Urban Singularity è un’avventura spaziale nell’incontro tra pittura e realtà virtuale, dimensione artistica e ludica. Da questa descrizione l’esperienza tra le opere immersive di Fabio Giampietro potrebbe somigliare all’ultima, per me The Lift nella sala immersiva di Meet nel 2022. Invece l’interrogazione espressiva coadiuvata da strumenti digitali porta ad ogni esposizione un discorso inedito.

Fino al 30 maggio la sede milanese della Galleria Gaburro presenta la mostra “Urban Singularity: l’architettura oltre l’umano”, come una nuova sperimentazione del percorso trentennale di ricerca, quale espansione dell’incontro tra uno stile e una poetica con la percezione, aumentata della realtà virtuale e dall’intelligenza artificiale. Uno squarcio su un futuro in cui “la tecnologia diventa creatrice e distruttrice, progettista e rovina, Dio e virus”.
Nel percorso di visita l’ultima serie di opere pittoriche nelle quali la visione del paesaggio urbano supera la logica dei suoi abitanti originari. Ci si trova al cospetto di un mondo che pare generarsi autonomamente, duplicando e moltiplicando elementi della sua architettura; oltre il paradigma umano è la tecnologia a ridefinire la sua forma e il suo costruirsi. Se sulla tela Giampietro continua ad invitare a superare la bidimensionalità, ad immergersi in una dimensione prospettica che amplifica la percezione del rappresentato, in Urban Singularity si spinge verso un’audace preconizzazione di un futuro che alimenta fascinazioni distopiche e dubitative.

Disseminati nello spazio dei monitor mostrano la genesi dei lavori con l’ausilio dell’AI mentre il fondo della sala offre l’esperienza di superare letteralmente la superficie del dipinto per entrare nel suo racconto spaziale tramite un visore VR.
Un passo avanti e fatico a sospendere la mia incredulità, mentre il mio soffrire di vertigini mi blocca nell’istante iniziale in cui cerco di convincermi dell’irrealtà della scena di cui faccio ormai parte. Tuttavia proprio quella resistenza, e quella meraviglia del terrore, dimostrano il passaggio verso la possibilità del verosimile. Dunque il mio cervello si sta adattando ad uno stimolo visivo inaspettato, nel riconoscimento di una familiarità data dallo stesso stile del racconto pittorico, e al contempo nell’accettazione di un’alterità dei rapporti spaziali lontani dall’ordinario.

Ancora pochi passi nel vuoto sopra la città di Giampietro per sperimentare dal vivo il concetto di neuroplasticità, che libera una nuova percezione del qui e ora in una dimensione sia ludica che artistica. Che quest’ultima componente prevalga lo dice poi il fatto che durante esperienza diretta con una ricerca transmediale di questo tipo non si vaga alla ricerca dell’”effetto speciale”, ma si è accolti in una dimensione meditativa, colpiti dalla riflessione sull’interconnessione di linguaggi, dove l’esplorazione tecnologica digitale intende espandere i confini della fruizione pittorica.
Dall’assegnazione del LUMEN Prize, per l’opera Hyperplanes of Simultaneity, esposta a Palazzo Reale nel 2016, la sperimentazione di Giampietro è cresciuta, forte della conferma di una risonanza internazionale sui temi e sulle opportunità espressive nel connubio disciplinare.

L’artista ha continuato a seguire l’originario fil rouge della “trasformazione dello spazio urbano e del rapporto tra architettura e percezione umana”, affinando gli strumenti stilistici alla ricerca di nuove possibilità di interazione “tra immagine e spazio, tra reale e virtuale”. Che questi rapporti accompagnino il concetto di visione immersiva risulta ancora più interessante considerando che la realtà virtuale e l’AI possono concorrere alla creazione di mondi sia attraversando che restando sulla tela. Così la fluida qualità della pittura invita a sentirsi avvolti dalla metromorfosi in corso.
Sfidando lo spazio dell’architettura per come la conosciamo, anche puntando su edifici simbolici, icone di un luogo come il Duomo milanese, le visioni di Urban Singularity sono per l’artista il naturale proseguimento dell’osservazione di strutture costruite dall’uomo.

Dai primi lavori raffiguranti giostre abbandonate che nel disuso e nel degrado rivelano una dimensione nuova, sospesa, metafisica, alle vedute aeree di megalopoli che rivelano geometrie astratte, città di cui l’artista parlava già rivelava la natura “organica e al tempo stesso artificiale”. Sviluppando l’idea di un’urbanistica che va oltre la funzione per farsi spettacolo, Giampietro cita l’ispirazione dal saggio Delirious New York di Rem Koolhaas, nei più recenti dipinti le città si ri-generano distorcendosi secondo regole lontane dalla logica abitativa e “dove lo spazio diventa esperienza più che struttura”. L’evoluzione della ricerca ha portato al concetto di Urban Singularity superando la contemplazione dell’architettura in costante trasformazione per animare forme impossibili, oltre i limiti umani o i vincoli del vero e del verosimile. Governate da regole proprie, da una propria singolarità.

Quest’esagerazione auto-generativa, nella sua scia spettacolare attira riflessioni più profonde sull’evoluzione culturale e tecnologica, toccando un paradosso.
Si serve di una logica di funzione anche la progettazione urbanistica, quella tradizionale cioè fatta dagli uomini per gli uomini, che produce oggetti artificiali. Supera questa logica la tecnologia AI con cui Giampietro ha lavorato educando l’algoritmo con le sue opere precedenti, che ha generato queste città futuribili. Sorprendentemente appaiono strutture che richiamano forme primordiali. L’artificio tecnologico di Urban Singularity insegue l’organico.

Architetture rizomatiche, toroidali che si auto riflettono in un dettaglio costitutivo o nell’insieme, moltiplicazioni frattali: come un nuovo ecosistema urbano creato dalla tecnologia che emula la Natura pur essendo l’esatto opposto, “un loop evolutivo in cui il concetto di artificiale e naturale si annullano a vicenda”. Non intende celebrare o demonizzare la macchina il messaggio affidato alle immagini, piuttosto alimentare il dubbio sui confini, sui suoi esiti, quando non si ferma alla generazione di città da prompt umani ma ridisegna il mondo autonomamente. Può esistere un futuro in cui la progettualità è delegata a entità non umane, che segua altri schemi evolutivi? Potrebbe già esistere un’architettura urbana come “organismo in espansione senza centro e senza confini”?

Dal sublime tecnologico alle evasioni che sono diventate ricerca.
E’ divertente notare come alcuni dettagli dell’allestimento parlino della storia artistica di Fabio Giampietro suggerendo nel suo percorso di crescita la costante fascinazione verso le avventure di una scienza immaginata ( la fantascienza al cinema e in letteratura), e dello sviluppo tecnologico negli oggetti d’uso comune. Verso l’uscita accanto al guest book ci sono alcuni volumetti della collana Urania dedicata unicamente ai grandi autori di fantascienza spesso inediti, un piccolo robot-sveglia e altri cimeli. Per chi è cresciuto negli anni ‘80 come l’artista (o li si ama o li si odia ancora), saranno anche familiari le calotte arrotondate dei neri monitor, dal sapore vintage futuristico.
La mostra Urban Singularity: l’architettura oltre l’umano, vorrebbe infatti presentare l’ultimo atto di ricerca toccando anche stimoli originari della poetica, direttrice che inseguirà il progetto editoriale monografico curato dalla galleria.

Tra gli eterogenei contributi l’intervista a Giampietro di Arianna Grava, un intervento sul progetto dell’artista, testi da cui ho tratto alcune affermazioni dell’artista, e una critica di Matteo Scabeni. L’introduzione della pubblicazione è un saggio firmato da Dounia Hajhajate, psicologa clinica e ricercatrice nel campo delle neuroscienze cognitive e collaboratrice di SDN SYNLAB e ICM Paris Brain Institute e con la partecipazione di Greta Riboli, PhD, psicoterapeuta e professoressa universitaria, e Andrea Colacino, ingegnere bioinformatico che si occupa di applicazioni AI in ambito medico. Una lettura per capire cosa succede al nostro cervello, quando entriamo in un dipinto che si fa portale verso altri possibili mondi.
Per maggiori informazioni: galleriagaburro.com/eventi/76/Fabio-Giampietro.-Urban-Singularity
Michela Ongaretti