in camera di Monica. Così possiamo dire che Bergman nel 1953 apre le dighe del nuovo cinema, scardinando le logiche rigide e solenni del classico. Si iniziano a esplorare nuove vie in cui verità e immediatezza filmica regnano. 

Se da una parte “Monica e il desiderio” è un film semplice, costituito da scene oneste, spontanee dall’altra è intriso di metafore e suggestioni che da ora in poi diventeranno fondamentali nella visione di Ingmar Bergman.
L'estate con Bergman. Primo piano di Harriet Andersson
Estate con Monica e il desiderio. L’intenso noto primo piano di Harriet Andersson

Torniamo al lungo primo piano con sguardo in camera che preannuncia il tradimento di Harry: Monica oltre a parlare direttamente allo spettatore, gettandolo in una condizione di complicità, sfida e perplessità, esprime se stessa con insolenza. Le conseguenze non esistono, conta solo il presente e il compiacimento del desiderio compiuto.

Estate con Monica e il desiderio. Il richiamo del selvaggio
Il richiamo della natura selvaggia

Le dissolvenze e le sovrimpressioni delle scene di natura e dell’acqua così come le scene urbane accompagnano lo spettatore nelle controversie di una società che nel pieno degli anni ’50 mutava e progrediva verso uno specifico inganno sociale.
Harry rientra da un viaggio di lavoro con i suoi colleghi più maturi, uno di loro esprime la sua gioia di tornare in quel luogo sicuro, tra gli edifici e il pullulare delle vie. Casa. Certezze. Scopo. Harry non è convinto, non ha nessuna certezza ad attenderlo. L’estate di libertà priva di ogni legame con la società e i suoi dettami lo hanno cambiato per sempre.

Giada Destro

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