Il catalogo ragionato di Giancarlo Sangregorio sarà un ambizioso progetto editoriale di Skira per il 2020. L’incontro di presentazione alla stampa si è tenuto ieri 26 giugno alle Gallerie d’Italia di Piazza Scala a Milano, coinvolgendo i collezionisti dello scultore di Sesto Calende, fondamentali per il censimento delle opere in Italia e nel mondo.
Il catalogo ragionato
Rappresenterà la più grande pubblicazione sull’opera di Sangregorio, voluto dall’omonima Fondazione creata in vita dallo stesso scultore nel 2011. Sarà introdotto da un saggio di ampio respiro della storica dell’Arte Italiana Elena Pontiggia: l’analisi del percorso di ricerca verterà sul carattere internazionale dell’opera, sul ruolo primario della figura culturale e artistica nel panorama della scultura italiana ed europea. Il catalogo ragionato è impostato secondo un ordine cronologico e corredato da oltre mille immagini a colori e in bianco e nero, su più di 400 pagine.
Insieme alle sculture note nel volume saranno presenti anche numerose opere finora mai pubblicate. La biografia e la bibliografia completa sono primarie per l’obiettivo del progetto editoriale, quello di porsi come strumento di consultazione e studio, per ricercatori, collezionisti o semplicemente appassionati.
Sia per la catalogazione il più possibile completa, dell’intero corpus scultoreo, che per l’approfondimento della poetica che lo sottende, il catalogo ragionato aggiorna l’ultima monografia generale a cura di Mario Rosci, editata nel 1999. Da allora lo stesso Sangregorio ha continuato a produrre lavori degni di nota e si è ampliata la diffusione sul territorio delle collezioni che li hanno acquisiti. La finalità del catalogo ragionato potrà avere infatti una forza documentale maggiore con una rinnovata ricostruzione delle collocazioni delle opere nei musei, nelle raccolte private e negli spazi pubblici.
Intesa San Paolo tra i collezionisti
Non a caso la sede milanese di Gallerie d’Italia è stata teatro dell’incontro. La collezione di Banca Intesa comprende anche lavori dello scultore lombardo, come ad esempio quella in marmo e lastre di cristallo Itinerario nel Vuoto ( 1983), visibile nel cortile di via Clerici e descritto nel catalogo.
Ad introdurre gli ospiti intervenuti è stato Michele Coppola, Executive Director per Arte, Cultura e Beni Storici di Banca intesa, che ha infatti ricordato l’impegno nel favorire operazioni che siano incontro di studi legati ad opere di valore. Un esempio è visibile nella sala che unisce dipinti della collezione bancaria a quella del Castello di Rivoli.
Un lungo percorso creativo
Elena Pontiggia ha evidenziato come nel volume siano rappresentate le diverse fasi che scandiscono la carriera artistica di Giancarlo Sangregorio, un artista che “non stava mai fermo perchè era sempre in tensione intellettuale. Nei nostri incontri non parlava di cose contingenti come mostre o premi ma della concreta fatica di scultore, di studio e ricerca attraverso la materia”. Riflette il temperamento del suo creatore la Fondazione, non luogo di pochi ospiti, statico come purtroppo a volte sono i musei, ma vivo e carico della volontà di Sangregorio di andare all’origine, di “ricercare l’essenza sorgiva e primigenia nell’arte”.
L’evoluzione costante non fu mai irrigidita in schemi anche se oggi possiamo distinguerne le fasi. Si parte dagli anni Quaranta con la prima stagione figurale per passare alla svolta degli anni Cinquanta, mentre gli anni Sessanta furono caratterizzati dai primi incastri di materia organica, i grandi legni e le pietre, considerati per la loro antichità e trattati con taglio diretto. Sono gli stessi anni che vedono lo scultore esordire nella monumentalità antifigurale tipica degli anni Ottanta e oltre.
Connessioni spaziali ed esistenziali
Memorabile una rara considerazione scritta dell’artista: “mi sono sentito di eliminare il peso del pieno definitivo e di invadere con lo spazio l’interno stesso della struttura”, che continua affermando come la “drammaticità figurale” dovrebbe originarsi proprio dalla strutturazione di quello spazio. Secondo Pontiggia il “senso di vuoto che parla” è ciò che mette in collegamento temi e nature diverse nel percorso, così come l’arte deve coinvolgere e “mettere in comunicazione gli esseri viventi”, come affermò lo stesso scultore citando Tolstoj. Allo stesso modo Sangregorio visse la formazione all’Accademia di Brera con quel senso di cenacolo oggi perso, con interconnessioni costanti con insegnanti (Marini) e allievi come Alik Cavaliere con cui continuò un sodalizio.
La storica dell’arte ci lascia con uno spunto di poetica, per guardare con occhi nuovi tutta la produzione in esame: il comun denominatore di tutto il percorso è la ricerca esistenziale. Il catalogo ragionato illustra che scultura deve esprimere la natura umana, nella sua vulnerabilità e nel suo mistero.
Visione lenta su carta
Se mostre e libri sono entrambi strumenti fondamentali per far conoscere opere e poetica di uno o più artisti, qui si esaltano le virtù dei secondi. I libri sono ciò che si può conservare, che dura per sempre nella memoria, ma sono anche oggetti affascinanti da toccare e sfogliare a più riprese, con una visione lenta.
Il catalogo ragionato dona questa possibilità amplificata per la vastità del suo discorso e le preziose immagini. E’ della stessa opinione Massimo Vitta Zelman, Presidente di Skira, che ammette le difficoltà di diffusione della carta stampata dall’avvento di nuovi mezzi digitali di comunicazione, ma che considera oggi una specializzazione d’eccellenza la creazione di cataloghi generali.
Fondazione Sangregorio
La Fondazione Sangregorio era rappresentata alle Gallerie d’Italia dal presidente Francesca Marcellini e dal direttore artistico Angelo Crespi.
Marcellini ha ricordato la nascita dell’istituzione. Inizialmente finalizzata dall’artista stesso a trovare una collocazione futura delle sue opere dopo la morte, in modo che potesse essere perpetuata la loro visione. Esaudito questo desiderio, il luogo è stato ulteriormente trasformato nella sua potenziale funzione. Oggi dedicato alla crescita, alla scoperta e alla formazione, nel segno della riconoscenza all’artista, con iniziative e mostre temporanee nell’atelier originario. Con lo stesso impegno si cerca la giusta collocazione storica e artistica alla figura del fondatore, nella storia dell’arte italiana e internazionale del Novecento.
Sangregorio collezionato e collezionista
Il catalogo ragionato presenta anche una preziosa mappa di dove si possono trovare oggi le opere dello scultore, in musei e collezioni private.
Anche Sangregorio fu un grande collezionista, soprattutto di arte primitiva. Questa sua raccolta di oltre cento pezzi provenienti dall’Africa (maschere e totem), sculture da Oceania e Papua Nuova Guinea, a cui si aggiungono pezzi orientali e di arte mesoamericana, riflette una passione che ha fatto parte dello studio del Mito e dell’origine poi assimilata nella sua scultura, come spiega brevemente nel suo intervento Andrea Mascetti, coordinatore della Commissione Arte e Cultura della Fondazione Cariplo.
Valorizzazione di un patrimonio
Angelo Crespi ha evidenziato l’importanza del patrimonio di artista e collezionista di Sangregorio, manifestando la necessità di portare avanti progetti espositivi sia nell’ambito della sua ricerca artistica tout court, che di selezionando manufatti da questa formidabile collezione. Alle mostre si accompagnano gli studi dell’Archivio per certificare l’autenticità delle opere, e lo sforzo di attivare la Fondazione come centro per la Scultura. Azione quest’ultima innovativa, per come la disciplina sia considerata marginale nel mercato dell’arte.
La finalità delle attività resta la valorizzazione del patrimonio della Fondazione inteso come lascito culturale da far vivere e rendere fruibile ora e alle future generazioni. Per il noto critico l’occasione è quella di “progettare un futuro degno del nostro passato”, soffermandoci su un artista di valore senza ricorrere alla più comune esterofilia.
Michela Ongaretti