La règle du jeu? Un racconto di arte, cinema e design di Cinzia Ruggeri

by Michela Ongaretti
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La règle du jeu? Galleria Vavassori

Cœurs sensibles, cœurs fidèles qui blâmez l'amour léger. Cessez vos plaintes cruelles: Est-ce un crime de changer? Si l'amour porte des ailes n'est-ce pas pour voltiger?

Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais, Le Mariage de Figaro, atto IV, scena 10

La règle du jeu? E’ il titolo della mostra di Cinzia Ruggeri in corso  fino al 9 agosto 2019. 

Artista e designer, non esattamente uno di questi ruoli eppure esponente di entrambi, Cinzia Ruggeri progetta da cinquant’anni abiti e oggetti per raccontare l’uomo, i suoi comportamenti e le sue ossessioni. La sua ironia è per la seconda volta alla Galleria Federico Vavassori di Milano dopo l’invasione spaziale di Umbratile con Brio nel 2018.

 

La règle du jeu? Occhiali

La règle du jeu? Pensiero Fisso di Cinzia Ruggeri. Ph. Alessandro Zambianchi, courtesy Galleria Federico Vavassori

 

La règle du jeu?

Il gioco del racconto, progettato in un ex ambiente domestico. Un racconto criptico, cifrato attraverso gli oggetti, che offre al visitatore il ruolo del narratore. Non basta guardare per divertirsi, bisogna ricostruire, leggendo gli indizi disseminati nello spazio.

Il primo pensiero va al film di Jean Renoir La règle du jdeu, a cui Cinzia Ruggeri si ispira per questo progetto d’installazione site specific. Per il riferimento al personaggio dell’aviatore André, ma in maniera più sottile alla giostra di rapporti tra i protagonisti, per cui seguire l’ossessione amorosa pare essere la grande regola. 

Qui in mostra da Vavassori affidata al gioco è la fruizione della mostra, secondo una logica di decostruzione e ricostruzione di un senso dai frammenti, di un racconto di viaggio e di perdita ironico e talvolta macabro, comunque leggero attraverso la pesantezza dei materiali che ingombrano le visuali, che obbligano ad essere scavalcate. Una biografia catastrofica per immagini, nello spazio della galleria nata da un centralissimo e borghese appartamento di Milano: un ulteriore possibile parallelismo con la narrazione corale dell’individualismo sfrenato e irrazionale, nel contesto benpensante all’alba della seconda guerra mondiale di Renoir.

 

La règle du jeu? Vista generale

La règle du jeu? Vista della mostra di Cinzia Ruggeri. Ph. Alessandro Zambianchi, courtesy Galleria Federico Vavassori

 

Cinzia Ruggeri

La leggerezza del racconto che difficilmente si legge nell’arte concettuale, viene da chi non ha un rapporto esclusivo con l’installazione. O meglio non la prende troppo sul serio vista la sua ispirazione frutto di esperienza pluridisciplinare.

Cinzia Ruggeri. Una vita pericolosamente vissuta nel segno della creatività senza confini, esplorando e innestando arte, architettura e design, moda. I suoi progetti di contaminazione iniziano nel territorio dell’esposizione nel 1960, con la sua prima mostra personale alla galleria Prisma di Milano, accompagnata dal testo critico di un grande immaginifico scrittore, Dino Buzzati.

Se sono avvertibili negli anni seguenti l’attenzione e l’affinità con l’innovazione espressiva del Radical Design degli anni Settanta, per continuare con Studio Alchimia e Gruppo Memphis negli Ottanta, fondamentale nella ricerca artistica di Cinzia Ruggeri è l’imprinting del mondo della moda, con la produzione in vere e proprie collezioni dal 1977. 10 Corso Como le ha dedicato CIN CIN 1980-2015 in occasione dei suoi trentacinque anni di studio surreale sull’abito, che si indossa e si abita. 

 

La règle du jeu nella moda di Cinzia Ruggeri

Omaggio a Levi Strauss. L’abito di Cinzia Ruggeri conservato al Victoria and Albert Museum

 

Esemplari storici sono l’Abito Cinetico, l’Abito con Led, Abito a Cristalli Liquidi. Forse il più noto è  l’indumento in seta che suggerisce il ricorrente motivo dello ziggurat degli anni ottanta, Omaggio a Levi Strauss (1983), parte della collezione permanente del Victoria & Albert Museum di Londra

Una mostra esemplare del suo approccio alla materia, e delle sue creazioni più iconiche nate dall’uso sperimentale di tecnologie integrate nei tessuti caratterizzate da asimmetrie e tagli diagonali, e dalle aggiunte “figurative”.  I suoi capi di abbigliamento hanno sempre raccontato “i bisogni e i desideri, le manie, i disturbi personali” dei suoi destinatari.

 

La règle du jeu macabro e ironico

La règle du jeu? Cinzia Ruggeri rivela indizi di una storia con l’opera André, particolare. Ph. Alessandro Zambianchi, courtesy Galleria Federico Vavassori

 

déconnexion

Allo stesso modo gli accessori e gli oggetti “parlano”di tutto ciò che l’essere umano fa, quindi è. Con ironia talvolta amara, ma sempre attraverso un’estetica gioiosa di geometrie e di colori puri. Il design di questi oggetti “comportamentali” è stato protagonista di numerose mostre in Italia e all’estero, come la personale presso la Galleria Campoli Presti di Parigi a febbraio 2019. Titolo emblematico: déconnexion.

Come La règle du jeu? è connessione e disconnessione nella creazione sul limite e sull’inclusione in un linguaggio di diversi linguaggi, nella produzione dei singoli pezzi e nella realizzazione di un progetto espositivo tematico, secondo quella modalità ludica attivante l’immaginazione dell’osservatore.

Il puzzle parigino è di venti tasselli tra installazioni, accessori, gioielli, pezzi di design, di cui vorrei ricordare Borsa Schiaffo, polivalente borsetta con un guanto incorporato per coprire la mano destra, trasportare effetti personali o volendo per schiaffeggiare.

 

La règle du jeu? Incidente aereo

La règle du jeu? Cinzia Ruggeri racconta con frammenti di ali ed elica. Ph. Alessandro Zambianchi, courtesy Galleria Federico Vavassori

 

Sul vestito tutto. La prima volta da Vavassori

A Parigi le installazioni sono oggetti che  declinano l’aspetto di una tematica, con la règle du jeu milanese sono episodi di una storia che sottende enigmi esistenziali, nella disseminazione di indizi.

Le sue creazioni sartoriali come architetture portatrici di un messaggio o di un’esperienza, si sono costituite per la galleria Federico Vavassori nel precedente progetto espositivo, Umbratile con Brio (2018). I suoi elementi fanno sempre parte di “una visione onnicomprensiva, organica, coinvolgente e travolgente. Un collegarsi, scollegarsi e sconvolgersi delle cose, dai materiali, ai colori, alle forme, e dalle immagini fisse alle immagini in movimento, che illimitatamente incanta e destabilizza,” come si legge nell’introduzione alla mostra curata da Mariuccia Casadio.

Un manufatto di Cinzia Ruggeri ha un sostrato emozionale, sembra quasi impersonificare un vizio o una virtù umana, un’abitudine o un sentimento, e se fa sorridere è perchè capace di rivelare grandi verità attraverso una forma riconoscibile. Ad esempio penso all’abito Tovaglia su cui si può comodamente pranzare: caustico, ma indulgente nel regalare una visione elegante ed eccentrica ad un’abitudine. Un motteggiamento tenero nel superamento della pura funzionalità, in pieno stile radical design, con l’energia della dichiarazione stessa della scelta di un linguaggio interattivo.

 

La règle du jeu? Nella giungla

La règle du jeu? La sala finale della mostra di Cinzia Ruggeri. Ph. Alessandro Zambianchi, courtesy Galleria Federico Vavassori

 

Imago Pop(uli)

Surreale o evocativo, il linguaggio postmoderno con cui si invita ad indagare nella memoria di altre storie con altri linguaggi, mette in evidenzia il nostro essere fin troppo umani, e in fin dei conti a ridimensionarne la tragicità. Non che l’associazione di immagini ad idee o sentimenti sia edulcorata, ma dal punto di vista dell’osservatore, nell’essere esplicitata diventa meno individuale e più universale. Forse per questo temi come costrizione e libertà, assenza e sofferenza restano atroci pur attraverso uno sguardo benevolo.

Se come recita un forse apocrifo Lord Byron il ricordo della felicità non è più felicità mentre il ricordo del dolore è ancora dolore, esso può essere visto con ironia quando questo è corale, e quando lo si descrive come gesta…antieroiche. Il guanto nella borsetta richiama il desiderio di proteggersi e di toccare, forse attaccare l’altro, ma la memoria collettiva di una singolar tenzone strappa un sorriso, anche perchè l’attenzione è posta sul linguaggio della moda non votato esprimere impulsi o sentimenti.

 

 

La règle du jeu? Cinzia Ruggeri con leggerezza

La règle du jeu? Trasparenze e ferite con l’opera Christine. Ph. Alessandro Zambianchi, courtesy Galleria Federico Vavassori

 

L’amore è disastro

Ho parlato di ossessioni. E cosa riassume meglio di tutto ciò l’innamoramento? La règle du jeu racconta il suo disastroso risultato, in maniera dissacrante o persino macabra, ma con la distanza d’oggetto dell’ironia e l’oggetto come ex voto di un’azione che di grazie non ne ha ricevute affatto.  Un’esploratrice di mondi subisce anche la suggestione di un cinema che dalla coralità ribadisce la comicità di un’ossessione amorosa. Ne La règle du jeu di Renoir, dodici anni dopo l’impresa della traversata oceanica di Charles Lindbergh, viene superata da André Jurieu che atterra a Parigi. Lo fa con sprezzo del pericolo per amore di una donna, che non riuscirà a conquistare. E se nel tentativo fosse precipitato? Cosa avrebbero raccontato di lui, dei suoi sentimenti e della sua epoca i resti del suo incidente aereo? 

 

 

La règle du jeu di Cinzia Ruggeri. Giubba e ricordi

La règle du jeu? André, opera costruita con una tuta d’aviatore. Ph. Alessandro Zambianchi, courtesy Galleria Federico Vavassori

 

Indizi di amour fou

Il contrasto tra leggerezza e pesantezza si legge nelle installazioni e nella spazialità imposta come narrazione, prequel e conseguenze di un amour fou: ci accolgono le ingombranti ali di elica del velivolo,  sempre a terra c’è la tuta dell’aviatore con le sigarette che fumava che bucano il tessuto macchiato di sangue. Dalla cerniera fuoriesce la mappa di Parigi, futura meta, e la foto dell’amata Christine, fotogramma del film La règle du jeu. Alla finestra in ferro battuto è appesa un abito in crêpe tempestato di cerotti, forse l’anima incorporea e scevra ormai dagli affanni. 

 

La règle du jeu? Epilogo dell'incidente

La règle du jeu? Mostra di Cinzia Ruggeri. L’ultima sala. Ph. Alessandro Zambianchi, courtesy Galleria Federico Vavassori

 

Al muro gli occhiali d’aviatore, si chiama proprio così l’iconico modello da sole che in tanti portiamo. Sono uno specchio ritagliato a riflettere l’intima essenza del protagonista diviso tra simboliche linee d’orizzonte e il cuore rosso incastonato tra femminili pizzi. Il punto di partenza di un annebbiamento fatale, al quale gli osservatori aggiungono la propria immagine. 

Nell’ultima sala quel che resta di un incidente, la vita della giungla selvaggia che brulica tra i guanti di André, la mano ormai mosaico decorativo nel verde richiama la rete decorativa per lampadina della stessa Cinzia Ruggeri. Sulla finestra una mano blu aggrappata all’architettura, ultima testimone dello schianto. 

 

La règle du jeu? Il mosaico con la mano arborea

La règle du jeu? Fili, mosaico di Cinzia Ruggeri. Ph. Alessandro Zambianchi, courtesy Galleria Federico Vavassori

 

Irregolari

La règle du jeu della società che non viene rispettata mai dall’artista. Il testo che accompagna la mostra conferma la volontà di rappresentazione della vita come gioco criptico, evidenziando l’attenzione al meccanismo della norma interdetta. Criptico per il visitatore che si domanda a lungo perchè non si legga un testo critico ad hoc ma il racconto di come De Pisis venne incastrato dal Fisco. 

L’artista o l’aviatore non sanno stare al gioco. Forse. Il titolo finisce con un punto di domanda.

Michela Ongaretti

 

La règle du jeu? Prima sala

La règle du jeu? Installazioni nella prima sala della mostra. Ph. Alessandro Zambianchi, courtesy Galleria Federico Vavassori

 

La règle du jeu?  La mostra è aperta fino al 9 agosto presso la Galleria Federico Vavassori, via Giulini 5 a Milano.

Da lunedì a venerdì dalle 10 alle 17

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