Architettura morbida come tessuto. Progettare con i-Mesh, in un film

by Michela Ongaretti
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Softness- Lamp di Davide Montanaro

Architettura morbida. Un tema che può essere sviluppato impiegando un materiale duttile come un tessuto, i-Mesh, protagonista di un film. Softness. i-Mesh designing the city racconta la sua innovazione attraverso le voci di grandi personalità in ambito progettuale, innescando riflessioni sulle funzioni dell’architettura contemporanea.

Archittettura morbida. Trama di i-Mesh- artscore.it
Archittettura morbida. Trama di i-Mesh
Presentata in occasione della decima edizione di  Milano Design Film Festival, la pellicola diretta da Francesca Molteni e scritta da Cristiana Colli, offre uno sguardo sulle origini e sulle applicazioni virtuose di i-Mesh. Fino a immaginare l’architettura morbida come possibilità inedita per il futuro del progetto urbano.

Cinque parole chiave sono state scelte dalle autrici del film: trasparenza, comfort, flessibilità, morbidezza, sostenibilità ambientale. Intorno ad esse si srotola la narrazione a più voci di eminenti esponenti del mondo dell’architettura, del design e dell’arte contemporanea sul senso del progetto in relazione alle nuove applicazioni dell’ architettura morbida. A partire dalla relazione tra filo e trama emerge una concezione inedita della ricerca su digitalizzazione e mobilità green, materiali confortevoli e nuove tecnologie di costruzione.

Softness. i-Mesh Designing the city- Numana
Numana.Dalle colline al mare.
Nella prima scena vediamo Alberto Fiorenzi, il creatore del tessuto tecnico caratterizzato dalla modellabilità della trama.

Se l’eccellenza marchigiana ha trovato primo campo d’applicazione in campo nautico, per il suo sapersi adattare a mutevoli condizioni ambientali, accompagnando il movimento e fungendo da barriera mobile, il suo utilizzo si è col tempo spostato dal mare alla terraferma. Fino allo studio di fibre performanti ed elastiche applicabili a soluzioni adatte sia all’esterno che all’interno. Dal Borgo di Numana, tra le colline che occhieggiano il mare, alla copertura della promenade di Expo 2020 a Dubai, l’idea rivoluzionaria per l’architettura e il design è quella di proteggere senza isolare. Un confine permeabile e sostenibile.

Alberto Fiorenzi. COO di i-Mesh
Raccontare i-Mesh. Alberto Fiorenzi

Mediante la tecnologia sviluppata negli anni l’azienda poteva sfruttare differenti materiali tessili in base alla funzione, con la libertà di posizionare il filo come desiderato. Offrendo i-Mesh una protezione solare ventilata il riferimento sorprendente va alle perforazioni murarie di culture antiche che devono combattere l’eccessivo irraggiamento solare, in particolare nella composizione di un pattern fa pensare ai mashrabyya dell’Alhambra. Insomma l’estetica passa dalla funzione, per rendere confortevole un ambiente.

Puzzle-Me_i-scenografia dello spettacolo di Margherita Palli -artscore.it
La senografia di Margherita Palli dello spettacolo Puzzle me.

Cristiano Toraldo di Francia introduce al tema della trasparenza, una parola d’ordine dell’oggi “che significa anche vedere nel passato e nel futuro”, non avere barriere e favorire l’immaginazione. Idealmente come avveniva con l’invenzione con la sua “rete”, quella di Superstudio, una griglia fisica e mentale che avrebbe portato informazioni e cibo in ogni angolo del mondo.

I-Mesh in un film-artscore.it
Architettura morbida di i-Mesh.
Il filo e la trama sono argomento speculativo e osservazione poetica nel documentario.

Sul concetto di filo viene interpellato il filosofo Stefano Catucci: esso è immagine del pensiero, teso tra una coscienza e un oggetto. La trama è interpretata come qualcosa di aperto per l’architetto Ico Migliore perché sa raccontare una storia se fa  percepire la sua evoluzione, la sua metamorfosi, caratteristica di i-Mesh che si muove nel tempo a secondo di ciò che succede intorno ad esso. In tal senso parla del suo incontro con la rete lo scultore Edoardo Tresoldi: essa permette di creare qualcosa che si autostruttura, e che mette in comunicazione il mondo dell’opera e quello dell’osservatore, portandolo in una dimensione più onirica. Proteggere, celare e mostrare al contempo, la texture è una sintassi di sengi e linguaggi che si rinnovano dall’antichità. E’ “progetto nel progetto” che “non si impone, coabita”.

Architettura mprbida con i-Mesh. Scultura di Tresoldi
Softness. i-Mesh designing the city. Scultura di Edoardo Tresoldi
Architettura morbida significa adattiva a seconda delle esigenze secondo le parole di Gabriele Mastrigli.

In prospettiva è ricerca verso la creazione di spazi confortevoli nel senso  nel senso di saper mettere a proprio agio, come un vestito che si indossa, per Benedetta Tagliabue. La texture è più importante della silhouette di un’edificio per Kengo Kuma, in quanto consente di far rapportare tra loro i diversi materiali impiegati, e crea una relazione diretta, amichevole, con il corpo umano. Così il primo impatto dello sguardo, la facciata può fare oggi risuonare il dialogo tra interno ed esterno. Inoltre alleggerire quel profilo è porre “il corpo vivo dello spazio e la sua immagine”, coinvolgendo il senso del Tempo.

Architettura morbida. Clichy Montfermeil. Parigi-artscore.it
Stazione della metropolitana di Clichy Montfermeil. Progetto EMBT Miralles Tagliabue
Riguardo alla versatilità e alla flessibilità i materiali giocano un ruolo determinante nella progettazione contemporanea.

Mastrigli spiega che essi “indubbiamente hanno un doppio ruolo: prestazionale, costruiscono fisicamente l’architettura, ma anche simbolico, perché rappresentano una forma di condivisione dello spazio” che può essere realizzata in modi diversi come diversi sono i modi di abitare. Nel ventesimo secolo protagonisti erano il cemento e l’acciaio, ammette Kuma che dichiara la richiesta sempre maggiore di materiali naturali e di come i progetti più recenti siano sviluppati con materiale e manodopera locale. La sperimentazione per il suo studio è sempre più con il tessuto e la carta.

Architettura morbida. Biennale Architettura
Biennale Architettura 2018. EMBT Miralles Tagliabue

Il creatore di i-Mesh si è reso poi conto di come doveva essere reso più sicuro quel tessuto, ragionando sulla sua durevolezza naturale. Così ha espanso la gamma dei filai verso il minerale. Carbonio per la resistenza, vetro, basalto, altri blend di vari minerali, tra i quali ci sono grandi variazioni, soprattutto sulla tenuta meccanica.

La riflessione più estesa, che serpeggia lungo tutto il racconto filmico, è quella sulla sostenibilità. 

Antesignana l’ architettura Radicale che smascherava le contraddizioni dell’idea di progresso e che proponeva una visione sistemica e circolare. Per la prima volta si considera il pianeta come una risorsa di cui prendersi cura. Oggi un’urgenza a cui l’architettura morbida risponde.

Softness. i-Mesh designing the city. Frame 1-artscore.it
Softness. i-Mesh designing the city. Frame del film

Lucio Blandini, direttore di Ilek all’Università di Stoccarda, dichiara di ricercare, in qualunque ambito di indagine progettuale per ogni materiale o sistema studiato, una visione di approccio leggero. In senso esteso, non solo per la performance ma anche per l’impronta ecologica che hanno queste soluzioni. Interviene Werner Sobek ammette che sia più difficile risparmiare il 55% del consumo energetico che ridurre le emissioni. “Se non sappiamo come cambiare le tecnologie per costruire i materiali che costituiscono gli edifici e poi per demolirli, in 10 anni potremo costruire solo il 45 per cento rispetto a oggi. O inventiamo qualcosa o siamo perduti”.

Architettura morbida- Timmerhuis, Werner Sobek. artscore.it
Softness. Esempio di edificio sostenibile a Rotterdam
Ma oltre ai calcoli calcoli la sostenibilità è una responsabilità verso diverse forme di vita sul pianeta.

Per Kuma, se non viene considerata come qualcosa di spirituale non si può cambiare il mondo. In termini più pragmatici Sobek parla di architettura invisibile, ad esempio quella della tattilità, dell’olfatto, ma anche quella che si basa sullo studio di fenomeni come la radiazione termica. Anche la progettazione di i-Mesh ne tiene conto, parliamo di disegno parametrico del comportamento fisico del pannello, ed è interessante notare come i fattori si influenzino e agiscano efficacemente insieme. Se infatti circolare è il processo che coinvolge progetto, uso e trasformazione dell’ambiente, l’ architettura morbida è disciplina adattiva delle pratiche messe in campo.

Architettura-morbida-con-i-Mesh.-Lucio-Blandini-artscore.it
Blandini a Stoccarda, nella struttura a tenda progettata da Frei Otto

Certamente oggi che il contesto ( o la preesistenza) non sono eliminabili, l’interconnessione tra cose e persone è una condizione necessaria per qualunque progetto urbano. Pensando in particolare alle città storiche, ho immaginato con speranza il desiderio realizzabile, auspicato da Blandini: la ristrutturazione rispettosa di edifici antichi insieme al rinnovamento di moderni, che funzionino di concerto. Ad esempio che sui recenti si installino pannelli fotovoltaici per fornire energia alle strutture del passato.

Softness. i-Mesh designing the city-Arazzi di ico Migliore.artscore.it
Gli arazzi di Ico Migliore
“E’ un materiale ospitale che parla con quello che trova, si fa abitare, fatto per rappresentare un concetto più ambientale”. 

Perfetta immagine di come il pattern si lasci attraversare, confrontandosi con lo sfondo, sono gli arazzi creati da Ico Migliore con i-Mesh. Il progettista è convinto che “i nostri luoghi pubblici debbano permetterci di nidificare nello spazio, che ogni segno negli interni o in facciata non si limiti a delimitare, esser barriera, ma architettura morbida, trasparente  e permeabile”, come gli altri eminenti protagonisti del documentario considera i-Mesh materiale che non separa ma congiunge. Impostato sul tessile il progetto realizzato a Clichy Montfermeil dallo studio di Benedetta Tagliabue, ci fa comprendere l’aspirazione dell’architettura contemporanea per dare “un certo sentimento collettivo”, che intrattenga e resista bel tempo alla luce e alle intemperie, ma anche faccia osservare dalla sua visuale altri oggetti cittadini. Che pur nella sua apertura faccia sentire a casa.

Softness. i-Mesh designing the city.  Seul
Architettura morbida con i-Mesh. Seul

Rendere accoglienti e abitati i vuoti fa cambiare di senso il concetto di filo teso espresso all’inizio del documentario. Non sono più polarità oggetto e oggetto se il filo che le unisce è elemento di connessione, che tra l’altro è sempre personalizzata, perché tutto ciò che viene prodotto da i-Mesh è customizzato: “a seconda dell’utilizzo ha un suo pattern, tipo di fibra, dimensione e forma del pannello”.

Team per il progetto con i-Mesh di Dubai 2020
Softness. Il team di Sobek per Expo Dubai 2020.
Connessione tra progetto e contesto, vuoti e valori, resistenza e leggerezza, recita la voce narrante. Su quest’ultimo rapporto dialettico specifica ulteriormente Blandini quando dice che utilizzare i tessuti secondo la direzione delle forze principali può diventare un’interessante integrazione tra estetica architettonica ed esigenze prestazionali. Dubai 2020 è stato il contesto concreto che ha visto realizzarsi queste aspettative.

I-mesh ha costituito pareti mobili e trasparenti a copertura della promenade. In risposta al bisogno di flessibilità della città temporanea, riflettendo una filosofia del progetto basata sul dialogo tra materiali e ambiente e sull’idea di riutilizzo. In pratica la leggerezza della sostenibilità.

Architettura morbida. La pergola sun-shading di i-Mesh a Dubai
Expo 2020 a Dubai. La pergola con i-Mesh.

Hanno portato diverse suggestioni dell’esperienza le personalità coinvolte nel progetto. Werner Sobek che con soddisfazione ricorda come i-Mesh abbia risolto un problema insormontabile vent’anni fa. Per minimizzare il peso è possibile “orientare il materiale (il filato) verso il percorso delle forze e delle sollecitazioni principali, che sono le più importanti. Ora questa è una regola dell’ingegneria leggera”. Marc Gabriel, project manager nel team con Werner Sobek AG e Landini, racconta dei requisiti elevati a Dubai, per l’indice di riflessione solare e per l’evaporazione del fumo, della scelta della fibra in vetro. Ancora più importante è stato il suo porsi una domanda: cosa succede dopo Expo? Rimossi i padiglioni resteranno edifici residenziali e cortili, così le strutture ombreggianti in fibra di vetro potranno essere installate in maniera permanente anche come dispositivo di illuminazione.

Softness. Film sull'architettura morbida di i-Mesh. Dubai. artscore.it
i-Mesh come parete mobile per la promenade di Expo 2020. Dubai
Visioni e ideali e realizzazioni concrete, il percorso di Softness tocca diverse tappe con eccellenti esempi di architettura morbida: Barcellona, Dubai, Milano, Numana, Roma, Stoccarda, Tokyo.

E’ indiscutibile la connessione di ogni progetto con il contesto, ma è anche vero che “siamo tutti fili di una stessa trama e abitanti dello stesso nido”. Il film si chiude sull’immagine di stormi d’uccelli migratori che disegnano in volo complesse configurazioni, coreografie. Sono un’elegante metafora del collettivo di individualità dell’umano, dell’identità in evoluzione del nostro tempo, come pure della leggerezza mobile e adattabile della trama di i-Mesh. Il respiro udibile, condiviso da diversi soggetti di lontane latitudini, è quello del pianeta.

Michela Ongaretti

Per conoscere meglio I-Mesh e i suoi progetti https://it.i-mesh.eu/

Architettura morbida. I-Mesh in un'installazione-artscore.it
Installazioni con i-Mesh. Francesca Molteni e Margherita Palli

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