La ricerca sulla performance di Zhang Huan. The Body as Language

by Michela Ongaretti
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La ricerca sulla performance di Zhang Huan, attraverso la documentazione delle opere fotografiche in alcune serie dell’epoca. Un grande esponente internazionale torna a Milano con la galleria di Giampaolo Abbondio, dieci anni dopo la grande mostra al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano. Uno spazio candido animato dalla transizione identitaria del corpo e della sua espressione di interprete della realtà, con un allestimento comme il faut.

 

La ricerca sulla perfromance di Zhang Huan. Family Tree e My Rome

La ricerca sulla performance. The Body as Language di Zhang Huan. Family Tree e My Rome

 

Zhang Huan, The Body as Language

La mostra personale The Body as Language è da visitare in stato di grazia sanitaria nel quartiere Isola fino alla fine di gennaio. Qui le serie limitate di immagini fotografiche realizzate tra gli anni novanta e il primo decennio del 2000 stupiscono prima per l’aspetto monumentale e spettacolare che per il loro valore documentale. Ma questa prima lusinga alla lettura porta all’esplorazione di un mondo dove il corpo si propone come terreno di dialogo e scontro identitario tra culture ed epoche storiche, nell’opposizione tra Oriente e Occidente.  E’ il mondo di un’azione performativa irripetibile, portata alla ribalta dagli scatti di istanti che riproducono una sequenza narrativa. 

 

La ricerca sulla performance di Zhang Huan. Window e Family Tree

La ricerca di Zhang Huan. Window (2004) e Family Tree (2000) in mostra con The Body as Language

 

La ricerca sulla performance

Il titolo della mostra è un tributo alla critica e curatrice Lea Vergine, grazie alla quale la Body Art ha avuto per la prima volta un respiro critico e una valutazione storica.

Nell’esposizione curata da Flavio Arensi troviamo opere fotografiche realizzate durante le performance più famose di Zhang Huan, nato in Cina  nel 1965. Dagli anni novanta tra la Cina e New York, fino a My Rome eseguita ai Musei Capitolini, prodotta nel 2005 dalla Galleria Giampaolo Abbondio. Tornato a Shanghai proprio nel 2005 l’artista ha rivolto la sua attenzione su installazioni su grande scala. Da allora impegna la ricerca interdisciplinare fuori dal territorio della performance, così peculiare per una fertile stagione.  

Ricordo le grandi installazioni come 100 sages in a bamboo forest (2008) e Dawn of time (2009). Diversi i progetti di arte pubblica come Three heads six arms (Hong Kong, 2011). Più recente la sperimentazione degli Ash paintings, il cui colore è cenere d’incenso raccolto nei templi.

 

La ricerca di Zhang Huan. Due immagini di My Rome

La ricerca sulla performance di Zhang Huan. Due immagini di My Rome in mostra con The Body as Language

 

Il Corpo come luogo dell’identità 

Alla fine del secolo scorso, dopo gli studi accademici a Pechino, Huan entra nella scena avanguardista cinese, dedicandosi alla performance come pratica artistica radicale. Nel 1994 la prima performance che lo porta all’attenzione internazionale racchiude in nuce la sua poetica: 12m. Qui il corpo è messo alla prova di impassibilità, mentre è ricoperto di miele in un bagno pubblico infestato da da mosche e insetti. Questa sfida di capacità fisica ed emozionale impegna in ogni opera dell’epoca il proprio corpo nudo. Quale dimostrazione dell’identità ma anche come modalità espressiva, di linguaggio attraverso la comunicazione immediata, la gestualità del corpo è studiata nella modalità di riflessione della filosofia orientale condivisa dall’artista.

 

La ricerca sulla performance di Zhang Huan con Galleria Giampaolo Abbondio

La ricerca sulla performance di Zhang Huan in mostra con The Body as Language

 

La ricerca sull’identità ha avuto modo di svilupparsi nella performance in modo più rituale ed elaborato, arrivando a coinvolgere grandi numeri di partecipanti per creare una dimensione collettiva. Questa dinamica corale continua a richiamare un ricongiungimento culturale nella diversità espressiva, a suggerire un dialogo tra Oriente e Occidente. Ne sono un esempio le azioni più importanti dal trasferimento a New York del 1998:  My America nel 1999, nel 2003, Fifty stars, nel 2004, My Sydney e, nel 2005, My Rome.

 

La ricerca sulla performance. Dettaglio di Family Tree di Zhang Huan

La ricerca sulla performance di Zhang Huan. The Body as Language, Dettaglio di Family Tree

 

Family Tree

In alcune operazioni l’artista reinterpreta l’immaginario di  mitologie popolari e filosofie orientali per evidenziare la forza del rituale, nella formazione e demistificazione dell’identità  E’ il segno di una cultura quello che appare sul volto dell’artista nella serie Family Tree, la più suggestiva della mostra nel palesare la progressione dell’azione. Zhuang aveva scelto tra calligrafi per farsi disegnare sul viso ciò che generalmente è affidato alla carta: ideogrammi cinesi, miti e divinazioni tradizionali. Sono contenuti affidati all’antichità di una tradizione che identificano una vicenda umana per la sua appartenenza geografica e culturale, dalla nascita. 

 

la ricerca sulla performance. Il volto di Zhang Huan in Family Tree

La ricerca sulla performance di Zhang Huan. Il volto sempre più carico di inchiostro calligrafico in Family Tree

 

Nove foto di grandi dimensioni testimoniano il passaggio dai primi ideogrammi realizzati all’alba fino agli ultimi aggiunti fino al tramonto. La trasformazione evidenzia una contraddizione: se il corpo è prova di un’esistenza in un contesto, la scrittura orientale corrisponde a lineamenti affini, quando il contesto aumenta a dismisura la sua ingerenza connotante esso arriva ad imporre una de-identificazione individuale. Nell’ultima immagine Zhang Huan è irriconoscibile, un volto coperto di nero, una seconda pelle di parole scritte che celano chi le indossa.

 

La ricerca sulla performance di Zhang Huan, My Rome- Hang bubble

La ricerca sulla performance.The Body as Language di Zhang Huan. My Rome- Hang bubble, 2005

 

Window e My Rome

Le testimonianze fotografiche si riferiscono a cinque performance di Huan. A sinistra di Family Tree osserviamo Window (2004, Shanghai), con l’artista cinese che inscena una relazione, al limite dell’intimità, con un asino. A destra My Rome, dove il corpo è un evidente nesso tra cultura tradizionale cinese e l’Occidente, concetto evidenziato nel confronto della figura di Huan con quella delle statue romane antiche conservate nei Musei Capitolini. In particolare la relazione formale e concettuale tra l’antico e il contemporaneo e la cultura originaria e  l’esotico ( visto dall’altro punto di vista) è concretizzata dall’incontro con il Marforio. La grande scultura in marmo, divinità fluviale del I secolo d.C. riconoscibile ne La Grande Bellezza.

 

La ricerca di Zhang Huan. My Rome-Mountain

La ricerca sulla performance di Zhang Huan. My Rome-Mountain, 2005

 

Il corpo è espressione carnale e mentale dell’incontro tra Oriente e Occidente, come afferma Maria Grazia Costantino nel catalogo del Premio Pascali. E’ stato vinto da Zhang Huan, presentato da Abbondio e Pace Gallery. In My Rome è esplicata mediante gesti armoniosi, e amorosi, rivolti alle statue, “ la prova della nostra identità” che oggi si forma nella convivenza di diverse componenti.

 

La ricerca di Zhang Huan in mostra con la Galleria Giampaolo Abbondio

La ricerca sulla performance di Zhang Huan. Vista della mostra The Body as Language

Il peso di un artista

Su un’altra parete dedicata ad una performance, seguiamo la ricerca di To Raise the Water Level in a Fishpond, 1997. L’artista chiese a circa quaranta operai rurali di unirsi a lui nelle acque poco profonde di uno stagno, dove furono invitati a muoversi per innalzare il livello dell’acqua. E’ un’azione simbolica che contraddice il detto cinese secondo cui  un singolo individuo non può influenzare l’ambiente circostante. Eppure una collettività che unisce le forze per una causa comune può fare la differenza.

 

La ricerca sulla performance di Zhang Huan. To raise the water level in a fish pond

La ricerca di Zhang Huan. To raise the water level in a fish pond, dettaglio, 1997.

 

Così come non può cambiare il corso degli eventi il peso di un singolo uomo. In 3006m3: 65Kg realizzata nel 1997 al Watari Museum di Tokyo,  la prima cifra indicava il volume totale del museo giapponese in confronto ai 65 kg di Zhang. Il corpo dell’artista legato all’edificio con i tubi delle trasfusioni di sangue era di continuo sbalzato all’indietro dalla tensione dei tubi stessi, mentre cercava di “abbattere” simbolicamente il Museo come simbolo della civiltà moderna.

 

La ricerca di The Body as Language

La ricerca sulla performance di Zhang Huan. Vista della mostra The Body as Language

 

La Galleria Giampaolo Abbondio in tour

La ricerca di protagonisti della scena artistica internazionale è da sempre l’obiettivo della Galleria Giampaolo Abbondio che dal termine del primo lockdown continua il suo programma di aperture in diversi luoghi espositivi milanesi. Il primo progetto a Luglio 2020: ha portato l’installazione In the Garden di Magdalena Campos-Pons,  nello spazio temporaneo di corso Matteotti. La ricerca della Campos-Pons in un certo senso accomuna Zhuan per la transculturalità affidata alla manifestazione del corpo. Sono quindi curiosa di scoprire chi ci attende in un diverso spazio, in un tempo dove i colori torneranno ad essere puramente emozioni.

Michela Ongaretti

 

ZHANG HUAN. THE BODY AS LANGUAGE, via Porro Lambertenghi 6 a Milano.  Fino al 30 Gennaio 2021 

Ingresso libero su appuntamento. Per prenotare una visita potete scrivere alla Galleria Giampaolo Abbondio  info@giampaoloabbondio.com

 

La ricerca di Zhang Huan. Family Tree 3

La ricerca di Zhang Huan. Family Tree, terza foto della composizione, 2000

 

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