Guccione (è) Portofino. Una carriera in trentatré scatti iconici

by Michela Ongaretti
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Guccione in mostra a Portofino

Guccione (è) Portofino. Una carriera in trentatré scatti iconici

Fino al 20 giugno a Portofino è di scena la fotografia di Antonio Guccione.

Al Castello Brown è allestita la mostra personale del grande fotografo italiano, tra i più noti ed apprezzati internazionalmente, che si configura come una narrazione per immagini di quarant’anni di carriera e di storia contemporanea del nostro paese.

 

Guccione e il teschio di Andy Warhol

Guccione a Portofino. Andy Warhol New York, 1987 – 2009, (c) Antonio Guccione.

 

In un luogo iconico per la bellezza naturale con la sua architettura affacciata sul mare ligure nasce il progetto espositivo pensato espressamente per queste mura cinquecentesche: “ Antonio Guccione Portofino”. La località ha visto passeggiare nelle sue anguste vie il jet set internazionale, e la sua grazia ed eleganza richiamano in qualche modo quella espressa dagli scatti del fotografo che divenne celebre per i numerosi ritratti di personalità della moda, dello spettacolo e della cultura, e per le campagne pubblicitarie di importanti marchi di moda come Prada, Gucci, Officine Panerai e Yves Saint Laurent.

 

Guccione in mostra a Portofino

Guccione Portofino. Locandina della mostra al Castello Brown fino al 20 giugno

 

Sono state selezionati 33 scatti tra le opere più rappresentative di Guccione, suddivisi in sei filoni tematici: dai ritratti di moda degli anni ottanta e novanta a quelli privati dedicati alla moglie. Dal progetto Vanitas alla sezione Fotomorfosi, fino a quello più recente dedicato alla Terra.

Antonio Guccione non ha utilizzato mai la fotografia in senso oggettivo con il fine di documentare o rendere più attraente il reale. La dedizione di una vita non è mai stata sazia di sperimentazioni nuove nell’impiego della luce e nell’interpretazione del soggetto, studiato nella sua relazione con lo sfondo e con l’osservatore, ma il risultato è per gli occhi di tutti: coloro che vogliano leggere la sua capacità analitica di un carattere, parlando sia di un volto che di un brand, o anche soltanto restare davanti ad uno specchio che rifletta il bisogno di bellezza dell’uomo contemporaneo.

 

Guccione a Portofino con scatti dalla sua lunga carriera

Guccione è Portofino. Hotel , Paris 1982 (c) Antonio Guccione.

 

Partendo proprio dall’evocazione di questa necessità vediamo la prima fotografia, di Guccione e della sua mostra a Portofino, del 1980. L’eleganza è suggerita, trasognata, non raggiunta. Miuccia Prada era all’inizio della sua carriera e la composizione dell’immagine giocata su tre colori, la borsa verde su un divanetto antico e rosso sotto ad una cornice d’oro rende quell’unico oggetto emblema di lusso semplice con i segnali cromatici come indizi e  rivelatori della ricchezza di una collezione.

Nei ritratti si vede lo sguardo senza pregiudizio  che li accomuna. Sia nel caso di quelli di moda degli anni ’80, pensiamo alla “versione di Guccione” di Yves Saint Laurent, che per quelli degli anni ’90 con le super top model come Elle MacPherson, Tyra Banks, Iman, fino a quelli “privati” dedicati alla moglie. Non c’è mai strumentalizzazione del corpo nei gesti imposti da uno stereotipo sociale o professionale, al contrario c’è un profondo rispetto per la bellezza che si manifesta in maniera spontanea se non naturale. La composizione è ricercata, studiata nell’equilibrio dell’insieme spesso con dei richiami formali tra più elementi, ma la posa talvolta costruita dei soggetti è una scelta legata alla sua poetica introspettiva, non vuole bloccare la figura secondo dei clichè.

 

Guccione con un suo ritratto di moda

Guccione è Portofino. Pia Klove. New York 1995 (c) Antonio Guccione.

 

Questa estrema e prolungata attenzione al soggetto, ad indagare l’animo umano anche quando la ragione dello scatto è pubblicitaria porta l’uomo e l’artista a porsi domande sul senso dell’esistenza. L’esito creativo di questa ricerca è il progetto Vanitas. Se molte verità si dicono tra uno scherzo e l’altro, l’ironia rimane un’arma al quale l’obiettivo di Guccione non vuole rinunciare: così molti personaggi iconici della storia e dell’arte come Andy Warhol, Leonardo da Vinci, Mao, Pollock sono ritratti “postumi” con ciò che ci si immagina possa essere rimasto del corpo mortale, il teschio. Ci ricorda la loro presenza nella vita di chi è ancora vivo, sono omaggi alla personalità questi ritratti, ma parlano anche di transitorietà e di vanità inutile legata alla materialità terrena. Anche la “funzione eternatrice” della fotografia nulla può contro la scomparsa in quanto individui, per questo non può che ritrarre coloro che sarebbero semplici teschi, se non fosse per gli attributi pop ed evidenti che sono il nostro ricordo di azioni o pensieri.

 

Guccione in mostra a Portofino

Guccione è Portofino.
Blue faces of Maria, particolare, New York 1985 (c) Antonio Guccione

 

E’ sempre un insegnamento della vanitas, con esiti più sperimentali quello che si osserva nella sezione “Fotomorfosi”. Al centro di questo progetto c’è il concetto di biodegradabilità, scoperto dal caso e metaforizzato grazie alla premeditata sua accentuazione.

L’emulsione e la cromatura di alcune foto degli anni ottanta erano state corrose da microrganismi. L’immagine aveva irrimediabilmente compromesso l’immagine originaria, ovvero ne avevano restituita una diversa che non registrava più il momento fissato allora ma la sua capacità di cambiare nel tempo.  Come le persone che raccolgono sul volto gli anni e le esperienze, qui si potenzia l’irrealtà del passato con colori sfalsati e la figurazione indistinta che solo apparentemente è distrutta; è invece suggestiva perché chiede di immaginare una storia con alcune parole, un film con alcuni fotogrammi. Fa parte della poetica di Guccione la richiesta attiva allo spettatore di ricercare la bellezza in tutte le cose, tra le mille pieghe di un abito antico e complesso come il mondo, e come il mondo a volte crudele.

 

Antonio Guccione, Ritratto di Gianni Versace

Guccione è Portofino, Ritratto di Gianni Versace (c) Antonio Guccione, tra noi e lo sfondo in tempesta.

 

Si riallaccia ai ritratti e al grande peso simbolico dato allo sfondo il progetto fotografico più recente di Antonio Guccione, incentrato sulla Terra. Proprio con della terra e dei pigmenti colorati l’artista ricostruisce una realtà “onirica e allucinata” secondo le parole della curatrice Flavia Motolese: è la visione del pianeta offeso che ci invita a riflettere sul nostro comportamento portatore di distruzione.

 

Guccione. Quasi una denuncia sociale la sua Ultima Cena

Guccione è Portofino, la sua Ultima Cena, 1984, (c) Antonio Guccione.

 

Guccione ha saputo parlare con la bellezza dell’interiorità dell’uomo. Colui che è protagonista del suo tempo, dell’epoca contemporanea ma anche del passaggio transitorio sulla Terra, vivendo sulla pelle e nello sguardo di fenomeni non sempre definibili e per questo spesso incontrollabili. Forse l’uomo attraverso l’arte può trovare la bellezza solo accettando di amarsi nella propria imperfezione corporea e razionale, nella trasformazione talora inconsapevole che solo il Tempo, la Natura o la Storia possono decidere, tutto il resto è vanità.

Michela Ongaretti

Antonio Guccione Portofino, a cura di Flavia Motolese. Castello Brown, via della Penisola 13, Portofino (Ge).

 

Guccione, una foto di moda dove l'eleganza non la fa il vestito

Guccione è Portofino. Red Cross Norrkoping 1989, (c) Antonio Guccione.

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