Guggenheim chiude a Milano il tour di UBS MAP con la mostra Una tempesta dal Paradiso

by Michela Ongaretti
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Guggenheim UBS MAP, Rokni Haerizadeh

Guggenheim chiude a Milano il tour UBS MAP, con la mostra Una Tempesta dal Paradiso. Arte Contemporanea del Medio Oriente Nord Africa.

E’ in corso ancora per una settimana, al piano terra della Galleria d’Arte Moderna di Milano (GAM), l’ultima iniziativa della Guggenheim UBS MAP Global Art Initiative (MAP). Si tratta di una collaborazione storica tra Guggenheim e UBS, la più articolata mai intrapresa dal Museo Solomon R. Guggenheim di New York nell’ambito della ricerca internazionale, per la costituzione e rappresentazione della collezione.

 

Guggenheim UBS MAP, Ali Cherri

Guggenheim chiude a Milano il tour di UBS MAP, Ali Cherri, Paesaggi Tremanti, Damascos, © Ali Cherri

 

Le due istituzioni si sono impegnate reciprocamente nel progetto iniziato nel 2012, per sostenere arte contemporanea e formazione attraverso otto mostre di respiro internazionale, sia nell’organizzazione che nella scelta degli artisti. Ne sono risultate 125 nuove acquisizioni, tre borse di studio in curatela e molte attività per il pubblico.

Una Tempesta dal Paradiso è stata presentata in anteprima al Guggenheim Museum nell’aprile del 2016. L’esposizione nell’adattamento nella GAM è stata realizzata da Sara Raza, curatrice della Guggenheim UBS MAP per il Medio Oriente e il Nord Africa, in collaborazione con Paola Zatti, Conservatore Responsabile della Galleria d’Arte Moderna, e Omar Cucciniello, Conservatore della Galleria d’Arte Moderna.

 

Guggenheim, UBS, il sindaco di Milano e i conservatori del MAP

Guggenheim chiude a Milano il tour UBS MAP. Conferenza stampa della mostra Una Tempesta dal Paradiso, ph. Sofia Obracaj

 

Guggenheim porta a Milano una tematica scottante

 

E’ segno dei tempi l’interesse dell’arte contemporanea verso il tema dell’immigrazione, ad esempio ricordiamo la grande mostra La Terra Inquieta a cura di Massimiliano Gioni con Fondazione Trussardi, tenutasi in Triennale proprio un anno fa.

Nel 2018 è la visione di MAP con Una Tempesta dal Paradiso a suggerire una visione articolata della questione terribilmente scottante: nello specifico concentra la sua analisi sulla regione Mediorientale e del Nord Africa attraverso un gruppo eterogeneo di artisti originari di quella zona. Le opere presenti, ora parte delle collezioni del Guggenheim, legano l’analisi o la suggestione della problematica nella rapida trasformazione sociale e geografica, nelle sue criticità che pongono l’area nel fulcro di una diaspora internazionale. Differenti anche le discipline e mezzi espressivi impiegati, da installazioni a opere su carta, dalla fotografia a scultura e video che riflettono sui  temi interconnessi della migrazione, della dislocazione, dell’architettura, della geometria geografica, che hanno già mutato la Storia.

 

Guggenheim UBS MAP, Susan Hefuna

Guggenheim chiude a Milano il tour di UBS MAP, Susan Hefuna Costruzione, 2009, © Susan Hefuna

 

Ma una tempesta dal Paradiso

 

Il titolo della mostra “Una tempesta dal Paradiso” corrisponde a quello di un lavoro su carta dell’artista di Teheran Rokni Haerizadeh che a sua volta cita le considerazioni del filosofo Walter Benjamin sul dipinto di Paul Klee, Angelus Novus. Benjamin definisce quello rappresentato da Klee “L’angelo della Storia” che osserva i cumuli di macerie lasciati dalle catastrofi del passato, ma che viene spinto con violenza nel futuro dalla “tempesta” del progresso. Allo stesso modo i sedici lavori dei tredici artisti in mostra con Guggenheim Ubs MAp portano il vento di una trasformazione in corso o in parte già avvenuta.

 

Guggenheim UBS MAP, Rokni Haerizadeh

Guggenheim chiude a Milano il tour di UBS MAP, Rokni Haerizadeh, Ma una Tempesta dal Paradiso, 2015, courtesy Guggenheim MAP

 

Gli artisti in mostra

 

Sono tutti figli di una diaspora e per questo ci sembra corretto citarne l’origine e il paese di accoglienza .

Lida Abdul (n. 1973, a Kabul; vive e lavora a Los Angeles e a Kabul), Ali Cherri (n. 1976, a Beirut; vive e lavora a Beirut e a Parigi), e Gülsün Karamustafa (n. 1946, a Ankara; vive e lavora a Istanbul) espongono per la prima volta all’interno del programma MAP. 

Gli altri protagonisti sono Abbas Akhavan (n. 1977, a Teheran; vive e lavora a Toronto),Kader Attia (n. 1970, a Dugny, Francia; vive e lavora a Berlino), Ergin Çavuşoğlu (n. 1968, a Targovishte, Bulgaria; vive e lavora a Londra). Ancora Joana Hadjithomas e Khalil Joreige (entrambi n. 1969, a Beirut; vivono e lavorano a Beirut e a Parigi) Rokni Haerizadeh (n. 1978, a Teheran; vive e lavora a Dubai), Susan Hefuna (n. 1962, a Berlino; vive e lavora a Düsseldorf), Iman Issa (n. 1979, al Cairo; vive e lavora a New York), Hassan Khan (n. 1975, a Londra; vive e lavora al Cairo)e Ahmed Mater (n. 1979, a Tabuk, Arabia Saudita; vive e lavora a Gedda, Arabia Saudita).

 

Guggenheim con UBS alla GAM di Milano

Guggenheim chiude a Milano il tour UBS MAP. Tra le sale della GAM, ph. Sofia Obracaj

 

Rokni Haerizadeh

 

Il già citato Rokni Haerizadeh, tra l’altro era presente anche nell’esposizione in Triennale, consiste in una serie di opere su carta basate su foto di gruppi di persone durante manifestazioni, scontri di piazza o meeting delle istituzioni che decidono le sorti internazionali, acquisite dai media. Attraverso la matericità di strati di gesso, inchiostro e acquerello sovrapposti alle immagini l’artista trasforma i suoi soggetti in creature ibride: i ritratti diventano esseri tra l’umano e il bestiale per accentuare attraverso un filtro grottesco la decadenza della realtà contemporanea.

 

Guggenheim UBS MAP, Hassan Khan

Guggenheim chiude a Milano il tour di UBS MAP, Hassan Khan, Corrimano di Banca, 2010, ph. David Heald

 

Alcune installazioni

 

Più concettuale Immagini Latenti, Diario di un Fotografo, 177 Giorni di Performance (2015) di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige: consiste nell’installazione di 354 libri esposti su 177 mensole di metallo, contenenti le descrizioni di ipotetiche foto scattate durante la guerra civile libanese da un fotografo immaginario, Abdallah Farah. Mette in discussione le consuete e sedicenti oggettive rappresentazioni di Medio Oriente e Nord Africa, portando in luce il confine sempre più labile tra mito e realtà.

Sempre l’installazione è il mezzo espressivo di di Gülsün Karamustafa con Crea la Tua Storia con il Materiale Fornito: una composizione di trenta magliette da ragazzo non utilizzabili perché “chiuse” del filo nero. L’opera metaforizza la drammaticità della migrazione di popoli e idee, riferendosi al dramma dei bambini migranti in Turchia, fenomeno che lascia molti interrogativi sulla sicurezza e la libertà di movimento di quel passaggio.

 

Guggenheim UBS MAP, Lida Abdul

Guggenheim chiude a Milano il tour di UBS MAP, Lida Abdul, un frame del video In Transito, 2008, © Lida Abdul

 

Video e lightbox tra Allegoria e Contraddizione

 

Nel video di Lida Abdul intitolato In Transito (2008) un gruppo di bambini nelle vicinanze di Kabul gioca all’interno della carcassa di un aereo da guerra sovietico abbattuto, con l’ingenuità della loro età tentano di ripararlo inutilmente con del cotone e delle corde. La scena diventa un’allegoria dell’impossibilità percepita di ricostruire l’Afghanistan, ma l’immaginazione, e l’entusiasmo infantile e puro, possono prendere il potere della realtà per l’artista che dichiara ”qualunque cosa è possibile quando tutto è perduto”.

Disarmo 1-10 (2013) di Ahmed Mater, è costituito da dieci light box contenenti fotografie scattate dalla cabina di pilotaggio di un elicottero militare saudita, alla ricerca di pellegrini non autorizzati diretti alla Mecca. Evidenziano i rapidi cambiamenti strutturali e sociali del paesaggio urbano, ma la verità è in contraddizione con lo strumento della sua ricerca, un sistema di controllo politico del libero movimento.

 

Guggenheim UBS MAP, Ahmed Mater

Guggenheim chiude a Milano il tour di UBS MAP, Ahmed Mater, Disarmo 1-10 , 2013, © Ahmed Mater

 

Uno sguardo architettonico

 

Il punto di vista dell’architettura è prevalente tra le opere esposte, sia come riproposizione metodologica che come soggetto rappresentato, in parte o attraverso diversi elementi, paradigmatica nella definizione del modernismo tra Medio oriente Africa del Nord.

Senza Titolo-Ghardaïa, (2009) di Kader Attia è anticipato dal suo profumo fin dalla sala precedente . Qui un modello in scala della città di Ghardaïa è realizzato in cous-cous, rendendo indissolubile la cultura di pochi a quella di molti, come per l’urbanistica inclusa nel patrimonio mondiale dell’UNESCO con i suoi edifici tradizionali che influenzarono il grande modernista Le Corbusier.

 

Guggenheim UBS MAP, Kader Attia, Senza titolo (Ghardaïa)

Guggenheim chiude a Milano il tour di UBS MAP, Kader Attia, Senza titolo (Ghardaïa), 2009, Ph. David Heald

 

Costruzione (2009) di Susan Hefuna, consiste di nove disegni che alludono sia a diagrammi cartografici che a bozzetti di elementi architettonici come la tradizionale  mashrabiya, una finestra a graticcio.

Corrimano di Banca (2010) di Hassan Khan, riproduce l’elemento della Banca Misr, la prima statale in Egitto. Qui comprendiamo il concetto di sineddoche, la parte per il tutto, ma ci sembra uno strumento poco complesso rispetto alla potenza, anche disciplinare, di altre opere.

Ancora una vista dall’alto di mappe aeree con la serie Paesaggi Tremanti (2014-16) di Ali Cherri; sono stampate ad Algeri, Damasco, Erbil, la Mecca e Teheran e mettono in evidenza le linee di faglia di terremoti terribili. L’artista le accosta ad altri disastri come turbolenze politiche e di sviluppi architettonici inaspettati.

 

Qualcosa di contemporaneo

 

Ammettiamo di avere avuto l’impressione di uno stimolo alla varietà nell’elaborazione della tematica, che si sia cercato di coinvolgere più possibile artisti dal taglio concettuale, perché il popolo della modernità a più non posso di musei e gallerie riconosce mediamente nell’installazione ciò che più si avvicina all’arte contemporanea.

Così intendiamo la prima opera del percorso espositivo citata in tutta l’immagine coordinata della mostra milanese delle collezioni Guggenheim, Studio per un Monumento (2013-16) di Abbas Akhavan. Molti calchi in bronzo di piante native del sistema fluviale del Tigri e dell’Eufrate sono esposte su lenzuola bianche stese sul pavimento: l’idea è quella di proporre scelte e temi diversi nella realizzazione dei monumenti pubblici, forse pensare anche alla cultura derivante dall’ecosistema di un’area geografica, ma ciò che “sulla carta” ci aspettavamo davvero monumentale nell’allestimento risulta senza grande forza retorica.

 

Guggenheim a Milano. la curatrice Sara Raza

Guggenheim chiude a Milano il tour UBS MAP. Sara Raza al GAM, ph. Sofia Obracaj

 

Un bilancio

 

Richard Armstrong, direttore del Solomon R. Guggenheim Museum and Foundation, durante la conferenza stampa di apertura della mostra si è dichiarato soddisfatto dell’intera operazione UBS MAP: “Grazie al lavoro sul campo con artisti, professionisti dell’arte e pubblico, possiamo raccontare oggi il contemporaneo in modo più ricco e ampio e rappresentare più fedelmente l’arte del nostro tempo”.

Fabio Innocenzi, UBS Italy Country Head ha pure commentato che “Il Medio Oriente e il Nord Africa si trovano al centro di mutamenti radicali a livello mondiale, e siamo fieri di aver portato questa mostra alla Galleria d’Arte Moderna per sentirci parte della sfida che l’arte ci offre riguardo i problemi globali e la nostra società”.

 

Guggenheim UBS MAP, Abbas Akhavan

Guggenheim chiude a Milano il tour di UBS MAP, Abbas Akhavan, Studio per un Monumento, 2013-16, ph. Carlotta Coppo

 

Certo mappare o inquadrare le tendenze in crescita, molte emergenti, nell’arte contemporanea mondiale non è facile, ma senza dubbio la mostra di Guggenheim alla GAM ha portato una panoramica della tematica immigratoria su temi definiti e ben comprensibili. La diaspora e il mutamento sociale di Medio Oriente e Nord Africa sono stati portati dalla selezione di artisti che vivono da dentro, come originari di un popolo, e da fuori, come emigrati integrati nel sistema occidentale dell’arte, una disgregazione chiara e un ricostituzione oscura.

Osservando le opere quel che è certo, aldilà dell’aspetto disciplinare, è che l’influenza del passato nel presente si sfuma nelle storie immaginarie, in “creazioni fantastiche” che mettono in dubbio le capacità dei media di mostrare verità oggettive. Come spiega Sara Raza “veicolano idee che sfidano le opinioni apertamente politicizzate e stereotipate sulla regione e sulla sua storia, idee che potremmo definire ‘contrabbando concettuale’”.

 

L’impegno dei musei comunali

 

Guggenheim rappresentata dal direttore Armstrong acccanto al Ceo di UBS Italia, Fabio Innocenzi

Guggenheim chiude a Milano il tour di UBS MAP. Richard Armstrong e Fabio Innocenzi, ph. Sofia Obracaj

 

L’obiettivo di Guggenheim UBS MAP Global Art Initiative di mettere in evidenza nuovi protagonisti dell’arte contemporanea attivi sia all’interno che all’esterno dell’Europa è centrato, e siamo lieti che la città di Milano sia reputata uno dei luoghi italiani di presenza interculturale maggiore, per questo è stato indicato ad accogliere un progetto così ambizioso e strutturato. Siamo tuttavia dell’avviso che per quanto alla GAM ci siano stati esempi recenti di integrazione delle collezioni con mostre temporanee (come la mostra di Wildt tre anni fa), molta strada sia ancora da percorrere nei nostri musei comunali riguardo all’apertura verso iniziative collaterali tra pubblico e privato.

Michela Ongaretti

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