Gauguin a Tahiti. Il paradiso perduto al cinema

by Michela Ongaretti
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Gauguin a Tahiti. Il paradiso perduto è il titolo del nuovo film prodotto da Nexo Digital e 3D Produzioni. Per vederlo non c’è da perder tempo dato che la sua uscita è imminente e di soli tre giorni; sarà infatti nelle sale italiane dal 25 al 27 marzo 2019.

Il nuovo evento del ciclo La Grande Arte al Cinema vede come ideatori del soggetto Marco Goldin e Matteo Moneta, che ha firmato anche la sceneggiatura, la regia di Claudio Poli e la partecipazione straordinaria di Adriano Giannini. Vanta inoltre una colonna sonora originale composta da Remo Anzovino, Nastro d’Argento 2019 per la musica di Hitler contro Picasso. Il docu-film è stato prodotto grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo.

 

Gauguin è al cinema con il racconto della sua vita d'arte a TahitiFrame del film

Gauguin a Tahiti. Il Paradiso perduto è al cinema

 

Un selvaggio nei grandi musei

Il film segue due percorsi paralleli, tenendo come riferimento la guida tematica della fuga dalla modernità di Gauguin, alla ricerca di un mondo vicino alle origini dell’uomo. Ci troviamo nei luoghi esotici che furono patrie d’elezione dell’artista, e dinanzi ai suoi capolavori nei più grandi musei del mondo. Seduto comodamente al cinema  lo spettatore si scopre globetrotter nello spazio e nel tempo, tra la natura selvaggia e la ricerca pittorica, nel racconto di una vita avventurosa e senza pace attraverso il personaggio narrante, Giannini, gli interventi dei curatori e storici dell’arte specializzati nella ricerca di Gauguin, e dei tahitiani che hanno raccolto la testimonianza del suo operato sull’isola.

 

Gauguin a Tahiti. Presentazione a Milano

Gauguin a Tahiti. Remo Anzovino suona dal vivo all’anteprima del film a Milano

 

Un paradosso moderno

Il viaggio mondiale di Gauguin continua dopo la sua morte con i suoi dipinti più famosi, a rappresentare la contraddizione di chi scelse di allontanarsi dalla civiltà moderna, ma che osservò una cultura primordiale dal punto di vista di cittadino di una potenza coloniale, la cui arte interessò il pubblico dell’occidente, e influenzò la sua evoluzione artistica. Oggi infatti i capolavori di Gauguin sono conservati nelle più note raccolte istituzionali nazionali, nelle città protagoniste di quella modernità accantonata, visitati ogni anno da milioni di persone che di fronte ad essi sospendono il trambusto urbano, a favore di un’immersione in un paradiso lento e silenzioso.

 

Gauguin al cinema, Fatata te Miti

Gauguin a Tahiti, Fatata te Miti, 1892, National Gallery of Art di Washington, Chester Dale Collection

 

Come viene ben evidenziato nel film sono soprattutto i grandi musei americani a custodire le pietre miliari della carriera del pittore: il Metropolitan Museum di new York, il Chicago Art Institute, Washington con la National Gallery of Art, il Museum of Fine Arts di Boston. Ad essi si aggiungono la Ny Carlsberg Glyptotek, di Copenhagen, il Musée d’Orsay e quello bretone di Pont Aven, fino alle National Galleries of Scotland a Edimburgo.

 

Gauguin, La visione dopo il Sermone, 1888

Gauguin a Tahiti, Belinda Thompson parla dell’opera Visione dopo il Sermone, 1888, alle National Galleries of Scotland

 

Gauguin raccontato dagli studiosi

Ad accompagnarci nell’indagine gauguiniana troviamo i massimi esperti internazionali, spesso quando quando la telecamera entra nelle sale espositive, talvolta sulle spiagge delle sue fughe, dalla Bretagna a Tahiti o alle Isole Marchesi.

Sono Mary Morton, curatrice alla National Gallery of Art di Washington, Gloria Groom, curatrice all’Art Institute di Chicago, Judy Sund, docente della New York City University, Belinda Thomson, massima esperta di Gauguin, David Haziot, autore della più aggiornata e accreditata biografia di Paul Gauguin.

 

Gauguin al Metropolitan Museum of Fine Arts

Gauguin a Tahiti. Judy Sund al Metropolitan Museum of Art di New York accanto al dipinto La Orana Maria

 

 

Il richiamo dell’altrove

Possiamo dire che Gauguin avesse i tropici nel sangue, e che il loro richiamo si fosse fatto sentire a più riprese nell’arco della vita. La famiglia della madre era peruviana: l’artista nato nel 1848 passa i suoi primi quattordici mesi in Sud America e andrà sempre fiero di queste origini. La sua crescita nel viaggio continua da ragazzo quando lascia Parigi per imbarcarsi a lungo sul mercantile Luzitano e con la marina francese, prima di tornare a Parigi per iniziare una vita agiata e borghese, fatta di famiglia e di un lavoro assai redditizio in Borsa. Poi l’iniziazione alla pittura grazie a Camille Pissarro.

Presto l’equilibrio con l’ambiente si spezza ancora: Gauguin sente il richiamo dell’altrove, di trovare sé stesso in un luogo e in una dimensione diversa, cerca una via d’uscita dalla città e da uno stile, un modo di fare pittura appresa dagli Impressionisti.

 

Gauguin a Tahiti. Paesaggio tropicale

Gauguin a Tahiti. Il paradiso perduto. Un frame del docufilm

 

Dalla Bretagna oltre l’Impressionismo

Sceglie di rifugiarsi sulle coste della Bretagna, luogo magico, cullato da tradizioni lente e antiche, primo passo verso la ricerca di un modo di vivere primitivo e spirituale, rispetto al ritmo incalzante della rivoluzione industriale. L’asprezza del paesaggio, la sua malinconia, e la religiosità della cultura bretone incontrano il bisogno di purificazione dalla frenesia, per Gauguin uomo e pittore.

Qui si fondano le basi della sua visione “simbolista”: certamente nei soggetti, ricordiamo il suo Cristo Giallo e il magnifico “La visione dopo il sermone”, ma anche nello stile nuovo con il cosiddetto cloisonnisme, evoluzione dell’ispirazione giapponese da Hokusai, con campiture nette, stesure compatte di colore e contorni marcati. Il misticismo bretone è l’inizio di una pittura che fa un uso sofisticato della memoria in un flusso di immagini interiori su cui galleggia una figurazione ancestrale, che verrà portato alla sua massima espressione con le donne tahitiane immerse in una iconografia mitologica originaria, “non civilizzata”, agli antipodi della ricerca naturalistica europea, mescolando realtà e visione.

 

Gauguin, un dipinto bretone

Gauguin a Tahiti. Nel film il dipinto Ragazze bretoni che danzano, Pont-Aven, 1888

 

“Stiamo colpendo a morte l’impressionismo” dice Gauguin di quel periodo. Oggi possiamo vedere, in questo passo del percorso che porterà a Tahiti la sua vita umana e artistica, l’apertura al ‘900, il secolo dell’interiorità e della psicanalisi. Così ancora una volta la ricerca lontana dalla civiltà (occidentale) si rivolge all’occidente che raccoglie e amplifica questa lezione introspettiva, mentre in Europa procedeva nel cromatismo inedito e nell’angoscia esistenziale dell’amico Vincent Van Gogh.

 

Gauiguin raccontato da Adriano Giannini

Gauguin a Tahiti. Adriano Giannini in un frame del film

 

L’evoluzione di una ricerca nei grandi musei 

A dare il senso di una fuga impossibile dal proprio retaggio di uomo moderno contribuisce il fatto che i maggiori capolavori di Gauguin sono oggi conservati in grandi, frenetiche e iper-moderne metropoli.

Come esplicita nel docu-film il fil rouge narrativo dell’esplorazione delle opere nei musei internazionali, è l’America della folla, dei grattacieli e del traffico urbano a portare traccia di tutto un percorso di ricerca: dagli esordi alla pittura bretone, al primo periodo polinesiano, fino al secondo, definitivo e finale stile del soggiorno tahitiano. Tra le sale del Museum of Fine Arts di Boston risuona flebile come una nenia sussurrata la domanda Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Il nostro sguardo rimane sospeso tra i corpi primordiali e immaginati di un’azione fuori dal tempo oggettivo, tra la vita e la morte simbolica.

 

Gauiguin tahitiano a Washington

Gauguin a Tahiti, Bagnanti, 1897, National Gallery of Art di Washington

 

L’eredità di Gauguin ai tropici

Quando la regia si muove a Tahiti o alle isole Marchesi è poi sorprendente la testimonianza odierna di coloro che abitano quei luoghi e che in qualche modo raccolgono l’eredità lasciata da Gauguin. Il paradiso fu in parte perduto dalla presenza coloniale francese che già durante il soggiorno dell’artista stava mutando la cultura e le tradizioni degli antenati, quelle che Gauguin fissa e salva nelle sue rappresentazioni mentali, come spiega la storica e studiosa Corinne Raybaud, nata sull’Isola di Réunion. Parla anche Paul Yeouh Chichong, imprenditore tahitiano di origini cinesi, collezionista di maestri francesi e prestatori di opere per grandi mostre.

 

Gauguin ricordato da un deputato della Polinesia

Gauguin a Tahiti. Il-Sindaco di Hiva Oa e deputato della Polinesia Francese

 

Attivista nel campo dei diritti e dell’ambiente è Paule Laudon nata a Papeete, conoscitrice dei viaggi di Gauguin su cui ha scritto alcuni libri. Lo ricorda impegnato nella conservazione delle tradizioni della terra d’adozione, come pure fa Sunny Moana’Ura Walker dell’isola polinesiana di Rurutu che si batte per il rispetto e la conservazione dei culti animisti dei suoi antenati. Parla di Gauguin anche il Sindaco di Hiva Oa e deputato Polinesia Francese, che mostra i denti conservati dell’artista…il suo dna resta ai tropici come dimostra la sua presenza negli eredi dei figli concepiti a tahiti, uno di essi è molto probabilmente Marcel Tai, che  mostra una somiglianza con l’avo.

 

Gauguin a Tahiti. Eredità culturale e genetica

Gauguin a Tahiti. Marcel Tai. Un pronipote ed erede dell’artista francese

 

Lettere dal paradiso perduto

Il racconto della deriva esistenziale di Gauguin è accompagnato anche da brani tratti dai testi autobiografici Noa Noa o Avant et après, dalle lettere a familiari e amici.

Scrisse alla moglie Mette: “Verrà un giorno, e presto, in cui mi rifugerò nella foresta in un’isola dell’Oceano a vivere d’arte, seguendo in pace la mia ispirazione. Circondato da una nuova famiglia, lontano da questa lotta europea per il denaro. A Tahiti, nel silenzio delle notti tropicali, potrò ascoltare il ritmo dolce e suadente del mio cuore in armonia con le presenze misteriose che mi circondano. Libero, senza problemi di denaro, potrò amare, cantare, morire”.

Per conoscere le sale dedicate al film evento vi invitiamo a consultare il sito di Nexo Digital  www.nexodigital.it

Michela Ongaretti

 

Gauguin lascia un segno a Tahiti. la sua tomba

Gauguin a Tahiti. La tomba dell’artista al Calvary Cemetery di Atuoma, Polinesia Francese

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