Gal Weinstein. Echo. Materia processuale nello Spazio e nel Tempo

by Michela Ongaretti
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Gal Weinstein. Echo. Materia processuale nello Spazio e nel Tempo

Può la materia farsi narrazione di un processo? Pare di sì per Gal Weinstein, artista israeliano di fama internazionale, in mostra con Echo, progetto pensato per la galleria  Riccardo Crespi e visitabile fino al 4 maggio 2019.

Pare che la mimesi con l’azione all’interno di un ambiente sociale possa essere suggerita dalla costruzione e dal disfacimento organico, secondo natura diremmo, nella sua relazione con ciò che è costruito dall’uomo, artificiale essenzialmente.  Nella sua dialettica con il preesistente costituisce una respirazione, un modo di esistere che nel presente si ricongiunge alla storia, negando ogni possibile conclusione definitiva.

 

Gal Weinstein, Untitled #6

Gal Weinstein. Echo. Untitled #6, lana di bronzo e carburo di silicio su compensato

 

Ogni azione è rappresentata dallo Spazio, che delimita e dichiara la sua identità attraverso le mille sfaccettature delle relazioni sociali e ambientali, attraverso ciò che forma il suo genius loci, lo spirito del luogo. Qui esposti sono luoghi o porzioni di spazio attraverso i quali necessariamente avviene ogni movimento o azione in ogni dimensione, che sia fisica o spirituale, o ancora più semplicemente esistenziale.

E’ un organismo in divenire la materia di Gal Weinstein, o anche in re-gredire, nello spirito del luogo che soccombe ai bisogni sempre più incalzanti dell’uomo; la loro violenza cambia per sempre il paesaggio. Su queste modificazioni va l’attenzione della mostra Echo.

 

Gal Weinstein. Untilted #1

Gal Weinstein. Echo. Untitled #1, 2018-2019, lana di bronzo e carburo di silicio su compensato

 

Gal Weinstein espone in Italia dopo l’ultima Biennale di Venezia, alla sua terza personale da Riccardo Crespi dopo Anthropocene nel 2016 e Solar nel 2014. Tra le opere della grande installazione site specific Sun Stand Still nel padiglione d’Israele, si segnala una veduta aerea dei campi di Jezreel interamente creata con del caffè lasciato ad ammuffire. Da questo progetto si vedono in nuce gli elementi che proseguono nella sua ricerca in Echo, fatta di dedizione ai processi evolutivi e distruttivi sulla materia, in dissoluzione o invecchiamento, o decomposizione.

 

Gal Weinstein. Opera del 2018

Gal Weinstein. Echo. Untitled, 2018, gesso e tappeto su MDF

 

Il mutamento di stato esprime anche un impossibilità di fermare il Tempo perché è il suo passaggio ad essere fondamentale nei processi di corruzione dei materiali. E’ quanto dichiara Gal Weinstein riguardo l’idea della mostra in Biennale: l’ossidazione con ruggine o muffa confermano un destino inesorabile.

In Echo la rappresentazione si fa metafora di una situazione esistente ma instabile, dal punto di vista sociale, geografico oltre che politico, mentre due anni prima consisteva più in un rapporto di mimesi con immagini iconiche, nell’aspetto grafico di materiali usati nel quotidiano come la vista di un negozio di tappeti: “le scelgo perché hanno già perduto la loro concretezza e noi le viviamo come ricordi nostalgici, e mi piace ricrearle in modo fisico, per farle vivere di nuovo al pubblico”.

 

Gal Weinstein, Untitled, 2012-2017

Gal Weinstein. Echo. Untitled, 2012-2017, lana, lana d’acciaio e gesso su MDF

 

Quel che si può ricreare in modo fisico sono quindi tutte quelle attività corrispondenti a quei mutamenti  inarrestabili in un ambiente. Nella loro manifestazione nel paesaggio o nella materia stessa: esse sono viste  come perturbative violente , tali da modificare quelle identità o genius loci fatta anche di relazioni umane. La metafora visiva e materica è tutta rivolta alle attività che mutano nel presente, innescate da una volontà di espressione umana, concedendo una punta di ironia al senso della rappresentazione stessa.

L’arte di Gal Weinstein può manifestare la visione di un fenomeno naturale o legarsi ad un’analisi critica della società odierna includendo nell’indagine posizioni politiche o condizioni psicologiche, come ad esempio l’ambivalenza e la provvisorietà, incluse sempre ad una condizione spaziale e temporale.

 

Gal Weinstein. Untitled #1

Gal Weinstein. Eco. Untitled #1, 2018, lana d’acciaio, lana di bronzo, gesso e tappeto su MDF

 

Quello che mi colpisce è la capacità di resa differenziata di materiali che potrebbero imporre da soli una sustanzialità simbolica, manipolati invece con logica progettuale da parte dell’artista facendoli giocare tra loro per la loro valenza metonimica.

Ancora una volta a mostrarmi una visione illuminata sulla poetica è la tecnica. Perchè Artscore non parlerebbe di un artista che non abbia radicato nel suo percorso una ricerca disciplinare forte, anche di fronte a dei pezzi astratti. A ben vedere un richiamo a forme distribuite nello spazio rappresentano comunque un riferimento a ciò che è esistente nel reale, che siano dei puri richiami alla struttura formale di una migrazione, o di una mutazione spaziale. Diciamo che varcata la soglia della galleria possiamo immaginarci osservatori da un satellite, della vita in trasformazione in una porzione geografica terrestre.

 

Gal Weinstein, Moon on the water in mosrtra con Echo da Riccardo Crespi

Gal Weinstein. Echo. Moon on the water, 2014, lana d’acciaio e aceto balsamico

 

Restando alla tecnica possiamo fare un esempio della sua impostazione studiata, sofisticata, che guarda al microscopio la composizione materica per poter dare una “grafica” lineare di un fenomeno visto nel suo insieme, quindi allontanandoci dall’oggetto o dal processo in analisi. L’esempio è spesso da cercarsi in un pezzo meno magniloquente, che fa la sua apparizione rivelatoria come la lettera scarlatta di Poe, nel punto centrale della mostra, in un piccolo pezzo realizzato con lana d’acciaio e aceto balsamico.

E’ semplicemente la luna quella esclusa dal nero della paglietta metallica, emblematica e statica tra una perturbazione di intrecci che ricreano diversi gradi di oscurità e disordine materico e metaforico, magistralmente rievocando la sensazione di un’acquaforte. Mi fa pensare allo sfondo, che è parte dell’azione illuminata in un primo piano, di alcuni Disastri della Guerra di Goya, qui il buio convulso di disastri più quotidiani.

 

Gal Weinstein. Untitled #2

Gal Weinstein. Echo. Untitled #2, 2018, lana d’acciaio e di bronzo, gesso e tappeto su MDF

 

Un’altra rivelazione della materia, che viene intuitiva dopo l’osservazione di alcuni suoi lavori dove la moquette convive con il materiale organico, è la convivenza e il confronto tra natura e artificio. Dove i confini restano socchiusi, se non aperti,  perché spesso ciò che è sintetico mima una texture possibile in natura, e ciò che è composto da elementi naturali come la lana o il caffè sono ormai un prodotto ad uso e consumo dell’umano, non vivono nel mondo del selvaggio ma in quello della cosiddetta civiltà.

Si tratta di una posizione dialettica che si complica innestando il procedimento al soggetto: “Ricreo immagini naturali con mezzi artificiali e uso materiali organici per creare immagini artificiali”, dichiara Gal Weinstein intervistato da Micol Di Veroli, autrice del testo critico d’accompagnamento alla mostra Echo.

 

Gal Weinstein , Untitled #3

Gal Weinstein. Echo. Untitled #3, 2018-2019, lana di bronzo e carburo di silicio su compensato

 

Attraverso questa contraddizione non sanata nella generazione di queste immagini, si offrono a noi delle spaccature di senso sulla struttura di un mutamento in corso, in una organizzazione tangibile dello spazio, condizione sine qua non allo scaturire di quel fenomeno, e alla nostra osservazione.

Penso al grande polittico in quattro pannelli nella sala al piano interrato della galleria, con maglie di bronzo e acciaio su moquette, una selva incoerente di macchie e lacerazioni sul suggerimento di un paesaggio paludare, emblematico nella sua naturalità fatta di elementi sintetici.

 

Gal Weinstein. Polittico del 2019

Gal Weinstein. Echo Untitled, 2019, feltro, lana d’acciaio e di bronzo on compensato

 

Noi guardiamo quindi esistiamo in quanto parti del processo, se riusciamo a cavalcare quella dialettica tra natura e artificio, riconoscendo in essa parte della nostra identità congiunta ad uno spazio o ad un passaggio nel tempo. Possiamo vedere solo ciò che ci determina, essere osservatori solo se sappiamo registrare uno sviluppo riconoscibile e quindi analizzabile con la nostra percezione doppia: siamo qui ed ora contemplativi di una geometria e di un vissuto materico, tuttavia attivati alla consapevolezza di essere fallibili nella resistenza alla disgregazione.

 

Gal Weinstein. Echo. Untitled #4

Gal Weinstein. Echo. Untitled #4, 2018-2019, lana di bronzo e carburo di silicio su compensato

 

Ancora ricordo le opere di Gal Weinstein Untitled #4 e #6, ossidazioni al carburo di silicio con la componente della lana di bronzo agglomerata a rievocare una mappatura geografica da un satellite, un continente in dissoluzione dall’area interna o dal confine.

Passate infine qualche minuto davanti all’installazione video Enlightenment, già realizzato per la Biennale di venezia del 2017, e vi renderete conto di come una scintilla si possa diramare nel profondo. La distruzione si propaga lungo le stesse direttrici della logica umana: qui fuori di metafora sono le linee di un cervello in sezione orizzontale, disegnate dalla bambagia. Il fuoco appiccato dall’artista descrive  l’oggetto nel suo disfacimento, rivela nel consumarsi.

 

Gal Weinstein. Frame di Enlightment

Gal Weinstein. Echo. Frame dalla video installazione Enlightment, 2017

 

Enlightenment è un’improvvisa apparizione di meningi fatte di fiamme, che corrono fino ai lobi cerebrali. L’immagine pittorica generata dall’azione torna attraverso il movimento a farsi metafora istantanea di un processo in corso, contemporaneamente di conoscenza razionale e disfacimento organico.

Gal Weinstein. Echo

GALLERIA RICCARDO CRESPI, Via Mellerio 1, fino al 04/05/2019.

Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, Sabato dalle 11:00 alle 19:30.

 

Michela Ongaretti

 

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