La Scienza ad Arte. Esplorare l’immanenza con Elisa Cella

by Michela Ongaretti
0 comment
Elisa Cella, L'impossibilità del reale, opera in ferro. artscore.it

La scienza entra in una visione d’arte curiosa della molteplicità. Il reale è immanenza di energia e materia nella dimensione investigativa di Elisa Cella che in pittura e in scultura si avvicina al suo mistero e alla sua bellezza, soprattutto nella rappresentazione di organismi microscopici, attraverso una grafia di piccoli cerchi che ingranditi, isolati, moltiplicati in sequenze diventano strutture più estese. Lo fa ricreando un sistema di elementi interconnessi che riportano all’umano come parte dell’universo vivente, ragionando sull’esistente per arrivare all’esistenziale.

La scienza ad arte di Elisa Cella. Virus Dengue
La scienza ad arte di Elisa Cella. 23-C28, Virus Dengue
La ricerca di artscore.it del 2023, esclusiva sull’espressione femminile, potrebbe non finire mai, ma continua per un ultimo appuntamento con lo studio visit da Elisa Cella. Il suo lavoro rappresenta un percorso atipico nel panorama delle arti: un esempio originale di come possano convivere impostazioni complementari alla conoscenza, per raggiungere la dimensione simbolica della forma.

Cella mi racconta subito come la dedizione all’arte, dopo gli studi universitari in Matematica, sia arrivata in un momento burrascoso della sua vita. Aveva trovato rifugio in un borgo ligure, nell’isolamento aveva iniziato spontaneamente a disegnare per non smettere più. La ricerca si struttura presto in due ambiti di soggetto diversi, sempre a partire dalla moltiplicazione di cerchi di diverse misure: uno di natura biologica, matematica, anche cosmologica, (aveva creato delle piccole galassie); dall’altro protagonista è stato il corpo umano o parti di esso, esplorazione che a differenza di oggi era preponderante. Attraverso la suggestione anatomica Cella elaborava in ogni opera la percezione di un’emozione in particolare. Erano a matita e pennarello su carta; poi nel tempo ha sviluppato il discorso sulla pittura, fino a trovare i colori giusti e il materiale adeguato.

La scienza convive con l'arte nell'atelier di Elisa Cella 9- artscore.it
Neuroni, cellule e percezioni emozionali nell’atelier di Elisa Cella
Nel candido atelier l’artista apre per me cassetti ordinati colmi di visioni mobili, turbolente, che cerco di affidare alle parole con alcune domande. 

L’hai scritto anche sul tuo sito. “La scienza è il metodo esplorativo più avanzato che abbiamo inventato per indagare il mondo, per agire su di esso e per ampliare le nostre visioni del reale. Come l’arte d’altronde, con strumenti, sensibilità, modalità e scopi differenti”. In cosa consiste la contaminazione di Elisa Cella tra il metodo scientifico e l’indagine artistica?

Quando un mio lavoro sta prendendo forma mi sembra sempre di sezionare il soggetto. Anche il fatto di portare spesso su due dimensioni cose che ne avrebbero tre, mi fa pensare di operare su un tavolo da laboratorio. Ho sempre l’atteggiamento di chi sta indagando su qualcosa, anche nei dipinti dedicati alle emozioni, con un approccio forse un po’ più scientifico che estetico. 

La scienza convive con l'arte nell'atelier di Elisa Cella 2- artscore.it
La scienza convive con l’arte nell’atelier di Elisa Cella

Ad esempio vedi l’opera sulla solitudine: ho provato io stessa la sensazione di sentirmi completamente vuota e piccola all’interno della testa, con l’aria intorno che mi “compatta”. Così ho cercato di rappresentare la percezione che conosco sezionata in due dimensioni, in due momenti: è come se tutta questa elaborazione mi servisse per farmi andare oltre un certo tipo di emozione molto potente, totalizzante ed incontrollabile, superarla nell’analizzarla più che rappresentarla. Esistono processi che restano misteriosi, sia all’interno che all’esterno di noi, ma avendo io una visione immanente e non trascendente quel che dipingo è qualcosa di fisico: la rielaborazione del cervello di una serie di stimoli arrivati dal corpo che si ascolta, percepisce il funzionamento di un’emozione. 

Possiamo dire che la scienza è il modo più sofisticato attraverso cui noi umani ci approcciamo alla conoscenza del mondo in cui siamo immersi. 

Dopo tanti modi diversi:: dalla filosofia alla religione, la magia, l’astrologia, ecc. per ora quello che ci sta dando più risposte è quello che la scienza ha formulato, quello che ci ha permesso uno sviluppo e un miglioramento delle nostre condizioni. Ci sono poi teorie che riempiono di meraviglia, che aprono questioni anche filosofiche come quella che ho scoperto di recente da Guido Tonelli sulla singolarità del Big Bang. Si dice che in realtà è stata una fluttuazione quantistica del vuoto, quindi l’Universo è nato da qualcosa che nel suo insieme equivale al nulla.

18-C06, dipinto di Elisa Cella del 2018
Elisa Cella, 18-C06

Prima di interessarmi ai microrganismi, ho creato una serie sui neuroni e sulle sinapsi. In quel caso la domanda sottesa era: cos’è la coscienza? Ci poniamo la domanda da migliaia di anni e ancora oggi non sappiamo bene cosa sia. Le neuroscienze continuano a chiederselo; oggi si intende come una funzione collegata ai neuroni ma non si sa precisamente in cosa consista. Così restano interrogativi anche esistenziali perché la coscienza è proprio strutturale, identitaria di che cosa siamo noi. E’ forse ciò che ci distingue dagli altri esseri viventi? Eppure lo studio della coscienza di altri animali nel frattempo è andato avanti, dimostrando anche loro emozioni e linguaggi…

La scienza nell'arte di Elisa Cella, 20-C06
Elisa Cella, 20-C06, dettaglio
Esiste anche un gusto estetico nella scelta dei soggetti? Lo aveva scritto Giorgio Bonomi: ”Cella con gli strumenti dell’arte rende “belle” le scienze”.

Sì, li trovo affascinanti e misteriosi. Tutto un gruppo di lavori si chiama Microbiota, esposto nell’omonima mostra personale da Villa Contemporanea, è nato durante la pandemia. Il coronavirus spaventava ma ogni volta che compariva lo trovavo bellissimo e ho iniziato a disegnarlo. Poi ho allargato il campo ad una ricognizione su altri virus, batteri, protozoi che portano malattie, sempre pensando alla concomitanza di paura e bellezza. Anche in questa occasione mi sono avvicinata al metodo scientifico nel procedere per analogie e ampliare lo studio, ma individuato il soggetto passo all’espressione d’arte, su di esso metto il mio modo, il mio gusto, il mio colore, e lo trasformo attraverso tecniche diverse al punto che chi non sa cosa siano quelle forme pensa ad un lavoro astratto. 

La scienza convive con l'arte nell'atelier di Elisa Cella 8- artscore.it
La scienza ad arte. Una serie di dipinti della serie Microbiota

Non mi sono fermata agli organismi dannosi per l’uomo ma sempre secondo il criterio della bellezza mi sono imbattuta nelle diatomee che producono ossigeno, in virus che non attaccano l’uomo ma i batteri, abbracciando la molteplicità. Mentre procedevo il discorso si è focalizzato sulla complessità del micromondo di cui ci accorgiamo quasi solo se ci attacca, in cui siamo totalmente immersi anche se vive indipendentemente da noi. Mi ha portato verso osservazioni più generali dal punto di vista teorico, a richiamare la fragilità dell’umano, che crede di essere la specie dominante, all’interno di un sistema interconnesso. Insomma cerco di rendere visibile la complessità che ha una grande bellezza, e verso la quale spesso facciamo un passo indietro.

La scienza nell’arte del cerchio. Studio visit da Elisa Cella
Ci spieghi l’importanza del cerchio, di questa forma geometrica e simbolica che moltiplicata costituisce i soggetti delle tue opere? Hai detto “inanella la mia ossessività”. 

In realtà l’apparizione del cerchio nel mio lavoro è stata istintiva, poi mi sono chiesta come mai sia emersa e ho scoperto quanto sia ricorrente. Quando qualcuno vuole rappresentare qualcosa di cui non è importante la forma fa un cerchietto; la prima figura geometrica che un bambino riconosce è il cerchio, è qualcosa di molto atavico. Sotto il segno del cerchio è la nostra nascita, dall’ovulo tondo racchiuso all’interno dello spazio sferico dell’utero. Di fatto noi viviamo su una sfera, il sole è una palla, la luna i pianeti con la loro orbita,  insomma siamo circondati dai cerchi o sfere. In matematica rappresenta il punto di partenza, lo zero, ma la sua forma si chiude su se stessa contenendo qualcosa di finito ma che non ha fine, come il simbolo esoterico dell’Uroboro, raffigurazione dell’Infinito.

Il cerchio nasce già per sua natura adatto a vivere in un sistema, ad articolarsi in strutture mobili, e visto che rappresento sempre qualcosa di multiforme, creato da un insieme di cose più piccole, per me è naturale siano semplificate in cerchi. Essendo questi legati ad un’ossessività, ad una ripetizione, mi piace anche pensare che siano esempi dell’incontro tra un forte controllo e qualcosa di tumultuoso ed espansivo.

Microbiota, libro d'artista del 2022
Microbiota. In copertina al libro d’artista l’opera 22-C39
Qual è il tuo rapporto con i materiali nella costituzione di un’opera? 

Il materiale non è interessante di per sé, quanto funzionale a corrispondere e assecondare la costruzione dell’immagine. Ogni volta che ho sperimentato o imparato una tecnica era perché la trovavo vantaggiosa per un’esigenza che avevo: trovato il risultato adeguato continuo a svilupparlo.

Utilizzo un procedimento fedele a quello delle mie origini artistiche. Il primo approccio è su carta, mi identifica perché per anni è stato il mio unico supporto, prima della tela. Come vedi dal libro d’arte nato dal workshop da Chippendale Studio, qui ci sono i disegni da cui sono partita per realizzare le opere della mostra Microbiota. Adesso sto sperimentando sul plexiglass. Ho invece iniziato a lavorare su metallo perché me l’aveva chiesto il gallerista Maurizio Caldirola, che riesce sempre a suggerire nuovi punti di vista agli artisti: voleva un’installazione e in poco tempo mi ha spinto a trovare una soluzione alternativa. Così ho fatto un embrione con rondelle d’acciaio accostate, su pavimento.

La scienza convive con l'arte nell'atelier di Elisa Cella 1- artscore.it
Un’opera in plexiglass
Spesso da un limite tecnico nascono evoluzioni inaspettate quindi, ragionando sulla fragilità della prima struttura, per una successiva mostra ho realizzato un neurone collegato a delle cellule in ferro, stavolta tagliato al laser.

In seguito ho partecipato alla mostra Esercizi di Purezza da Villa Contemporanea che richiedeva opere in bianco, scoprendo il gusto per le sculture verniciate. Il soggetto si è anche trasformato, un neurone che ho amato colorare in maniera assolutamente artificiale è diventato una composizione a sé, delle diramazioni ho preparato dei pezzi separati che ho ricomposto, montato e appeso. Destrutturato e ristrutturato in nuova forma, nell’esposizione en plein air Verde Contemporaneo, i suoi vuoti interagivano con l’ambiente in un’installazione aerea.

Elisa Cella, 21-C03, 2021- artscore.it
21-C03, 2021, ferro tagliato a laser verniciato per la mostra Esercizi di Purezza
Intorno a me, ogni opera di Cella è la raffigurazione di un micro mondo, di organismi che vivono attraverso la moltiplicazione delle numerose piccole geometrie circolari. Appare chiaro che in una dinamica di energia ogni elemento vive anche in sé, anche nella luccicanza simbolica della figura geometrica, contenendo in nuce il suo sviluppo secondo una futura costruzione in sistema; ma diventa arte nella composizione aperta al suo accrescimento, nella relazione e unione tra forme affini. 
La scienza convive con l'arte nell'atelier di Elisa Cella 6- artscore.it
Disegno preparatorio per 23-C39. Virus T4 : un virus batteriofago

In questa visione sistematica, dove la parte vale per il tutto, parafrasando il titolo di una delle ultime mostre di Elisa Cella, la scienza partecipa rendendo visibile il fenomeno che si fa soggetto. Non è necessario creare un altrove se nell’immanenza risiede lo stupore della complessità di cui facciamo parte. Pensiamo alla scoperta dell’astrofisica Margaret Peachey Burbidge, che nell’articolo del 1957 “Synthesis of the Elements in Stars” dimostrò come elementi chimici nel nostro corpo sono rintracciabili nei crogioli cosmici. E’ un dato di fatto con conseguenze poetiche: siamo della stessa materia di cui son fatte le stelle. Con la leggerezza di piccoli cerchi colorati un’opera di Cella costituisce forme potenzialmente estese ad un tessuto in espansione, assolutamente concrete, pur idealizzando le sue componenti in gioioso paradigma di nascita, crescita e sviluppo.

Michela Ongaretti

Per sapere di più sull’artista: elisacella.it

You may also like

Leave a Comment