La Saggezza del Belgio, diavolo a Carnevale. Jan Fabre a Milano

by Michela Ongaretti
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Jan Fabre, Shell Tongue, in mostra da Boxart. artscore.it

La Saggezza del Belgio è quella popolare per Jan Fabre, in mostra da Gaburro Boxart fino al 12 febbraio.  Carnevale, qualcosa che ha ragione di esistere in virtù del suo opposto, la religione. Dall’antichità è quest’ultima a costituire una sorta di sospensione temporanea da doveri e ruoli sociali, una catarsi dall’ordine costituito. Lo spirito dei Saturnali romani ha continuato a vivere nel Cattolicesimo, che ha creato tradizioni da altre tradizioni, rinnovandole e rimodulandole sulle proprie urgenze. 

La Saggezza del Belgio. Installation view- artscore.it
La Saggezza del Belgio, Fabre in mostra da Gaburro Boxart. Ph. Ignazio Giordano

Che l’importanza del Carnevale sia nella sua eccezionalità, è un fatto sentito in maniera più autentica da chi è cresciuto in un paese cattolico o abbia ricevuto un’educazione religiosa. Chi sa che obbligatoriamente dopo l’orgia di risate e colori arriva la Quaresima di pentimenti, comprende la sua portata liberatoria. Così dentro ad un mondo di scherzo e dissolutezza un artista spregiudicato come Fabre trova campo d’azione genuino, Si sente letteralmente a casa nel ricostituire un universo d’immaginazione e memoria personale e collettiva, affondando in molteplici passati e registri d’’arte,

Dall’atmosfera di irriverenza liberalizzata, dalla licenziosità di tradizioni folkloriche antiche e identitarie, attinge l’ispirazione di Jan Fabre che porta a Milano una decina di sculture, per la prima volta esposte in Italia, accanto ai disegni delle serie Folklore Sexuel Belge e Mer du Nord Sexuelle Belge. 
La Saggezza del Belgio. Installation view- Fabre- artscore.it
La Saggezza del Belgio. Installation view della mostra. Ph. Ignazio Giordano

Senza soluzione di continuità tra libertà e normalità liturgica, una delle lingue del Carnevale  è la ritualità strabordante che corrisponde al passaggio “teatrale” del Barocco. Mai vi fu epoca più ingegnosa per la manifestazione appariscente del sacro o del profano, che Fabre riporta nella modernità sia mediante lo studio della grande pittura che attraverso un’iconografia più popolare e recente.

Lontano ma non troppo dal sacro, con quella carica euforica dell’eccezionale, si accende l’espressione della sessualità. Una parte della tradizione in ombra sulla quale l’artista belga accende i riflettori. Presenza censurata che assume un ruolo da protagonista con l’esagerazione di colore dirompente.

La Saggezza del Belgio. Scultura di jan Fabre- artscore.it
La Saggezza del Belgio. Belgian anus horse-shoe crab. (2018)
Nella mostra a cura di Giacinto di Pietrantonio iconografie e iconologie si fondono in una parata sgargiante, prendendo vita da quei “sentimenti” di sospensione e rovesciamento della realtà come peculiari di un’identità nazionale.

“Una dichiarazione critica d’amore al mio paese” afferma Fabre, “che vive anche nel riferimento all’iconologia e l’iconografia del passato, prime fra tutte quella del celebre Hieronymus Bosch, il più surrealista ed eretico artista belga di tutti i tempi”. Elementi marini come conchiglie, uomini, animali e piante subiscono surreali e simboliche metamorfosi umano-animale in un’orgia di colori, forme e sessualità si ricostituiscono nell’universo folklorico da cui si origina La Saggezza del Belgio.

Sacro e profano- Jan Fabre
La Saggezza del Belgio per Jan Fabre. Sacro e profano.

Solo trasformazioni, qui nessuna tortura, solo la leggerezza dell’eccezione e ritorno al rito. L’illecito in un passaggio fulmineo diventa lecito, spostandosi oltre i limiti del gusto comune. Ecco che sfacciatamente a dichiarare l’esistenza libera del sesso sono pailettes, tessuti, pon pon iridescenti in un universo deliziosamente kitsch nel quale convivono religione (desacralizzata), sensualità e sessualità (per una volta libere dalla censura religiosa), passate al vaglio visivo del surrealismo e della  poetica della metamorfosi.

La saggezza del Belgio. Jan Fabre, Belgian Venus comb tongue (2018). artscore.it
Jan Fabre, Belgian Venus comb tongue (2018). Courtesy Galleria Gaburro Boxart
Nell’euforia di un sentimento collettivo si celebra in una possibilità di pura gioia. E’ coesistenza di diversi linguaggi di mondi diversi e inconciliabili nella vita fuori dalla festa.

Ai più inesorabile è il ritorno ad un ordine più rigido, ma per la ricerca di Fabre è sempre Carnevale. Spostarsi tra cultura alta e bassa, passato e presente è prerogativa della sua Arte della Consilienza, per cui è abolita la divisione in discipline o gerarchie tematiche. A qualunque tradizione iconografica Fabre decida di riferirsi, essa non è mai pura, ma potenziata da altre componenti, lontane se non contrastanti, che si fondono in un unico  discorso, Qui sullo stesso piano, nel nome della ritualità, iconografie sacre e manifestazioni profane convivono nella trentina di disegni di piccolo formato della serie Folklore Sexuel Belge e Mer du Nord Sexuelle Belge.

Jan Fabre, dettaglio da Mer du Nord Sexuelle Belge- artscore.it
La saggezza del Belgio. Dettaglio di un disegno della serie Mer du Nord Sexuelle Belge
Soprattutto nella seconda serie quei pasciuti cupidi e veneri infanti hanno origine dalle floride carni dei soggetti di Rubens, costituendo una teogonia (pagana) che coinvolge la sessualità in senso più universale.

La fecondità più del sesso, l’ideale della generatività, secondo una sua simbologia profonda e così antica da riportarci nel territorio della mitologia. I disegni sono come stile e soggetto più classici rispetto alle sculture, inseguendo il mito di Venere che nasce dalle acque. Dunque l’origine della Bellezza, tanto interrogata nella ricerca di Fabre, è da cercarsi tra le onde del Mare del Nord, rispondendo al richiamo di altre creature.

La nascita di un paffuto Cupido. nella serie di disegni Mer Sexuelle Belge
La nascita di un paffuto Cupido. “Édité et offert par Jan Fabre le bon artiste Belge”

Pare occhieggino ai disegni le altre stelle marine o conchiglie in tessuti iridescenti, nelle quali sono contenuti degli organi sessuali, maschili o femminili. Sono sculturine ugualmente dedicate al tema della fertilità ma con uno stile più sfacciato, elementi nati dalla stessa “tradizione narrativa e visuale alternativa delle leggende popolari di un sapere che si perde nella notte dei tempi, e che l’arte salva dall’estinzione”.

La Saggezza del Belgio in una conchiglia- artscore.it
La Saggezza del Belgio a Milano.
Da Boxart continua il dialogo tra sacro e profano, che si lega in tutto il percorso al tema del Carnevale. 

Attraversando il folklore, di eredità spurie e pre-cristiane, si ripensa il mito della Nascita nel paganesimo, riassorbito nella tradizione cattolica della Natività che qui ricompare in veste eclettica. Così ci troviamo al cospetto di una Madonna sontuosa, finemente ricamata di paillettes ad una ad una, che regge la marionetta del Diavolo vestita con la bandiera del Belgio. Con autoironia Fabre vede il Belgio come il Diavolo, portatore di peccato e disordine, “innescato” dal Carnevale. 

Jan Fabre, The sexy belgian Madonna playing with evil.
The sexy Belgian Madonna playing with evil. Jan Fabre, 2018. Ph. Ignazio Giordano

Lo scherzo autoironico prosegue con la citazione “Le Bon Artiste Belge” sulla scritta che campeggia su ciascun disegno, arrivando ad un’ autocritica nell’ulteriore identificazione tra Belge e Bon Artiste. Infatti le parole ricordano quelle del claim pubblicitario “Côte D’OR, Le Bon Chocolat Belge”. Certamente la cioccolata esprime un senso di dolcezza e ritorno all’infanzia, e la sua notorietà sovranazionale univa negli anni sessanta le comunità fiamminga, vallone e di lingua tedesca, ma la tavoletta non racchiudeva solo una cartolina dorata. Il lato oscuro della sua origine è il colonialismo belga in Congo, altro tema su cui l’artista ragiona da anni.

La Saggezza del Belgio. Jan Fabre, Sexy barrel organ - artscore.it
La Saggezza del Belgio. Jan Fabre, Sexy barrel organ (2017)
La saggezza del Belgio riescheggia anche nella memoria sonora.

Una versione monumentale di un organetto da fiera campeggia nel percorso. Rivestito di materiali tessili luccicanti, paillettes e colori vivaci per decorazioni con organi sessuali sia maschili che femminili, da festa del travestimento che è anche teatralità. Del resto Fabre, come ricorda Di Pietrantonio, è anche un regista teatrale, quindi porta avanti anche sulla scena questo mondo della festa della gioia e del trasgredire , questo modo di “essere eretici per produrre il nuovo”.

Michela Ongaretti

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