Max Papeschi approda all’arte contemporanea dopo l’esperienza come autore e regista teatrale, televisivo e cinematografico. Il clamore mediatico, sollevato da una sua opera gigante affissa in Polonia, lo pone tra tra gli artisti italiani più conosciuti all’estero. I dittatori nel mondo, e la difesa della libertà di espressione, sono le sue ossessioni multimediali. Dal 2016 porta avanti il progetto culturale-umanitario e tour mondiale Welcome to North Korea, coadiuvato dall’art director Flavia Vago e in collaborazione con Amnesty International. Gli orrori di Kim Jong Un attraverso la visione di una fittizia e parodistica propaganda.
Max cosa ascolti mentre lavori?
Ascolto un po’ di tutto, dipende molto dal progetto a cui sto lavorando e dal risultato che voglio ottenere, spesso ascolto cose orribili ma che mi aiutano a entrare nel mood. Per “Welcome to North Korea” ad esempio, ho avuto in sottofondo le canzoni militari di propaganda del regime, perfette per lo scopo ma davvero brutte e ripetitive.
Ma c’è stato di peggio: per la mostra al Wigil di Roma ( un palazzo di architettura fascista ) ho ascoltato marcette del ventennio per settimane e infine ho deciso di realizzare insieme a Maurizio Temporin il videoclip di “faccetta nera” che poi ho fatto proiettare sulla mappa scolpita in pietra delle colonie italiane in Africa. Questo significa che ho, mio malgrado, imparato a memoria tutta la canzone a furia di ascoltarla durante il montaggio.
La verità è che gran parte della mia ricerca è incentrata su tematiche poco gradevoli: la gestione del potere, la violenza, la distopia e la stupidità del genere umano, quindi spesso la musica che fa da sottofondo al mio lavoro non è quella che ascolto nei momenti di relax e che mi piace. Fortunatamente non va sempre così, per esempio, ho avuto la fortuna di lavorare con Gerald Casale dei DEVO e in quel caso musica e testi erano molto belli e non sono stato costretto ad ascoltare merda per mesi.
Sei influenzato dalla musica che ascolti?
Sicuramente lo sono a livello inconscio, ma per il prossimo progetto sto facendo comporre una colonna sonora originale, in questo caso l’influenza è ambivalente, nel senso che il compositore si ispira al mio lavoro che a sua volta si modifica rispetto alla musica che mi viene proposta. Ho già lavorato con musica originale a teatro e al cinema ma è la prima volta che mi capita di farlo per una mostra, è davvero molto interessante.
Non so quanto la domanda sia originale, ma mi diverte…che musica o canzone vorresti per il tuo funerale?
“Je ne regrette rien” di Edith Piaf.
Grazie a Max Papeschi per aver condiviso con i lettori di artscore.it attimi personali nella sua ricerca artistica